domenica 26 luglio 2015

Wenshengquan

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Il wenshengquan (文圣拳, il pugno delle scritture sacre/ del saggio/ di Confucio) è uno stile di arti marziali cinesi che viene classificato come Changquan e come Neijia. Questo è uno stile poco praticato dello Shandong che trarrebbe origine dal vecchio Hongquan (Laohongquan老红拳), di cui Liu Fengtian (刘奉天), durante l'epoca alla fine della dinastia Ming, avrebbe ricavato la quintessenza, unendovi anche un lavoro culturale (Wengong), che è anche una caratteristica tipica del Meihuaquan. Lo stile è stato chiamato in svariati modi: Wubujia (五步架, struttura dei 5 passi); Dujiaquan (杜家拳, pugilato della famiglia Du); Shenquan (神拳, pugilato spirituale); Changshouquan (长寿拳, Pugilato della lunga vita).

La Storia
L'organico degli allenamenti militari che hanno generato la versione moderna (fine Ming) del Wenshengquan sono fra i più antichi e tradizionali cinesi. Lo stile dei Cinque-Passi è comparso nella dinastia Jin poi durante la dinastia Song è stato conosciuto anche con il nome di stile della Tigre-Nera e con questo nome è stato molto popolare sia al nord che al sud della Cina.
Durante la metà della dinastia Ming, Liu Fentian (奉天), anche detto Liu Zuochen (刘佐臣), alchimista e erudito discepolo dell'eunuco Wei Ziyi (魏子) capo della setta Hongyang, diventò il Capo Supremo della setta Bagua (八卦教) che aveva come caratteristica il rapportare tutti gli aspetti religiosi e sociali alla teoria dello Yi jing (Libro dei Mutamenti). Liu Fentian creò in seguito la Wuhundaoshouyuan (五荤道收元教) una setta devota allo studio dei classici taoisti, confuciani e delle sacre scritture buddiste. Con lo scoppiare delle rivolte contro l'impero Qing, Liu Fentian e i suoi discepoli vennero a far parte della setta del Loto Bianco. Il suo leader Wang Lun (王伦) aveva una grandissima ammirazione per le doti straordinarie di Liu Fentian dovute alla sua pratica alchemica e ne rispettava anche le capacità organizzative. In questo momento storico molte scuole si unirono, provenendo sia dalla tradizione buddista che da quella taoista, per l'esigenza di contrastare e preservare culturalmente i Qing. Così si formarono numerosi metodi tendenti all'accorpare pratiche provenienti dal sapere tradizionale folcloristico e i dai testi classici cinesi. L'intento delle Sette Segrete quindi in quel periodo non era solo quello di rovesciare il governo Qing mancese e ripristinare l'originaria monarchia cinese ma anche salvagiardare il corpus delle sapienze propriamente cinesi. Alcuni membri delle Sette erano esperte guardie del corpo, soldati scelti con un addestramento professionale, come ad esempio Gao Yunlong (郜云龙) che era discepolo della setta di Liu Fentian ma anche istruttore al combattimento e a sua volta capo della setta Ligua. Gao Yunlong era esperto di Taizuchang quan e Laohong quan (discendente di Zhao Kuangyin). Insieme al suo maestro Liu Fentian combinarono le tecniche di respirazione taoista con la pratica marziale creando un sistema chiamato Wenshenggong.
Il termine ‘'Gong'’ (), che da solo significa ‘'merito'’ o ''abilità'', è associato alle qualità acquisite dopo uno sforzo/lavoro, qualcosa che con un dato ''lavoro'' ha dato un risultato finale. Quindi Wensheng-gong significherebbe: il lavoro sul Wensheng: Wensignifica letteratura o cultura e Shengsacro o santo, quindi il nome può essere tradotto sinteticamente come il Metodo della Saggezza.
Confucio e Mencio, i due grandi filosofi cinesi, sono entrambi originari dello Shandong per cui il nome Wensheng potrebbe anche essere stato dato in loro onore. Il nome dello stile fu cambiato molte volte da Du jiaquan (il pugilato della famiglia Du) o Wubujia (pugilato dei cinque passi), ma anche Changshou Quan (pugilato della lunga vita). Lo stile fu praticato nelle province dello Hebei, Henan, Zhili, Shanxi e Shandong. Ci sono anche documenti che riportano durante la dinastia Qing un candidato agli esami imperiali sia militari che civili, Yang Shihai (杨士海) di Guanxian (冠县), che praticava Wenshengquan (in alcuni testi si trova Yang Sihai, 杨四海, ma sotto questo nome e della stessa contea, c'è anche un maestro di Meihuaquan del lignaggio di Yang Bing). In quest'epoca c'erano molti praticanti istruiti da Du Hongxin (杜洪信 o杜宏信), nelle zone di Jiaxiangxian (嘉祥县), Wenshangxian (汶上县), Yunchengxian (郓城县), Guanxian (冠县), ecc. Un allievo di Du Hongxin, tale Hou Xianzhang (侯宪章), portò dei significativi cambiamenti ai Taolu, aggiungendo movimenti diversi; la forma Toutangjia (头趟架), prende anche il nome di Wubujia (五步架). Altri importanti praticanti durante la dinastia Qing furono: Gao Huang (高皇), Gao Jianbang (高建邦) e Song Chuangpin (宋传平).
Song Chuangpin ereditò lo stile marziale dal nonno Song Longkang, che era allievo di Du Wangxin a sua volta allievo di Yang Shihai, figlio di una discendente diretta di Gao Yunlong. Song Chuangpin insegnò lo stile al figlio Song Ruyi e insieme mantennero intatta la tradizione chiamandola col nome di Wenshengquan. Song Chuangpin fece una vita umile lavorando i campi e allenandosi tutti i giorni lontano dalle tentazioni della vita moderna. Fu un assiduo promotore della pratica marziale come metodo per la salute del corpo e della mente e disprezzava le inutili superstizioni prive di fondamento. Visse una vita pacifica e serena fino a 104 anni. A 98 venne onorato con il Leone D'Oro e sempre quell'anno partecipò in piena salute al Campionato Nazionale di Wushu del 1986. Il Maestro Song Chuangpin, esempio della longevità a cui porta la pratica del Wenshengquan, lo rese famoso anche con il nome di ''stile della lunga vita''.
Song Quanping 宋传平 (1892-1996) nell'area di Jining (Shandong) chiamava lo stile con il nome Wenshengquan. Insieme a suo figlio Song Ruyi (1916-1991) lo stile venne trasmesso a Wang Anlin. Il maestro Wang Anlin (terza generazione) ha vinto innumerevoli premi, gare e riconoscimenti nazionali e internazionali. Da sempre promotore del Wenshengquan nel mondo è Standing Director of The Chinese Wushu Association, Counselor of the Column of Chinese Wushu of Shandong TV Station, e Secretary General of Jining Wushu Association in Shandong. Ha vinto 5 volte "International Wushu Championship" ed è stato riconosciuto dal Governo cinese in quella sede con il titolo di Maestro tradizionale internazionale. Ora vive e insegna a Boston (USA) e tiene seminari e workshop in tutto il mondo. Il contributo del maestro Wanganlin al Wenshengquan è immenso.
Il maestro Wang Anlin è da sempre il maggiore promotore del Wenshengquan nel mondo in Italia la scuola del M.Wang è rappresentata dal maestro Mattia Baldi allievo diretto del M.Zhaobaozhu suo discepolo.

Tushou Taolu, forme a mano nuda
  • Cinque posture statiche chiamate Tou Shang Jia (Zhuangbu 桩步).
  • Jibengong (lavoro delle basi): Lavoro su postura e forza. Set per le camminate, spostamenti e coordinazione. Lavoro Waigong e Neigong.
  • La prima forma (lenta) chiamata Toutang Mujia (头趟架) ha due sequenze da 32 posizioni quindi un totale di 64.
  • Una serie di esercizi che vede l'approfondimento della prima forma Toutang Mujia, spostamenti e dinamiche specifiche.
  • Una serie di esercizi (8 posizioni) Neigong di livello avanzato Wubu Yangsheng Neigong Xin Fa.
  • Seconda forma (veloce) chiamata Ertangjia (二趟架) che comprende: 3 routine per il pugno, 3 routine per i palmi, 3 routine per i gomiti e 3 routine per le gambe.
  • Una serie di esercizi che vede parti della forma Ertangjia connessi fra loro a comporre una forma da 42 posizioni.
  • Metodi di ‘'spingere le mani'’ chiamati Kamo Shou (pulire/lisciare le mani) dove è presente anche il lavoro sul Qinna (leve articolari).
  • Combattimento di 200 movimenti Sanshou (combattimento a sequenze prestabilite) a due Ertang tuo da (二趟脱打); Liuhe daqiang dui zha (六合大枪对扎).
  • Forme con armi: Lancia Wensheng liuhe daqiang, Sciabola Jiulu meihua dadao, Spada dritta Wensheng jian. Wensheng liuhe daqiang (文圣六合大枪); Jiulu meihua dadao (九路梅花大刀); Wensheng jian (文圣剑);


Tecnica del Wenshengquan
Lo stile Wenshengquan ha mantenuto intatto il suo curriculum (dalla fine dell'Ottocento) essendo pervenuto al maestro Wang Anlin direttamente dalla fonte (prima generazione) GM Song Quanping. Le caratteristiche peculiari dello stile sono molteplici, ha nei suoi fondamentali (Jibengong) una forte base di Neigong (lavoro interno sul respiro) e sulle posizioni statiche Zhuangbu. Il lavoro esterno viene insegnato quasi in parallelo a quello interno (Waigong, lavoro esterno) e comprende sequenze di ginnastica articolare e muscolare.
La prima forma Toutang Mujia è una serie di movimenti di ginnastica preparatoria al movimento marziale, sono eseguiti lentamente con una forte concentrazione nel movimento del Qi (respiro). La seconda forma Ertangjia introduce il vero movimento marziale dello stile Wenshengquan: ha 6 sequenze veloci caratterizzate da balzi continui e pone l'enfasi nel movimento aerobico. Dopo lo studio della prima e seconda forma, si introducono i 4 esercizi di ''spingere le mani'' chiamati Kamo-shou, in coppia a due. Contemporaneamente si insegna il combattimento a due prestabilito Ertang Tuoda. Le forme con le armi chiudono il programma dello stile, Wensheng liuhe daqiang (文圣六合大枪); Jiulu meihua dadao (九路梅花大刀); Wensheng jian (文圣剑);. Durante tutto lo studio si implementano le qualità corporee del praticante con esercizi di Neigong e Waigong di vario genere provenienti da più tradizioni diverse durante la dinastia Ming e integrati nell'organico del Wenshengquan.
La scuola del maestro Wang Anlin insegna anche una forma di combattimento/auto-difesa a mano nuda (Quanfa) basato sulle meccaniche e le qualità del Wenshengquan. Questo allenamento moderno tende a rendere efficaci le tecniche apprese precedentemente in un panorama di difesa stradale contemporanea.
La scuola del maestro Mattia Baldi include nel programma anche la scherma di spada e lancia e lo studio dell'arco tradizionale cinese. Le armi vengono studiate sia a vuoto, in esercizi a solo che in modalità di competizione sportiva.



sabato 25 luglio 2015

Monte Lu

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Monte Lú (廬山, 庐山, anche Lúshān o Monte Lushan) è una montagna della Repubblica Popolare Cinese situata nell'omonimo distretto, a sud della città Jiǔjiāng (九江) nella provincia di Jiangxi (江西, Jiāngxī), vicina al Lago Poyang (鄱阳湖, Póyáng Hú).
La vetta più alta della montagna è il Picco di Dàhànyáng (大汉阳峰, a 1.500 metri sul livello del mare), il Monte Lú è tuttavia cosparso di innumerevoli vette che sfumano tra le nuvole, luogo di paesaggi incantati (山水, shān shuǐ, lett. montagne e acque) dipinti nel corso dei secoli dai pittori tradizionali. Il suo nome, Lú, lo si deve, secondo il letterato Lí Dàoyuán (酈道元, 466-527) ad un eremita di nome Lu Shu che vi avrebbe vissuto durante la dinastia Zhou (1122-256 a.C.). La divinità a cui era legata la montagna (山神 shān shēn) viveva invece, secondo le leggende, nel vicino Lago Poyang ed era in grado, sempre per Lí Dàoyuán, di dividere i venti e di aiutare i marinai che navigavano sul lago. Ciononostante sul Monte Lu vivevano anche numerosi demoni il principale dei quali era Huángfù (黃父, Padre giallo) causa di epidemie. Secondo le Libro degli Han posteriori (后汉书, pinyin: Hòuhànshū, 25-220), un monaco daoista, Luan Ba, che possedeva i poteri per dominare i demoni, punì gli stregoni e distrusse i luoghi "superstiziosi", da quel momento più nessuna epidemia si diffuse nei dintorni del monte. Secondo il Gāosēng zhuàn (高僧傳, Cronache di monaci eminenti, T.D. n.2059, composto sotto la dinastia Liang: 502-57, vedi Shǐchuánbù) ci narra che, durante il regno di Húandì (桓帝, conosciuto anche come 劉志, Liúzhì, regno: 146-67), Ān Shìgāo (安世高, vissuto nel II sec.), monaco buddhista di origine persiana, risiedette sul Monte Lú dove scoprì il vero volto della divinità della montagna che corrispondeva a quella di un pitone (cin. mǎng), frutto della rinascita di un monaco buddhista schiavo della sua collera.
Alle pendici Nordoccidentali della montagna fu eretto, nel 384 da Huìyuan (慧遠, 334-416), il monastero buddhista di Dōnglín (東林) che ospitò, tra gli altri, a partire dal 397 il monaco traduttore Dàoshēng (道生, 355 – 434) che vi morì nel 434. Nel 410, il monaco indiano Buddhabhadra (359-429) invitato in Cina da Fǎxiǎn (法賢, 340-418) ma allontanato da Chang'an dal gruppo di discepoli di Kumārajīva (344-413), fu ospitato a Dōnglín, dove restò fino al 413 e dove tradusse un testo sul dhyāna (cin. 禪那 chánnà) opera del suo maestro Buddhasena. Il Monte Lú fu luogo di eremitaggio di numerosi monaci daoisti e, soprattutto, buddhisti. Nei templi buddhisti eretti su questa montagna soggiornarono numerosi maestri di varie scuole buddhiste cinesi. Tra questi vanno ricordati, oltre Huìyuan anche i patriarchi Tiāntái Zhìyǐ (智顗, 538-597), Guàndǐng (灌頂, 561-632) e il maestro della stessa scuola Zhìkǎi (智鎧, 533-610). Qui avvenne l'incontro tra il quarto patriarca del Buddhismo Chán, Dàoxìn (道信, 580 - 651; già discepolo di Zhìkǎi) e il terzo patriarca Chán Sēngcàn (僧璨, ?-606).
Il Parco nazionale di Lúshān è un Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.


venerdì 24 luglio 2015

Guàndǐng

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«Mente, Buddha, esseri senzienti sono, parimenti, [la Via di mezzo]. Poiché tutti gli aggregati e le forme di sensibilità sono la realtà così come è, non c'è alcuna sofferenza da cui liberarsi. Poiché la nescienza e le afflizioni sono identiche al corpo illuminato, non c'è alcuna origine della sofferenza da sradicare. Poiché i due punti di vista estremi sono il Mezzo e le visioni erronee sono la Verità, non c'è alcun percorso da praticare. Poiché il samsara è identico al nirvana, non c'è alcuna estinzione [della sofferenza] da realizzare. Non essendoci né sofferenza né origine della sofferenza, nulla vi è di mondano; non essendoci né sentiero né estinzione, nulla vi è di sopramondano. C'è una sola, pura Realtà; non c'è nessuna entità al di fuori di essa. La tranquillità della natura ultima di tutte le entità è detta "calma"; il suo perenne splendore è detta "consapevolezza".»
(Guàndǐng, 灌頂, Yuándùn Zhǐguān 圓頓止觀)


Guàndǐng Zhāngān Dàshī (灌頂 章安 大師, Wade-Giles: Kuan-ting Chang'an. In giapponese: Kanjō o Shōan; Zhāng'ān, 561 – Kuaiji, 632) è stato un monaco buddhista cinese, Patriarca della scuola Tiāntái.

La vita e le opere
Guàndǐng fu il quinto patriarca della scuola buddhista cinese Tiāntái (天台宗), secondo il lignaggio tradizionale di questa scuola, e fu il principale discepolo di Zhìyǐ (智顗 538-597), quest'ultimo quarto patriarca e fondatore dell'omonimo monastero sui Monti Tiāntái.
Nacque nel 561 a Zhāng'ān (章安, provincia dello Zhèjiāng), per questa ragione il suo titolo onorifico post-mortem fu Zhāngān Dàshī (章安大師) ma la sua famiglia, di nome Wú () era originaria di Yíxīng (宜興, provincia dello Jiāngsū).
Il suo nome da bambino era Fēifán (非凡). Perse il padre quando era molto piccolo e fu allevato dalla madre divenuta vedova. A sei anni entrò in un monastero della città natale e fu educato dall'abate Huizeng, mostrando particolare interesse per la letteratura tradizionale. A vent'anni ebbe l'ordinazione monastica completa secondo le regole del vinaya.
Morto Huizeng, nel 584, a ventitré anni si recò sui monti Tiāntái dove Zhìyǐ aveva fondato, nel 575, l'omonimo monastero, divenendone il principale discepolo. Rimase con Zhìyǐ fino alla morte del maestro, avvenuta nel 597.
Nel 585 accompagnò il maestro, convocato dall'imperatore Hòu Zhǔ (後主, conosciuto anche come Chén Shúbǎo, 陳叔寶, ultimo imperatore della dinastia Chen, regno: 582-89), a Nanchino (Nanjing).
A Nanchino, Guàndǐng assistette a tutte le lezioni sul Sutra del Loto tenute da Zhìyǐ che raccolse nel Miàofǎliánhuājīng wénjù (妙法蓮華經文句, anche Fǎhuā wénjù, Parole del Sutra del Loto, giapp. Myōhōrengekyō mongu, T.D. 1718).
Nel 588 Nanchino fu attaccata dalle armate settentrionali della neonata dinastia Sui (già dinastia Zhou del Nord) e Zhìyǐ e Guàndǐng si diressero prima sul Monte Lu (廬山 Lú shān) poi al tempio di Nányuè (南岳, meglio conosciuto come Tempio del Monte Heng, 南岳大庙, attualmente nello Henan) dove era risieduto, fino alla morte, il maestro di Zhìyǐ, Huìsī (慧思, 515-577).
Dopo il rovesciamento della dinastia Chen, maestro e discepolo si recarono nella regione dello (nello Hubei) dove Zhìyǐ fondò il tempio Yuquan (玉泉寺) sull'omonimo monte e dove tenne altre lezioni sul Sutra del Loto raccolte, sempre da Guàndǐng, nel Miàofǎ liánhuā jīngxuán yì (妙法蓮華經玄義, anche Fǎhuā xuányì , Il profondo significato del Sutra del Loto della Legge meravigliosa, giapp. Myōhō renge kyōgen gi, T.D. 1716, 33.618-815).
L'anno successivo, nel 594, Zhìyǐ espose gli insegnamenti raccolti nella la sua terza opera maggiore, il Móhē Zhǐguān (摩訶止觀, Grande trattato di calma e discernimento, giapp. Maka Shikan, T.D. 1911)[1]., da Guàndǐng, il quale aggiunse l'introduzione che contiene una sua opera importante, lo Yuándùn Zhǐguān (圓頓止觀 Perfetta e immediata meditazione di calma-e-discernimento, giapp. Endon Shikan).
Nel 597, dopo la morte del maestro a cui assistette fino agli ultimi istanti raccogliendone gli ultimi insegnamenti nel Guānxīn lùn (觀心論, Vedere la mente, giapp. Kanjin ron, T.D. 1920, 46.584-587). Guàndǐng gli succedette come abate del monastero e patriarca della scuola.
La dinastia Sui fu molto favorevole alla scuola Tiāntái, il primo imperatore di questa dinastia, Wén (, conosciuto anche come Yáng Jiān, 揚堅, regno: 581-604), insignì lo stesso Zhìyǐ del titolo di Zhìzhě dàshī (智者大師, Maestro Sapiente), così anche il suo successore, Yáng (, conosciuto anche come Yáng Guǎng, 楊廣, regno: 604-17), continuò a sostenere i monaci del monte Tiāntái costruendo nuovi templi e offrendo continue donazioni. Lo stesso Yáng convocò Guàndǐng più volte a corte, a Chang'an, prima ancora di divenire imperatore. Così le cronache biografiche su Guàndǐng sostengono che egli ricoprì l'incarico di cappellano imperiale per tre estati, dal 602 al 605, quando rientrò al monastero Tiāntái. Fu convocato nuovamente a corte nel 611 poco prima di una spedizione militare cinese contro la Corea.
Gli ultimi anni della sua vita Guàndǐng li trascorse nel monastero Tiāntái dove raccolse numerosi discepoli e dove completò due commentari sul Mahāyāna Mahāparinirvāna-sūtra (Grande sutra mahayana della totale estinzione, cin. 大般泥洹經 Dà bān níhuán jīng, giapp. Dainehankyō, conservato nel Nièpánbù): il Daniepanjingxuanyi (大般涅槃經玄義), e il Daniepanjingshu, che unitamente ai commentari di Zhìyǐ sul Sutra del Loto, consentirono alla scuola Tiāntái di detenere commentari completi sui sutra buddhisti considerati i più importanti nel Buddhismo cinese.
Dopo il crollo della dinastia Sui, avvenuta di fatto proprio con l'assassinio nel 618, a Jang Du, dell'imperatore Yáng (a cui seguirono due successivi imperatori della dinastia Sui durati pochi mesi) e con l'inizio della dinastia Tang, cessarono i favori imperiali per la scuola Tiāntái.
Da quel momento non abbiamo più notizie su Guàndǐng se non che visse in uno stato di estrema indigenza, continuando a lavorare sui suoi commentari, ne produsso in totale otto suddivisi in quarantanove fascicoli, e ad insegnare ai suoi discepoli. Questo fino alla sua morte avvenuta nel monastero della città di Kuaiji (provincia di Zhejiang), nel 632.
Successore di Guàndǐng nel lignaggio Tiāntái sarà Zhìwēi (智威?-680).


giovedì 23 luglio 2015

Mu (buddhismo Zen)

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Mu è la pronuncia giapponese del carattere cinese tradizionale: . In mandarino standard, questo carattere viene trascritto (cinese semplificato: ). In coreano viene riportato con e pronunciato mu. In vietnamita vô. Questo carattere cinese, , è, in ambito buddhista, la resa in questa lingua di alcuni termini sanscriti buddhisti come asat (non essere), abhāva (non possedere) o anche vigata (privo di). Ed è usato come opposto di (cin. yǒu, giapp. yū o u, cor. yu, viet. hữu) che rende il termine sanscrito di bhava (essere, esistenza).

Il Mu nel buddhismo Zen
Nel buddhismo Zen mu è un termine che può essere tradotto approssimativamente come "nessuno" o "senza". Sebbene nella lingua giapponese si utilizzi tipicamente come prefisso per implicare l'assenza di qualcosa (ad es., 無線 musen per "senza filo"), tale termine è conosciuto per essere la risposta ad un famoso Kōan (公案) di origine cinese e quindi appartenente alla tradizione del buddhismo Chán.
La pratica del kōan consiste in un tema affidato dal maestro zen al discepolo cui chiede la soluzione. Uno dei più conosciuti kōan è proprio quello del maestro Zhàozhōu Cóngshěn (趙州從諗, giapp. Jōshū Jūshin, 778-897):
«Una volta un monaco chiese al maestro Zhàozhōu: 'Un cane possiede la natura di Buddha?'.
Zhàozhōu rispose: ' Wú! '»
(1° gōng'àn del Wúmén guān (無門關))
La risposta wú (giapp. mu), che non rappresenta comunque la negazione della natura del Buddha nel cane, è l'elemento principale del kōan, ed è l'oggetto di meditazione, denominato 話頭 (cin. huàtóu, giapp. watō), che impegnerà il discepolo zen in ogni sua attività quotidiana. Durante un colloquio con il maestro, solitamente quotidiano e denominato 獨參 (cin. dúsān, giapp. dokusan), l'allievo zen offre la sua risposta al kōan (nel caso dell'esempio cosa significasse la risposta wú pronunciata dal maestro Zhàozhōu) che testimonierà la sua o meno realizzazione della "visione dell'essenza" o "comprensione della realtà" denominata 見性 (cin jiànxìng, giapp. kenshō).
Alcuni maestri buddhisti cinesi, nonché quelli appartenenti alla scuola buddhista giapponese Tendai avevano affermato l'universalità della natura di Buddha: quindi anche gli alberi o i cani la possedevano. Rispondere "no" a questa domanda avrebbe significato negare la loro saggezza, mentre dire "sì" sarebbe sembrato seguire acriticamente e pedissequamente i loro insegnamenti. La risposta di Zhàozhōu è stata quindi interpretata come né negare né affermare, né non negare, né non affermare. In altre parole, le risposte 'sì' e 'no' risultano al contempo sia giuste che sbagliate.

Curiosità: Mu e l'informatica
Nel suo romanzo del 1974 Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, Robert M. Pirsig tradusse mu come "niente", affermando che significava "non fare la domanda". Portò l'esempio del circuito di un computer che, utilizzando il sistema numerico binario, utilizza in realtà mu per rappresentare lo stato di alta impedenza:
«Per esempio, si dice continuamente che i circuiti di un computer mostrano solo due stati, un voltaggio per "one" ed un voltaggio per "zero". Questo è stupido!
Qualunque tecnico di elettronica dei computer sa che le cose stanno diversamente. Provate a trovare un voltaggio che rappresenti uno o zero quando manca la corrente! I circuiti sono in uno stato mu.»
Secondo il Jargon File, una raccolta di gergo e cultura degli hacker, mu è considerato dai Discordiani la risposta corretta alla classica fallacia logica della domanda capziosa: "Non hai ancora smesso di picchiare tua moglie?". Supponendo che non abbiate moglie o che non abbiate mai picchiato vostra moglie, la risposta "sì" è sbagliata perché implica eravate soliti picchiare vostra moglie e poi avete smesso, ma "no" è ancora peggio, perché suggerisce che avete una moglie e la state ancora picchiando. Di conseguenza, vari Discordiani proponevano mu come la risposta corretta, che secondo quanto da loro asserito avrebbe significato: "La vostra domanda non può avere risposta perché dipende da assunzioni errate".
La parola mu compare con grande evidenza nel libro del 1979 di Douglas Hofstadter, Gödel, Escher, Bach: Un'Eterna Ghirlanda Brillante, dove è usata in modo fantasioso nel contesto di discussioni di logica simbolica, in particolare nei teoremi di incompletezza di Gödel.


mercoledì 22 luglio 2015

Kōan

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«Se intraprendete lo studio di un kōan e vi ci dedicate senza interrompervi, scompariranno i vostri pensieri e svaniranno i bisogni dell'io. Un abisso privo di fondo vi si aprirà davanti e nessun appiglio sarà a portata della vostra mano e su nessun appoggio si potrà posare il vostro piede. La morte vi è di fronte mentre il vostro cuore è incendiato. Allora, improvvisamente sarete una sola cosa con il kōan e il corpo-mente si separerà. ... Ciò è vedere la propria natura.»
(Hakuin, Orategama 遠羅天釜)
Kōan è la pronuncia giapponese dei caratteri cinesi 公案 (pinyin gōng'àn, Wade-Giles kung-an; in coreano 공안 gong-an o kong'an, in vietnamita công án). Il Kōan è un termine proprio del Buddhismo Zen e, nei suoi corrispettivi linguistici, della scuola cinese da cui è derivato, il Buddhismo Chán, e delle rispettive scuole coreane (dette Seon o Sŏn soprattutto nella scuola Jogye jong) e vietnamite (dette Thiền) anch'esse derivate dal Buddhismo Chán. Questo termine indica lo strumento di una pratica meditativa, denominata 看話禪 (cin. kànhuà chán, giapp. kanna zen) propria di queste scuole, consistente in una affermazione paradossale o in un racconto usato per aiutare la meditazione e quindi "risvegliare" una profonda consapevolezza. Di solito narra l'incontro tra un maestro e il suo discepolo nel quale viene rivelata la natura ultima della realtà.

Origine del termine e storia della pratica del kōan nel Buddhismo cinese
Il significato originario del termine in lingua cinese è "avviso pubblico" o "ordinanza di legge" emesso da un ufficio del Governo imperiale cinese. In senso generale acquisisce il significato di esempio che vuole essere di guida per la vita.
L'utilizzo della pratica del kōan appare in modo sporadico nel IX secolo in Cina. Il primo ad utilizzare detta pratica sembrerebbe essere stato Huìyóng (慧顒, 860-930), maestro buddhista di scuola Chán di terza generazione nel lignaggio di Línjì (臨濟, ?-867). Con il diffondersi di questa pratica, nei monasteri chán si iniziarono a raccogliere i kōan all'interno di opere sistematiche, il cui primo esempio sembrerebbe essere stato il Boze Songgu di Xuědòu Chóngxiǎn (雪竇重顯, 980-1052), raccolta che un secolo dopo fu ampliata e sistemata da Yuánwù Kèqín ( 圓悟克勤, 1063-1135) acquisendo quindi il titolo di Bìyán lù (碧巖錄, Raccolta della Roccia blu).
Altro importante sostenitore della meditazione sui kōan e vero e proprio fondatore del kànhuà chán fu il discepolo di Yuánwù Kèqín, Dàhuì Zōnggǎo (大慧宗杲, giapp. Daie Shūkō, 1089-1163) il quale, tuttavia, preoccupato dell'involuzione intellettualistica di questa pratica giunse a distruggere tutte le copie del Bìyán lù.

Modalità del kōan
La pratica del kōan consiste in un tema affidato dal maestro zen al discepolo cui chiede la soluzione. Uno dei più conosciuti kōan è quello del maestro Zhàozhōu Cóngshěn (趙州從諗, giapp. Jōshū Jūshin, 778-897):
«Una volta un monaco chiese al maestro Zhàozhōu: 'Un cane possiede la natura di Buddha?'.
Zhàozhōu rispose: ' Wú! (No!)'»
(1° gōng'àn del Wúmén guān (無門關))
La risposta wú (giapp. mu), che non rappresenta comunque la negazione della natura del Buddha nel cane, è l'elemento principale del kōan, ed è l'oggetto di meditazione, denominato 話頭 (cin. huàtóu, giapp. watō), che impegnerà il discepolo zen in ogni sua attività quotidiana. Durante un colloquio con il maestro, solitamente quotidiano e denominato 獨參 (cin. dúsān, giapp. dokusan), l'allievo zen offre la sua risposta al kōan (nel caso dell'esempio cosa significasse la risposta wú pronunciata dal maestro Zhàozhōu) che testimonierà la sua o meno realizzazione della "visione dell'essenza" o "comprensione della realtà" denominata 見性 (cin jiànxìng, giapp. kenshō).
Oggi le uniche scuole buddhiste che utilizzano questa tecnica meditativa sono le scuole giapponesi Zen Rinzai e Sambō Kyōdan, quella coreana Sŏn (nella quale viene spesso praticato un singolo kōan per tutta la vita) e quella vietnamita Thiên.

Raccolte di kōan
Esistono tre importanti raccolte di kōan tutte di origine cinese:
  • il Wúmén guān (無門關, giapp. Mumon kan, Il passo di frontiera di Wúmén, raccolta di quarantotto gōng'àn, T.D. 2005.48.292c-299c) composto in 1 fascicolo dal monaco cinese Wúmén Huìkāi (無門慧開, 1183-1260) nel 1228;
  • il Bìyán lù (碧巖錄, giapp. Hekigan roku, Raccolta della Roccia blu, una raccolta di cento gōng'àn, T.D. 2003.48.139a-292a) sistemato nel 1125 da Yuánwù Kèqín ( 圓悟克勤, 1063-1135);
  • il Cóngróng lù (從容録, giapp. Shōyōroku, conosciuto come il Libro della serenità) opera del monaco Hóngzhì Zhèngjué (宏智正覺, 1091-1157).
Il kōan nella scuola buddhista giapponese Zen
Nel Buddhismo Zen l'uso dei kōan è tenuto in massima considerazione presso la scuola dello Zen Rinzai, rifacendosi in particolar modo, per questo ambito, agli insegnamenti del maestro Hakuin Ekaku (白隠慧鶴, 1686-1769).
L'uso del kōan fu proprio anche della scuola Zen Sōtō e, ad esempio, il maestro di questa scuola Keizan Jōkin (瑩山紹瑾, 1268-1325) e i suoi successori, ne fecero ampio uso. Peraltro il suo utilizzo non fu né promosso né sconsigliato dal fondatore della scuola Sōtō, Dōgen (道元, 1200-1253). Fu solo a partire dal XVIII secolo che tale scuola abbandonò questo metodo ponendo l'accento sulla meditazione in posizione seduta (zazen) nella modalità detta shikantaza (只管打坐).

Le cinque classificazioni dei kōan nello Zen Rinzai
A partire da Hakuin la scuola giapponese Zen Rinzai promosse una classificazione progressiva di studio dei kōan suddivisa in cinque livelli:
  1. Hossin-kōan (法身, o kōan del dharma-kaya), atti a realizzare l'unità di tutto il reale;
  2. Kikan-kōan (機關, o kōan a proposito), atti a realizzare le differenziazioni nell'unicità;
  3. Gonsen-kōan (言詮, o kōan di chiarimento), atti a realizzare la comprensione profonda delle parole dell'insegnamento per superarle;
  4. Nantō-kōan (難透 o kōan difficile soluzione), atti ad integrare una intuizione profonda all'interno di ogni singola attività quotidiana;
  5. Go-i kōan (五位, kōan dei cinque livelli) fondati sui cinque livelli di illuminazione proposti dal monaco cinese Dòngshān Liángjiè (洞山良价, giapp. Tōzan Ryōkai, 807-869).