L'hachiwari (鉢割
"spacca calotta"),
noto anche come kabutowari (兜割
"spacca elmi"),
era una sorta di stiletto a sezione triangolare e a lama smussata
usato in Giappone nel periodo feudale.
Lungo circa 30-35cm (anche se alcune
versioni più lunghe raggiungevano i 45cm), era incurvato ed
presentava un uncino sul dorso, vicino alla base dell'impugnatura. In
certi casi la fattura dell'hachiwari era così simile a quella di un
tantō da essere considerato un vero e proprio coltello, piuttosto
che un randello a lama smussata.
Uso
Riguardo al suo utilizzo, si ritiene
fosse del tutto simile a quello del jitte: portato al fianco
come fosse un pugnale, in combattimento veniva solitamente usato
insieme alla spada, impugnata nella mano destra, tenendolo nella mano
sinistra con lo scopo di parare i colpi dell'arma avversaria e
tentare, se possibile, di spezzarne la lama con l'uncino. In
alternativa poteva essere usato per sfondare l'elmo o, come appare
più probabile, per penetrare di punta negli interstizi dell'armatura
dell'avversario.
Sembrano infatti più leggenda che altro i racconti di samurai che siano riusciti a rompere il kabuto di una O-yoroi con un hachiwari: il kabuto era costituito da numerose lamine di metallo, per lo più ferro, ribattute e inchiodate, che avrebbero richiesto un'enorme pressione per essere spaccate. D'altro canto, sembrerebbe probabile riuscire a deformare l'elmo o a staccarne un pezzo agganciandolo con l'uncino e facendo leva.
Sembrano infatti più leggenda che altro i racconti di samurai che siano riusciti a rompere il kabuto di una O-yoroi con un hachiwari: il kabuto era costituito da numerose lamine di metallo, per lo più ferro, ribattute e inchiodate, che avrebbero richiesto un'enorme pressione per essere spaccate. D'altro canto, sembrerebbe probabile riuscire a deformare l'elmo o a staccarne un pezzo agganciandolo con l'uncino e facendo leva.
Armi simili erano conosciute anche in
Europa, dove erano chiamate daghe mano sinistra o
rompispade. Tuttavia, anche se la funzione e il modo di usarle
erano in pratica gli stessi, la loro forma era molto diversa da
quella dell'hachiwari: esse erano grossi coltelli a doppio filo in
cui una o anche tutte e due le lame erano "a pettine" così
che, parando la lama avversaria, era possibile bloccarla tra i denti
e, mediante una torsione, tentare di disarmare l'avversario o
addirittura di spezzarne l'arma.
Sembra che Munisai Shinmen, padre di
Musashi Miyamoto,
fosse un maestro nell'uso del kabutowari al punto di ricevere i
complimenti dello shôgun Ashikaga per la sua abilità.
L'hachiwari oggi
Al giorno d'oggi non si conoscono
discipline di arti marziali specifiche per l'uso dell'hachiwari,
tuttavia alcune scuole di Bujinkan ne prevedono l'insegnamento come
estensione del jittejutsu. Per questo, è ancora possibile trovare
hachiwari in alcuni piccoli negozi di armi giapponesi.
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