sabato 27 luglio 2019

Filosofia karate Okinawa


Okinawa ha una ricca tradizione aneddotica e ai maestri di karate piace raccontare la storia del povero pescatore, le cui reliquie si trovano oggi in un villaggio a sud di Naha.
Questo poveretto aveva chiesto dei soldi in prestito ad un samurai, nel periodo dell’occupazione giapponese. Quando arrivò il giorno di pagare il debito, il pescatore non aveva nulla da dare e il samurai infuriato, sguainò la sua spada affilata. Mentre stava per colpirlo, il pover’uomo gridò: “prima di uccidermi, lasciami dire che ho appena iniziato lo studio dell’arte della mano nuda, e la prima cosa che mi hanno insegnato è stata: non colpire quando sei pieno di rabbia”.
Il samurai rimase così sorpreso da questa frase, che lasciò andare il pescatore.
Era notte quando arrivò a casa e, prima d’entrare, vide una striscia di luce filtrare da sotto la porta della sua camera da letto. In punta di piedi si avvicinò alla stanza e fece capolino dalla porta, da lì vide la moglie nel letto e accanto a lei, con suo orrore, scorse un’altro samurai.
Sguainata la spada, stava preparandosi ad attaccare l’intruso, quando si ricordò di ciò che gli aveva detto il pescatore: “non attaccare quando sei infuriato”. S’allontanò dalla stanza e quindi annunciò ad alta voce il suo ritorno.
Sua moglie gli venne allora incontro per salutarlo, seguita dalla madre di lui, vestita con abiti maschili. Spiegò che si era vestita da uomo per spaventare gli eventuali intrusi.
L’anno seguente, il pescatore tornò dal samurai per restituirgli il denaro che gli doveva.
“Tieniti i soldi,” disse il samurai “sono io ad essere in debito con te, e non viceversa.”
La disciplina acquisita con un allenamento costante porta il karateka ad uno stato di calma imperturbabile.

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