mercoledì 10 aprile 2019

Tiet Sid Kuen – Forma del filo d'acciaio


La Tiet Sid Kuen, è la forma più considerata nel sistema Hung Gar.
La forma è così chiamata perché si dice che sia duro come l'acciaio e soffice come il cotone.
Si compone di cinque elementi e di cinque emozioni che si accoppiano con la tensione dinamica.
La forma del filo d'acciaio utilizza un solo animale, il mitico drago, dei cinque animali utilizzati nel sistema Hung.
Il drago è un prodotto delle credenze spirituali cinesi e lo troviamo rappresentato in antichi testi buddisti come un animale che può apparire e scomparire a suo piacimento, cambiare la sua dimensione, volare nel cielo, o tuffarsi nelle profondità dell'oceano.
Dal momento che è un animale spirituale, la sua energia può essere acquisita attraverso la respirazione (Chi Kung). Come il serpente e la gru (progettati per formare i tendini o il respiro) il Drago è interno. Tuttavia, solo il Drago combina la potenza pura dei colpi esterni con l'energia interna per produrre un'artista marziale invincibile. Il drago è il più grande contributo alla forma del filo di acciaio, è la sua energia interna, lo spirito, condiziona e sviluppa attraverso la sua pratica l'aumento del Ch'i nel praticante. Quando questo potere viene sviluppato completamente e raffinato, associato alla forza fisica del praticante, produrrà effetti devastanti. L'animale Drago utilizzato nell'Hung Gar, aumenta principalmente la resistenza interna.
La forma è stata creata da Tid Ku Sarm, uno dei migliori artisti marziali nella storia della Cina. E' stato uno delle più famose Dieci Tigri di Kwangtung e nel corso degli anni ha passato la sua conoscenza ai suoi studenti: Won Fei Hung, Lum Fook Canta e Lam Sai Wing che è stato il maggiore responsabile per la divulgazione didattica dello stile Hung Gar in epoca contemporanea. Yee Gee Hai, un allievo del grande Lam Sai Wing, ha detto di avere scritto il libro: Tiet Sid Kuen. Questa forma è il livello più alto insegnato nel sistema Hung Gar e porta lo studente nel regno della formazione interna del kung fu che è l'obiettivo ultimo delle arti marziali cinesi.
Il filo d'acciaio è caratterizzato da:
Il gioco di gambe è limitato, è basata esclusivamente sui movimenti e lo spirito del drago che emettendo "strani suoni vibranti" e intonazioni diverse controllano il respiro, associati ai movimenti di torsione che stimolano gli organi interni. Per un'osservatore, la forma non è spettacolare e sembra avere poca se non nessuna somiglianza con la dinamica delle forme di boxe di altri sistemi che potremmo essere abituati a vedere. Il prerequisito per l'apprendimento di questo modulo è Sup Ying Kuen. Anche se è stata modellata sui cinque elementi, l'altra metà del Tiet Sid Kuen è ancora più astratta – è basata su cinque emozioni umane: felicità, rabbia, tristezza, dolore e paura. Ogni emozione deve essere tradotta in un tono di respirazione, producendo diverse vibrazioni che interessano diversi organi. Questa forma è insegnata sotto la supervisione costante del proprio insegnante perché se viene eseguita in modo errato, lo studente può ferire se stesso internamente e irreparabilmente. Dal respiro si trae un tipo di potere forte, che viene emesso dal di dentro, così, abbiamo la designazione, interna.
Si dice che ci siano dodici principi contenuti in questa forma:
duro
morbido
lineare
contrazioni isometriche
collegando
dividere
sostegno
fermo
transizione circolare
determinazione
rigore
immobilizzazione.
Questi dodici principi sono stati progettati per controllare e migliorare le funzioni degli organi interni. Un esercizio di tensione dinamica viene utilizzato per aumentare il flusso del Ch'i in tutto il corpo e in particolare nelle mani e nelle braccia. Il filo d'acciaio è una forma riservata ai praticanti avanzati nello stile Hung Gar, ed è un mezzo efficace per la costruzione del proprio corpo, sviluppa resistenza e mette alla prova la propria costituzione fisicamente, mentalmente e spiritualmente. Anche se lo stile Hung Gar comincia come uno stile esterno diventa uno stile interno con questa forma.

martedì 9 aprile 2019

Boxare

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Di tutti gli sport, la boxe è probabilmente quello che richiede lo sforzo fisico più intenso. Richiede un mix di potenza e velocità, abbinata a una resistenza eccellente. I pugili professionisti migliorano costantemente la loro tecnica mentre cercano di scalare le classifiche e incontrare avversari più quotati. Se vuoi diventare un pugile, segui queste linee guida.


1 Impegnati a sostenere un regime di addestramento rigoroso e completo. Alcuni esperti di pugilato sostengono che i principianti dovrebbero allenarsi per 3-6 mesi prima di entrare nel ring. Questo consente ai novizi di raggiungere il massimo della forma e di perfezionare le tecniche di base prima di incassare il primo colpo. La maggior parte dei programmi di preparazione fisica per i pugili possono essere divisi in tre categorie: cardiovascolare, esercizi di base ed esercizi con i pesi.

Esercizi cardiovascolari: i combattenti affaticati hanno la tendenza ad abbassare le mani e non
proteggere la testa. Non riescono neppure a imprimere la giusta forza ai pugni nelle riprese finali di un incontro. Ecco perché i migliori pugili professionisti corrono per centinaia di chilometri. I pugili non hanno bisogno di spiccate capacità di resistenza, ma devono essere in grado di scatenare moltissima forza nei momenti decisivi di un incontro. Per ottenere questi requisiti fisici, i pugili variano i loro allenamenti. Ad esempio, inserendo nelle loro corse di resistenza dei brevi scatti alla massima velocità. Questo serve a stimolare lo sforzo compiuto in un combattimento.

Esercizi di base: i pugili generano la loro potenza dalla parte centrale del corpo. Compiendo esercizi che coinvolgono molti gruppi di muscoli, un pugile può costruire un tronco solido e potente che farà lavorare all'unisono tutte le parti del corpo. Tra gli esercizi più efficaci ricordiamo trazioni alla sbarra, addominali, squat e affondi. Esegui tre serie di ognuno di questi esercizi, con pause di un minuto tra gli esercizi. Dovresti eseguire le trazioni alla sbarra finché non riesci più a eseguirne. Fai 20 ripetizioni degli altri esercizi.

Allenamento con i pesi: il sollevamento pesi aiuta i pugili principianti ad acquisire forza e potenza nei pugni. Sono particolarmente importanti il petto, le spalle e le braccia. Gli esercizi per la parte alta del petto comprendono le distensioni su panca e i fly con i manubri. Puoi allenare i muscoli delle spalle con dei military press con i manubri e sollevamenti laterali. I curl con i bicipiti e le estensioni con i tricipiti possono aiutarti a rinforzare i muscoli della parte alta delle braccia e a imprimere più forza ai tuoi pugni. Tutti gli esercizi con i pesi che svolgono i pugili sono volti a creare forza esplosiva. Questo significa fare 6-8 ripetizioni di ogni esercizio con il massimo peso che riesci a sostenere, eseguendo ogni movimento alla massima velocità (es: squat esplosivi con salto). Esegui tre serie di ogni esercizio e varia gli esercizi in modo che i tuoi muscoli continuino a progredire. Alterna quotidianamente tra l'allenamento di base e quello con i pesi.

2 Impara i fondamentali della boxe.
Posizione: una posizione stabile e comoda ti consentirà di sferrare pugni potenti ed evitare rapidamente i colpi del tuo avversario. Se sei un pugile destro, dovrai tenere il piede sinistro di fronte a te, a un angolo di 45° dal tuo avversario. Il tuo tallone sinistro dovrebbe essere allineato con l'alluce destro. La maggior parte del tuo peso dovrebbe essere sostenuto dal tuo piede posteriore. Tieni i gomiti verso l'interno e le tue mani sollevate, la sinistra sotto la guancia e la destra sotto il mento. Tieni sempre il mento verso il basso.

Gioco di gambe: rimani sulle punte e muoviti sempre. Non offrire mai un bersaglio fermo. Se stai affrontando un avversario destro, muoviti alla tua destra. Se stai affrontando un mancino, muoviti verso sinistra. Questo servirà ad aumentare la distanza tra te e la mano dominante del tuo avversario. Non incrociare mai il passo. Potresti trovarti in una posizione sbilanciata e con la difesa scoperta.

3 Esercitati nei pugni. I pugili di successo si esercitano nelle tecniche di pugilato molto prima di entrare nel ring. Quando si allenano con il sacco o con l'istruttore, i pugili principianti devono concentrarsi su sferrare i colpi con la tecnica corretta. Quando padroneggiano i diversi tipi di pugno, i pugili passano allo studio delle combinazioni, durante le quali scaricano una devastante raffica di colpi sul loro avversario. Alcuni dei pugni più efficaci della boxe sono:
Jab: portato solitamente con la mano frontale e debole, il jab riesce a tenere i tuoi avversari distanti da te. Il jab è un pugno corto. Per massimizzare l'effetto di un jab, i pugili professionisti ruotano il loro braccio e il polso prima di incontrare il loro avversario.

Diretto: diversamente dal jab, che è tirato direttamente di fronte al corpo, questo pugno è portato dalla mano dominante con un leggero movimento verso l'alto e "attraversando" il corpo. La spalla aiuta a dare forza a questo colpo.

Gancio: il gancio può essere portato alla testa o al corpo dell'avversario, per colpire il punto in cui la sua difesa è sguarnita. E' spesso usato in combinazione agli altri pugni. Il movimento ampio che richiede è il suo difetto principale, perché potresti esporti a un contrattacco.

Montante: è un colpo verso l'alto, portato da una delle braccia, molto efficace a distanza ravvicinata.

Combinazioni: quando avrai padroneggiato le tecniche per portare i colpi, puoi lavorare sulle combinazioni. La prima combinazione che imparano i pugili è il classico 1-2, un jab seguito da un diretto. Un'altra combinazione efficace prevede l'aggiunta di un gancio all'1-2. (Se sei destro, dovrai portare un jab sinistro seguito da un diretto destro e un gancio sinistro.)

4 Impara a incassare e bloccare i colpi. Un bravo pugile non sa solo portare i colpi, si allena duramente anche per evitare i colpi dell'avversario. Alcune delle tecniche di difesa tradizionali includono:

Parata: dopo aver imparato a tenere su i guantoni e il mento verso il basso, la parata è la tecnica difensiva più semplice della boxe. Per parare, usa le tue mani per deviare i pugni degli avversari quando arrivano.

Schivata: la schivata è eseguita ruotando velocemente le anche e le spalle mentre il tuo avversario cerca di colpire la tua testa.

Blocco: quando blocchi un colpo, non fai un movimento per evitare il contatto. Dovrai assorbire l'impatto con il guantone e non con il tuo corpo.

Abbassamento e scarto laterale: l'abbassamento è eseguito piegando le gambe per evitare un colpo alto, come un gancio alla testa. Spesso segue a questo movimento uno scarto laterale. Devi eseguire questa mossa arcuando il corpo appena fuori dalla portata del tuo avversario.

Rolling: questa è una tecnica che veniva usata spesso dal campione dei pesi massimi Muhammad Ali. Premi i guanti contro la fronte, tieni i gomiti contro il corpo, e tieni il mento sul petto. In questo modo avrai poca copertura contro i colpi al lato del corpo, ma è una difesa molto efficace contro un assalto frontale, perché assorbirai la maggior parte dell'impatto con i guantoni e gli avambracci.

Consigli
Combatti con lottatori esperti. Probabilmente ti farai male, ma esercitarti contro un pugile superiore a te ti aiuterà a migliorare.
Rimani al centro del ring. Non lasciarti intrappolare nell'angolo o contro le corde.
Fasciati le mani ogni volta che ti alleni sul ring. Per fasciarti le mani, avvolgi il pollice con una fascia e poi passa tre volte intorno al polso. Poi passa la fascia tre volte attorno alla mano. Riporta la fascia sotto il pollice. Disegna delle X negli spazi tra le dita. Inizia da mignolo e anulare. Tira la fascia negli spazi, poi ruotala sotto la mano e ripeti il processo per gli altri spazi. Quando hai completato questa fase, avvolgi la benda intorno al pollice una volta e poi attorno al dorso della mano. Ripassa sul pollice una volta e poi passa la benda sul palmo. Da qui, avvolgi le nocche tre volte e termina avvolgendo una volta il polso.

Cose che ti Serviranno
Guantoni
Pantaloncini
Casco
Paradenti
Sacco
Bende per le mani

Stivali da boxe


lunedì 8 aprile 2019

Wong Fei Hung – Le 10 mani che uccidono


Tra le molte leggende che nel corso della storia delle arti marziali si sono sviluppate e sono state tramandate, non possono mancare quelle sul grande Maestro Wong Fei Hung.
Nell'arco della sua vita (1850-1933) Wong Fei Hung si guadagnò una reputazione in quanto ad abilità marziali e per le sue imprese. La sua vita e le sue imprese sono state alla base della sceneggiatura di ben oltre 100 film, ove di solito il protagonista era il defunto e venerato Kwan Tak Hing.
Wong Fei Hung iniziò il suo apprendistato del kung fu all'età di cinque anni sotto la guida di suo padre, Wong Kay Ying. Egli era un discepolo diretto di Maestro Lum Sil Luk Ah Choy, di conseguenza Wong Kay Ying aveva molto da offrire al suo giovane figlio.
Da suo padre, Wong Fei Hung apprese le tecniche del Gong Dan e il Kuen Gong, Fok Fu Kuen , il Mo Gi, Man Fu Kuen, Ng Gwa Gwun, Tong Fei, e il Fu Hak Kuen (pugno della tigre nera).
Ma Wong Fei Hung, non padroneggiava ancora il suo kung fu fino a quando non incontrò il celebre Sifu Tit Kiu Sam che riformò e raffinò l'Hung Kuen meridionale che conosciamo oggi.
Entrambi i maestri si scambiarono le loro tecniche, conoscenze ed esperienze, in quanto il loro lignaggio risaliva al Tempio Nam Siu Lam e più precisamente ad un singolo monaco, Gok Yuen.
Con le conoscenze di Sifu Tit Kiu Sam e le sue tecniche di combattimento, Wong Fei Hung creò la FU HOK KUEN YING, il marchio di fabbrica dello stile. E'stata questa forma che ha fatto di Wong Fei Hung uno dei più famosi Sifu del Kuen Nam in Cina.
La sao juet sup (uccidere con dieci mani) proviene dalla Hok Fu Ying Kuen.
La sao juet sup è una serie di dieci principi che secondo Wong Fei Hung sono tra i più efficaci metodi per uccidere un avversario. A causa della sua efficacia e praticità, il maestro Hung divenne un eroe in Cina perché non fu mai battuto in combattimento.
I principi fondamentali sono:
colpire gli occhi
fermare il respiro
rompere la faccia
far esplodere le orecchie
schiacciare l'inguine
torcere i tendini
rottura delle dita
dislocazioni delle articolazioni
rompere il gomito
dim mak (punti nervosi).
Si deve notare che senza l'apprendistato corretto e la comprensione dello stile, le dieci mani che uccidono sarebbero semplicemente ridotte a tecniche di base, colpi e leve.
Le tecniche che accompagnano questo post dimostrano alcuni dei modi più comuni per ottenere
le dieci mani che uccidono.

Po Pai Sao
Questa tecnica enfatizza l'uso dell'artiglio di tigre (jut Fu Ming).
I punti chiave di questa tecnica sono: usare l'artiglio di tigre per bloccare e soffocare la gola (Hau Fung), per fermare il respiro; colpire il nostro avversario agli occhi, per causare la cecità.
Lo scopo del Pai Sau Po è bloccare e afferrare il pugno del nostro avversario mentre si fa un passo indietro in una posizione laterale, quindi, allo stesso tempo usare il tuo artiglio di tigre per colpire la gola o il mento.
Questi movimenti contengono due azioni - passo indietro e l'affondo - che tengono il corpo lontano dall'altra mano del tuo avversario. E afferrando il pugno dell'avversario e allo stesso tempo artigliando alla gola, si mantiene la posizione in modo che non possa muoversi né avanti né indietro.

Gwa Choy Faht - manrovescio doppio
L'enfasi è posta su un doppio pugno dall'alto verso il basso sulla faccia del nostro avversario, che provoca fratture multiple alla struttura facciale compreso lo zigomo, il ponte del naso e gli occhi. Come con tutte le tecniche di Hung gar funziona solo se usata in combinazione con il movimento di gambe.
I punti chiave di questa tecnica sono: ricorda di mantenere i pugni vicini tra loro. Questo aiuterà a colpire il bersaglio previsto; sarà garantita la massima efficacia solo se apriremo e chiuderemo il busto con velocità e potenza affondando la tecnica con un'esplosione di violenza associata alla giusta posizione.

Tong Tin Kuen Faht
Questa tecnica enfatizza l'uppercut alle costole fluttuanti.
Velocità, potenza e una violenta transizione aggressiva da posizione a posizione è essenziale per ottenere la massima efficacia del Tong Tin kuen Faht.
I punti chiave sono:
• Fermare il respiro attaccando le costole fluttuanti due pollici al di sotto del capezzolo.
• Per ottenere la massima potenza e garantire l'efficacia durante l'esecuzione di questa tecnica, è necessario tirare un pugno associato ad una presa. Inoltre, è necessario tenere il busto in posizione eretta, al momento dell'impatto, contemporaneamente avanzando con un passo di scorrimento.
• Adottando la posizione del cavaliere e, contemporaneamente, intrappolando il braccio avversario si porterà il vostro attaccante verso il basso per impostare la Gwa Choy Faht (manrovescio).
L'uso del footwork è essenziale per l'efficacia di questa tecnica.

Ngaw Fu Cum Yang
In questa tecnica, l'utilizzo dell'artiglio di tigre è sottinteso. Ciò è dimostrato dal come viene utilizzato per afferrare e schiacciare l'inguine e accecare gli occhi.
I punti importanti per quanto riguarda la tecnica Ngaw Fu Cum Yang sono:
• Il difensore deve posizionare le mani in modo da bloccare i colpi in arrivo.
• Entrambe le mani devono lavorare insieme all'unisono.
• Concentrarsi sul bersaglio.

Man Fu Ha San
In questa particolare tecnica di grappling, l'artiglio di tigre viene utilizzato per esercitare una pressione sul gomito dell'avversario. Affondando la posizione, insieme con il blocco sul giunto, il gomito dell'avversario può essere seriamente e definitivamente distrutto.
I punti importanti da notare di questa tecnica sono:
• Il difensore deve intercettare l'attacco in arrivo.
• È necessario fare un passo avanti e adottare la posizione Ma Ging per esercitare una maggiore leva. Ricorda, questa tecnica può essere eseguita solo con una posizione corretta.

San Ban Dan Gwai
Questa tecnica pone l'accento sulla posizione adottata, utilizzando la trazione, torsione e affondamento. E' anche conosciuta come Dai ma Gwai cho (prendere il cavallo nella stalla).
I punti chiave di questa tecnica sono:
• Fermare il flusso di sangue al cervello comprimendo il collo.
• Dislocare o rompere il collo con un movimento rotatorio.
L'utilizzo del Gwai sau dan è quello di parare o bloccare il colpo avversario intervenendo per comprimere la carotide, l'apporto di ossigeno al cervello verrà interrotto.
Quando il vostro avversario si affloscia, fate un passo avanti e al tempo stesso eseguite la torsione e abbassate la posizione. Questa tecnica rompe o disloca il collo.

Won Won Bao Hok
In questa particolare tecnica, il becco della gru è destinato all'occhio dell'avversario.
Usando un movimento frustato del braccio attaccante, il "becco" trafigge la cavità oculare del cranio, distruggendo in tal modo l'occhio. E' importante notare che per eseguire efficacemente la tecnica won won bao hok (reincarnazione della gru soddisfatta), è necessario osservare quanto segue:
• L'energia frustata, o "bin Ging," deve essere eseguita contemporaneamente con la rotazione della vita, al fine di ottenere un maggiore impatto. Inoltre, la mano che colpisce deve essere tenuta rilassata per acquisire maggiore efficacia nel movimento frustato.

Hau Gi Tao Toe
Questa tecnica viene utilizzata per torcere i tendini e rompere le ossa (di solito le dita e le clavicole).
I punti chiave sono afferrare, stringere, torcere e agganciare il vostro avversario all'attacco. Afferrando le dita e torcendole su (chiamato anche la tigre si arrampica sulla montagna) si soggioga l'avversario e si spezzano le dita.
Quando si attacca la clavicola, utilizzare tutti e quattro i punti chiave, non solo causano la rottura dell'osso, ma causano anche gravi lesioni nervose ai tendini. Nell'Hung gar per formare l'artiglio di tigre le mani vengono condizionate per rendere questa tecnica efficace.

Fei Wu Dip
Questa tecnica viene utilizzata per causare danni e dislocare il coccige.
Doppie farfalle che volano (Fei Wu Dip) deve il suo nome al fatto che la mano e le posizioni dei piedi sono aperti e formano la figura di una farfalla.

Fu Pao Kuen
In questa tecnica, l'accento è posto sullo schiaffo alle orecchie con due colpi di zampa di leopardo. L'aria spinta a forza nei timpani, li fa esplodere e disorienta l'avversario.
È inoltre possibile utilizzare il fu pao kuen per attaccare gli occhi del vostro avversario.
I punti chiave di questa tecnica sono:
• È necessario affondare nella posizione del gatto e contemporaneamente eseguire la tecnica yan ngam fu (tigre nascosta) per creare un'apertura.
• L'uso del ging è estremamente importante per la massima efficacia.
• È possibile terminare l'avversario fermando il flusso di ossigeno al cuore e al cervello, avvolgendo il braccio intorno al collo dell'avversario.
• L'uso del footwork, così come la velocità e la potenza, è essenziale per il sao juet sup.

Wong Fei Hung ha dedicato la sua vita alla ricerca e allo studio di quest'arte. Di conseguenza, il gran maestro Wong non solo ha conservato lo stile tradizionale ma ha innalzato il livello per le generazioni successive. Il sao juet sup è una famosa serie di tecniche integrate, nella Hok Fu Ying Kuen. Altre tecniche e filosofie sono inserite nella struttura di questa famosa forma, come le10 tigri e le 8 tecniche della gru.

domenica 7 aprile 2019

Bruce Lee un tipo da Killer ?


"L'atleta che trascura la sua mente non vincerà mai una gara".

Non smettete di leggere pensando che sia «un gioco per bambini», non è vero!
E’ facile in un certo senso per un fan di un superattore come Bruce raccogliere tutti i giornali, i libri, le foto e cosi via. E’ molto più difficile per molta gente comprendere quali erano le idee e la filosofia di Bruce Lee. Sognare il Piccolo Dragone percorrendo la sua strada tra innumerevoli delinquenti usando pugni, calci e bastoni nunchaku è come vedere le cose solo da un unico punto di vista. Bruce, come egli stesso fece notare una volta, voleva che le cose fossero «multidimensionali" ed In realtà la sua vita, i suoi films e la saggezza del suo Jeet Kune Do rispecchiarono una ricerca molto profonda nel suo inconscio. Spesso queste idee sono state ammantate da misticismo e confusione. In questo articolo desideriamo cercare di aprire alcune di quelle porte chiuse per chiarire le intenzioni di Bruce Lee e il perché fece così grande uso dell'istinto del killer.
Il Piccolo Dragone nella sua infanzia incontrò gli stessi vantaggi e gli stessi svantaggi che potete incontrare voi o chiunque altro e da bambino non era particolarmente forte nel fisico e a volte trovava difficile difendersi dai bambini più grandi che egli frequentava. OK...fermiamoci qui. Incontriamo, il primo momento importante della breve vita di Bruce. Di fronte a questo problema egli avrebbe più o meno potuto fare una delle tre seguenti scelte. Prima di tutto avrebbe potuto continuare come prima, preoccupandosi un sacco ma senza far nulla. In secondo luogo avrebbe potuto allontanarsi dagli altri e nascondersi dal grande mondo cattivo (e come è facile fare questo!) oppure come terza soluzione avrebbe potuto fare qualcosa di positivo. Bruce scelse la terza soluzione e decise di affrontare il problema in questo modo, allora elementare.
Dopo tutto i problemi esistono per essere risolti! Il Piccolo Dragone dimostrerà a se stesso e a noi che la forza fisica di quelli attorno a lui POTEVA essere conquistata usando le qualità giuste. Egli doveva chiedere alla gente di insegnargli e doveva leggere libri per scoprire quelle qualità ma soprattutto egli doveva trovare uno scopo per indirizzare queste azioni DENTRO DI SÉ. In altre parole, la forza di carattere è nascosta dentro tutti noi e bisogna farle appello purché ci si senta sufficientemente incattiviti dal nostro problema. Così come possiamo esser sicuri che se ci sentiamo cattivi verso qualcosa, rimaniamo calmi abbastanza per pensare alle soluzioni possibili? Semplice, dobbiamo mantenerci fisicamente e mentalmente in forma!
Bene, potreste dire che è strano che Bruce facesse soltanto questo. Avete ragione, solo questo e non per una coincidenza!
Sarà in grado di pensare in modo corretto e l'atleta che trascura la sua salute mentale non vincerà le gare.
Così dove ci porta questo ragionamento? Bene per ritornare al Piccolo Dragone, dopo aver superato questo primo problema con l'uso di poche qualità.
Vi potete chiedere, il Piccolo Dragone desiderava portare avanti il processo di apprendimento anche dopo che la sua abilità nel kung-fu gli aveva fatto raggiungere l'effetto desiderato? La risposta è interessante. Bruce era idoneo, fisicamente e mentalmente e quindi in grado di ragionare sulle cose in modo molto chiaro. Il suo incontro con il mondo delle arti marziali gli aveva insegnato molte cose sulla vita che lo circondava, sulla gente, sulla storia, sul modo di mantenere corpo e mente in salute e anche sul fatto che, per quanto riguardava il kung-fu, c'era molto che poteva essere migliorato e chiarito dopo molti anni di uso inappropriato. Soprattutto quell'uso inappropriato si doveva ai ciarlatani e all'ignoranza.
Così Bruce si trovò di fronte ad un altro problema e chi poteva risolverlo se non lui? Egli si rese conto che un cambiamento per avere effetto deve avvenire lentamente. Dato l'ambiente cinematografico in cui si trovava ad agire... quale veicolo migliore che usare dei films per diffondere il messaggio alla gente. Egli si rese tuttavia conto ben presto che quell'ambiente era un castello gelosamente controllato e bisognava avere tempo e abilità per rompere quel muro. Egli sferrò il suo attacco dalla sua base: il Jun Fan Kung-Fu Instiwte in Oakland, California. Subito le stelle che erano nei suoi occhi si incontrarono con le stelle del cinema che andarono a fargli visita. Per guadagnare la loro fiducia egli sapeva che avrebbe soltanto dovuto essere il migliore. Ancora una volta la sua chiarezza di pensiero era servita per puntualizzare il nocciolo del problema.
Quindi che cosa costituisce ('istinto del killer? Per incominciare la fermezza di volontà. E’ necessaria anche l'esperienza della vita per alimentare la fiamma e poi uno scopo che stimoli questo istinto. Una volta che si sono raggiunte queste condizioni necessarie, gli sforzi necessari per ottenere una buona forma fisica e per raggiungere l'autodisciplina si riducono al minimo. Essi diventano guida per raggiungere la destinazione e l'istinto del killer diventa semplicemente l'abilità di vedere e comprendere il sentiero verso la meta come se fosse chiaro come il giorno. Così potete dire che Bruce sviluppò la capacità di vedere un problema, di pensarvi attentamente e arrivare ad una soluzione ed egli aveva sufficiente determinazione per portare fino in fondo la sua decisione. QUESTO è il vero istinto del killer.
Molta gente dice che, essendo Bruce morto giovane, qualcosa certamente andò storto... egli deve aver sbagliato i suoi calcoli. Non è vero! Per la maggior parte della sua vita adulta egli fu un essere umano superidoneo, perfettamente in salute e pieno di successo. Egli dunque morì giovane per un caso sfortunato del destino. Poteva capitare a chiunque... sfortunatamente capitò a Bruce.


Articolo tratto dalla rivista “ Kung-Fu “ del 1976.

sabato 6 aprile 2019

BRUCE LEE DISSE…


Un buon insegnante protegge i suoi allievi dalla sua personale influenza.

Vivere in modo reale è vivere per gli altri.

Un sincero perfezionamento richiede semplicità.

Cambiare con un cambiamento è una condizione immutabile.

L'ottimismo è una fede che guida al successo.

Se non vuoi inciampare domani, di la verità oggi.

Il pessimismo consuma gli strumenti che ti servono per avere successo.

La vita è un processo costante di intreccio di relazioni.

Un obbiettivo non ha sempre il significato di un qualcosa da raggiungere, spesso
ha solo la funzione di un qualcosa a cui aspirare.

L'educazione personale crea grandi uomini.

Una grande causa di fallimento è la mancanza di concentrazione.

Se vuoi svolgere il tuo dovere correttamente, dovresti semplicemente fare un po'
più del tuo dovere.

I sogni di ieri spesso diventano le realtà di domani.

La conoscenza ti darà il potere, ma il carattere ti darà rispetto.

Se ogni uomo aiutasse il suo vicino, nessun uomo sarebbe senza aiuto.

L'essere umano, poiché è un essere creativo, è molto più importante di qualsiasi
stile o sistema.

Non essere teso ma pronto. Non pensare ma non sognare. Non essere immobile ma
flessibile. Liberazione dal fastidioso senso di restrizione. È l'essere
totalmente e pacatamente vivo, attento e in allerta, pronto per qualsiasi cosa
possa accadere.

Discutere su una data foglia, sul disegno dei rami o sul fiore preferito è
futile. Una volta capita la radice, capisci tutte le sue parti.

Per cambiare, per diventare un'altra cosa, dobbiamo prima sapere cosa siamo.

venerdì 5 aprile 2019

Buddha Hill Young Springtime Boxing

Sifu Derek Frearson


Nota dell’autore
Questa serie è basata sulle informazioni che mi ha dato il maestro Liang Guang Man durante una recente visita a Foshan e anche contenute nel suo libro Yong Chun Quan. Dove è stato possibile ho usato il sistema di spelling pinyin che si basa sulla lingua mandarina.

La creazione dello Yong Chun Quan
Secondo la tradizione lo Yong Chun Quan è stato creato da Yan Yong Chun, una ragazza fjianese che ha sviluppato questo stile dopo aver assistito ad uno scontro tra un serpente ed una gru.
Durante la dinastia Qin (1810 d.c.) un uomo di nome Yan Si fuggì con la figlia Yong Chun verso i sobborghi di un piccolo paese per evitare di essere arrestato dopo aver violato la legge. Yan Si era un maestro di arti marziali dello stile Quan Zhou della provincia di Fujian.
Yong Chun iniziò ad apprendere le arti marziali da suo padre quando era una bambina e sviluppò un eccellente livello di abilità. Si mantenevano vendendo formaggio vegetale. Un giorno mentre lavava i vestiti sulla riva del fiume osservò uno scontro tra una gru bianca ed un serpente verde. Dopo un po’ che li osservava, si ispirò ai movimenti delle due creature, e quando rientrò a casa iniziò ad imitare i movimenti e a combinarli con i principali stili di combattimento a pugni dell’epoca.
Dopo qualche tempo un uomo d’affari della provincia di Jiang Xi chiamato Liang Bo venne a soggiornare in una locanda della zona. Per caso vide Yan Si e la figlia mentre praticavano Wushu e avendo studiato arti marziali nel tempio di Shaolin della provincia di Henan rimase colpito dalla sua profonda abilità. Dopo aver conversato ed essersi scambiati opinioni riguardo allo Wushu in varie occasioni Liang Bo Tao provò per lei una sincera ammirazione.
Liang era un vedovo di mezza età che non poteva non nutrire la speranza di sposarla. Poco dopo le propose di sposarlo, pensando che il padre non avrebbe sollevato obiezioni in quanto entrambi seguivano lo stesso stile Shaolin: egli infatti acconsentì e Liang visse con la famiglia della moglie.
Alcuni anni dopo Yan Si morì: la coppia lo seppellì e ritornò a Jang Xi alla ricerca di una vita migliore. Ma presto dovettero partire per la regione di Nanxiong a nord della provincia di Guangdong a causa dei disordini provocati dai banditi. Oltre a svolgere piccole attività commerciali, la coppia predispose una sala Wushu per l’insegnamento delle arti marziali e chiamarono la loro arte Yong Chun Quan.

Lo sviluppo e la diffusione dello Yong Chun Quan

Intorno all’anno1815 Liang e Yan trasferirono la loro sala Wushu a Zhaoqin, una città della provincia di Guangdong dove conobbero Huang Huabao, Liang E-di, A Jin e Sun Fu che appartenevano ad una troupe teatrale a Foshan. I quattro diventarono allievi della coppia ed impararono lo Yong Chun Quan.
Successivamente tornarono a Foshan per diffondere lo Yong Chun Quan.
Negli ultimi anni della sua vita Huang insegnò le sue abilità nello Yong Chun a Liang Zan, il giovane maestro dell’emporio Zan Sun Tang. Egli aveva molti discepoli, tra i principali c’erano Chen Hua, Chen Gei a Ling Qi. Dopo avere terminato il suo addestramento Chen Hua ritornò al suo villaggio nella regione di Shunde dove fondò la sua sala Wushu. Tra i suoi discepoli c’erano Chen Yumian, Wu Zhong-shu ecc. Altri rami dello Yong Chun erano rappresentati da Guo Baoqian, Yan Ji-yin, Yan Qi-shan, Yao Cai e Ye Wen. Dopo anni di scambio di insegnamenti e di apprendimento lo Yong Chun continuò a svilupparsi.
Adesso lo Yong Chun è prevalente in molti luoghi, le figure principali nello Guangzhou sono Yao Chi, Chen En, Peng Nan, ecc. Nel Foshan, Liang Guang Man, Chen Yin-song e Zhou Jianqiang. Nello Zaoqin, Lian Wei-zai ed altri. A Xintan nella regione di Shude, Chen Hua ed i suoi nipoti. A Macao, Liang Quan ed altri. Sale di Yong Chun vennero fondate anche ad Hong Kong rispettivamente da Yewen e Liang Tin.

Lo stile e le caratteristiche dello Yong Chun Quan

Lo Yong Chun Quan ha una lunga storia ed è ricco di contenuti, a parte lo Yong Chun Shanshou (forme a mani libere). Le sue abilità includono pali di bambù, palo da piede, palo a tre stelle, palo della parta del drago, palo spada ecc. La forme del pugno consistono nella forma della Piccola Idea, del Dito che Spinge e del Braccio che Cerca. Le forme con armi sono Le Spade Doppie delle due Parole e la forma del Palo lungo Sei Punti e Mezzo.



Anche gli esercizi delle braccia incollate sono importanti nello Yong Chun e sono: Mano che ruota, Presa forte, Braccio singolo incollato a due, Braccio doppio incollato a due.

Braccia incollate (Arm clinging) è un metodo di allenamento molto pratico che ha la funzione di attaccare e difendere ed è adatto a tutti: giovani, vecchi, maschi o femmine.

Lo Yong Chun è principalmente difensivo. Si basa sulla stabilità e agilità del corpo per raggiungere lo scopo protettivo. Su un piano teorico ci si dovrebbe chiudere ermeticamente, per affrontare i vari attaccanti.
Le tecniche della mano includono Braccio con il palmo all’insù, Ponte sul braccio, Braccio ad ala, Braccio che difende, Braccio orizzontale, Braccio che devia, Braccio che esplode, Braccio a ponte con sbarra. Il movimento del pugno dovrebbe assomigliare all’acqua che scorre, un’azione dopo l’altra, facendo fronte alle diverse situazioni. Le posizioni dello stile sono Posizione di adduzione della seconda persona, Movimento del passo cavalcato, Passo avanti del passo cavalcato, Passo indietro del passo cavalcato, Posizione cavalcata e Passo indietro del passo cavalcato.
Le posizioni dei piedi sono Piedi arcuati, Piede che calcia con il tallone che conduce e difende. L’enfasi viene posta sull’uso pratico piuttosto che sulla prestazione da rappresentazione; le tecniche protettive dello Yong Chun Quan tendono ad usare l’avambraccio per difendersi. Generalmente proteggendosi si dovrebbero usare le forze rotatorie per ottenere l’effetto di attacco e difesa. Così quando l’avversario attacca, si dovrebbe ricevere l’attacco dissolvendo la sua forza, e poi si restituisce l’attacco quando l’avversario si ritrae.

Lo Yong Chun Quan pone l’enfasi sul Gui Zhou (gomito che ritorna). Che significa usare il gomito per difendere dall’attacco vita e stomaco. Lo Yong Chun enfatizza anche la forza rotante, che è prodotta dalla rotazione dei pugni, palmi e braccia. L’offensiva dell’avversario viene dissipata dalla forza rotante.

Lo Yong Chun è particolare riguardo al punto, percezione, direzione e grado delle forze. I punti di forza arrivano da pugni, palmi, braccia e piedi. La maggior parte dei punti di forza sono prodotti dalla forza lieve del polso, avambraccio, gomito e caviglia. Perciò i cambiamenti e l’utilizzo delle forme della mano meritano attenzione.

Imparando lo Yong Chun Quan

Quando si inizia ad imparare lo Yong Chun Quan, è necessario dapprima fare pratica di Shanshou (forme per le mani libere dello Yong Chun); è la base per imparare anche lo stile. E’ imperativo averne una buona padronanza e una volta che la si è acquisita si possono imparare altre tecniche traendo spunti dai concetti di base. In questo modo si può continuare ad imparare forme di combattimento con i pugni, e forme che prevedono l’uso di armi e di manichini di legno. Il praticante sarà poi in grado di entrare nel livello finale di Mani Appiccicose.

Non ci si può aspettare di impararlo bene salvo che non lo si pratichi gradualmente ed accuratamente. Nel processo di apprendimento ad esempio, il movimento iniziale del polso inizia dalla Porta Mediana (il cuore) , proprio come recita il detto, “La mano inizia dal cuore mentre la forza arriva dalla vita”.

Corretto tempismo, capacità di percezione della direzione e del grado di forza solo gli elementi richiesti nella pratica in modo da formare una buona base. Alcune azioni come la forma del Serpente; Mei Nu Chuang Suo, Braccio che spinge e Pugno a freccia devono essere praticate ripetutamente fino a quando non si è esausti. Una regola generale per la sequenza nell’azione è da sinistra a destra, dal davanti all’indietro.

Le forme

La forma della Piccola idea costituisce la base per imparare le forme di Yong Chun e contiene dieci sezioni. La forma viene praticata principalmente per aumentare la forza del palmo, polso, vita, petto, forza esplosiva e linea di centro.

Nomi di forme della Piccola Idea

- Posizione di apertura
- Forbici a doppio incrocio
- Dita oscillanti
- Palmo di Buddha
- Palmo che uccide
- Palmo deviante
- Palmo eretto
- Braccio con palmo all’insù
- Braccio alato
- Braccio che libera

Dita che spingono è la prossima forma ed è la base per un ulteriore apprendimento dell’arte della lotta nello Yong Chun. Nel praticare i tre “Gomiti” la scelta della forza meriterebbe attenzione.
Il movimento del gomito ha la sua direzione, grado e punto di forza. Il movimento dell’Adorazione del Buddha viene usato per praticare la postura del bacino. Solo una postura stabile del bacino può produrre una forza morbida e potente. Ogni azione, attacco o difesa comprende tre cambi di direzione di livello alto, medio e basso.

La forza esplosiva è prodotta da una combinazione di forza morbida del piede, ginocchio, natiche, spalle, polso e pugno. Le Dita che spingono contengono dieci sezioni e sono:

- Posizione d’apertura
- Forbici a doppio incrocio
- Dita oscillanti
- Gomito che lancia
- Gomito che si inginocchia
- Braccio che spinge
- E Tong Shou
- Mano che lancia
- Bastone in pugno
- Adorazione del Buddha

La forma del Braccio che cerca rappresenta il livello più alto delle forme delle mani nello Yong Chun. Viene considerato in cima alla scala nell’arte pratica di lotta di questo stile.Tutti i movimenti di questa forma sono disegnati con il duplice scopo dell’attacco e della difesa. La forma insegna anche i principi di difesa dei “tre livelli”. La forma della mano che cerca ha otto sezioni:

- Posizione di apertura
- Dito oscillante
- Forma del braccio che cerca
- Braccio a ponte con barra
- Braccio con ala singola
- Braccio con ala doppia
- Braccio vuoto tre

Profilo del Maestro Liang Guang Man

Per quanto Liang Guang Man possa ricordare egli è sempre stato circondato dalla box Yong Chun. Suo fratello maggiore che era solito praticare ogni giorno dall’età di otto anni, quando iniziò ad allenarsi con suo fratello che era maestro di ottava generazione di Yong Chun Quan.

L’allenamento con il fratello era molto duro poiché egli era solito insistere fino a quando tutti i movimenti erano corretti. Quando lasciò la casa familiare continuò a praticare ed a sviluppare la sua arte ad un livello più alto. Successivamente in occasione di una visita del fratello, quest’ultimo gli chiese di dimostrare le sue abilità e rimase sinceramente colpito dai progressi fatti dal fratello minore.

Nel 1987 l’associazione Wushu a Pechino stava facendo delle ricerche sui vari stili di Wushu e chiese alle varie province di fornire informazioni in merito. Circa trenta maestri di Yong Chun fornirono informazioni, di questi solo Liang Guang Man venne invitato all’incontro di ricerca a Pechino. Le teorie del maestro Liang sulla box Yong Chun ebbero un largo consenso; gli venne conferita un’onorificenza dall’Associazione nazionale Wushu della Cina.

Nel 1988 entrò a far parte dell’Associazione Wushu Foshan e diventa Chief coach per la provincia, il suo lignaggio viene tracciato e verificato dall’Associazione Wushu Guangdong che lo proclama maestro di box Yong Chun di nona generazione.

Nel 1989 pubblica un libro in cinese che ora è stato tradotto anche in inglese.

Spesso si afferma che attualmente le arti marziali cinesi servano solo in ambito sportivo e che abbiano perso la loro capacità di lotta. La causa sarebbe il divieto delle arti marziali durante la Rivoluzione culturale. Il maestro Liang non è d’accordo: “ Anche oggi la maggior parte dei maestri Wushu preferisce allenarsi in privato, durante la rivoluzione culturale ci si allenava di nascosto” e continua “non soltanto siete benvenuti se portate persone che pratichino con me ma potete anche organizzare gare di lotta”

Fatshan è il luogo di nascita dello Yong Chun, la città ha una storia di oltre 1.300 anni. “Se le arti marziali della Cina non sono di ottimo livello, allora perché maestri provenienti da Hong Kong, dall’America, dal Giappone e dall’Inghilterra vengono a Foshan ad imparare?”

L’importanza della pratica dello Chi Sao è sottolineata dal Maestro Liang; è necessario prestare un’attenzione particolare agli angoli e alle misure, poiché la pratica dello Chi Sao avviene a distanza così ravvicinata che se la vostra posizione è scorretta il vostro avversario riesce a colpirvi.

E cosa ne pensate di usare lo Chi Sao per il combattimento reale? E’ possibile stabilire se il vostro avversario possiede una vera abilità di combattimento con lo Chi Sao? Attraverso la pratica dello Chi Sao siamo in grado di determinare il livello di abilità del vostro avversario. Non siamo però in grado di stabilire se possiede una abilità reale di lotta. Ci sono molti altri fattori da considerare per la lotta, l’atteggiamento mentale, la volontà di vincere, se siete in grado in caso di necessità, di ricevere un pugno e anche di dare un pugno efficace.

L’addestramento di Chi Sao dovrebbe darvi gli angoli e le misure giuste per difendervi.

Il Maestro Liang ha una struttura muscolare forte ma non utilizza nessun addestramento supplementare. Lo Yong Chun Quan è stato sviluppato da una donna e perciò non è necessario fare altro allenamento: usiamo il morbido per sconfiggere il duro. La difesa è morbida e l’attacco circolare duro lungo una linea diritta.




Sifu Derek Frearson

Rappresentane europeo di Mastro Lun Kai
Istruttore Certificato e membro permanente della ‘Ving Tsun Athletic Association’ ad Hong Kong
Direttore onorario del museo di Yip Man, Foshan in Cina

giovedì 4 aprile 2019

Iaidō

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Lo iaidō (居合道) è un'arte marziale giapponese, influenzata dalla dottrina zen, che trae le sue radici dalle antiche scuole di kenjutsu e iaijutsu frequentate dai buke in genere (ma specialmente dai samurai) e che hanno avuto il loro massimo splendore intorno al XVI secolo.
Lo iaidō è l'arte dell'estrazione della spada, ma letteralmente significa «via (? dō) dell'unione (ai) dell'essere (i)». Scopo ultimo di questa disciplina, infatti, è la perfetta ed armonica unione con sé stessi e con l'Universo.
Storicamente, lo iaidō trovava applicazione nei duelli tra samurai dove la morte di uno (o entrambi) i contendenti solitamente avveniva dopo uno o al massimo due scambi. Ovviamente in tali condizioni l'abilità tecnica richiesta era massima ed infatti era altresì possibile che un duello si concludesse anche solo con l'estrazione della spada e il successivo singolo fendente. Ecco quindi spiegata l'importanza fondamentale dell'arte dell'estrazione della spada nella vita del samurai.
Al giorno d'oggi, e a cominciare dalla Restaurazione Meiji, lo studio della katana ha acquisito valore prettamente interiore, come mezzo di indagine del profondo alla scoperta dell'essere, ed è in base a questi presupposti che le koryū di kenjutsu e iaijutsu sono evolute verso il kendō e lo iaidō.
L'essenza dello iaidō è racchiusa nella frase saya no uchi de katsu (鞘の内で勝つ) («vincere [con la spada] nel fodero», vincere senza sfoderare), ovvero avere e dimostrare una conoscenza tale da indurre l'avversario ad abbandonare la contesa ancora prima di averla iniziata. Tale principio è espresso, ad esempio, da Yagyu Munenori nel suo trattato Heihō kadenshō ed esplicitato ne «la spada che dà la vita» (katsushinken).
La disciplina è praticabile sia da uomini e donne, senza limiti di età. La diffusione della disciplina dello Iaido ha molti artefici in Giappone e nel mondo. Tra tutti questi, un ruolo di preminenza organizzativa, e nel numero di praticanti attivi nella disciplina, spetta alla All Japan Kendō Federation che nel tempo ha raccolto ed elaborato l'esercizio pratico di 12 kata seitei-iai ideali per avvicinarsi alla pratica e per approfondirla successivamente. Acquisita la padronanza di tali kata dopo un periodo di pratica variabile, ma comunque dell'ordine del paio d'anni, è possibile approfondire lo studio dei vari stili delle diverse koryū tradizionali, fra le quali una delle più note è la Muso Shinden Ryū.
Lo iaidō, insieme al kendō, la naginata-do e al jodo, nella sua corrente maggiore per numero di praticanti, afferisce alla All Japan Kendō Federation e alla IKF che ne promuovono lo sviluppo a livello mondiale, mentre a livello europeo il riferimento è la EKF. In Italia lo iaidō ZNKR (Seitei) è promosso ufficialmente dalla Confederazione Italiana Kendo (l'unica riconosciuta dalla IKF e dall'EKF). Una delle principali koryū praticate in Italia è la Hoki Ryu la cui pratica è promossa dall'Istituto Iaido Italia.

mercoledì 3 aprile 2019

Mande Muda il Jeet Kune Do del Pencak Silat




Sino al giorno della sua morte, Penderar Herman Suwanda ha tentato di rendere questa unica derivazione indonesiana parte del paesaggio delle arti marziali occidentali.

Sebbene l'arte marziale indonesiana del Pencak Silat esista già da secoli, nel mondo sono in molti a scoprire solo oggi la sua efficacia. Di primaria importanza nella società odierna così violenta, è l'utilizzo del Pencak Silat contro aggressioni in strada. Un sistema concreto e letale del Pencak Silat
contro aggressioni in strada.
Un sistema concreto e letale del Pencak Silat che si sta ultimamente facendo strada in America è il mande muda, che veniva insegnato da Penderar Herman Suwanda. Questo stile è così efficace che anche il leggendario Dan Inosanto metteva regolarmente in programma le lezioni di Suwanda nella sua accademia, così che questi potesse insegnare qualcosa in più su questa affascinante arte marziale indonesiana.

Uno stile abbondante
Il mande muda combinava originariamente 18 differenti stili di Pencak Silat. Oggi, il sistema attinge da 26 stili Silat. Come nel JKD, il fondatore de sistema Uyun Suwanda (il padre di Herman), studiò molti sistemi Silat e ne raccolse i movimenti e le tecniche migliori e più utili, miscelandole in un sistema formale d'arte marziale/Pencak Silat.
In tale sistema l'esperto di Cimande “caccerà in cerca del braccio”, il che significa che il suo primo obiettivo sarà il braccio dell'avversario nel tentativo di neutralizzarlo.
Un attacco al braccio significa spezzare qualsiasi cosa compresa tra le dita e le spalle.
Lo sviluppo delle braccia richiede anni di pratica nei complessi esercizi a due del Cimande, con applicazioni di un trattamento d'erbe il segreto chiamato Balur, atto a rafforzarle.
Il mande muda si basa su molti stili. Uno dei più importanti è quello Cikalong, che si concentra sull'evitare calci e pugni. Un praticante di Cikalong prova muoversi verso l'esterno del suo avversario, in modo di non doversi preoccupare dell'attacco da parte dell'altra sua mano o piede.
Per praticare tali movimenti, sono necessari molti esercizi a due chiamati “buah”, i quali aiutano a lavorare sulla parte esteriore. Il mande muda utilizza tre delle forme Cikalong per aiutare a sviluppare il lavoro di piedi appropriato.
Le forme prevedono tecniche con il ginocchio, gomito e spalla non comuni. In occasioni speciali tali forme vengono spesso eseguite con della speciale musica Silat. Uno dei sistemi più dinamici del Mande Muda viene dall'Harimau, o sistema della tigre proveniente dalla parte centroccidentale di Somatra. Il movimento del sistema Harimau ricorda quello di una tigre che lotta con le quattro zampe che toccano terra. La teoria dello stile Harimau è di cacciare o spezzare la gamba dell'avversario, è chiamata “Patakhan Tulang”. Altri obiettivi “di caccia” sono altri legamenti od ossa, sebbene le gambe Siano le più vicine una volta terra.

La trappola di Harimau
Un praticante Harimau andrà sempre al tappeto per trascinare il suo avversario con se.
Quindi, attingerà dal suo arsenale di fratture di legamenti, gambe o braccia per neutralizzarlo. Sebbene lo sparring free-style venga favorito, esso viene compiuto solo negli ambienti più controllati, perché le tecniche possono risultare mortali. Secondo Penderak Suwanda, un praticante Harimau venne ucciso a Bandung, Indonesia nel 1988 durante un match free sparring.
Un altro stile associato al Mande Muda è chiamato Syahbandar. La teoria in questo stile prevalentemente manuale è di attaccare un avversario dal centro, cercando prima il suo braccio e poi il suo viso. Molti degli esercizi a due del Syahbandar ricordano quelli del Wing Chun (Pak sao e del Lap Sao), ma i movimenti sono effettuati da un'applicazione di combattimento diversamente dal Chi Sao. Il Mande muda deriva le applicazioni dirette dagli esercizi di combattimento Syahbandar e miscela il movimento nel proprio sistema. Anche lo stile Kari Pencak Silat è stato incorporato nel sistema Mande Muda. Nel sistema Kari, in praticanti utilizzano un singolare sistema di lotta che utilizza una tecnica manuale a forbice. Questo aiuta a reagire con prontezza ed efficacia all'attacco di un nemico.
I praticanti di kari sono famosi per i loro bloccaggi e risposte istantanee. Il sistema madi del pencak Silat si concentra sul balzo sull'avversario, sbilanciandolo e colpendolo con le mani o con i piedi.
Il nucleo di questo sistema risiede nello spingere l'antagonista, facendogli perdere l'equilibrio e colpendolo simultaneamente sottomettendolo. Il mande muda Prende alcune delle sue tecniche dal sistema cipecut.
Esso proviene dal Cikalong Silat e significa in indonesiano “frustata”. I suoi principi possono essere applicati ad ogni arma flessibile. Una delle armi preferite dal Cipecut è il sarong indonesiano.
Questo è normalmente usato come normale indumento, ma il sistema Cipecut lo ha trasformato in uno strumento letale, impiegatolo in soffocamenti, bloccaggi, atterramenti, fratture e tecniche devastanti. Anche un asciugamano, una sciarpa o una cintura possono essere usate nell'esecuzione delle tecniche cipecut, anche se il sarong rimane l'arma preferita.

Tecniche di distorsione
Nel sistema Cipecut, è il praticante applica la teoria del sistema Cikalong per evitare uni o calci e per muoversi verso l'esterno, in modo da non aver a che fare con la mano opposta dell'avversario.
I praticanti Cipecut usano anche la torsione dei polsi, braccia, ossa, e bloccaggi delle gambe del sistema Rikesan Silat per aumentare l'efficacia del loro stile. Per eseguire alla perfezione il sistema Cipecut, il praticante deve lavorare su più di un migliaio di tecniche Sarong sotto l'occhio attento di un istruttore attento. Esse comprendono calci e pugni da ogni angolo e da ogni posizione sino a che non vengono correttamente assimilate e rese parte di se. Non ci sono forme, sets o sparring pre-arrangiati, solo pratica costante di tecniche specifiche.
Un altro sistema chi si trova nel Mande muda è il Timbangan Silat.
Questa parola nella terminologia marziale si riferisce all'equilibrio dell'energia che scorre tra il praticante ed il suo contendente. Il praticante Timbangan ridiziona L'energia del suo avversario causandone la caduta in una maniera simile ai principi dell'aikido.
Distanza e sincronizzazione sono cruciali, sono fattori cruciali per l'efficacia dell'arte.
Per sviluppare la prima, il praticante Timbangan svolge complessi esercizi a due per imparare come interpretare e mutare direzione all'energia dell'avversario.
Quando i praticanti si sentono a loro agio con le proprie tecniche, si impegnano in leggeri sparring sotto la stretta supervisione di un istruttore Timbangan.
Per proteggere il corpo da seri danni interni o esterni che possono capitare durante il combattimento, il Mande Muda incorpora anche lo stile Nampon del Silat.
In esso, esercizi di respirazione profonda sono coordinati con i movimenti del corpo specifici per rinforzare e rinvigorire varie parti del corpo. Un praticante Nampon dotato di buona preparazione può sostenere un violento attacco fisico in qualsiasi parte del proprio corpo.

Allenamento manuale
La preparazione in questo sistema coinvolge 20 tecniche manuali, coordinate con specifici modelli di respirazione. Viene quindi aggiunto il foot-work, per essere sicuri di poter applicare le tecniche di respirazione in movimento. La tensione dinamica e movimenti rilassati del corpo vengono utilizzati durante gli esercizi di respirazione per rafforzare i muscoli specifici normalmente non messi sotto sforzo nei metodi convenzionali. Dopo tre-sei mesi di pratica regolare del Nampon e corpo diventa forte abbastanza per resistere a pesanti e prolungati attacchi fisici. Il Mande Muda attinge anche elementi dal sistema sera, né incorpora sei Jurus (movimenti pre-arrangiati) Per migliorare il movimento di piedi e le tecniche manuali. Durante l'attacco, un praticante Sera usa gli angoli per colpire senza paura di essere colpito a sua volta.
Il Mande Muda Usa gli angoli esatti del Sera per aumentare la propria efficacia. Anche uno degli aspetti più dolorosi del sistema Silat (Rikesan Silat) viene incorporato nello stile Mande Muda.
Tradotto letteralmente come “rottura” in indonesiano, il Rikesan raggruppa tecniche mirate alla rottura delle ossa. Un praticante rikesan aspetta l'attacco, quindi applica una leva articolare che neutralizza l'arto. Tali leve devono essere praticate con attenzione con il partner durante l'allenamento perché possano anche causare danni permanenti. Velocità e forza aumentano quando il livello di abilità sale. Un abile praticante di Rikesan può afferrare qualsiasi parte del corpo dell'avversario e portarlo a terra usando un blocco invalidante. Un altro sistema Silat compreso nel Mande Muda è il Tanjakan. Parola che significa “collina”, a volte si riferisce al Tanjakan come “Montagna Silat”. Siccome il sistema fu sviluppato sulle montagne, l'aspro terreno portò a sviluppare particolari tecniche a terra. Il praticante spesso sbilancia l'avversario calciandolo nello stesso istante. Campi di posizione da alta a bassa rendono il praticante di Tanjakan Un obiettivo più difficile e gli permettono di accrescere la potenza del proprio pugno.
Non esistono forme ho sparring in questo stile, quindi per sviluppare l'applicazione appropriata della tecnica, vengono costantemente eseguiti esercizi a due sotto la guida di un istruttore qualificato. Il Mande Muda comprende anche l'Ulinapas Silat. Questo stile utilizza una serie di esercizi di respirazione che aiutano il praticante a controllare le sue emozioni durante combattimento. Rilassamento e controllo del respiro sono le chiavi di questo sistema. Bisogna prima controllare i propri metodi di respirazione stando sdraiati, quindi seduti ed infine assumendo la posizione eretta.
Esistono molte forme o kata nel Mande Muda. Una di queste, il Paleredan, è alquanto ricco di movimenti e porta l'allievo ad eseguire tecniche avanzate del Silat classico.
La classica posizione “depok”, individuata primariamente nei sistemi Silat, sviluppa l'abilità di un allievo ad attaccare e indietreggiare da seduto.

Padroneggiare la forma
Una volta che la forma composta da 200 movimenti è memorizzata, il praticante padroneggia la forma e la ripete più e più volte. Il numero di volte in cui la forma viene ripetuta viene determinato dal sistema numerico sudanese. Questo avviene per mezzo di una complessa formula, che interessa il giorno, l'ora e l'anno in cui il praticante è nato.
La forma può essere ridotta, ad esempio a 20 passaggi, ho superiore a 100.
La pratica della forma costituisce parte di una cerimonia che include una banda musicale indonesiana. L'Ulan Bade Silat è una forma estrema, basata sul combattimento, nella quale il praticante si dirige direttamente verso l'antagonista, il foot-work e gli angoli specifici qui sono secondari.
Lo scopo principale di questo sistema è di battere l'avversario il più velocemente possibile.
Tecniche fondamentali lineari manuali e di piedi sono eseguite in serie a due chiamata “byalis”.
Il praticante diUlan Bade ha come suo bersaglio primario la gola del suo avversario.
Il Mande Muda fa anche uso di una serie di armi che può variare dal coltello gaelico, che misura circa 40 cm di lunghezza, al bastone rattan, lungo quasi 1 m. Ma questo è un argomento a parte.
L'ultimo sistema del Silat ad essere stato aggiunto al Mande Muda è il Benjang Silat, più comunemente conosciuto come wrestling sudanese.
Il Benjing Silat è un'arte piuttosto violenta, normalmente messa in pratica in ambienti esterni. A causa della durezza delle regole e dell'ambientazione nella quale viene praticata, il praticante di Benjang rischia la vita ogni volta che ingaggia un combattimento.
Soffocamenti, leve articolari, bloccaggi al polso ed atterramenti sono le caratteristiche principali del Benjang. Poiché non esiste “la battitura del tappeto”, risultano piuttosto comuni ossa fratturate e serie ferite. Molte delle tecniche Mande MudaSono così semplici ma efficaci che il Los Angeles Sheriff's Department Special Enforcement Bureau (SWAT) utilizza molte tecniche a mani nude appartenenti allo stile per i suoi corsi avanzati. Come potete vedere, il fondatore di questo sistema Silat ha dedicato molto tempo ed energie per creare una completa disciplina da combattimento. Lo stile contempla tutto: pugni e calci, atterramenti, leve articolari, bloccaggi delle gambe, uso delle armi, combattimento a terra, controllo dei punti di pressione, di respiro e della mente.
Questo sistema possiede tutti gli elementi di un'arte da combattimento dinamica e costantemente in evoluzione, e si è già guadagnato il diritto di essere chiamato il jet kune do del Silat.

martedì 2 aprile 2019

Il ventaglio d'acciaio del choy lee fut


Conosciuto come il dottor Jekill e Mr, Hide delle armi del Kung Fu, il ventaglio d'acciaio del choy lee fut è innocente quanto mortale. I cinesi hanno un motto sulle armi:
Più corte sono, più pericolose sono. Le più ordinarie d'aspetto, le più mortali.
Tale massima è anche perfettamente appropriata per ventaglio d'acciaio. I cinesi spesso trasformano normali utensili di casa come un paio di bacchette, uno sgabello di legno, una ciotola di riso o anche un paio di sandali, in armi mortali.
Il ventaglio è considerato come arma corta, lunga circa 35 cm, d'aspetto decisamente innocente e non molto differente da un normale ventaglio di carta, tranne che le stecche sono costruite d'acciaio inossidabile invece che di bambù, e che la carta è sostituita da seta indurita.
Quando è chiuso, nessuno può sospettare che sia un'arma. Anche se lo aprite e lo usate per rinfrescarvi, appare alquanto comune inoffensivo. Ad ogni modo, nelle mani di un esperto l'apparentemente innocuo ventaglio può rivelarsi un'arma letale. Uno di tali esperti fu il monaco Jou Yud del Tempio Shao lin. Egli visse durante la dinastia Qing (1644-1911) ed innalzò l'arte del ventaglio d'acciaio a nuove vette.
La sua eredità venne trasmessa a Chang Heung, il fondatore del choy lee fut, attraverso il monaco Choy Fok. Anche il nipote di Heung, Chun Yu-Chi, adottò il ventaglio come sua arma comune preferita. Lo si vedeva spesso con esso mentre insegnava Kung Fu e quando andava a Yum-Cha con i suoi allievi. Il nipote di Chan, il nostro maestro Cheng Yong-Fa, ricevette l'arte in eredità dalla sua famiglia.

L'amico del bel tempo
Il ventaglio d'acciaio è un'arma molto maneggevole perché è facile da portare con sé e poco voluminosa. Quando la temperatura sale, lo potete usare per rinfrescarvi e mandare via le mosche. Quando siete in pericolo, il ventaglio d'acciaio diventa un'efficace arma per l'autodifesa.
Siccome le stecche sono fatte d'acciaio, lo potete utilizzare per bloccare e deviare armi molto più grosse, avvolgendolo intorno all'avambraccio e trasformandolo così nella “mano del ponte di ferro”.
Lo potete usare per il chinna (corpo a corpo) e per il Dim Mak (tecniche di punti di pressione). Quando è ripiegato, il ventaglio può essere usato come un piccolo pugnale per sferrare profonde stilettate, quando è aperto, assomiglia molto ad un coltello a serramanico per tagliare o penetrare le carni del vostro avversario.
Combinandolo con i movimenti del vostro corpo e con il foot-work, potete trasformare i piccolo ventaglio in una lunga arma lanciandovi sul vostro avversario mentre lo state aprendo.
Questo trasforma un normale utensile in un'arma pericolosa con una semplice torsione del polso.
Potete anche aprire il ventaglio usandolo come diversivo. L'azione è alquanto rumorosa diminuirà l'attenzione del vostro opponente mentre fate partire un calcio ho un pugno da una direzione diversa. Il ventaglio aperto può funzionare da sega con la punta delle stecche così aperte in semi-cerchio.
Oppure potete usare la superficie delle stecche aperte a guisa di uno schiaffo con il dorso della mano sul viso del vostro nemico. Quando è ripiegato, lo si può anche lanciare come un coltello Bowie da una certa distanza.
È un'arma “segreta” e versatile, favorita dai praticanti marziali/accademici gentiluomini cinesi.

Dentro il ventaglio
Il ventaglio d'acciaio choy lee fut può presentare 18, 24 o 36 stecche. A volte la loro punta ha un rinforzo in cuoio per aumentarne l'efficacia.
Le due stecche esterne sono spesso accuminate per renderle simili alla lama di una spada per tagliare affettare.
Spesso sul tessuto indurito viene dipinto un accattivante scenario con calligrafia cinese, per mascherarne la letalità. Possiede una personalità doppia alla Jekill e Hyde, caratteristica dell'armamento “Kei Mun” (ingegnoso ed inusuale). Siccome necessità un alto livello di conoscenza del Kung Fu per poterlo usare, è classificato come un'arma di terzo livello nel sistema choy lee fut.
Il ventaglio è considerato un'arma “interna”, perché usa il “morbido” per sconfiggere il “duro” e il corto per avere la meglio sul lungo.
Per lo studente di choy lee fut, esistono tre forme del ventaglio d'acciaio da conoscere alla perfezione. Sono chiamate Seu seou sin (il ventaglio che spezza le mani), Gum loong sin (il ventaglio del dragone d'oro), e il Fei loong sin (il dragone volante).
Nel Seu seou sin, il ventaglio è usato principalmente come arma dura, nel Gum loong sin è un'arma morbida e flessibile. Nel Fei loong sin viene usato per il Dim Mak.

Addestramento con l'uomo di legno
Ad un livello di preparazione superiore, il ventaglio d'acciaio è usato con un uomo di legno di forma umana per migliorare le tecniche per colpire i punti di agopressione.
L'uomo di legno e costruito in modo che quando il punto di agopressione corretto viene colpito, esso emette un suono distinto. Lo scopo è quello di colpire più punti con la maggior accuratezza possibile nel tempo più breve. L'allievo deve colpire i punti con forza e precisione per far sì che si senta il rumore.
Il nostro maestro diceva spesso: “è facile colpire i punti, ma è difficile localizzarli”. Per eseguire il Dim Mak, l'allievo deve studiare i grafici dei meridiani, conoscere la loro posizione a memoria e comprendere il danno che ognuno di essi causa.
L'area di superficie di un punto di agopressione è molto ridotta (2-3 mm al massimo), quindi la precisione è fondamentale, specialmente quando si prova a colpire un bersaglio che si muove velocemente. Il trucco è quello di sferrare una tecnica con ging (forza di penetrazione), mantenendo al contempo velocità e precisione. Nel manuale choy lee fut si afferma che quando si usa il ventaglio: “La mente deve accoppiarsi al cuore, il cuore con la forza, la forza con il qi, il qi con il ventaglio, il ventaglio con gli occhi, e l'abilità con la destrezza”.

lunedì 1 aprile 2019

Natura, una scuola


L'antica memoria dell'uomo parla di una remota età dove si viveva in perfetto contatto con la natura vicini alla divinità

In quell'era non esisteva la morte, né malattia, odio, delitti e incomprensioni.
Questa era l'epoca che poi verrà ricordata come paradiso terrestre, età dell'oro, pace dell'uomo perfetto. Poi, qualcosa venne a spezzare questa idilliaca situazione e il mondo precipitò in una condizione di conflitto e miseria, dove ancora si trova.
Leggende altrettanto antiche narrano dei vari motivi che causarono questa rottura dell'armonia
innata e incorrotta. Tutti parlano dt un'azione umana dettata dall'orgoglio e dall'egoismo, celata sotto il falso motivo della ricerca della conoscenza.
Diversi testi attribuiscono all'invenzione del linguaggio la causa di questa disarmonia catastrofica.
Sostituendo le parole a uno stato di comunicazione diretta e istintiva, l'uomo causava non solo la sua esclusione dal resto della natura, non solo creava un abisso comunicativo tra i suoi stessi simili, dato che ogni linguaggio aveva, e ha, forti variazioni dettate dalla singola personalità, ma anche dissacrava e diminuiva il potere delle cose, attribuendo a esse un nome che, raffigurandole in un soggetto espresso, assicurava magicamente il potere sopra di esse. Possiamo definire il linguaggio la "prima tecnologia egoistica"? La tecnologia, da quella prima generazione, è aumentata e cresciuta a dismisura. Oggi siamo dipendenti dalla tecnologia, condizionati e regolati da essa, con il risultato che assicurarsi il suo possesso appare come un vero innalzamento della propria capacità individuale. Ma se pensiamo alla tecnologia per quello che è per noi, si rivela solo una scorciatoia che ci permette di fare un'azione in un modo veloce e apparentemente perfetto, ma in realtà carente. Non diciamo forse "fatto a macchina" per indicare una cosa in fondo dozzinale, poco accurata, senz'anima e senza quelle doti che costituiscono il risultato dell'opera precisa di un bravo artigiano o di un artista? La nostra "fuga in avanti" tecnologica ha cancellato, sotto i possenti colpi dell'industrializzazione, delle catene di montaggio e del benessere, moltissime conoscenze. Conoscenze che la nostra cultura aveva accumulato pazientemente nei suoi millenni di storia.
E adesso che ci siamo accorti, almeno alcuni, di quanto è stato perso e di quanto stiamo ancora per perdere, ci muoviamo con amarezza e passione per cercare di salvare, per recuperare questo patrimonio e riconquistare i tempi rotondi e remoti di vita, associati alle conoscenze perdute. Così è nelle arti marziali, travolte dal progresso tecnologico, dall'affermazione delle armi che uccidevano sempre più lontano, dall'imborghesimento della società. La logica borghese è solidamente protesa verso le logiche commerciali del profitto e del guadagno, logiche che ostacolano e aborriscono i sentimenti eroici, il comportamento improduttivo, l'esistenza dell'eroe e del poeta.
Le arti marziali sono state quasi uccise dallo sport agonistico, che corrompe l'aspirazione umana al confronto cavalleresco, trasformandolo in un gioco mascherato dove il fine, dopo tutto, è ancora una forma di profitto, di resa egoistica, di perdita dell'immagine di se stessi. Perso, per noi questo patrimonio in occidente, ci siamo rivolti all'oriente. L'Oriente misterioso ed esotico, uscito solo da poco, e non del tutto, dal Medio Evo, e in alcuni casi ancora non contagiato completamente dal morbo del progresso tecnologico.
Oriente ancora saturo di quella filosofia che permette di giudicare le cose per quello che sono e il progresso tecnologico per quello che è, un giocattolo lucente, ma vuoto. Oriente che ci da materiale per trovare un'ancora, per interpretare i segni rimasti del nostro antico patrimonio e ricomporlo con pazienza, Nelle arti marziali con una storia e un cuore, una via da seguire, noi possiamo trovare ancora molte delle cose che l'uomo primigenio, l'uomo dorato, ha lasciato di se stesso in eredità. Questo rapporto diretto e vero che, entrando negli esercizi e nelle forme, ci riporta di nuovo in diretta comunicazione, senza l'affanno deviante della parola, con il mondo, la natura, noi stessi, gli altri, nella ruota in moto perenne delle energie in movimento.
Sono le arti marziali create da uomini che nel vortice sanguinoso e caotico del combattimento trovarono la verità della vita e della quiete e, arrivati fino al cuore della violenza, scoprirono in quel luogo oscuro che l'estremo di un'energia desta e genera il suo opposto luminoso, crescente, potente. Ora, una scuola di arti marziali, classica o d'ispirazione classica, vive questa nascosta realtà e cela in se stessa le intuizioni del proprio fondatore. Chi si avvicina a un'arte marziale spesso non ha idee chiare o, avendole, rincorre all'inizio fini secondari e svianti, come possono essere la vittoria in una gara, il grado e la cintura nera, la forma fisica, l'invincibilità, l'esotismo.
Poi, per chi scava sotto la superfìcie, si trovano sensazioni che colpiscono l'ignaro principiante che non se le aspetta, celato sotto la maschera l'aspetto profondo e terribile. Caso o intuizione guidano gli adepti verso le discipline che più loro si confanno, più vicine al loro carattere e pensiero.
Questo caso e quest'intuizione mi hanno portato lungo le strade della arti marziali, sotto il cui già affascinante aspetto esterno c'è quanto cercavo. Il ricordo del linguaggio remoto della prima alba, la possibilità di sentirsi ancora uniti all'ambiente che ci circonda.
Molte arti marziali, come il tai chi chuan, il pa kua, l'i chuan, stili di ju jutsu e altre forme di combattimento, cercano il coinvolgimento globale del corpo nell'azione, unificando i tre aspetti che noi occidentali tendiamo a separare: corpo, mente, spirito.
Altre metodiche si avvalgono del movimento detto "onda-choc", all'inizio prevalentemente fisico, poi sempre più globale. Questo movimento scioglie e rende consapevoli le nostre catene muscolari, nel loro insieme di sostanza, impulsi e intenzione. Risuona una vibrazione, infine, che è armonica con quelle della natura e mette in comunicazione sfera personale e sfera universale.
Il rapporto con la natura è un punto importante, che si sviluppa in vari modi; oltre che col movimento ondulatorio, attraverso il raggiungimento della maestria nella pratica di un'arte marziale.
Tale cammino non è un punto comune, è piuttosto patrimonio delle discipline di contenuto tradizionale. Non è un sentimento new age o un'esaltazione passeggera, E' quel tipo di rapporto di cui parlava Morihei Ueshiba nei suoi discorsi. La sensazione della comunione delle, cose in un unico, un continuo vuoto-pieno, materia-energia, dove tutto in maniera alchemica si trasforma l'uno nell'altro in un ciclo senza sosta.
E' vero che l'esperienza delle arti marziali è un qualcosa di personale,
Ognuno si trova coinvolto in un ballo, all'inizio caotico, dove si cerca pian piano di dipanare i movimenti fino a descrivere un disegno ordinato e armonico. Per qualcuno, entrato col ritmo della danza fino al cuore del disegno, l'esperienza è di tale portata che non è più possibile continuare normalmente la vita precedente; occorre goderne, viverla e, per dividerla con altri, cercare di insegnarla. Spesso, in film o fotografie, si vede raffigurata l'immagine dell'anziano maestro o del
forte atleta in una fase di meditazione o in una di pratica, in ambedue i casi svolta davanti a uno scenario naturale. A volte l'aspetto di tale immagine è fortemente retorico, ma veritiero.
Se un dojo è un posto irrinunciabile, l'espressione del "luogo", della radicazione dello spinto e della consacrazione della pratica, al luogo chiuso è bene avere un'alternativa, uno o più luoghi naturali, tranquilli per posizione, ricchi di energie, dove rifugiarsi ogni tanto.
La pratica delle arti marziali cambia l'adepto.
Almeno, ciò succede se quest'ultimo ha la pazienza di perdurare nell'attività oltre le difficoltà iniziali, non accontentandosi delle glorie esteriori dei successi sportivi o dei gradi vissuti come gratificazione personale.
Qualcosa di diverso comincia a formarsi nel profondo del proprio abisso, fisico e non fisico.
Spesso, all'inizio è un malessere, dove la sensazione è l'inadeguatezza, superata temporaneamente da apparenti nuove conquiste d'abilità.
La stessa sensazione, poi, è ricorrente a cicli serrati o radi. Ci si ferma a guardare anche cose d'apparente infima importanza, o estranee al modo di vivere corrente. Il ritmo della vita è diverso, vano il tentativo degli altri: cercare di riportare chi è cambiato in termini per loro normali, modaioli, consumistici.
Così la pratica scopre la sfera esterna, l'uomo sente e si rivolge a guardare l'energia nelle sue forme e manifestazioni. L'esercizio stesso non è più un'azione per vincere, non è più un movimento, ma una ricerca continua e costante delle correnti e delle sfere, delle strade dove camminano, si oppongono e interagiscono yin e yang.
Chi lavora con me, lo stesso luogo, non sono più entità fisiche tridimensionali, corpi solidi compatti, ma un insieme di nastri di forze, con movimenti e scorrimenti. Si cerca di seguire, arrotondare e far adattare il movimento, con impalpabile dolcezza, ai propri intenti, oppure di tagliare con incisioni imperiose, laddove si vede già il germe dello sfilacciamento.
Queste sono cose che, prima o poi, si vogliono condividere. L'allievo ha compiuto un cammino, prima istruttore di modelli, ora maestro.
E' un'elezione o una predisposizione? Il maestro guarda le persone, le spinge a diventare istruttori, se ne hanno l'indole, per diffondere la pratica educativa e il patrimonio di cultura e conoscenza. Alcuni hanno qualcosa in più, entrano maggiormente nella pratica, diventano "viventi", persone in cui la disciplina, è in tutte le loro azioni. Sono, saranno, i maestri, guide e riferimento per tutti.
Qual è il rapporto tra maestro e allievo? Spesso, oggi, il confine tra l'uno e l'altro è molto sottile; ragazzi che intraprendono l'insegnamento dopo pochi anni, o addirittura dopo un corso di qualche fine settimana. Poi si fanno chiamare "maestri".
Non è il conoscere le teorie pedagogiche che fa l'insegnante, ma piuttosto l'apprendistato presso un vero maestro, che lo forgia attraverso l'imitazione imposta, comunica la sua vita, lo martella per formare e temprare. Il maestro è custode della disciplina.
Nella sua opera di testimone e trasmettitore, da una parte cerca di venire incontro all'allievo, dall'altra severamente s'impegna che le regole della scuola e il suo modello tecnico rimangano inviolati.
Non è facile insegnare, in generale, ed è diffìcile in modo particolare insegnare una cosa come le arti marziali.
Il maestro deve decidere se l'allievo è affidabile, quanto può insegnargli, deve capire quanto l'allievo può apprendere e quale sia la miglior maniera per farglielo imparare.
La gradualità dell'insegnamento, quando spingere e quando rallentare, i momenti .migliori per chiedere di più e quelli per accontentarsi.
Non sa, il maestro, se i suoi semi germoglieranno.
A volte sarà avaro d'acqua, a volte generoso di terra. Nessuno è uguale, e lui stesso cambia, nel tempo. E' difficile, però, che l'allievo oggi possa capire qual è il cammino e l'atteggiamento che gli è richiesto. All'interno di una scuola, quali devono essere i rapporti tra gli allievi perché, come gruppo, possano imparare meglio e assorbire con maggiore facilità gli insegnamenti?
In realtà, oggi, chi inizia è molto diverso rispetto a una volta. Nei tempi storici gli allievi di una scuola formavano un corpo, un clan, una famiglia trasversale con legami speciali. Allora, la vita di uno studente di arti marziali era vicina a quella di un monaco o di un soldato, quando non lo erano.
Si era un clan, in ogni caso. Oggi, nell'era delle palestre, con i corsi d'insegnamento spesso inseriti all'interno di strutture commerciali, chi fa le arti marziali ha spesso un'idea delle stesse pari a quella che avrebbe se andasse a fare tennis, fitness o a comprare un chilo di patate al supermercato.
Identifica direttamente la sua attività con un consumo. Al pari, i compagni del corso sono identificati come possibili amici, con cui svolgere attività di svago, venendo a mancare alcun tipo di concezione come unità di battaglia.
Tocca al maestro avere pazienza, distribuendo il suo cibo, guardando con attenzione se un seme germoglia. Ma è sbagliato pensare solo alla venuta di un nuovo predestinato.
La scuola vuole dare, a tutti, salute, capacità migliorate, senso del rispetto, l'amore per lo studio rigoroso. La scuola...

domenica 31 marzo 2019

Sciabola: velocissima e rapida


Correlazioni tra la sciabola giapponese e quella russa nell'uso dell'estrazione rapida

Lo iaijutsu, la cui versione moderna è lo laido, è l'arte giapponese di estrarre la spada in modo rapido.
Una storia sulle origini dello iaijutsu racconta che un giovane samurai sognava di vendicarsi per l'omicidio di suo padre. Ma l'assassino era uno spadaccino provetto: nella sfida aperta, senza dubbio, avrebbe ucciso il giovane. Allora il ragazzo cominciò ad allenarsi per imparare a portare un colpo di sciabola già nel momento di sguainare. La vendetta ebbe così successo.
Secondo alcuni, lo iaijutsu rappresenta la quintessenza del kenjutsu (l'arte giapponese della spada), simbolizzando non solo la tecnica di una sola sciabolata mortale, ma anche una profonda preparazione psicologica che sviluppa capacità di concentrazione.
Questa capacità è importante per tutti gli atleti, qualsiasi tipo di sport essi pratichino. Non soltanto per i praticanti di arti marziali, ma anche per i velocisti, i pesisti, i nuotatori, eccetera.
Tutta la sfida si concentra in un solo movimento decisivo e micidiale: nel momento stesso in cui la lama esce dal fodero si dirige verso il bersaglio, con un risparmio di secondi decisivo. L'azione di sguainare deve essere impercettibile e nascosta, per non far indovinare l'intenzione all'avversario. E anche velocissima, rapida come un lampo, in modo tale che il nemico non riesca a reagire
in nessun modo, a deviare, parare o evitare il colpo. Sembra decisamente un'arte marziale perfetta.
Ma lo iaijutsu è proprio un elemento della cultura giapponese dei samurai?
Per rispondere a questa domanda risaliamo un poco indietro nella storia.
Nell'Europa antica e medievale esistevano parecchie scuole di scherma, tra le altre, la scuola spagnola, quella francese e quella italiana.
Con il progresso sociale l'arma bianca si modernizzava.
Così entrarono in auge "figli" della spada come sciabola, striscia, daga, rapier, fioretto, poteri, eccetera.
Striscia e fioretto sono spade leggere e strette e pure la sciabola europea è una spada leggera, spesso piegata e curvata. Il palash — così in Europa orientale chiamavano la lama alleggerita, dritta, a un filo con controfilo (detta spada da lato) — si è ambientato bene tra i polacchi, i rumeni, gli ungheresi. L'Europa occidentale era più famosa per la striscia, il rapier e il fioretto.
In Russia era preferita la sciabola a lama piegata, curvata a volte a forma di ruoto.
Essa dimostrò il suo vantaggio sul palash e sul fioretto nei combattimenti del XVIII e del XIX secolo. Non è un caso che nel periodo della Prima guerra mondiale le forze armate di tutti i paesi belligeranti erano dotati di sciabole e solo raramente di spade, palash o daghe. Un tipo dì sciabola usata dai russi si chiamava shashka (definita anche "sciabola dei cosacchi"), che tradotto dalle lingue caucasiche significa "lungo coltello piegato".
Rispetto alla sciabola classica, la shashka è simile, ma di provenienza diversa: la sciabola viene dall'Oriente, dall'Asia, mentre la shashka ha origine nel Caucaso, dopo che il condottiero russo Ermolov lo liberò dagli oppressori turchi e persiani nella prima metà del XIX secolo.
Non è però escluso che i cosacchi russi conoscessero quest'arma molto prima, trovandosi a contatto diretto con i popoli caucasici già dal XV secolo.
Risulta peraltro che i cavalleggeri russi padroneggiavano perfettamente la tecnica estrazione e colpo simultanei tipica dello iaijutsu giapponese: ussari russi e cosacchi la chiamavano "sciabolata anticipata", oppure "colpo-lampo". Questa tecnica è descritta anche nella letteratura classica russa e sovietica (Duello, di Kuprin, Onore di ufficiale, di Negentzev, Placido Don, di M. Sholokhov). Alcuni sono sicuri che i russi hanno assimilato questo uso della sciabola dai samurai dopo la guerra russo-giapponese (1904-5), una teoria che però è da escludere per due ragioni:
I ) bisogna considerare che a quei tempi lo iaijutsu in Giappone era tenuto segreto all'interno dei vari clan.
E' improbabile che qualcuno dei giapponesi svelasse i propri segreti marziali, tanto meno agli avversari in guerra
2) I cosacchi padroneggiavano la sciabolata anticipata ancora prima dell'instaurazione dei contatti con il Giappone. Autori europei e orientali hanno visto la maestria dei cosacchi tra il XVI e il XIX secolo e l'hanno descritta nelle loro note di viaggio e memone.
L'analisi dei documenti storici, di antichi manoscritti conservati negli archivi, permette di concludere che la sciabolata imprevista russa era indipendente dallo iaijutsu giapponese, facendo sorgere l'ipotesi che le stesse modalità esistessero pure in Europa.
Del resto la storia all'inizio dell'articolo potrebbe essere ambientata in qualsiasi Paese: dai vichinghi ai montanari scozzesi, dagli arabi ai popoli caucasici, nell'antica Russia o in Sicilia e anche in Spagna, dove esisteva un preciso codice d'onore tra i nobili, descritto pure nella letteratura classica (Cìd di Cornei). Ovviamente questo tipo di tecniche poteva ben essere inserito nell'addestramento di spie e sicari: i cosacchi usavano spesso questa furbizia e la storia è piena di tali eventi. Quando la Russia occidentale era occupata dai Polacchi e quella meridionale dagli Ottomani, questi invasori compivano dei veri e propri genocidi. Mandando il proprio inviato a trattare con i polacchi o i turchi, i cosacchi sceglievano un maestro spadaccino; poiché il capo con cui andava a parlare era circondato da una scorta con le armi pronte, egli aveva una sola possibilità.
Facendo fìnta di accettare tutte le condizioni della parte avversaria, dimostrando di essere d'accordo con le imposizioni e fingendo di adulare il nemico con lusinghe, il virtuoso di sciabola abbassava la loro soglia di attenzione. Fingeva anche di essere stanchissimo, malato oppure ubriaco.
Nel corso dell'accoglienza, delle trattative o anche del banchetto che le accompagnava, il sicario assumeva una posizione sfavorevole e persino stupida, una posizione da cui si pensava che nessuno avrebbe attaccato. Invece egli si era allenato per giorni e mesi ad attuare il suo movimento mortale proprio da quella posizione. E in un momento breve e invisibile, con una sciabolata rapida come un lampo... la testa del generale avversario cadeva a terra. Le persone circostanti a volte non riuscivano nemmeno a capire che cosa era successo. Certo, capitava che dopo un attimo anche l'eroe cadesse a terra massacrato, oppure venisse infilzato sulle picche e le alabarde. Ma in molti casi l'assassino riusciva anche a salvarsi, poiché a causa della sua azione le guardie e tutto il seguito perdevano la testa per uno o due secondi, e ciò bastava a un professionista per fuggire, magari, correndo, scappava fuori con un urlo selvaggio: "Aiuto, aiuto! Guardie! Il sultano (o generale) è stato ucciso!", E così la spia si dileguava nella confusione e nel caos.
L'omicidio del condottiero aveva un enorme effetto psicologico: l'esercito si disuniva e da questo momento era condannato, perché, di solito, le truppe senza capo sono destinate alla sconfitta.
Ma la storia ci racconta anche di occasioni in cui questo assioma non funzionò: il 25 agosto del 1758, presso Zomdorf, il re tedesco Federico veniva sconfitto con le sue truppe numerose dall'esiguo esercito russo... senza condottiero.
Furono comunque moltissimi e famosi i condottieri e i tiranni turchi e polacchi che trovarono così la loro morte. La protagonista fu spesso la shashka, la sinuosrtà della cui lama permette di estrarre i circa 30 centimetri e di portare il colpo senza usare molta forza.
L'impugnatura della shashka è di vari tipi, ma con un tratto in comune: non c'è l'elsa a coprire la mano, ma un pomo d'impugnatura fatto a forma di testa di sparviero, con il becco adunco. L'elsa era stata tolta perché nell'atto di colpire la lama si inclinava dalla stessa parte della garda e quindi la protezione della mano era insufficiente. Ma — ancora più importante —, perché l'elsa non permetteva di sfoderare rapidamente per colpire. Invece il pomo dell'impugnatura, con il suo
aspetto di becco di falcone, favoriva tale movimento. Per attuare il "colpo-lampo" con la-shashka basta fare un movimento corto (ricordatevi della sinuosità), agganciando con il mignolo "la testa d'aquila" (bene appesantita per bilanciare l'arma). La presa vera e propria si può completare durante il processo del colpire, stringendo tutte le dita. Inoltre lo spadaccino poteva anche cambiare la traiettoria del movimento già nella preparazione del colpo, con il vantaggio di qualche frazione di secondo che aveva owiamente un'importanza decisiva e fatale.
Tutto ciò è scritto nel regolamento di servizio effettivo militare dei cosacchi, parte 4 ("Volteggiamento acrobatico"), del 1899. Ci sono anche due maniere di portare la shashka: caucasico e asiatico - girata con il dorso opposto al taglio giù e con la lama affilata su. Il modo asiatico consente un ulteriore risparmio di una frazione di secondo: quando si porta la mano a sinistra per impugnare la sciabola, non serve girarla per attuare la presa; basta fare un movimento "falciato" del braccio sopra il manico. I maestri mancini sono stati riconosciuti i più efficaci: con un movimento brusco della mano sinistra essi fendevano la loro vittima in due parti più rapidamente di un battito di ciglia. I mancini usavano la presa inversa e agganciavano il "becco d'aquila" con l'indice.
Ci furono pure due italiani che padroneggiavano perfettamente questo fendente anticipato: Giuseppe Lorano e Gennaro Guardascione.
Giuseppe Lorano era nel servizio segreto dello zar russo e visse molti anni in Russia, mentre Guardascione era un militare italiano con molti contatti con cosacchi e ussari russi, dai quali potrebbe aver imparato questo metodo. Ma perché, se questo metodo ha le sue radici anche in altri Paesi, è conosciuto solo come elemento giapponese?
Perché i russi, gli europei e gli altri popoli non la consideravano altro che una tecnica astuta, solo un modo di anticipare l'avversario prima che riuscisse a reagire. Invece i giapponesi hanno aggiunto come base fondamentale l'idea di una mobilitazione dello spirito e della volontà, sviluppando il passo subitaneo dallo stato passivo, rilassato, all'azione attiva, dallo yin allo yang e dando quindi un contenuto spirituale. E' evidente che ogni elaborazione ha perfezionato la raffinatezza e si è accompagnata con la dottrina religiosa e fìlosofica E arrivando ai nostri giorni, iaido e kendo (la via giapponese della spada) sono ancora elevati a discipline di perfezionamento psico-fisico e culturale.