venerdì 30 giugno 2017

Fanziquan

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Il Fanziquan (翻子拳) è uno stile di arti marziali cinesi diffuso nel nord. Il Fanziquan è menzionato nel Jixiao Xinshu, però con il nome Bashanfan (八闪翻), nome originale dello stile. Esso è anche chiamato Fanquan (翻拳). La mescolanza con altri stili che ha fortemente caratterizzato questa scuola, ne rende difficile una descrizione univoca e spesso porta confusione sulle sue origini storiche. Queste alcune delle ramificazioni e mescolanze più famose: Chuojiao Fanziquan 戳脚翻子拳, Yingzhao Fanziquan 鹰爪翻子拳, Yanqing Fanziquan 燕青翻子拳, Tongbei Fanziquan 通背翻子拳, Kaoshou Fanziquan 铐手翻子拳, ecc.

Leggende

Yang Xiaojun riporta che secondo una tradizione orale questo stile sarebbe stato creato da Yue Fei, ma Wu Bin, Li Xingdong e Yu Gongbao, ricordano che non ci sono documenti storici che supportano questa idea.

La Storia

Secondo l'enciclopedia telematica dell'Istituto Confucio esso sarebbe stato trasmesso nel clan Duan (段氏) nell'area amministrativa di Gaoyang (高阳) in Hebei da un certo Han Luma (韩禄马). In seguito i maestri Hu Fengsan (胡奉三), Hao Hexiang (郝鹤翔) e Cheng Qingchun lo arricchirono di tecniche provenienti da altri stili, in particolare Chuojiao. Carmona afferma che lo stile attuale è stato tramandato dai famosi fratelli Ma Fengtu (马风图, 1888-1973) e Ma Yingtu, esperti anche di Tongbeiquan.

Lignaggi

Shenyang Chuojiao Fanziquan

Questo un albero genealogico del Chuojiao Fanziquan di Shenyang: Wang Zhanh'ao王占鳌→Xu Zhaoxiong 徐兆熊→ Hao Mingjiu 郝明九 e Hu Fengsan 胡奉三→Yu Baiqian 于百谦

Tecniche

I Taolu più famosi di questo stile sono: Zhan zhuang fan (站桩翻); Cuiba fan (萃八翻); Jianzong fan (健中翻). Altri Taolu: Qing shou fan (轻手翻); Lu shou fan (掳手翻); Liu shou fan (六手翻); Yanqing fan (燕青翻); Yingzhao fan (鹰爪翻); ecc. I Taolu con le armi caratteristici del Fanziquan sono: Babu lianhuan jin shou dao (八步连环进手刀); Mian zhan dao (绵战刀).

giovedì 29 giugno 2017

Erlangquan

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L'Erlangquan (二郎拳, Pugilato di Erlang) è una scuola di arti marziali cinesi del Nord della Cina. Sovente troviamo anche il nome Erlangmen (二郎门, scuola di Erlang). Il nome è collegato ad un eroe mitologico: Erlang. È classificato come Changquan e pone molta enfasi sugli esercizi di coppia (Duilian).

La Storia

Le prime memorie storiche di questo stile risalgono all'epoca della fine della dinastia Ming.
Durante l'epoca dell'imperatore Daoguang (道光, 1821-1851) dell'epoca della dinastia Qing un maestro di ottava generazione, Cui Litai (崔立太) era nel distretto amministrativo di Qizhou (漆洲). Un altro maestro importante è stato Wang Yushan (王玉山) alla undicesima generazione.
La voce Erlangquan dell'enciclopedia di Baidu riferisce che questo stile è diffuso a Yuncheng in Shandong ed ha avuto come insegnante più importante Chen Liantian 陈连田 (1882-1960). Le Cronache Storiche di Yunacheng (Yuncheng Xianzhi 郓城县志) raccontano che egli apprese questo stile da Liu Zhi 刘治, di Neihuangxian.
Una tradizione afferma che lo stile proverrebbe dal Tempio Shaolin del Songshan e sarebbe stato trasmesso dal monaco Buddista errante Huifeng 慧丰 a quattro persone (dai cognomi Feng , Gao, Wang, Luo) dell'area di Liaocheng in Shandong. Questa tradizione è diffusa nel villaggio Gengzhuang 耿庄 dove sono famosi il maestro Geng Fuyin 耿福寅 e Zhao Xiangcun 赵相坤 (quarta generazione).

Le sequenze

All'interno dei Taolu di Erlangquan sono importanti i principi di "Quanda simian bafang" (拳打四面八方) e i Bianhua (变化, cambiamenti).
  • I Taolu a mano nuda sono: Balu Changquan (八路长拳); Wulu Duanquan (五路短拳); Shier tang Changquan (十二趟长拳); nonché Erlangquan (二郎拳);
  • I Taolu con armi sono: Erlang dadao (二郎大刀); shuangqiang (双枪); Song qiang (松枪); sanjiegun jin qiang (三节棍进枪); shuangshou dai (双手带); ecc.
Nel villaggio Genzhuang i principali Taolu a mano nuda sono: (三步架子), Sibu Jiazi (四步架子), Tongshou (通手), Jiuduanshou (九段手), Ershitui (二十腿), Shilu Tantui (十路弹腿), ecc. Tra le sequenze di armi, di cui si contano 24 specie, la più rappresentativa è sanjian liangrendao (三尖两刃刀)detta erlangdao (二郎刀).


mercoledì 28 giugno 2017

Emeipai

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Emeipai (峨眉派, scuola o fazione di Emei) è un insieme di stili di arti marziali cinesi che racchiude i vari pugilati che hanno avuto origine sull'Emeishan. Si utilizza anche Emeiquan (峨眉拳, pugilato Emei). Si dice che le scuole che appartengono a questo insieme abbiano caratteristiche sia di Shaolinpai, sia di Wudangpai; certamente l'Emeipai è stato sviluppato dai bonzi buddisti e dai preti taoisti sulla montagna Emei nella provincia del Sichuan. Il primo riferimento alle arti marziali praticate sulla montagna Emei appare durante l'epoca della dinastia Ming in un poema scritto da Tang Shunzhi (唐顺之), il Jingchuan Xiansheng Wenji (荆川先生文集, raccolta di lavori del maestro Jingchuan), nel capitolo Emei Daoren Quange (峨眉道人拳歌, canti del pugilato Taoista di Emei). Il numero di stili praticati alle pendici del monte Emei si è incrementato notevolmente all'epoca della dinastia Qing. Oggi, riprendendo l'Emei Quanpu (峨眉拳谱, spartito del pugilato Emei) degli inizi della dinastia Qing, vengono elencate a comporre questa fazione 8 Men (, scuola, porta) e 5 Pai ().
  • 8 Men (八门) che sono anche dette Baye (八叶, 8 foglie): Sengmen (僧门); Yuemen (岳门); Zhaomen (赵门); Dumen (杜门); Hongmen (洪门); Huamen (化门); Zimen (字门); Huimen (会门).
  • 5 Pai (五派) che sono anche dette Wuhua (五花): Huanglingpai (黄陵派); Dianyipai (点易派); Qingchengpai (青城派); Tiefopai (铁佛派); Qingniupai (青牛派).

martedì 27 giugno 2017

Duanda

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Duanda (短打) è un termine utilizzato nelle arti marziali cinesi per indicare il combattimento a corta distanza e in opposizione a Changquan. È anche chiamato Duanquan (短拳, il pugilato corto). Uno stile con questo nome è diffuso a Baoding e Gaoyang nella provincia dello Hebei, in Cina.

Duanquan e Mianzhang

Il Mianzhang Duanda 绵张短拳 è citato assieme al Mianzhang 绵张 in alcuni testi dell'epoca della dinastia Ming, come ad esempio il Jixiao Xinshu di Qi Jiguang, il Wubian 武编 di Tang Shunzhi 唐顺之 e lo Zhenji 阵纪 di He Liangchen 何良臣.

Duanda e Fanziquan

Il libro Zhongguo Duanda Zhenchuan 中国短打真传 mette in collegamento il Duanda ed il Fanziquan.

Duanquan nel Sanhuang Paochui

Una forma chiamata Duanquan dello stile Sanhuang Paochui è descritta in un libro di Zhang Kai che spiega che questa è una delle forme di base, chiamata anche Zimu Duanda 子母短打 o più semplicemente Zimuquan 子母拳.

Nanshan Duandaquan

Il Pugilato del Combattimento a Corta Distanza del Nanshan è tramandato da Zhou Qingquan in Zhejiang.

Chenshi Taiji Changquan e Duanda

Un libro di Duan Wencai afferma che nel Chenshi Taijiquan esistono una forma di Changquan che si compone di 108 figure ed una di Duanda che si compone invece di 24 figure.

lunedì 26 giugno 2017

Ditangquan

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Ditangquan (地躺拳) è un esercizio di arti marziali cinesi contenente numerose tecniche di caduta. Molti stili possiedono un esercizio con questo nome che però assume caratteristiche e sequenze diverse. Il wushu moderno o sportivo ha codificato diversi taolu sulla base del changquan. Secondo l'enciclopedia di Baidu questo stile è anche detto Digongquan 地功拳(Pugilato del Conseguimento al Suolo), Bazhequan 八折拳 (Pugilato degli Otto Cambiamenti di Direzione), o Ditangquan 地趟拳 (Pugilato Che si sposta al suolo). Qin Yanbo riporta anche il nome Jiudi Shiba Gun 就地十八滚 (Diciotto rotolamenti diretti al suolo)

Stili

Uno stile con questo nome sarebbe stato praticato durante il periodo della dinastia Song Meridionale nello Shandong, per poi diffondersi in ogni parte della Cina, esso viene chiamato anche digongquan (地功拳). Il nome antico è Jiugun shiba die (九滚十八跌). Se ne trovano tracce nel libro “Xu wenxian tong kao 续文献通考” scritto da Wang Qi (王圻) durante la dinastia Ming. Anche nel famigerato Jixiao Xinshu ci sarebbe un riferimento al Ditangquan, che viene visto nella frase: Shandong...Qiandie Zhang zhi die 山东...千跌张之跌 , cioè Nello Shandong delle Cadute è Zhang detto Mille Cadute. Alcuni stili vanno sotto il nome generico di Ditangquan. Si tratta di:
  • dixingquan (地行拳)
  • gouquan (狗拳)

Genealogie

Il libro Ditangquan riporta un albero genealogico con cinque generazioni che si dipartono da Heng Daqiang 恒大枪 di Beiping in due ramificazioni, rispettivamente in Shandong ed Hebei. Alla seconda generazione nel ramo dello Shandong è posto Ba Douniu 霸斗牛 ed in quello dell' Hebei Su Guangtai 苏广泰.

Sequenze

La voce dell'enciclopedia dell'Istituto Confucio riporta questo elenco di taolu a mano nuda: Ditangquan 地趟拳, Jingang Ditang 金刚地趟, Digong Shiba Gun 地功十八滚, Baxian Digong 八仙地功, Shiba Lianzhu 十八连珠, Ditang Chang, Zhong e Duan 地趟长--, Bazhequan 八折拳, ecc. e questi con armi Digongdao 地功刀, Guntangdao 滚趟刀, Gunlongqiang 滚龙枪, ecc.

domenica 25 giugno 2017

Bacinetto

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Il bacinetto (de. Beckenhaube o Kesselhaube; fr. Bassinet; en. Basinet; po. Przyłbica) era una tipologia di elmo di origini italiane in uso nell'Europa medievale (XIV secolo). Si distingue per la forma appuntita, leggermente inclinata all'indietro, del coppo. Differentemente dalla cervelliera, suo archetipo, il bacinetto era dotato di un camaglio agganciato al coppo e non da calzarsi sotto all'elmo. Complice la massiccia diffusione, il manufatto venne arricchito da parti aggiuntive per la protezione del viso: nasali prima e visiere corazzate poi. Al principio del XV secolo, lo si rinforzò sostituendo il camaglio con una gorgiera a piastre metalliche.
Il bacinetto fu la tipologia di elmo più in uso durante la Guerra dei Cento Anni. Venne soppiantato nel Quattrocento dalla celata e dalla bigoncia.

Storia

Origini

Il bacinetto compare in Italia al volgere del XIII secolo. La parola "bazineto" figura in un documento padovano datato 1281 per descrivere una tipologia di elmo in uso alla fanteria cittadina. Si trattò, originariamente, di un'evoluzione della cervelliera, dalla quale si distingue per il coppo appuntito, che venne rapidamente impiegata in sostituzione del troppo ingombrante grande elmo. Alla base dell'evoluzione ci fu, forse, l'influsso sull'operato degli armorari italiani di modelli d'elmo orientali: bizantini o turchi.

Sviluppi

Entro il 1350, il bacinetto assume la sua forma definitiva, con il coppo che si prolungava verso il basso ed i lati del cranio del portatore "integrando" una gronda e delle paragnatidi. Come già occorso per la cervelliera, il bacinetto venne impiegato dai cavalieri come rinforzo per il grande elmo, calzandolo sotto quest'ultimo. Per questioni sia di praticità sia di risparmio, molti cavalieri cominciarono però a calzare il solo bacinetto, preferendo relegare il grande elmo ad un uso ludico nei tornei.
La massiccia diffusione del bacinetto comportò continue migliorie ed evoluzioni che trasformarono l'arcaica evoluzione della cervelliera in un manufatto sempre più vicino ai livelli di altissima protezione della testa precedentemente garantiti dal troppo ingombrante grande elmo.
Fin da subito rinforzato con un camaglio, non calzato sotto all'elmo come per la cervelliera ma agganciato al coppo (prima direttamente e poi per tramite di una gorgiera di cuoio rimovibile), il bacinetto venne poi dotato di apparati difensivi per il volto. Nelle terre del Sacro Romano Impero Germanico ebbe larga diffusione (1330-1370) il bretache, un nasale composto da una pezzuola triangolare di maglia di ferro o da lamine di metallo ribattuto agganciato al camaglio ed assicurata ad una protuberanza sulla sommità del coppo. Dalla Germania, l'uso del bretache passò in Italia, come testimoniato dalla statua equestre di Cangrande I della Scala in Castelvecchio (Padova) e la lapide di Bernardino dei Barbanzoni a Modena.
Sempre in Germania venne sviluppata (ca. 1330-1340) una particolare visiera per il bacinetto con un unico punto di aggancio nella linea mediana alta del coppo: la "klappvisier". Nella seconda metà del XIV secolo (ca. 1370), la visiera, sempre caratterizzata da una sezione tronco-conica ed un profilo appuntito ("a muso di cane" - de. "Hundsgugel" -, anche "a becco", o "a muso di porco" più larga/tondeggiante), ha due punti di aggancio, uno per ogni lato del coppo, è rimovibile e si protende sotto il bordo inferiore dello stesso, sovrapponendosi a parte del camaglio. La visiera a due punti d'aggancio venne in realtà sviluppata nel decennio 1340-1350 (compare nel catafalco di Sir Hugh Hastings, morto nel 1347, nella Chiesa di Santa Maria di Elsing, Norfolk), coabitando dunque con la "klappvisier". Si trattò, comunque, della tipologia più largamente diffusa in Italia laddove, invece, la "klappvisier" restò in uso in Germania ancora nel XV secolo. Nel Regno di Francia, invece, sotto Giovanni II (ca. 1350), la visiera del bacinetto venne scomposta in due parti per migliorarne la solidità: una visiera superiore ed una barbozza inferiore sulla quale la visiera andava a chiudersi.
Intorno al 1410 si iniziò a dismettere l'uso del camaglio agganciato al bacinetto in favore di una gorgiera in piastre metalliche avvolgenti che scaricasse il peso dell'apparata difensivo non più sulla sola testa ma anche sulle spalle. La giunzione tra il corpo del bacinetto e la gorgiera avveniva per tramite di un nuovo pezzo aggiunto alla parte inferiore del coppo, la "baviera". Al principio, per continuare a garantire una certa mobilità alla testa del portatore, la gorgiera era realizzata in due pezzi ed il coppo era assicurato al solo pezzo posteriore. Nella versione successiva del manufatto, il cosiddetto "gran bacinetto", il coppo e la parte posteriore della gorgiera sono fusi in un unico pezzo di metallo che scarica integralmente il peso dell'elmo sulle spalle rendendolo però immobile e quindi, ironicamente, affatto dissimile dal solido ma ingombrante grande elmo che il bacinetto era stato concepito per soppiantare. Bacinetti con visiera e camaglio, ora indicabili come "Piccolo Bacinetto", restarono comunque in uso presso i guerrieri meno abbienti.
Il bacinetto è quasi onnipresente nell'iconografia della Guerra dei cento anni, calzato indiscriminatamente sia dalle forze di cavalleria (i cavalieri stessi cominciano ad essere indicati, nella documentazione, come "bacinetti") sia da quelle di fanteria, soprattutto gli arcieri. Le fonti ci confermano inoltre che, ancora in quel periodo, nonostante il contemporaneo sviluppo del Gran Bacinetto, l'uso congiunto del grande elmo e del bacinetto privo di protezioni facciali non era ancora stato dismesso. Alla Battaglia di Agincourt (1415), Enrico V d'Inghilterra, colpito alla testa, si salvò proprio perché, sotto al grande elmo, calzava un bacinetto.
Fu solo dopo la metà del XV secolo che il bacinetto iniziò ad essere dismesso in favore di due nuove tipologie di elmo più congruenti con il nuovo elaborato tipo di armature a piastre gotica e all'italiana: la celata italiana e la bigoncia nordeuropea.

Costruzione

Il "Bacinetto" si componeva di:
  • un coppo in metallo con sommità appuntita e rivolta all'indietro, discendente sulle guance e la nuca del portatore. Per mezzo di una fila di piccoli fori sui bordi un'imbottitura interna veniva fissata al coppo, onde rendere l'oggetto non solo più confortevole, ma anche più idoneo ad assorbire gli urti inflittigli;
  • un camaglio agganciato direttamente al coppo (bacinetto pre-1320) o assicurato ad una fascia di cuoio che si agganciava sull'elmo grazie ad una fila di sporgenze forate applicate al margine inferiore esterno del coppo (bacinetto post-1320). Quest'ultima tipologia di camaglio poteva essere foderato con un'imbottitura, atta anch'essa a trasmettere il meno possibile i colpi all'armatura sottostante. Col passar del tempo si tese spesso ad utilizzare per il camaglio anelli di maglia sempre più rigidi e resistenti, a sezione appiattita;
  • un nasale a bretache, in maglia di ferro o metallo ribattuto; o
  • una visiera in metallo incernierata al coppo, con un punto di aggancio ("klappvisier") o due punti d'aggancio. A prescindere dal tipo di aggancio e dalla foggia ("a muso di cane", "a muso di porco", "a becco"), le visiere erano sempre dotate di fori per la ventilazione e per garantire un minimo visibilità.
Il "Gran Bacinetto" si discosta dal modello del bacinetto classico perché sostituisce il camaglio con una gorgiera in piastre d'acciaio. Nelle forme più tarde, il gran bacinetto ha coppo e visiera arrotondati, non più puntuti, e la parte posteriore della gorgiera fusa al coppo.

sabato 24 giugno 2017

Uma yoroi

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Uma yoroi (lett. "armatura per il cavallo") è la barda tradizionale giapponese, sviluppante peculiarità tecnico-stilistiche comuni all'armatura giapponese. Questo aspetto è massicciamente percepibile nella testiera giapponese (bamen - 馬面), molto simile nella foggia alla maschera protettiva dei samurai (mempo) e nell'uso di materiale composito per la barda vera e propria (maglia metallica, stoffa e cuoio) in luogo delle piastre metalliche utilizzate in Europa.

venerdì 23 giugno 2017

Pechin

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Il Pechin (親雲上 Pēchin, anche Peichin) è un termine di Okinawa per indicare il guerriero feudale dello scomparso Regno delle Ryūkyū, che si trovava nell'omonimo arcipelago comprendente l'isola di Okinawa, in Giappone. È l'equivalente locale del Samurai giapponese. Sebbene Pechin e Samurai fossero differenti, a partire dal XIX secolo, quando il regno fu annesso dal Giappone, questi guerrieri del Regno della Ryūkyū si fecero chiamare con il termine giapponese di Samurai (conosciuti inoltre come Samurai Ryūkyū o Samurai di Okinawa).


giovedì 22 giugno 2017

Kobudō di Okinawa

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Kobudō di Okinawa (沖縄古武道; conosciuto inoltre come Ryūkyū Kobujutsu, Koryū, o solamente come Kobudō) è un termine giapponese che può essere tradotto come: "antica arte marziale di Okinawa". Ci si riferisce in generale alle tradizionali arti marziali in uso nell'isola di Okinawa, nelle quali si usavano le seguenti armi improprie:
  • Rokushakubo (bastone lungo circa 1,80 metri, conosciuto con il nome di "bō")
  • Sai (pugnale corto)
  • Tonfa (bastone con impugnatura laterale)
  • Kama (falce)
  • Nunchaku (due bastoni collegati tra loro)
  • Tekko (rudimentale tirapugni)
  • Tinbe-rochin (scudo e machete associati)
  • Suruchin (corda di 2 o 3 metri con 2 pesi attaccati alle estremità).
Fra le armi meno comuni di Okinawa vi sono il tambo (bastone di circa 60 cm) e l'eku (remo da barca tradizionalmente progettato ad Okinawa).

Storia

Secondo una storia popolare e la credenza comune, gli attrezzi agricoli di Okinawa si sono evoluti in armi improprie in seguito al divieto di usare armi convenzionali, imposto ai contadini delle isole quando il Giappone si annesse il Regno delle Ryūkyū, di cui Okinawa faceva parte. Trovatisi privi di difese, questi svilupparono tecniche di auto difesa usando gli attrezzi della loro agricoltura tradizionale.
Gli studiosi delle arti marziali moderne respingono tale ipotesi, sostenendo che la casta guerriera Pechin di Okinawa avesse cominciato a praticare queste discipline prima delle leggi proibizioniste degli invasori giapponesi, avendo importato tali tecniche dalla Cina molto tempo prima.


mercoledì 21 giugno 2017

Kiseru

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La Kiseru (煙管) è la pipa tradizionale giapponese.
Caratterizzata da un fornelletto di dimensioni ridotte e forma molto sottile, veniva utilizzata anche come arma di difesa personale dal proprietario.

Storia

La diffusione del tabacco in Giappone fu uno degli esiti dei contatti tra giapponesi e portoghesi nella metà del XVI secolo (v. Periodo del commercio Nanban). La pratica del fumo s'innestò nel solco culturale del Kōdō, l'arte di apprezzare l'incenso. Il vassoio porta-tabacco (tabako-bon) venne derivato dal vassoio porta-incenso ko-bon, mentre il bruciatore dell'incenso fornì la base per il pentolino di carbone da cui il fumatore attingeva la brace per accendere la piccola porzione di filamentoso tabacco kizami. Al termine della sessione di fumo, il braciere della kiseru veniva svuotato in uno scodellino derivato dallo scodellino porta-incenso.
La moda di utilizzare la pipa come arma fu invece invenzione precipua del Sol Levante avvenuta al volgere del secolo e tramutatasi in una consolidata tradizione nel corso del XVII secolo. Nel 1609, a Kyoto, molti capi fazione vennero incarcerati e giustiziati per i disordini provocati, durante i quali, le pipe erano state utilizzate in misura uguale alle spade. La pipa divenne poi arma abituale dei kabukimono (カブキ者), la casta di anti-samurai che si sviluppò durante lo Shogunato Tokugawa. All'atto pratico, è probabile che le pipe venissero utilizzate in combattimento secondo le regole tecniche governanti la scherma. Le pipe venivano «infilate nelle cinture, come una spada, oppure portate da un subordinato o servitore». Durante il Periodo Meiji, non a caso, molti intarsiatori di spade rimasti senza lavoro si dedicarono alla decorazione delle pipe e dei netsuke porta-tabacco.

Costruzione

La kiseru era composta da tre parti:
  • il fornelletto gankubi, in metallo, di piccole dimensioni;
  • il cannello rao, in legno o bambù, lungo e sottile; e
  • il bocchino suikochi (anche suikoci) in metallo.
Il manufatto era solitamente alloggiato in un porta-pipa chiamato kiseru-zutsu.
La pipa da uomo era tradizionalmente lunga 15-20 cm, mentre quella da donna era più lunga (30-60 cm). L'uso dello strumento come arma spinse però in favore di un allungamento delle dimensioni, con kiseru che arrivarono a misurare 100-120 cm di lunghezza oltre al essere munite di guardia tsuba, collocata alla congiunzione tra il bocchino ed il cannello, come fossero delle spade