lunedì 25 febbraio 2019

Tetsubo

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Il Tetsubo è un'antica arma da botta giapponese.

Descrizione e uso nella storia
Il tetsubo è un'arma solitamente di legno molto simile a una Mazza da baseball, con l'eccezione che nella parte finale della mazza sono incastonate punte di metallo che possono essere di ferro, di rame o, per gli uomini più ricchi, argento e addirittura oro. La forma del manico è cilindrica ed è uguale per quasi tutti i tetsubo, ma la testa può variare per forma (a forma di parallelepipedo o clindrica) o per numero di punte presenti nella testa. Paragonata ad una mazza da baseball, un tetsubo pesa all'incirca 5 volte tanto ed è 1/3 più lungo. Nell'antico Giappone l'uso di queste armi nei guerrieri era comune. Impiegare un tetsubo in combattimento richiedeva notevole prestanza fisica ed abilità, giacché il peso dell'arma poteva facilmente sbilanciare il guerriero qualora il colpo non andasse a segno.
Molti testi antichi fanno riferimento a quest'arma. Nella mitologia giapponese spesso quest'arma veniva associata a personaggi malvagi come gli Oni(brutali demoni della mitologia giapponese). Infatti in Giappone si suol dire "dare un tetsubo ad un oni" per indicare l'assegnazione di un vantaggio a qualcuno che già di partenza è forte.





domenica 24 febbraio 2019

Tonfa

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Il tonfa è un'arma tradizionale delle arti marziali, specialmente cinesi e giapponesi. È composto da un'impugnatura (tsuka), lunga 12 cm, e da un corpo (yoka), di lunghezza variabile dai 50 ai 60 cm circa.

Cenni storici
Alcune fonti cinesi fanno derivare questa arma da una spada ad uncino che fece la sua comparsa durante l'epoca della dinastia Qin e quella della dinastia Han. Per il dottor Yang Jwing-Ming essa non è altro che l'evoluzione di una stampella.
Per la tradizione del Kobudo, come avviene per la maggior parte delle armi che utilizza, il tonfa era in origine uno strumento agricolo, la manovella per azionare la macina del mulino, che i contadini impararono ad utilizzare per combattere dopo il decreto che proibiva il possesso di armi. Questo poteva essere facilmente estratto dalla macina e utilizzato per difendersi dai colpi, impugnandolo con la parte lunga del corpo (yoka) a protezione dell'avambraccio. I colpi erano portati con la parte corta del corpo (in affondo), con la parte terminale opposta (yoko nage) o imprimendo una rotazione all'arma con un movimento secco del polso.

Caratteristiche
La misura ottimale varia da persona a persona ma in generale, una volta impugnato, deve sporgere all'incirca di 3 cm dal gomito.
Il tonfa è da ritenersi un'arma a tutti gli effetti in quanto, se utilizzato senza l'adeguato addestramento e l'utilizzo di tecniche ad hoc, può inferire gravissime lesioni, quali traumi o ossa fratturate.
Grazie alla sua versatilità il tonfa è oggi entrato a far parte della dotazione di alcune forze di polizia: Italia, Stati Uniti d'America, Canada, Germania e Svizzera.

Nel mondo
Cina
Quest'arma è molto diffusa tra quelle utilizzate nelle arti marziali cinesi, con il nome di Kuai (scritto o , che significa gruccia, stampella o bastone da passeggio - e che nella lingua di Okinawa si pronuncia tongfa).
Il Kuai può essere usato doppio, singolarmente oppure in coppia con un'altra arma come la sciabola (dandao) e la sua lunghezza può variare da 0,7 a 1,3 metri. Può assumere diversi aspetti, nonostante le tecniche applicative rimangano pressoché le stesse.
Questi i nomi a seconda della forma dell'arma (che spesso contengono il termine zi ("logogramma" o, più comunemente, "carattere cinese") perché assumono una forma che viene esemplificata tramite un ideogramma): erzi kuai(二字拐, gruccia dell'ideogramma 2 er); shizi kuai (十字拐, gruccia forma di ideogramma 10 shi, perciò a forma di croce); dingzi kuai (丁字拐, gruccia a forma di pittogramma ding o a forma di T); buzi kuai ( 卜字拐, gruccia a forma di ideogramma Bu); dao qiang kuai (刀枪拐, gruccia sciabola-lancia); Sun Bin kuai (孙膑拐, grucce di Sun Bin, sono usate in coppia); ecc.


sabato 23 febbraio 2019

Izanami

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Izanami (in lingua giapponese: イザナミ; "Colei che invita") è una divinità dello shintoismo.
È sorella e compagna del dio Izanagi ("Colui che invita").
Nella mitologia giapponese è la dea creatrice, madre delle isole del Giappone.
Nel Kojiki ("Memorie degli eventi antichi"), si narra che il primo gesto di Izanagi ed Izanami fu quello di far sorgere le terre dall'oceano e mescolarle con una lancia chiamata Ame-Nu-Hoko. Con il fango che si ammassò colando dalla lancia ebbe origine la prima isola: Onogoro-Shima ("l'isola che si formò da sola"). In seguito gli dei crearono altre otto grandi isole che divennero la terra di Yamato, il Giappone.
Le due divinità abbandonarono il Regno del Cielo e stabilirono la loro nuova dimora sulla Terra. Dalla loro unione nacquero 35 esseri sacri, tra cui il dio del mare O-Wata-Tsu-Mi, il dio delle montagne O-Yama-Tsu-Mi, il dio degli alberi Kuku-No-Chi e il dio del vento Shina-Tsu-Hiko. La nascita dell'ultimo dio, quello del fuoco, costò la vita ad Izanami che finì nello Yomo-Tsu-Kuni o Yomi (il paese dei morti).
La dea si nutrì con il cibo infernale e si trasformò in un demone. Izanagi scese al paese dei morti con l'intento di riportare la sua compagna sulla Terra e ne vide l'aspetto terrificante. La dea, sentendosi ricoperta di vergogna, si adirò con lo sposo e lo inseguì decisa ad ucciderlo.
Izanagi riuscì a fuggire e sbarrò le porte dello Yomo-Tsu-Kuni con un enorme masso.
Izanami adirata gli gridò che avrebbe preso la vita di 1000 umani per ogni giorno di lontananza. Allora Izanagi, furente, le rispose che lui avrebbe dato la vita a 1500 umani per ogni giorno. Fu così che la morte entrò nel mondo.



venerdì 22 febbraio 2019

Cao Ren

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Cao Ren (168 – 223) è stato un militare cinese che fu generale sotto il signore della guerra Cao Cao, suo cugino, durante la tarda era della Dinastia Han e dei Tre Regni della Cina.
Ebbe un ruolo significativo nelle guerre civili che portarono alla dissoluzione della Dinastia Han ed all'inizio del regno Wei.
Cao Ren eccelse nelle arti marziali, nel tiro con l'arco e nell'equitazione. Nella battaglia di Chi Bi difese Jing dall'attacco del regno di Shu. Grazie all'astuzia del suo ufficiale Man Chong riuscì a respingere l'esercito Shu guidato da Guan Yu a Fanchen. Difese fino alla morte il castello Fan e Fanchen, e quando Cao Pi ottenne il potere insignì Cao Ren del ruolo di Signore Gran Maresciallo.

giovedì 21 febbraio 2019

Kojima Motoshige

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Kojima Motoshige (小島 職鎮; ... – ...) è stato un samurai giapponese del periodo Sengoku che servì il clan Uesugi.
Prima di entrare nel clan Uesugi è stato vassallo del clan Jinbō, ma fu esiliato perché sospettato di collaborare con clan nemici. Kojima cercò rifugio in un tempio nella provincia di Hida, ma quando il tempio fu dato alle fiamme nel 1560 fu costretto a muoversi nuovamente. Infine entrò nel clan Uesugi, e si suppone che sia stato lui ad assassinare Shiina Yasutane nel 1576 su ordine di Kenshin, come condizione per la sua integrazione.
Gli fu assegnato il castello di Toyama e si batté con gli Ikkō-ikki di Etchu nel 1572.
In seguito si schierò con il clan Oda ma perse comunque il castello.

mercoledì 20 febbraio 2019

Genrō

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Il Genrō (元老), letteralmente "anziani uomini di stato", era un corpo extra-costituzionale che nel Giappone del periodo Meiji e dell'epoca Showa ha rappresentato una delle caratteristiche più interessanti della vita politica giapponese.

Definizione

Esso non era previsto dalla Costituzione, ma era la fonte reale dell'autorità del Governo: sceglieva il Primo Ministro, consigliava l'Imperatore su tutte le questioni di politica interna ed estera.
Il Genrō (il nome si usa tanto per l'istituzione quanto per ogni individuo che vi appartiene), era un anziano uomo di stato che, al momento di ritirarsi dalla vita politica, riceveva un rescritto imperiale con l'ordine di continuare a porgere i suoi consigli all'Imperatore.
Questa usanza ebbe origine nell'era Meiji, quando il regime costituzionale era alle sue prime esperienze e si sentiva il bisogno di dare una certa continuità alla nuova politica dell'Impero.
I Genrō formarono una specie di comitato fuori del Gabinetto e col passare del tempo, assumendo il regime parlamentare una forma sempre più decisa, molte delle prerogative prima spettanti al Genrō, passarono al Primo Ministro; ecco perché, a partire dagli anni trenta del XX secolo, l'istituzione del Genrō cominciò ad essere desueta. Infatti esisteva allora un solo Genrō (con un'età di 81 anni), Kinmochi Saionji, superstite di quella schiera di uomini che crearono il nuovo Giappone nell'era Meiji.
Saionji fu interpellato dall'Imperatore a proposito delle dimissioni del Primo Ministro Hirota; ma a seguito delle successive dimissioni del Primo Ministro Hayashi fu interpellato solo indirettamente, tramite il Guardasigilli.

Lista di genrō



Nome Lugo di origine Nascita Morte
1 Itō Hirobumi Chōshū 16 ottobre 1841 26 ottobre 1909
2 Kuroda Kiyotaka Satsuma 16 ottobre 1840 23 agosto 1900
3 Ōyama Iwao Satsuma 12 novembre 1842 10 dicembre 1916
4 Inoue Kaoru Chōshū 16 gennaio 1836 1º settembre 1915
5 Saigō Tsugumichi Satsuma 1º giugno 1843 18 luglio 1902
6 Matsukata Masayoshi Satsuma 25 febbraio 1835 2 luglio 1924
7 Yamagata Aritomo Chōshū 14 giugno 1838 1º febbraio 1922
8 Katsura Tarō Chōshū 4 gennaio 1848 10 ottobre 1913
9 Saionji Kinmochi Kuge 23 ottobre 1849 24 novembre 1940

martedì 19 febbraio 2019

L’eredita’ di Bruce



Il Jeet Kune Do

Alla sua morte, Bruce ci ha lasciato diverse cose in eredità. Agli appassionati di cinema, ha lasciato film stupendi, film d’azione e di brivido. Ai cinesi, ha fatto riscoprire l'orgoglio e la passione; ai suoi amici, ha lasciato un profondo senso di umanità; tuttavia, l'eredità maggiore è stata quella della nuova tecnica del Kung Fu, il Jeet Kune Do.

Bruce capì benissimo che non era cosa facile poter stabilire con una certa esattezza le regole del Jeet Kune Do.
Nel 1963 ne iniziò lo studio che lo tenne occupato per molti anni. Sfortunatamente, questo studio, che concerneva il Tao of Jeet Kune Do, non fu mai pubblicato. La cosa più difficile per lui era mettere su carta il JKD, dato che esso non aveva regole fisse. Lasciate che vi spieghi. Il sogno di Bruce era quello di liberare il corpo da tutte le restrizioni imposte dagli stili classici. Bastava andare alla sua palestra, a Los Angeles, per rendersene conto: sulla parte interna della porta era appesa una miniatura una pietra tombale, ricoperta di fiori con una scritta: «In memoria di un uomo una volta libero, adesso imprigionato da troppe regole»,
Bruce era solito dire che si parlava troppo degli stili classici e che, generalmente, un combattente rischiava di essere ammazzato proprio perché adottava questi vecchi stili tradizionali. Il suo parere era differente; sosteneva che un atleta deve comportarsi con naturalezza, assumere solo quegli atteggiamenti che gli risultano spontanei senza perder tempo e pensare a come reagire se qualcuno attacca. La maniera migliore, per Bruce, era la più veloce. Una volta, ad un suo allievo, lanciò il suo portafoglio e quando questo lo afferrò al volo, Bruce disse che aveva agito nella maniera più veloce e naturale del mondo. Altri, forse, si sarebbero comportati diversamente, avrebbero assunto pose classiche... perdendo probabilmente il portafoglio. In altre parole, quando qualcuno ti afferra... colpiscilo! Non è difficile vedere l'origine di tale ragionamento... le vie di Hong Kong ed i combattimenti che il Piccolo Dragone dovette sostenere. Era un combattente nato, un «pugno», come lui stesso amò definirsi in seguito, e questa tecnica la portò dentro il Kung Fu: cercare quindi di colpire veloce, essere opportunista, calcolare le possibilità di vittoria. Ecco il suo metodo. Un altro degli elementi base del Jeet Kune Do è la mancanza di colpi addizionali. Il Jeet Kune Do è la maniera di colpire il più semplicemente possibile.
Bruce imparò questo dal suo vecchio maestro di Hong Kong, Yip Man, che insegnava il Wing Chun. In effetti, il Wing Chun aveva continuato le stesse tecniche da 300 anni. La scuola fu iniziata da una donna, la quale mentre studiava le arti marziali sotto le suore shaoline, era rimasta sorpresa dal fatto che il Kung Fu si era appropriato di molte regole classiche. Si mise in testa dunque di eliminarle e ritornare alla base del Kung Fu. Bruce era d'accordo con questa donna ma molto rapidamente si rese conto che persino il Wing Chun era troppo pieno di regole classiche, cosicché poco tempo dopo nacque il Jeet Kune Do.
«In linea di massima, è uno stile di combattimento molto sofisticato, il quale mira alle cose essenziali» ci spiegò una volta Bruce «quando uno scultore modella una statua, generalmente non aggiunge dell'argilla continuamente; al contrario, dopo aver formato la struttura base, toglie lentamente l'argilla fintanto che la sua statua riveli le parti essenziali».
Così succede per il Jeet Kune Do, con il quale niente deve essere successivamente aggiunto, ma quasi tutto deve essere lentamente eliminato fintanto da arrivare all'essenziale ».
Ma la semplicità non è una cosa che si può ottenere facilmente... basta infatti osservare l'allenamento di Bruce per convincerci di ciò. Ogni mattina, per esempio, Bruce era solito correre per due chilometri circa, accompagnato dal suo grande amico Bobo, e ciò allo scopo di sciogliersi i muscoli. A casa, a Los Angeles, aveva in ogni angolo degli strumenti per ginnastica e la maggior parte di questi strumenti erano originariamente costruiti apposta per Bruce, il quale ne aveva fatto i disegni.
Un esempio: un fantoccio ricoperto di alluminio, elastico, per cui quando veniva colpito rimbalzava pericolosamente verso il colpitore.
Dopo la corsa mattutina e la ginnastica, Bruce si dedicava per circa due ore al Jeet Kune Do.
«Nessuna teoria sul nuoto vi preparerà per poter nuotare velocemente» osservò una volta «il mio esercizio per il nuoto è nuotare, il mio esercizio per il Jeet Kune Do è praticarlo.
Per Bruce, il Jeet Kune Do era molto di più che un sistema di combattimento, era un sistema di vita. Qualcuno persino afferma che questo sistema fu la causa della sua morte, asserendo che un gruppo di artisti delle arti marziali, gelosi di lui e delle sue critiche, lo avrebbero assassinato.
Quantunque questa teoria sia creduta universalmente, non c’è ombra di vero in tutto questo, anche se Bruce qualche volta fece rimanere male parecchi artisti dell’atre marziale.
Ma questo non fu colpa del Piccolo Dragone, come disse lui stesso una volta, con il Jeet Kune Do lui non faceva altro che esprimere se stesso «Più il metodo è complicato, meno opportunità esisto di poter esprimere se stessi in piena libertà».
In questa grande arte il Jeet Kune Do noi possiamo vedere il vero Bruce.




Articolo tratto dalla rivista “ Kung-Fu ” del 1976.

lunedì 18 febbraio 2019

Canone buddhista cinese

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Il Canone buddhista cinese (cinese 大藏經, Dàzàngjīng, coreano: 대장경, Daejanggyeong, Taejanggyŏng, giapponese: Daizōkyō, lett. "Grande deposito delle scritture") rappresenta la versione del Tripiṭaka buddhista in cinese in tutte le sue recensioni storiche diffuse e accettate in Cina, Giappone, Corea e Vietnam in epoche diverse. Da questo Canone derivano anche i Canoni buddhisti manciù e tangut.

Origini e sviluppo

La versione più antica del Dàzàng Jīng (letteralmente: "Grande deposito delle scritture"), di cui rimane solo il catalogo delle opere che conteneva, risale al 515 ed era riprodotta su rotoli di carta e di seta. La prima edizione a stampa risale invece al 972 (dinastia Song Settentrionali), quando l'imperatore Tàizǔ (太祖, conosciuto anche come Zhào Kuāngyìn, 趙匡胤 regno: 960-976, sotto il niánhào Kāibǎo 開寶) decise di avviare l'incisione dell'intero Canone, fino a quel momento raccolto, su blocchi di legno, opera eseguita presso la città di Chingdu (provincia dello Sichuan). La prima incisione del Canone su blocchi di legno terminò nel 983, sotto il regno di Tàizōng (太宗, conosciuto anche come Zhào Kuāngyì 趙匡義, regno: 976-997, sotto il niánhào Yōngxī 雍熙), quando oltre 5000 manoscritti che contenevano 1076 testi furono riprodotti su 130000 blocchi, l'insieme dei quali costituisce la versione del Canone cinese denominata Kāibǎo (開寶).
Questa versione xilografica fu poi portata in Corea dove, nel 1030, fu completata l'opera di una edizione analoga sempre su blocchi di legno (Canone coreano), edizione andata poi perduta a causa delle invasioni dei Mongoli nel XIII secolo.
Dopo l'edizione Kāibǎo ne seguirono delle altre, sempre a blocchi, denominate in base al luogo di realizzazione, spesso dei monasteri:
  • Chongnin, XI sec., monastero di Dongchan a Fuzhou nella provincia del Fujian.
  • Pilu, XII sec., monastero di Kaiyuan a Fozhou nella provincia del Fujian.
  • Sixi, XII sec., monastero di Yunajiue a Huzhou nella provincia del Zhejiang.
  • Zifu, XIII sec., a Huzhou nella provincia dello Zhejiang.
  • Jisha, XIV sec., Pingjiangfu nella provincia del Jiangsu.
  • Puning, XIV sec., monastero di Puning a Hangzhou nella provincia del Zhejiang.
  • Hongwu, XIV sec., a Nanchino, fu distrutta nel 1408.
  • Yongle, XV sec., a Nanchino, denominata Edizione Ming meridionale.
  • Yongle, XV sec., a Pechino, denominata Edizione Ming settentrionale.
  • Wulin, XV sec., a Hangzhou nella provincia dello Zhejiang.
  • Wanli, XVI sec., una riproduzione della Yonglo di Nanchino.
  • Jiaxing, XVII sec., a Jiaxing nella provincia dello Zhejiang.
  • Qing, XVIII sec., edizione della Corte imperiale cinese.
  • Pinjia o Hardoon, 1914, a Shanghai, basata sulla edizione giapponese di Shukatsu.
Anche in Giappone si realizzarono diverse edizioni complete del Canone cinese, prima su blocchi lignei e poi a stampa:
  • Tenkai (天海), tra il 1643 e il 1648.
  • Tetsugen (鐵眼) tra il 1678 e il 1681
  • Canone di Tokyo XIX sec.
L'ultima edizione, in 85 volumi di stile occidentale è divenuta lo standard di riferimento nei paesi di antica influenza cinese fu edita in Giappone (Tokyo, 1924-1929) e contiene 2184 testi più 3136 supplementi (sebbene alcuni di questi riguardino solo gli sviluppi nipponici). Inaugurata durante il periodo Taishō, è detta comunemente Taishō Shinshū Daizōkyō (大正新脩大蔵經 Canone dell'Era Taishō).

La traduzione dei testi

Molti studiosi si sono preoccupati di verificare l'attendibilità di queste traduzioni da una lingua, come il sanscrito, che poneva
«una complessa configurazione grammaticale di nomi in tre numeri e generi, verbi in tre persone e numeri [...] Questo era estremamente difficile per i Cinesi che dovevano rendere questi testi nella propria lingua, usando caratteri invece di un sillabario»
(Lewis R. Lancaster Buddhist Books and Texts: Translation in Encyclopedia of Religion, NY MacMillan, 1986)
Il risultato, di questa opera millenaria
«fu un'impresa formidabile»
(Lewis R. Lancaster. Op.cit)
Così che:
«ironicamente alcune di queste versioni cinesi dei testi sono forse più vicine nel loro contenuto al testo originario rispetto ai manoscritti sanscriti dell'India e del Nepal che si conservano risalenti a un periodo tardo della storia buddhista»
(Lewis R. Lancaster. Op.cit)
Questo fu determinato dal fatto che i Cinesi erano attenti all'ermeneutica del testo che doveva riportare il cuore dell'insegnamento quindi lasciarono più traduzioni dello stesso testo per poter consentire di leggerne le differenti sfumature che potevano risultare illuminanti. Ciò a differenza dei testi, ad esempio, del Canone tibetano che invece
«tenta di determinare un'unica traduzione definitiva, suggerendo una stridente diversità nella concezione della letteratura buddhista della sua traduzione»
(Natalie Gummer. Buddhist Books and Texts: Translation in Encyclopedia of Religion. NY Mac Millan, 2005)
È da tener presente che solo una minima parte di questo Canone è stata finora tradotta nelle lingue occidentali, anche il solo elenco completo delle opere non è ancora possibile reperirlo in queste lingue.

domenica 17 febbraio 2019

Forma Chen di 38 posizioni

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La forma dei 38 movimenti del Taijiquan stile Chen, creata dal maestro Chen Xiaowang negli anni ottanta del secolo scorso, raccoglie in sé tecniche e modalità sia della forma antica Lao Jia che di quella più recente Xin Jia.
Si sviluppa attraverso un ottimo bilanciamento che alterna movimenti lenti e fluidi ad altri veloci e potenti. È suddivisa in quattro sezioni, ognuna delle quali comprende nove movimenti (apertura e chiusura a parte). Mantiene, inoltre, le caratteristiche e la potenzialità delle sequenze tradizionali, rendendola un ottimo strumento di studio e di lavoro.
È in generale considerata una forma intermedia, presentando il doppio dei movimenti di quelle iniziali che sono anche vari e dinamici. La sua lunghezza sollecita particolarmente l'atleta dal punto di vista fisico e la sua pratica richiede una buona padronanza degli esercizi di avvolgere il filo di seta e delle forme basiche come quella delle 19 posizioni.
Le prime due sezioni pongono l'accento sulla flessibilità e sulla coordinazione tra parte inferiore e superiore del corpo. Nella terza e quarta parte sono invece enfatizzati l'aspetto fisico e muscolare attraverso una rapida successione di tecniche fajin.

Posizione Nome in cinese Nome in italiano Movimenti
prima sezione
1
yu bei shi preparazione
5
2
jin gang dao dui Jin Gang pesta nel mortaio
4
3
bai he liang chi la gru bianca spiega le ali
4
shang san bu muovere tre passi in avanti
5
5
xie xing avanzare in diagonale
6
lou xi spazzolare il ginocchio
7
qian tang ao bu passo in avanti con torsione
8
yan shou hon quan nascondere la mano e dare un pugno
9
pie shen chuan piegarsi con la schiena
10
shuang tui shou spingere con entrambe le mani
seconda sezione
11
san huan zhang tre cambi di palmo
12
zhou di chui il pugno sotto il gomito
13
dao juan gong indietreggiare ruotando le braccia
14
tui bu ya zhou arretrare premendo con il gomito
15
bai she tu xin il serpente bianco mostra la lingua
16
Shan tong bei il fulmine attraversa la schiena
17
qian lang ao bu passo in avanti con torsione
18
qing long chu shui il drago verde (azzurro) emerge dalle acque
19
ji di chui il pugno colpisce il suolo
terza sezione
20
ti er qi (o er qi jiao) girarsi e calciare due volte nell'aria
21
hu xin quan

22
qian zhao finta in avanti
23
hou zhao finta all'indietro
24
you den yigen calciare col tallone sinistro
25
zuo den yigen calciare col tallone destro
26
yu nu chuan suo la ragazza di giada lancia la spola
27
lan zha yi tenere pigramente il lembo del vestito
28
liu feng si bi sei sigilli e quattro chiusure (finta chiusura)
quarta sezione
29
Dan Bian frusta semplice
30
que di long il drago si distende al suolo
31
shang bu qi xing avanzare nella forma (o pugno) delle sette stelle
32
xiao qinda piccola presa e attacco
33
yun shou muovere le mani come le nuvole
7
34
gao tan ma accarezzare la criniera del cavallo
35
shuang bai lian spazzare il loto con entrambe le mani
36
dang tou pao colpire con il pugno di cannone
37
jin gang dao dui Jin Gang pesta nel mortaio
4
38
shou shi chiusura
5

sabato 16 febbraio 2019

Lotta olimpica

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La Lotta olimpica, in Italia a volte chiamata semplicemente lotta, è uno sport da combattimento in cui due avversari si confrontano sia in piedi che a terra. È suddiviso in due varianti: lotta greco-romana e lotta libera (o stile libero).
Spesso per indicare la lotta si usa il termine inglese wrestling, che non va confuso con gli spettacoli televisivi del pro-wrestling (WWE, TNA ed altri).

Regolamento

In primis è necessario spiegare le differenze tra i due stili di Lotta. Nella lotta greco-romana sono ammesse solo tecniche effettuate con le braccia al di sopra della bacino, mentre nella Lotta stile-libero sono consentite anche le prese delle gambe ed il loro utilizzo attivo per l'esecuzione di tecniche. La Lotta Femminile rispetta le stesse regole della Lotta stile-libero con l'aggiunta che è vietata la tecnica denominata doppia Nelson. I combattimenti si svolgono su tappeti morbidi per attutire le cadute, e l'area di combattimento è delimitata da un cerchio rosso largo 1 m e del diametro interno di 8 m. Il regolamento ufficiale della FILA (Federation Internationale Lutte Amateur) richiede "ai praticanti di fornire una Lotta totale e universale nell'onestà e nel fair-play per il piacere degli spettatori."
Nella specialità greco-romana (presente alle Olimpiadi dal 1896) è formalmente proibito dal regolamento afferrare l'avversario al di sotto delle anche, eseguire sgambetti o spazzate ed utilizzare in ogni situazione gli arti inferiori; di conseguenza è una disciplina specializzata nella lotta dal clinch e prevede un ampio repertorio di prese, proiezioni, sbilanciamenti o difese dall'altezza della cintura alla testa. Nello stile libero che può essere praticato anche dalle donne, invece, è permesso afferrare le gambe dell'avversario, effettuare sgambetti, spazzate, ed utilizzare attivamente le gambe nell'esecuzione di qualsiasi azione in aggiunta alle tecniche della greco-romana.
La competizione avviene su un tappeto omologato FILA; i lottatori competono in determinate categorie di peso (e di età) che negli atleti seniors (21 - 35 anni) sono di 55 kg, 60 kg, 66 kg, 74 kg, 84 kg, 96 kg e 120 kg. L'abbigliamento nelle competizioni è composto da un costume intero con bretelle che copre dalle ginocchia fin sopra i fianchi e dalle scarpe alte fino al malleolo (sempre obbligatorie). È permesso l'utilizzo di protezioni morbide, come ginocchiere, gomitiere ecc. o i caratteristici "caschetti". Sono presenti anche le categorie femminili (48 kg, 51 kg, 55 kg, 59 kg, 63 kg, 67 kg e 72 kg), ma soltanto nella libera e con limitazioni nel regolamento. Entrambe le discipline sono praticabili da bambini e adulti di tutte le età.
Ogni incontro è diviso in tre round, e si aggiudica un match battendo l'avversario ai punti o per schienata. Ad ogni tecnica viene assegnato un punteggio, ma qualora si riuscisse a "schienare" il proprio rivale, la vittoria sarebbe immediata. I combattimenti prevedono fasi di lotta in piedi ed altre a terra che ne sono la continuazione. In entrambe le situazioni si utilizzano una vasta gamma di tecniche nel tentativo di difendersi, sbilanciare, atterrare o controllare la forza dell'avversario.
C'è da precisare che la reattività del lottatore è fortemente condizionata dalla sua condizione psicofisica e tende a decrescere durante l'incontro, rendendolo più vulnerabile agli attacchi di un avversario più prestante. Per questo motivo, la preparazione atletica della lotta è portata ai massimi livelli sotto il punto della forza, della potenza e della resistenza fisica.
"I lottatori hanno il divieto di:
  • Tirare i capelli, le orecchie, le parti genitali, pizzicare la pelle, mordere, torcere le dita o le orecchie ecc e, in via generale, compiere qualsiasi azione, gesto o presa che ha per obiettivo di torturare l'avversario o di farlo soffrire per costringerlo ad abbandonare.
  • Dare dei calci, delle testate, strangolare, spingere, effettuare prese che possono mettere in pericolo la vita dell'avversario o provocargli una frattura o una lussazione degli arti, pestare i piedi dell'avversario e toccargli il viso fra le sopracciglia e la linea della bocca.
  • Affondare il gomito o il ginocchio nello stomaco o nella pancia dell'avversario, praticare qualsiasi torsione suscettibile di far soffrire, di tenere l'avversario per il costume.
  • Aggrapparsi e appigliarsi al tappeto.
  • Parlare durante l'incontro.
  • Prendere la pianta del piede dell'avversario (è permessa solo la presa sopra il piede e il tallone).
  • Di accordarsi tra di loro sul risultato del combattimento."'
I combattimenti vengono diretti da una terna arbitrale supervisionata da un giudice di gara; i loro compiti sono: dirigere il combattimento ed assegnare i punteggi (Arbitro), seguire accuratamente l'incontro e confermare le decisioni arbitrali (Giudice), coordinare i lavori dell'Arbitro e del Giudice (Presidente di tappeto), responsabile decisionale in caso di disaccordo della terna arbitrale (Giudice di gara).
Un incontro può essere vinto ai punti o per atterramento seguendo un preciso criterio:
  • 1 punto quando l'avversario esce dal campo di gara;
  • 1 punto quando l'avversario è portato a terra, a partire da una posizione in piedi, con passaggio dietro dell'attaccante e tre arti che toccano terra da parte di chi difende;
  • 2 punti quando viene messo in pericolo di schienata;
  • 3 punti quando si proietta l'avversario e lo si mette in posizione di pericolo o lo si proietta con una proiezione di grande ampiezza (sopra la spalla dell'attaccante), ma senza posizione di pericolo;
  • 5 punti quando si proietta con una proiezione di grande ampiezza l'avversario e lo si mette in posizione di pericolo.
  • La schienata equivale al ko e la vittoria è immediata. Quando uno dei due lottatori viene immobilizzato con entrambe le spalle a terra, la vittoria è immediata.
Nel caso che un incontro termini in parità, viene effettuato un sorteggio per poter creare i presupposti di un'azione di situazione denominata Contatto Obbligatorio o Clinch che è differente nei due stili ed ha la durata di 30 secondi.
Esistono competizioni dedicate a uomini o a donne, suddivisi per classe di età o peso.

  • LOTTA FEMMINILE:
Esordienti (14-15 anni) kg 30 - 32 - 34 - 37 - 40 - 44 - 48 - 52 - 57 - 62 Cadette (16-17 anni) kg 38 - 40 - 43 - 46 - 49 - 52 - 56 - 60 - 65 – 70 Juniores (18-20 anni) kg 44 - 48 - 51 - 55 - 59 - 63 - 67 – 72 Seniores (21-35 anni) kg 48 - 51 - 55 - 59 - 63 - 67 - 72
  • LOTTA MASCHILE
Esordienti (14-15 anni) kg 32 - 35 - 38 - 42 - 47 - 53 - 59 - 66 - 73 - 85 Cadetti (16-17 anni) kg 42 - 46 - 50 - 54 - 58 - 63 - 69 - 76 - 85 -100 Juniores (18-21 anni) kg 50 - 55 - 60 - 66 - 74 - 84 - 96 -120 Seniores (21-35 anni) kg 55 - 60 - 66 - 74 - 84 – 96 – 120

Abbigliamento

Abbigliamento per le competizioni. I lottatori devono indossare un costume (Singlet) omologato FILA di colore rosso o blu; le calzature devono essere morbide, senza fibbie e con suole in gomma.

Tecniche di lotta

Un combattimento di Lotta si basa su alcuni principi basilari:
Posizione: La posizione di un lottatore varia sensibilmente tra la Lotta stile-libero e greco-romana poiché diversi sono i tipi di attacchi e diverse le parti del corpo da difendere.
Lotta greco-romana la posizione dei lottatori è piuttosto eretta, testa alta (perché non può essere usata come strumento), le gambe sono divaricate e pronte a contrastare le pressioni dell'avversario, le mani e le braccia sono chiuse davanti al busto e pronte alle prese.
Lotta stile-libero il baricentro è più basso in modo da prevenire le tecniche alle gambe, la testa è posizionata in modo da essere un baluardo agli attacchi dell'avversario, le mani e le braccia sono posizionate davanti al corpo pronte alle prese.
Le “armi” di un lottatore sono idonee sia per attaccare che per difendere e sono quattro:
  1. le mani - possono prendere, manipolare o bloccare
  2. gomiti - possono essere utilizzati per contrastare o sbilanciare
  3. testa - può contrastare o spostare l'avversario
  4. bacino - è il punto d'unione delle energie del tronco degli arti superiori e degli arti inferiori, grazie ad esso si ottimizza la posizione del baricentro e si riesce ad usare il proprio peso per contrastare le energie dell'avversario.
Controllo: esistono molte tecniche di controllo:
  • controllo dei polsi (presa semplice, presa incrociata o presa inversa)
  • controllo del braccio
  • controllo del gomito
  • controllo del busto e della spalla
  • controllo del collo
Fughe: vengono considerate fughe tutte quelle tecniche che, a terra o in piedi, servono a prevenire gli attacchi e a sottrarsene.
Tecniche di attacco: sono tutte quelle tecniche che hanno come finalità l'atterramento o lo schienamento dell'avversario:
greco-romana:
in piedi - ancata, braccio in spalla, rovesciata, supplex ed ogni altro tipo di proiezione eseguita con le braccia.
a terra - ½ o doppia Nelson, hammerlock, cintura.
stile-libero:
oltre alle tecniche di greco-romana si possono usare tecniche tipo:
in piedi - presa di una gamba (single leg), presa di due gambe (duble leg), sgambetti ed agganci
a terra - cavallina, intreccio di tibie, intreccio di gambe.
Tecniche di difesa: sono tutte quelle tecniche che messe in atto servono a neutralizzare o contrastare le tecniche di attacco.

Storia della lotta olimpica

La lotta olimpica nacque nel 708 a.C. in occasione della XVIII Olimpiade ed il primo vincitore dei Giochi fu lo spartano Euribato. Uno dei più grandi campioni olimpici della lotta antica fu Milone di Crotone, vincitore per ben sei volte dal 540 a.C. al 516 a.C. e si affermò anche nelle feste Istmiche, Nemee e Pitiche. L'imperatore Teodosio I proibì i simboli della civiltà pagana come i giochi olimpici e di conseguenza la lotta olimpica sparì come competizione sportiva, ma durante il medioevo sovrani, nobili e guerrieri praticavano spesso varie forme di lotta come esercizio.
Il 1800 rappresenta la rinascita della lotta a livello di popolarità; in questo periodo storico iniziò la fase della “lotta olimpica moderna”, nata sulla scia delle numerose discipline tradizionali che ancora oggi influenzano e caratterizzano il repertorio tecnico degli stili olimpici (libera e greco-romana). La Francia svolse un ruolo fondamentale verso il rilancio della disciplina grazie alla nascita di numerose accademie come quelle di Lione, Bordeaux e Marsiglia. Exbroyat, soldato di Napoleone, rappresenta il simbolo di questa rinascita; ma negli stessi anni nacquero delle importanti palestre anche in Italia, in particolar modo a Milano, Genova e Torino grazie, anche, al prezioso contributo di Basilio Bartoletti, al quale si deve la denominazione di "lotta greco-romana".
Il regolamento sportivo della lotta greco-romana venne scritto il 20 maggio 1848, stilato da 350 delegati delle accademie di Lione, Marsiglia, Arles, Bordeaux, Tolosa e Nimes. Il formato richiamava l'antico testo delle regole stabilite sotto il regno di Ifito, nell'Elide, opportunamente aggiornato ed adattato alle esigenze dell'epoca moderna, come il divieto di utilizzare o afferrare le gambe, non presente nell'antichità. Tre grandi nomi di lottatori dominano la scena internazionale dell'epoca: Felix Bernard, Pietro Dalmasso ed Abdullah Jeffery, autentici maestri della lotta che anteponevano la tecnica alla forza. Per quanto riguarda l'Italia, i nomi più importanti sono quelli di Basilio Bartoletti e Dalmasso.
Nello stesso periodo, la Turchia giocò un ruolo di fondamentale importanza per le sorti delle discipline olimpiche in oggetto, complici, in gran parte, le invasioni turche nell'Europa sud-orientale. In terra turca, nei Paesi balcanici e danubiani (Bulgaria, Romania, Albania, Jugoslavia), i lottatori di “yağlı güreş” (stile tradizionale turco) iniziarono ad affacciarsi alla greco-romana pur trovando non poche difficoltà a causa del divieto di utilizzare le gambe nelle tecniche (consentito nello yağlı).
Anche la Svizzera diventò protagonista nei primi anni del 1800, grazie alla lotta tradizionale “calegon” e l'introduzione della lotta libera nel 1820, periodo in cui si accese una forte rivalità fra i due stili. L'Europa era diventata un vero e proprio motore per la ripresa della lotta, pratica che si diffuse rapidamente anche in Germania sulla scia del tradizionale “rangeln”. Le origini francesi della greco-romana non influenzarono in alcun modo la nascita della lotta libera a cui vengono attribuite origini anglosassoni strettamente correlate con gli stili tradizionali praticati nell'attuale UK. Gli stili inglesi dell'800 avevano diverse affinità con quelli spagnoli “léon” e “canaria”, mentre in scandinavia venivano praticati forme tradizionali come il “kragkast” e soprattutto il “glima”, stilisticamente adatto alla greco-romana che, al contrario della libera, si diffuse rapidamente in tutta la penisola.
Nell'Europa del 1800-1900 nacquero un alto numero di accademie ma soprattutto vennero costituite le prime federazioni nazionali (a partire dal 1891 con quella tedesca).
In Iran venivano praticate ben cinque forme tradizionali (“gilaki” e “mazanderani” le più importanti), ma la diffusione della lotta olimpica avvenne intorno al 1930 (nello stesso periodo anche in Belgio ed Olanda). L'India è stata una delle zone in cui si sviluppò la lotta nel passato, ma nell'era moderna la completa organizzazione della disciplina avvenne durante il 1900 inoltrato, come del resto in Pakistan, Cina e Giappone. Gli stili olimpici raggiunsero anche l'Australia per via dei soldati inglesi; alcuni anni dopo si diffusero in sud America e Canada grazie ai viaggi dei lottatori europei.
Fra gli ultimi anni del 1880 ed i primi del 1900 diversi lottatori di greco-romana furono protagonisti di sfide interstile in cui dimostrarono la grande efficacia della lotta, come nel caso di William Muldoon che nel 1887 sconfisse il campione mondiale di pugilato John L. Sullivan in meno di due minuti. Il successivo incontro pubblicizzato avvenne alla fine del secolo quando il futuro campione dei pesi massimi di pugilato Bob Fitzsimmons affrontò il campione europeo di lotta greco-romana Ernest Roeber. Roeber ebbe una frattura allo zigomo, ma fu in grado di portare Fitzsimmons al tappeto e finalizzare l'avversario con una leva al braccio. Durante i primi anni del 1900, l'italiano Giovanni Raicevich, campione di lotta greco-romana, sconfisse Akitaro Ono, un maestro giapponese esperto di judo, ju-jitsu e sumo.

Età moderna

Grazie al congresso del 1894, nel quale il barone Pierre de Coubertin riaprì le Olimpiadi, le nazioni più progredite canalizzarono i movimenti sportivi spontanei in strutture organizzative finalizzate prevalentemente alla partecipazione ai Giochi Olimpici. La lotta, intesa come disciplina sportiva regolamentata, riapparve nel XIX secolo prima in Italia e in Francia, poi dall'inizio del XX secolo in Germania e in Inghilterra. La Lotta greco-romana entrò a far parte delle Olimpiadi moderne fin dalla sua prima edizione nel 1896, mentre la Lotta libera vi entrò nel 1904. Nel 1912 nacque la federazione internazionale della lotta (FILA) e con essa iniziarono ufficialmente le altre competizioni internazionali, come i campionati europei e mondiali.
La lotta moderna è stata rilanciata da professionisti popolari nella seconda metà del XIX secolo e nella prima metà del XX secolo, come l'italiano Basilio Bartoletti (al quale si attribuisce la coniazione del termine "Lotta Greco-Romana").
Dagli anni cinquanta agli anni ottanta i lottatori sovietici, statunitensi e dell'Est Europa dominarono la scena. Nella "hall of fame" dei campioni trovano posto il siberiano Alexander Karelin categoria 130 kg, vincitore di tre ori alle Olimpiadi del 1988, 1992 e 1996, argento olimpico nel 2000, 9 volte World gold medalist (1989-91, 1993-95, 1997-99), l'americano John W. Smith vincitore alle Olimpiadi del 1988, 1992 nei 62 kg, 4 volte World gold medalist (1987, 1989-91), ed anche l'italiano Vincenzo Maenza, o "Pollicino" in allusione alla sua minuta corporatura, il quale ha conseguito la vittoria alle Olimpiadi del 1984 e del 1988 nella categoria 48 kg e l'argento in quelle del 1992 sempre nella 48 kg. Sono da ricordare anche gli italiani Pietro Dalmasso e i fratelli Emilio, Massimo e Giovanni Raicevich. Quest'ultimo ottenne innumerevoli successi ai massimi livelli mondiali nella sua ventennale carriera.
La continua crescita della lotta olimpica in termini di popolarità, consentì alla FILA di inserire un terzo stile alle Olimpiadi del 2004: la lotta femminile. Nello stesso anno venne introdotto il Beach Wrestling, una forma di lotta disputata sulla sabbia che nel 2009 è entrato a far parte degli sport presenti alle Olimpiadi giovanili. Durante il 2008 la federazione internazionale adottò il Grappling, seguito da Combat Grappling, dalle MMA e dal Pancrazio nel 2010; questi stili fanno parte delle discipline di lotta internazionali, ma non olimpiche.
Alle attuali competizioni di lotta olimpica (sport nazionale in Turchia, Iran, Georgia, Azerbaijan, Armenia, USA, Uzbekistan, Kazakistan, Mongolia, Gambia ed altre repubbliche del blocco ex URSS) si confrontano squadre provenienti da 160 nazioni con centinaia di lottatori.

Stili di lotta non olimpici

Il mondo della Lotta è molto vasto e spazia dalle discipline olimpiche (libera, greco-romana, femminile) alle svariate forme "folkstyle" (circa 220 nel mondo), dalle proiezioni alle leve articolari, fino alle percussioni. Inoltre viene utilizzata da millenni con svariati scopi: competizioni sportive, difesa personale, addestramento militare ed attività educative. Occorre precisare che le forme di lotta non olimpiche appartenenti alla medesima federazione della libera e greco-romana (FILA Wrestling) vengono classificate in:
Stili internazionali:
  • Grappling
  • MMA & Combat Grappling
  • Pancrazio
  • Beach Wrestling
  • Alysh
Il Grappling (chiamato anche submission wrestling o submission grappling) è uno stile di Lotta (con e senza kimono) specializzato nel combattimento a terra che unisce la lotta (libera, luta livre, catch wrestling, sambo..) con il brazilian jiu-jitsu. Questo stile, utile per la difesa personale, è stato inserito nei SportAccord Combat Games, considerati le Olimpiadi delle arti marziali.
Il Combat Grappling rappresenta una forma di MMA a contatto pieno composta dalle tecniche di lotta del Grappling con l'aggiunta delle percussioni (pugni, calci, ginocchiate e gomitate), in piedi ed al suolo (ground and pound). Il Combat Grappling è stato ideato dal WGC con il duplice obiettivo di proporre un sistema completo, realistico e sicuro per la difesa personale, non a caso è particolarmente indicato per i corpi di polizia o militari. Per quanto riguarda l'aspetto sportivo della disciplina vi sono due formati: semi pro ed amatoriale. Questa disciplina può essere praticata in modo indipendente oppure allenata come naturale completamento della Lotta Olimpica e del Grappling.
Il Pancrazio è un'antica arte marziale discendente dalla Lotta che prevede un ampio repertorio di prese, proiezioni, leve articolari, strangolamenti, pugni, calci, ginocchiate, gomitate, testate ed altre tecniche. Questo stile è gestito dalla FILA Wrestling, la federazione internazionale sulla Lotta, e prevede vari regolamenti. Nella disciplina rivolta agli amatori, il Pancrazio prevede le stesse regole del Combat Grappling amatoriale (contatto pieno ma divieto di colpire la testa), mentre nella variante professionistica (praticata in Russia e nell'est Europa) l'incontro, sempre a contatto pieno, può essere disputato a mani nude, senza protezioni e con pochissime regole (sono ammesse anche le testate). Il Pancrazio è un sistema polivalente che viene praticato anche da vari corpi di polizia e militari, come nel caso dell'esercito statunitense, ucraino, francese ed altri nell'est Europa. Recentemente, la federazione italiana sul Pancrazio ha sviluppato ed ufficializzato il Pancrazio Amyna, specifico per la difesa personale; in questo stile non vi sono regole e competizioni. Dal Pancrazio (presente nelle Olimpiadi del 648 a.C.) è nato il Vale Tudo e le moderne MMA arti marziali miste. Dal 2010, il Pancrazio è stato inserito all'interno dei SportAccord Combat Games, confermando la grande espansione e rinascita della disciplina in tutto il pianeta.
Il Beach Wrestling è uno stile basato sulle tecniche della lotta libera, ma a differenza di quest'ultima è vietato il combattimento a terra. L'intento delle federazioni che organizzano i tornei di lotta sulla spiaggia è quello di promuovere e diffondere il wrestling anche al di fuori delle palestre, sfruttando un ambiente di gara naturale e molto popolato. Il Beach Wrestling è stato inserito negli Asian Beach Games OACSIA (Olympic Council of Asia).
Stili folkstyle o tradizionali:
  • catch wrestling, luta livre, lotta celtica, lotta turca con olio, lotta svizzera, s'Istrumpa e molti altri stili (in tutto sono circa 220) caratterizzanti diverse aree geografiche.

Il ruolo della Lotta nelle MMA

La Lotta Olimpica (libera e greco-romana) ottenne un ulteriore incremento di popolarità intorno al 1990 grazie alle sfide "vale tudo" organizzate nell'ambito della federazione UFC. All'inizio, nei tornei UFC si confrontavano combattenti di diversi stili (provenienti da tutto il mondo) per individuare l'arte marziale più efficace nel combattimento reale a mani nude. Le prime dodici edizioni del torneo Ultimate Fighting Championship erano contraddistinte dall'assenza di categorie di peso, guantoni e regole (per i colpi proibiti vi furono solo sanzioni a livello monetario); sei edizioni furono dominate dalla lotta olimpica, tre dalla seconda disciplina risultata più efficace. Oggi, un allenamento di MMA comprende una forte componente di Lotta Olimpica (per la lotta in piedi) e di Grappling No-Gi (per la lotta a terra). Questi successi e la grande popolarità delle arti marziali miste spinsero la FILA ad adottare il Grappling, il Combat Grappling (MMA semi pro) ed il Pancrazio come stili internazionali.

venerdì 15 febbraio 2019

Tekko

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Il Tekkō (鉄甲 let. "ferro", "dorso della mano"), che ha avuto origine ad Okinawa, in Giappone, rientra nella categoria: "fist-load weapon", cioè "armi che aumentano il pugno". Per definizione, una "fist load weapon" aumenta la massa della mano in modo che, data la proporzionalità fisica tra slancio del pugno e la sua massa, aumenta la forza che il portatore è in grado di fornire. Alcune "fist-load weapon" possono anche essere usate, come la guardia di una spada, per proteggere la mano di colui che la impugna.
Il Tekko si è evoluto dopo cinque stadi di sviluppo. Il primo, denominato "Yawara", consisteva in un bastone o una sbarra da tenere all'interno della mano. Il "chize kun bo", un bastone con un anello di corda che l'utilizzatore puoteva legare alla mano per il controllo, arrivò successivamente. Il terzo il "Teko" similare al "chize kun bo" ma a differenza di quest'ultimo, invece di avere una corda, veniva affinata un'estensione del bastone, che si inseriva tra il primo ed il secondo dito. Uno strumento di Okinawa che agevolava il pescatore a tessere, o a calare le loro reti senza correre il rischio di ferirsi le mani sui coralli, o un lungo arpione usato dai Bushi di Okinawa chiamato "kanzashi", molto probabilmente usato come ispirazione per il design del Tekko finale. Il Teko sembrava essere di legno, duro e morbido come metallo modellato in modo da aumentare maggiormente la massa della mano.


giovedì 14 febbraio 2019

Yue Jin

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Yue Jin (... – 218) è stato un generale cinese Wei sotto Cáo Cāo.
Con Cáo Cāo fin dall'inizio Yue Jin si distinse molto nelle battaglie per la formazione del regno Wei, soprattutto contro Yuan Shao e i suoi figli. Combatté inoltre a Ru Nan, Chang Ban e Chi Bi, e nonostante la sconfitta delle truppe Wei si distinse ancora per il suo valore.
Il suo maggior momento di gloria fu senza dubbio la difesa di Hefei: insieme ai generali Zhang Liao e Li Dian respinse Sun Quan e il suo esercito fino all'arrivo dei rinforzi. Il suo coraggio fu lodato spesso da Cáo Cāo e venne annoverato tra i cinque generali Wei, con Yu Jin, Xu Huang, Zhang He e Zhang Liao.