sabato 16 aprile 2022

Kickboxing

 


La kickboxing (o kick boxing) è uno sport da combattimento con origini molto antiche e nativo del sud-est asiatico, divenuto popolare negli anni '60 in Giappone e poi diffusosi negli USA, che combina le tecniche di calcio tipiche delle arti marziali orientali ai colpi di pugno propri del pugilato.

Nonostante la kickboxing abbia origini molto remote, le quali risalgono alla storia antica del sud-est asiatico, la sua versione odierna da cui prende il nome è stata coniata in Giappone negli anni sessanta. In quel periodo le uniche forme di combattimento a contatto pieno erano il full contact karate, il muay thai thailandese, il Sambo russo, la savate francese, il taekwondo coreano, il karate contact ed il sanda cinese.

I giapponesi iniziarono a organizzare gare di karate a contatto pieno (karate full contact). Questo genere di combattimenti stava acquisendo interesse sempre maggiore finché, negli anni '70, alcuni maestri di arti marziali provarono a sperimentare una nuova formula unendo le tecniche di pugno del pugilato alle tecniche di calcio del karate e nacque così il Full Contact Karate.

Tuttavia vi fu una certa confusione dei nomi e degli stili, anche in virtù del fatto che nel Full Contact Karate si colpisce con i calci, dal busto in su, mentre nella kickboxing giapponese si potevano dare calci anche alle gambe.

A cavallo tra gli anni ottanta e gli anni novanta con il termine kickboxing spopolò negli Stati Uniti una forma di full contact karate dove gli atleti vestivano dei lunghi e larghi pantaloni e delle apposite scarpe, ed inizialmente era vietato colpire con calci portati sotto la cintura; tra i più importanti enti ed organizzazioni vi erano WKA ed ISKA.

Successivamente, sempre in Giappone, nel 1993, venne organizzato un torneo chiamato K-1, in cui "K" sta per Karate, Kempo e Kickboxing. In questo torneo le regole sono quelle della kickboxing, ma sono valide anche le ginocchiate senza presa e i pugni saltati e girati. Lo scopo era mettere sullo stesso quadrato (ring) atleti di diverse arti marziali e sport da combattimento con un regolamento sportivo che permetteva loro di confrontarsi.

Visti i capitali elevatissimi e l'entusiasmo enorme dei giapponesi, in questi avvenimenti, il K-1 (diviso in due tornei: il K-1 World Grand Prix, riservato ai pesi massimi e il K-1 MAX, riservato alla categoria dei pesi medi) divenne il più importante torneo al mondo. Il termine "K-1" ha assunto attualmente l'accezione di uno sport da combattimento a sé stante, benché vi partecipino atleti provenienti dal muay thai, dalla kickboxing o da altri sport simili; il regolamento del torneo è chiamato K-1 Style.

Come già accennato, la kickboxing prevede l'uso di tecniche di pugno e di calcio; le principali sono riportate di seguito:

Le tecniche di pugno utilizzate nella kickboxing sono le stesse del pugilato occidentale: diretti, ganci, montanti e combinazioni dei tre:

  • diretto: colpo sferrato stendendo completamente il braccio in avanti, a colpire il volto o il busto dell'avversario. È un pugno fondamentale, e viene portato sfruttando la torsione della gamba d'appoggio, della schiena e delle spalle

  • gancio: pugno sferrato mantenendo il braccio piegato, ad uncino, ruotando la spalla

  • montante: colpo sferrato dal basso verso l'alto, a cercare solitamente il mento dell'avversario, anche se può essere diretto anche al busto o all'addome.


Esistono diverse tecniche di calcio nella kickboxing; di queste alcune vengono considerate fondamentali, altre sono varianti o tecniche speciali che possono essere utilizzate in combattimento. Le tecniche fondamentali di gamba utilizzate nella kickboxing sono:

  • calcio frontale: sferrato portando la gamba al petto e poi stendendola in avanti, per colpire con l'avampiede, o più raramente, il tallone.

  • calcio laterale: simile al calcio frontale ma sferrato da posizione laterale, ruotando la gamba d'appoggio di 90º e andando a colpire con l'altra utilizzando il taglio del piede.

  • calcio circolare o rotante: sferrato muovendo la gamba con una traiettoria -appunto- circolare, colpendo con la tibia o con la monta del piede. Viene realizzato torcendo tutto il corpo, a partire dal piede d'appoggio che, nell'esecuzione, ruota di 90º in avanti nella direzione del movimento. Può essere diretto alle gambe dell'avversario, e si parla in questo caso di low kick, al fianco (calcio medio o middle kick) infine al volto (calcio alto o high kick).

  • calcio girato: sferrato girando il corpo di 360 gradi.

  • calcio incrociato (crescent kick): la gamba compie un movimento laterale ascendente a colpire il volto.

  • calcio ad ascia (axe kick): il movimento è opposto a quello del crescent kick e il piede cade dall'alto verso il basso e lateralmente, usato solitamente per aprire la guardia avversaria.

  • calcio ad uncino (hook kick): consiste nel colpire con una traiettoria di rientro effettuando una rotazione di 90° (il colpo va assestato con la pianta piede oppure con il tallone).

Esistono anche altri tipi di calci tra cui i "calci ruotati" , in cui la gamba svolge una rotazione di 360 gradi sferrando alla fine il calcio; i "calci ad elevazione" (o saltati) , in cui contemporaneo a un salto sferri il calcio; i "calci ruotati saltati".

Nella versione americana della kickboxing, quella proveniente dall'American Full contact karate, si sono sviluppate tre formule fondamentali: il Semi-contact, il Light-contact e il Full-contact. Successivamente si sono sviluppate le discipline della Low-kick e della Kick-light. Per sfruttare al meglio il regolamento, negli anni la tecnica che caratterizza ognuna di queste versioni si è evoluta tanto da rendere completamente diversa l'impostazione e la preparazione degli atleti che la praticano. Per esempio la guardia laterale tipica del semi-contact è considerata pericolosa e da evitare nel full-contact.

La kickboxing prevede sei differenti discipline che possono essere disputate sul tatami (in questo caso si parla di contatto leggero) oppure sul ring (contatto pieno).


Musti-yuddha

Musti-Yuddha è un'antico sport da combattimento proveniente dal subcontinente indiano, ed è una delle prime forme di kickboxing, infatti, è uno dei primi sport di cui si hanno tracce che hanno unito l'uso dei calci e dei pugni. Il termine significa letteralmente "pugno di combattimento", dalle parole muṣṭi (pugno) e yuddha (lotta, battaglia, conflitto). Anche se questo sarebbe stato originariamente usato come un termine generale per qualsiasi arte di boxe, oggi di solito si riferisce al Muki boxe da Varanasi, l'unico stile sopravvissuto disarmato. Nel Punjab esiste ancora una forma armata di pugilato chiamata 'Loh-Musti', in cui i combattenti indossano un anello di ferro su una mano, anche se non è più utilizzato per sparring. Aspiranti combattenti subiscono anni di apprendistato, indurendo i pugni contro la pietra e altre superfici dure, fino a quando non sono in grado di rompere cocco s e rocce a mani nude. Qualsiasi parte del corpo può essere presa di mira, tranne l'inguine, ma gli obiettivi principali sono la testa e il torace. Le tecniche incorporano pugni, calci, gomitate, ginocchiate e grappling. I pugili non indossano alcuna forma di protezione e combattono a pugni. Le partite possono essere uno contro uno, uno contro un gruppo o un gruppo contro un gruppo. La vittoria può essere ottenuta per knockout, ringout o sottomissione. L'arte marziale è legata ad altre forme di arti marziali riguardanti l'uso dei pugni uniti ai calci, tra cui la Muay Thai in Thailandia, la Muay Lao in Laos, il Pradal Serey in Cambogia, il Lethwei in Myanmar e l'odierno Kickboxing.


Kickboxing olandese

La Kickboxing olandese è una forma di Kickboxing che ha avuto molta esposizione mediatica sia nel K-1 che nelle MMA. È uno stile che combina tecniche della Boxe, della Muay Thai e del Karate Kyokushinkai. Le sue caratteristiche principali sono: l'enfasi posta sulle combinazioni di boxe e sui calci bassi, l'uso dei push kick e le fasi in clinch, ma queste ultime non sono usate molto per via delle limitazioni poste dalle federazioni di Kickboxing. Inoltre, consente l'uso delle ginocchiate ma non quello delle gomitate. Alcuni dei suoi praticanti più famosi sono: Peter Aerts, Ramon Dekkers, Ernesto Hoost, Semmy Schilt, Remy Bonjasky, Melvin Manhoef, Gegard Mousasi, Alistair Overeem, Bas Rutten e tanti altri.


Kickboxing giapponese

Stile di Kickboxing giapponese predecessore dell'odierna Kickboxing.


Kickboxing americano

Stile di Kickboxing americano, nato negli anni 70' dopo il boom dello sport in oriente.


Muay boran

Stile di Kickboxing originario del sud-est asiatico.


Muay Lao

Stile di Kickboxing originario del Laos e discendente della Muay boran.


Muay thai

Diretta discendente della Muay boran, è uno degli stili di Kickboxing più famosi.


Pradal Serey

Stile Cambogiano, assimilato dalla Muay Lao e dalla Muay thai quando l'Impero Khmer teneva sotto controllo i loro territori d'origine.


Savate

Nata a Parigi verso il 1700, questo stile di Kickboxing comprende l'uso di scarpe rigide dette Savateur.


Lethwei

Stile nativo del Mynamar, si pratica a mani nude e ammette l'uso delle testate.


Il point-fighting, che significa "combattimento a punti", è una formula della kickboxing che prevede un combattimento non continuato a punti.

È tra le sei discipline quella che più si avvicina al karate, di cui questo sport è diretto discendente quando questa disciplina era denominata "karate contact" e quando W.A.K.O non stava per (World Association of Kickboxing Organizations) ma era la sigla per "World All Styles Karate Organization". Infatti come nel karate il combattimento prevede che i due atleti si sfidino sul tatami (a differenza del full-contact dove è previsto un ring), e consiste in combattimenti "al punto" (cioè ad ogni azione valida il combattimento viene fermato e viene assegnato il punto). Altro elemento in comune con il karate, è l'utilizzo delle cinture (dalla bianca alla nera) che graduano gli atleti in base alla loro esperienza.

I due atleti combattono su un tatami di forma quadrata che ha area 7x7. Gli arbitri che dirigono l'incontro sono tre e si mettono sui lati esterni del quadrato di gara in modo da non interferire nel combattimento, fuori dal quadrato viene posizionato un banco sul quale saranno esposti il tabellone segnapunti e il timer.

Il combattimento varia a seconda delle manifestazioni, ma solitamente dura due round di due minuti ciascuno, e consiste nel colpire prima dell'avversario in una delle zone "legali" del corpo dell'avversario (quindi nel tronco e nella testa, escludendo colpi ai genitali, alle gambe, al collo e ai reni).

L'incontro inizia con il "saluto" dei due avversari (provenendo da un'arte marziale il vi è l'obbligo del rispetto dell'avversario) e con l'arbitro che darà il via con il termine "fight"; al termine del "stop" l'arbitro di gara interrompe momentaneamente il combattimento e consultanto gli altri due giudici di gara assegna il punto ad uno dei due contendenti (può essere assegnato anche ad entrambi nel caso in cui siano andati a segno contemporaneamente)

I punti in base ai seguenti criteri:

  • Tecnica di pugno al corpo: 1 punto

  • Tecnica di pugno alla testa: 1 punto

  • Tecnica di pugno in volo: 1 punto

  • Tecnica di calcio al corpo: 1 punto

  • Tecnica di calcio alla testa: 2 punti

  • Tecnica di calcio al corpo in volo: 2 punti

  • Tecnica di calcio alla testa in volo: 3 punti

  • Tecnica di spazzata seguendo il senso articolare della gamba colpita facendo cadere l'avversario: 1 punto



Durante il combattimento ogni atleta dovrà essere munito delle seguenti protezioni obbligatorie:

  • guanti a mano aperta

  • paratibia

  • calzari

  • paradenti

  • gomitiere

  • conchiglia

  • paraseno (solo per le donne)

A differenza delle altre discipline nel point-fighting non vi è praticamente mai l'utilizzo dei "ganci" e dei "montanti" in quanto difficili da eseguirsi senza essere prima colpiti, mentre vengono predilette tutte le tecniche di calcio. Una tecnica tipica del point fighting è il "blitz", che consiste in un attacco improvviso andando a finire "addosso" all'avversario, tecniche impossibili da utilizzare nelle altre discipline della kickboxing perché poco utile specialmente in caso di contatto pieno. Poiché il contatto deve essere necessariamente limitato o controllato, richiede soprattutto doti specifiche di rapidità, reattività, prontezza e velocità, richiedendo più una preparazione atletica che una vera preparazione sulla forza. Il point fighting, facendo un paragone con altri sport, potrebbe essere definito come la "scherma" della kickboxing.


Light-contact

Il Light-contact, che letteralmente significa "contatto leggero", ma è inteso anche come "contatto controllato" ed è una formula della kickboxing che prevede un combattimento continuato a punti.

Come nel point fighting, il contatto deve essere necessariamente limitato o controllato, e privilegia soprattutto le doti specifiche di esecuzione tecnica e di pulizia dei colpi che vanno eseguiti con scioltezza e velocità, privilegiando la tecnica alla forza.

I due atleti combattono su un tatami, ma a differenza del point fighting sono liberi di muoversi sul quadrato di gara a loro piacimento, e senza che l'arbitro interrompa il combattimento dopo l'esecuzione di una tecnica portata a segno.

Il combattimento dura due o tre round da due minuti a seconda del tipo di competizione nazionale o internazionale e i due atleti, combattono in posizione di guardia frontale o semifrontale uno dall'altro, possono trovarsi anche a distanza molto stretta e colpirsi a vicenda con le varie tecniche di pugno e di calcio previste.

L'arbitro di gara può fermare l'incontro solo in caso di "break", quando cioè gli atleti si trovano in clinch e vanno distanziati, oppure in caso di richiamo per eccessivo contatto, scorrettezze o uscita dal quadrato di gara: le uscite comportano una sottrazione di un punto fino alla quarta uscita dal tatami dove l'atleta viene squalificato, stesso discorso con i richiami (il primo richiamo però non comporta decurtazione di punti).

Oltre all'arbitro centrale, vi sono tre giudici di gara che servendosi di un cartellino come nel contatto pieno sommano i punti totalizzati, e assegnano la vittoria. Da poco è stato inserito il sistema easy scoring, dei tabelloni elettronici dove i giudici assegnano i punti con un mouse dedicato, in questo modo si ha la visione effettiva sui monitor dell'andamento dell'incontro.

Poiché nel light-contact non è previsto il K.O., la vittoria è perseguibile soltanto accumulando più punti dell'avversario e in caso di parità decidono si ha la decisione arbitrale di preferenza, nel caso si utilizzo del sistema easy scoring sarà direttamente il sistema a decretare il vincitore.


Kick-light

Esiste infine una versione del light-contact, definita Kick Light, che aggiunge alla tradizionale formula del light-contact la possibilità di colpire con i low kick, cioè con i calci circolari bassi nella parte interna o esterna del quadricipite: l'unico tipo di calcio che si può eseguire al di sotto della cintura.

La differenza con il tradizionale light-contact è che nella kick light le distanze si accorciano ulteriormente e l'atleta necessita di una prontezza e di una mobilità maggiore per evitare i pericolosissimi calci portati sotto la cintura e sferrati nella coscia, che naturalmente danno punti.


Full-contact

Il Full-contact, che significa "contatto pieno", e universalmente riconosciuta come la "formula principe" di questo sport. Nato negli USA come variante del Full contact karate, in Europa e nel mondo si distaccò ben presto dall'aspetto marziale, unì subito il pugilato alle tecniche di calcio e diventò con gli anni lo sport da ring per eccellenza.

Prevede un combattimento continuato a pieno contatto e infatti, a differenza del semi-contact e del light-contact, i colpi vanno portati con forza e potenza, privilegiando appunto la forza e l'incisività, unita a stile e precisione.

Nel full-contact, la preparazione fisica degli atleti è molto più importante che nel semi-contact e nel light-contact, perché diversamente da questi, è consentita la vittoria del match anche via Knock-out (K.O.), cioè quando un combattente subisce un colpo tale da rendergli impossibile il proseguire dell'incontro.

I due atleti combattono esclusivamente su un ring da boxe e sono liberi di muoversi sul quadrato di gara a loro piacimento. Il combattimento è suddiviso in round (che possono essere dai tre ai cinque, oppure anche dai dieci ai dodici, a seconda delle federazioni o dell'importanza della competizione) da due minuti. I colpi devono essere portati nel tronco e al volto, sono quindi esclusi i colpi al di sotto della cintura.

Come per il light-contact, c'è un arbitro centrale e altri tre di giuria che assegnano i punti. Se l'incontro dura fino al termine delle riprese stabilite e non vi è stato il K.O. o l'interruzione per intervento del medico di bordo ring, allora la vittoria viene stabilita in base ai punti.

Questa formula ha molte analogie con la preparazione tecnica e atletica della boxe: infatti l'atleta deve prepararsi secondo un ferreo programma di allenamento dal punto di vista atletico e agonistico e perfezionare la precisione dell'impostazione, dei movimenti e della guardia (come nella boxe) che sono di fondamentale importanza durante il match. Inoltre, come per il light-contact, i colpi di calcio e di pugno vanno eseguiti con precisione tecnica e dovizia di perfezione, aggiungendo però una maggiore dose di forza e potenza poiché, a differenza del light, i colpi nel full devono per forza "fare male".


Low-kick

Esiste una versione del full-contact, definita Low-Kick, che per l'appunto aggiunge alla tradizionale formula del full-contact la possibilità di colpire con i low kick, cioè con i calci circolari bassi nella parte interna o esterna del quadricipite.


K-1 Rules

Disciplina nata nei primi anni novanta dall'omonimo torneo che aveva come scopo principale quella di far affrontare atleti provenienti da diverse arti marziale (come Karate, Muay thai e Taekwondo) con un regolamento che fosse valido per tutti i tipi di stile.

È considerata la disciplina più completa di tutte in quanto è possibile colpire con tutti i pugni della boxe come il diretto (jab), il gancio (hook), il montante (uppercut) ed inoltre è consentito il pugno-girato (spinning-back) tirato col dorso della mano, con tutti i tipi di calcio (compresi i low-kick) ed inoltre è possibile colpire anche con le ginocchia (si può colpire con qualsiasi parte del ginocchio, in tutti i bersagli consentiti, importante in caso di clinch è dare una sola ginocchiata e poi lasciare l'avversario). Non sono consentite le proiezioni (tuttavia è possibile afferrare la gamba dell'avversario ed entro pochissimi secondi spazzare sulla gamba di appoggio).

La grande spettacolarità ha fatto sì che nascessero molte federazioni che organizzassero tornei con il regolamento del K-1 (la più grande attualmente è il Glory), e molti atleti professionisti che combattessero con l'utilizzo di questa disciplina come Giorgio Petrosyan, Raymond Daniels, Mirko Cro Cop, Ernesto Hoost, Peter Aerts e Badr Hari.





venerdì 15 aprile 2022

Sparring

 




Lo sparring è una forma di allenamento sportivo, praticata dall'atleta con un partner (non necessariamente l'allenatore).

Pur trattandosi sostanzialmente di una forma di allenamento libero, è generalmente vincolata ad accordi per evitare infortuni. Lo sparring è comune soprattutto in discipline individuali, tra cui quelle di lotta (per esempio il pugilato o un'arte marziale). Esiste tuttavia anche nel tennis.

Non è raro che il partner sia, a sua volta, un ex atleta che ha così modo di rientrare o rimanere nel giro.

giovedì 14 aprile 2022

Muay thai

 


Il muay thai (in thailandese: มวยไทย?, traslitterato: muai thai), noto anche come thai boxe, boxe tailandese o pugilato tailandese, è un'arte marziale e sport da combattimento a contatto pieno che ha le sue origini nella Mae Mai Muay Thai (Muay Boran), antica tecnica di lotta tailandese. Esso utilizza una vasta gamma di percussioni in piedi e di tecniche d'aggancio (clinch).

La disciplina è nota come "l'arte delle otto armi" o "la scienza degli otto arti" perché consente ai due contendenti che si sfidano di utilizzare combinazioni di pugni, calci, gomitate e ginocchiate, quindi otto parti del corpo utilizzate come punti di contatto rispetto ai due del pugilato, oppure ai quattro della kick boxing, con un'intensa preparazione atletica e mentale che fa la differenza negli scontri a contatto pieno.

Il muay thai originale divenne popolare nel XVI secolo in patria, ma si diffuse internazionalmente solo nel XX secolo, dopo alcune modifiche regolamentari e quando diversi pugili thailandesi si confrontarono con successo con i rappresentanti di varie arti marziali.

La parola muay, che significa 'combattimento', 'pugilato' o anche 'lotta', deriva dal sanscrito mavya che significa 'unire'; la parola thai è invece un aggettivo di origine nazionale, il cui significato originale è "[popolo] libero" (in maniera analoga al significato del nome dei franchi). Il termine Muay thai è quindi traducibile con 'combattimento/pugilato/lotta/scontro tailandese' o 'combattimento dei tailandesi'. In inglese il nome viene spesso tradotto con thai boxing; a volte questo genera confusione, perché si pensa che esista una differenza fra il muay thai e la thai boxe, con quest'ultima che sarebbe una variante regolamentare occidentale: in realtà i due termini sono sinonimi ed indicano la stessa disciplina.

Un praticante di muay thai è conosciuto come Nak Muay; i praticanti occidentali sono a volte chiamati Nak Muay Farang, che significa 'pugile straniero'.

Il muay thai ha origine nell'antico Regno del Siam (attuale Thailandia) e, come per il resto delle altre arti marziali, le sue origini si perdono nel più remoto e misterioso passato fatto di guerre e razzie. L'invasione con cui i birmani posero fine al Regno di Ayutthaya, radendo al suolo la capitale omonima, provocò la distruzione di gran parte degli archivi storici e culturali. Le notizie sull'antico Siam si basano sui pochi scritti salvati dalla distruzione e sulle cronache dei regni confinanti, e non si possono quindi considerare pienamente attendibili. Sulla controversa storia del popolo thai e la misteriosa nascita del muay thai esistono due teorie: la prima sostiene che il popolo degli Ao-Lai fu costretto a difendersi dai continui attacchi dei predoni e dei popoli nei territori che attraversarono durante il periodo migratorio (tibetani, cinesi, khmer, birmani e altri); la seconda afferma che il popolo degli Ao-Lai era già presente in quei territori e che doveva difendersi dalle invasioni dei popoli confinanti.

Prendendo in considerazione la prima teoria, si narra che tutto abbia avuto origine attorno al I secolo dalla tribù degli Ao-Lai, i quali, intorno all'anno 200 a.C., migrarono dal nord dell'India fino alla valle del Mekong per poi raggiungere quello che sarebbe diventato il Regno del Siam, passando attraverso il Tibet orientale, a sud delle ricche vallate dell'odierno Yunnan, nella Cina di sud-ovest, da dove si spostarono in tutte le direzioni arrivando fino ai confini dell'impero per poi puntare di nuovo verso sud; a questo punto il popolo degli Ao-Lai si divise in tre gruppi:

  • Gli shan, che si stanziarono nel nord-est dell'odierna Birmania

  • Gli Ahom, che si diressero ad est fino al Vietnam

  • Gli Ao-Lai che mantennero il nome e si diressero verso la terra che sarebbe diventata la loro patria, il Regno del Siam.

A scopi difensivi gli Ao-Lai crearono uno stile di lotta che prevedeva l'uso delle armi e il combattimento corpo a corpo chiamato Krabi Krabong. Intorno al 1700 i due differenti stili di combattimento si scissero e divennero;

  • Krabi Krabong, lo stile che prevedeva l'uso delle armi (spada, lancia, giavellotto, pugnale, bastone).

  • Muay thai, lo stile di combattimento corpo a corpo che prevedeva l'uso delle braccia (gomiti, avambracci), delle mani (dita e nocche), delle gambe (tibia e ginocchia), della testa e dei piedi (pianta dorso e talloni).

La storia di quest'antica arte marziale va di pari passo con la storia della nazione e di conseguenza anche il muay thai nel corso degli anni ha subito notevoli cambiamenti, fino a raggiungere la forma odierna. Seguendo questo percorso storico si può constatare che come tutte le arti marziali anche il muay thai ha avuto origine nel tempio cinese Shaolin, e le sue prime tracce si possono collocare nel periodo storico che ha preceduto il Regno di Sukhothai (200 a.C. – 1238) e attribuire ai monaci buddhisti indiani, che furono mandati nella regione chiamata Dvaravati (che si estendeva nelle odierne Bassa Birmania, Thailandia centrale e Cambogia orientale).

Contemporaneamente iniziò la migrazione del popolo degli Ao–Lai con un inesorabile incontro con le popolazioni locali dove vi fu un'integrazione e scambio culturale e iniziò la diffusione del muay thai. Dopo tale periodo vii fu l'era Sukhothai (1238 – 1377), la città divenne la capitale del popolo siamese e assunse anche una grande importanza religiosa. In questo periodo il muay thai era conosciuta come Mai Si Sok, divenne fondamentale per i soldati in tempo di guerra, mentre era usata come sistema di difesa e come allenamento per tenersi in costante forma in tempo di pace. Sempre in questi anni il re Ramkhamhaeng scrisse il Tamrab – Pichei – Songkram, il libro per imparare l'arte della guerra.

In seguito la Mai Si Sok prese il nome di Pahuyuth nell'era Ayutthaya (1377 – 1767). La capitale del regno diventò la città d'Ayutthaya e la Pahuyuth divenne fondamentale nelle innumerevoli guerre contro i popoli dei regni vicini, diventando anche un elemento fondamentale per elevare la propria posizione sociale in quanto era praticata oltre che nei villaggi anche e soprattutto alla corte reale. Gli stessi re, affascinati e rapiti dalla bellezza della Pahuyuth, la praticarono la soprannominarono “l'arte dei re”. I più leggendari di questi sovrani furono Naresuan (1590 – 1605, durante il cui regno il popolo siamese fu soprannominato “il popolo delle otto braccia”) e Sanpeth VIII, conosciuto in seguito come Phra Buddha Chao Sua (in italiano il Re Tigre) per la ferocia in combattimento (1703 – 1709). In questo periodo particolare possiamo assistere ad una prima fase importante della trasformazione della Pahayuth verso il muay thai sportiva contemporanea.

Prima di allora era utilizzata solo in guerra, e divenne poi anche come un efficace sistema di difesa, per poi passare ad una forma sportiva che prese il nome di Dhee Muay o Dhoi Muay. I contendenti si affrontavano davanti ad un pubblico in occasione di celebrazioni religiose o di festività e i duelli si svolgevano all'interno delle corti o delle piazze. Questi incontri non avevano limiti di tempo, non avevano categorie di peso e i contendenti si affrontavano senza protezioni. Gli incontri finivano per KO, per morte dell'avversario o per abbandono e molto spesso i lottatori erano costretti ad affrontare più incontri nella stessa giornata. I sovrani rimasero talmente ammaliati dalla Pahuyuth che crearono un particolare plotone che sviluppò il muay Luang, una forma di Pahuyuth molto tecnica e sofisticata che serviva alla protezione della famiglia reale e alla difesa della patria. Gli ufficiali di questo plotone prendevano il nome di Dhamruot Luang, Gong Tanai Luak o Grom Nak Muay.

Solo in seguito, quando ormai gli incontri erano all'ordine del giorno, fu introdotto per esigenza l'uso dei Kaad Chiek, protezioni per avambracci e mani fatte di corda di canapa non raffinata che oltre a proteggere l'atleta servivano ad aumentare l'incidenza dei colpi con i Gon Hoi (aggiunte di corda di canapa sulle nocche che formavano delle protuberanze). L'efficacia dei colpi fu aumentata ulteriormente bagnando prima degli incontri i Kaad Chiek, che asciugandosi s'indurivano maggiormente. Si narra che solo in alcune circostanze e con il consenso dei combattenti, i Kaad Chiek venivano immersi nella resina, o in un qualsiasi altro tipo di sostanza collosa, per poi cospargerle di materiale abrasivo come frammenti di vetro o di pietra, rendendo così le mani armi micidiali. Solo in seguito furono introdotte, al posto dei Kaad Chiek, i bendaggi in corda con dei nodi sulle nocche per poi passare ai guantoni. In questi anni grazie alla pratica della Pahuyuth l'esercito siamese fu molto temuto dai popoli vicini, ma questo non fermò la Birmania, che nel 1767 riuscì a conquistare la città d'Ayutthaya dando origine alla "leggenda di Nai Khanom Thom".

Nelle tre successive fasi storiche, quella di Thomburi (1767 – 1782), nel 1° periodo Rattanakosin (1782 – 1868) e 2° periodo Rattanakosin (1868 – 1925), la capitale del Siam fu trasferita lungo le rive del fiume Chao Phraya. Dopo i 15 anni di Thonburi, venne spostata sulla sponda opposta del fiume, nell'odierna Bangkok, in un piccolo villaggio che fu ingrandito e ribattezzato prima Krung Rattanakosin e più tardi un lungo nome cerimoniale la cui prima parte, Krung Thep Maha Nakorn, è tuttora il nome ufficiale di Bangkok. Nell'era Rattanakosin la Pahayuth prese il nome di Mae Mai Muay Thai o Mai Muay Thai e durante questo periodo ebbe la sua consacrazione. Fu introdotta nelle scuole come materia di studio e vi rimase fino al 1921. In questi anni tutti volevano praticare la Mae Mai Muay Thai, ogni paese organizzava celebrazioni e feste durante le quali vi erano esibizioni di Mai Muay Thai. Questo comportò un inevitabile confronto fra combattenti di diverse regioni, ognuna delle quali aveva un proprio stile di combattimento. Secondo una ricostruzione storica, tre furono le correnti di stili regionali più importanti che influenzarono il muay thai moderna, quelle di Korat, Lopburi e Chaya.

  • Lo stile di Korat prevedeva una guardia bassa e molto stabile con pugni e calci molto potenti, eseguiti in combinazione di due o tre colpi. Erano usati dei Kaad Chiek che coprivano l'atleta per l'intera lunghezza dell'avambraccio, così facendo si aumentava l'efficacia dei colpi in attacco e migliorava notevolmente la difesa.

  • Il Lopburi era basato sulla velocità e sulla precisione d'esecuzione di una sequenza di quattro, cinque colpi. La guardia, a differenza dello stile Korat, è molto alta e meno stabile e ciò permette una maggiore agilità, (caratteristiche principali dello stile Hanuman). I Kaad Chiek ricoprivano solo le mani con dei rinforzi sulle nocche (gon hoi).

  • Il Chaya era uno stile che prevedeva colpi di gomito, ginocchio, pugni e calci particolari, colpi d'incontro con continui spostamenti laterali, arretramenti e avanzamenti. I Kaad Chiek coprivano interamente gli avambracci e sulle mani e sulle nocche erano presenti dei rinforzi (gon hoi).

Oltre a questi tre stili, vi era quello detto Muay Pra Na Korn. Questo stile deriva dalla fusione dei tre precedenti, avvenuta all'inizio dell'era Rattanakosin. L'esecuzione dei colpi poteva essere molto veloce o molto potente, anche la guardia poteva cambiare in base all'evolversi del combattimento. I Kaad Chiek coprivano interamente le mani e gli avambracci. In questo periodo furono costruite le prime arene permanenti per i combattimenti, solo dopo il 1925 si sviluppò la necessità di avere delle regole ben precise. Solo dopo il 1945 furono introdotte le categorie di peso, i round, i guantoni per proteggere le mani e la conchiglia per i genitali (all'inizio fatta di corteccia, in seguito una conchiglia di mare avvolta in un panno per poi diventare quella che si usa oggigiorno), gli incontri si spostarono sui ring e si abbandonarono le strade e le piazze.

Dopo le arene furono costruiti gli stadi, fra i più importanti ci sono il Rajadamnern Stadium (costruito fra 1941 e il 1945 ed inaugurato il 23 agosto dello stesso anno) e il Lumpinee Boxing Stadium (costruito nel dopo guerra e inaugurato l'8 dicembre del 1956). La Mae Mai Muay Thai prese definitivamente il nome muay thai nel periodo in cui il regno divenne una monarchia costituzionale con la cosiddetta rivoluzione siamese del 1932, che il 24 giugno 1939 fu ribattezzato Regno della Thailandia ("terra degli uomini liberi"). Durante la Seconda guerra mondiale tornò di nuovo a chiamarsi Siam per poi diventare di nuovo e permanentemente Thailandia l'11 maggio 1949. Solo dopo gli anni settanta il muay thai fu praticata e iniziò a diffondersi nel mondo occidentale. Da allora, la versione codificata della muay thai professionale da quadrato (ring) e della tecnica di autodifesa si sono diffuse nei paesi dell'ex URSS, negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Francia e nei Paesi Bassi.


Amuleti

Pra Krueng

Piccola immagine sacra del Budda che veniva inserita all'interno del Mongkon e del Kruang Ruang dell'atleta, e serviva come portafortuna e per scacciare gli spiriti maligni


Kruang Ruang

Bracciale di stoffa, di corda intrecciata o di qualsiasi altro tessuto, fatto dal proprio maestro, si può portare singolarmente o su entrambe le braccia del combattente. Al suo interno può incorporare simboli e/o piccoli oggetti venerati dall'atleta, il suo significato e il suo contenuto lo conoscono solo il maestro e l'atleta. Il materiale per creare il Kruang Ruang viene fornito dall'allievo, questo processo di preparazione serve per dare protezione al combattente e creare un legame indissolubile fra allievo e maestro.


Pirod

Bracciale di stoffa, di corda intrecciata o di qualsiasi altro tessuto, fatto dal maestro, si può portare singolarmente o su entrambe le braccia. Si prepara come il Kruang Ruang e si indossa in alternativa su un braccio all'altezza del bicipite. Si narra che in passato il Pirod poteva essere fatto anche con un intreccio di stoffa e di legno rattan.


Dhagrut

Piccoli amuleti fatti in bronzo o alcune volte in argento raffiguranti simboli sacri, che avevano lo scopo di proteggere il guerriero che li indossava. Si poteva portarne anche più di uno e talvolta si potevano inserire nei Kruang Ruang o nei Pirod, se le loro dimensioni lo permettevano e se non erano di intralcio ai movimenti del combattente.


Pitsamorn

Amuleti fatti con foglia di palma inserita in un rivestimento di fibra naturale raffiguranti simboli sacri simili ai Dhagrut. Si possono inserire all'interno del Kruang Ruang o del Pirod sempre se le dimensioni lo consentono e sempre se non sono d'intralcio nei movimenti del combattente.


Waahn

Erba che, se associata ad un rituale magico, forniva all'atleta che la custodiva all'interno del Mongkon, Kruang Ruang o del Pirod forza e virilità maggiore durante l'incontro. Alcuni atleti bevono un infuso di quest'erba (simile alla nostra cipolla) prima dell'incontro per aumentare la propria forza.


Prajied (non è un vero amuleto)

Bracciale che identifica il grado di abilità dell'atleta nella pratica del muay thai e che prende il nome di khan. Spesso viene confuso con il Kruang Ruang, la differenza è che il Kruang Ruang viene fatto dal proprio maestro e assume un significato molto importante nella vita del combattente, mentre il Prajied non ha nessun significato mistico-religioso e può essere fatto dall'allievo stesso, inoltre il Prajied cambia la propria colorazione in base al khan di appartenenza.


Mongkon

Amuleto protettivo di forma circolare che si indossa sul capo prima del combattimento. Il Mongkon viene applicato all'atleta dal suo maestro e solo da lui rimosso con rito propiziatorio prima dell'inizio del match, questo rituale prende il nome di Pitee Tod Mongkon. Il significato di questo amuleto è molto particolare e molto importante, perché rappresenta il maestro, il campo di appartenenza, gli insegnamenti ricevuti e tutti i confratelli del campo. Ad ogni vittoria del combattente, il maestro prende un pezzo del Kruang Ruang dell'allievo e lo unisce al proprio Mongkon con una cerimonia propiziatoria, così facendo si trasferisce il vigore del guerriero vincente nel Mongkon che proteggerà e infonderà maggiore vigore al nuovo combattente che lo porterà in seguito. Secondo una leggenda, in tempi antichi per creare questa corona magica venivano utilizzati serpenti velenosi che donavano al combattente prosperità e vigore atletico.


Suea - yan e Paa -yan

Tessuti di varia forma (Suea-yan maglietta tradizionale di colore rosso, Paa-yan fazzoletto tradizionale) con raffigurazioni e simboli mistici di energia chakra benedetti dai monaci, che venivano indossati o inseriti all'interno di altri amuleti come Mongkon o Kruang Ruang. Spesso gli atleti portano la simbologia magica permanentemente tatuata sul corpo. Pratica molto diffusa in Thailandia specialmente presso famosi templi come il Wat Bang Phra, questi tatuaggi praticati dai monaci buddisti prendono il nome di Sak-yant o Yantra. Le raffigurazioni sacre non possono essere tatuate sotto la vita perché i simboli sacri non possono essere fatti in parti del corpo impure. Secondo l'educazione, la testa è la parte più pura del corpo perché è la più in alto, mentre i piedi sono la parte più impura.


Chakra

Molte discipline orientali basano il proprio fondamentale teorico sull'esistenza dei meridiani, che nella medicina tailandese sono denominati Sen. Secondo questa teoria, attraverso la respirazione penetra nel corpo l'energia che lo mantiene in vita. L'energia si diffonde in tutto il corpo, attraverso dei canali, detti appunto “meridiani”, che confluiscono nei centri di energia detti chakra. Secondo antiche credenze, ancora oggi vengono tatuati nei punti meridiani dei simboli chakra o, in alternativa, preghiere buddiste.


Phuang Malai

Sono ghirlande di fiori (quali orchidee, garofani, gelsomino e margherite) che vengono portate dal combattente prima dell'incontro sul petto nudo. Queste ghirlande sono di buon auspicio, allontanano gli spiriti maligni e favoriscono la protezione degli spiriti benigni. Vengono utilizzate anche e soprattutto nella vita quotidiana come segno di felicità e di benevolenza. Queste ghirlande hanno lunghezze, colorazioni e disegni differenti in base alle regioni di provenienza; nonostante siano tutte differenti, hanno tutte le stesse forme (assomigliano a delle collane).


Whan Nan Chan Kok

La Whan Nan Chan Kok è una radice tossica che cresce agli argini dei fiumi. Questa radice veniva usata nel passato prima di un incontro all'ultimo sangue. Il guerriero thai veniva cosparso di un unguento ricavato dalla lavorazione di questa radice che provocava un'immediata reazione al contatto con la pelle del guerriero, provocando una formazione di bolle sulla cute. Queste bolle servivano per salvare il combattente dalle ferite profonde create dalle tecniche atte al taglio della pelle negli scontri all'ultimo sangue. Questa radice velenosa veniva usata per difesa e non per offesa dei combattenti.


Classificazione dei praticanti

Il Muay thai nacque dall'esigenza del popolo siamese di proteggersi dalle aggressioni nemiche: per questo motivo si può supporre che gli allenamenti in passato fossero molto duri e le tecniche trasmesse erano quelle che potevano migliorare le doti naturali di combattimento dell'atleta e renderlo invincibile, forse trascurando le tecniche dall'esecuzione più complessa. Fu probabilmente questo il motivo per cui non vi erano in Thailandia gradi o cinture che identificavano la conoscenza delle tecniche di combattimento come nelle altre arti marziali. Questa filosofia d'insegnamento ha prodotto formidabili e micidiali combattenti e le relative leggende, ma ha portato alla scomparsa di molte tecniche che sono andate perdute.

Con la diffusione in occidente del Muay thai è maturata l'esigenza di regolamentare questa arte per offrire agli atleti occidentali una conoscenza più ampia e per assicurare che le tecniche rimaste non vadano a loro volta perdute: a tale scopo negli anni Novanta le tecniche del Muay thai furono divise in dodici gradi, che prendono il nome di Kan.

Una volta stabiliti, i Kan furono sottoposti all'esame dei migliori maestri dell'epoca i quali, dopo una scrupolosa analisi, fecero in modo che i Kan diventassero quindici. Furono quindi scelti i cinque migliori maestri e insigniti del Mongkon dorato (XV Kan), i quali scelsero a loro volta venti maestri che furono insigniti con il Mongkon d'argento (XIV Kan); per tutti gli altri Kan basta sostenere un esame, mentre per gli ultimi due non esistono esami ma si ottengono per anzianità. Il XIII Kan viene assegnato dal maestro al proprio allievo quando lo ritiene pronto per divulgare i suoi insegnamenti e gli dona il Mongkon.

Per distinguere i vari Kan fra loro, sono stati introdotti i prajied e i mongkon di diverse colorazioni: possiamo quindi sostenere la tesi secondo cui in realtà i Kan siano dodici e non quindici, perché non esistono esami per ottenere gli ultimi due Kan.

Secondo la regolamentazione di alcune associazioni e federazioni italiane e internazionali, i Kan sono struttati come segue:

  • I KAN prajied bianco

  • II KAN prajied giallo

  • III KAN prajied giallo e bianco

  • IV KAN prajied verde

  • V KAN prajied verde e bianco

  • VI KAN prajied blu

  • VII KAN prajied blu e bianco

  • VIII KAN prajied marrone

  • IX KAN prajied marrone e bianco

  • X KAN mongkon rosso

  • XI KAN 1º livello mongkon rosso e bianco (tirocinante istruttore base)

  • XI KAN 2º livello mongkon rosso e bianco (tirocinante istruttore avanzato)

  • XII KAN 1º livello mongkon rosso e giallo (istruttore base)

  • XII KAN 2º livello mongkon rosso e giallo (istruttore avanzato)

  • XIII KAN 1º livello mongkon rosso e argento (alto istruttore base)

  • XIII KAN 2º livello mongkon rosso e argento (alto istruttore avanzato)

  • XIV KAN mongkon argento (maestro)

  • XV KAN mongkon dorato (gran maestro)


Mitologia tradizionale

Nai Khanomthom

Si narra che durante la guerra fra il regno del Siam e la Birmania del 1767, la capitale Ayutthaya venne distrutta dagli invasori birmani. Coloro che non riuscirono a scappare furono fatti prigionieri e deportati come schiavi. Il re birmano Hsinbyushin organizzò dei tornei per celebrare la vittoria, dove fece combattere i suoi migliori guerrieri contro i guerrieri siamesi che aveva fatto prigionieri, utilizzati come gladiatori. Durante questi incontri, il re rimase affascinato dai combattimenti di uno dei prigionieri, il cui stile assomigliava in parte a quello dei migliori guerrieri birmani che praticavano il Parma (arte che prediligeva colpi di braccia in quanto l'abito che indossavano impediva movimenti molto vistosi delle gambe).

Ammaliato dalla Pahuyuth e dallo stile di questo guerriero misterioso, il sovrano diede ordine che affrontasse i dieci migliori guerrieri birmani. Il lottatore siamese riuscì a vincere tutti i dieci avversari (che fu costretto ad affrontare) con colpi potenti, veloci e precisi ed il re, stupito dall'impresa, concesse la libertà a lui e ad altri prigionieri catturati ad Ayutthaya. Nacque in tal modo una delle più famose leggende del popolo tailandese: quella di Nai Khanom Thom. Da allora, la figura di questo eroe viene vista come anima ed essenza del muay thai, pronto al sacrificio anteponendo ai propri interessi l'onore, l'amore per la patria, la propria religione, il proprio maestro e la propria scuola. Il 17 marzo è il giorno in cui viene celebrata la festa di Nai Khanom Thom.


Phraya Phichai Dab Hak

Nato povero con il nome Choi, figlio di un coltivatore di riso, iniziò a studiare da monaco, ma poi fu allontanato per aver osato affrontare e battere un ricco nobile del paese. Incominciò un percorso di studio e formazione della Pahuyuth. Percorso che lo portò a vincere molte competizioni fino a diventare la guardia personale di Phraya Tak, che sarebbe diventato l'unico sovrano del Regno di Thonburi con il nome di Taksin il Grande. Choi fu il braccio destro di Phraya Tak e si distinse in molte azioni di guerra. Fu ricompensato da re Taksin che gli affidò il governatorato di Phichai, città natale di Choi, con il titolo di Phraya Phichai. Famosa è la battaglia in cui Phraya Phichai respinse un attacco alla città portato dai birmani, durante il quale continuò a combattere con entrambe le proprie spade anche quando una si ruppe. Tale impresa gli ha valso l'appellativo di Phraya Phichai Dab Hak, letteralmente "marchese di Phichai dalla spada rotta".


Muen Plan

Nel 1788, durante il regno di Rama I, due fratelli francesi arrivarono nel Regno del Siam. Si erano fatti una reputazione sconfiggendo diversi pugili in Indocina e vennero per battersi con i siamesi, che accettarono la sfida. Fu incaricato un principe siamese di cercare un difensore dell'onore nazionale, e scelse un membro della protezione reale del palazzo - Muen Plan. L'incontro si svolse sul terreno davanti al Grande Palazzo Reale, Muen Plan indossava un abito reale da battaglia e sul braccio aveva a protezione il proprio Kruang Rang. Questo abilissimo combattente sconfisse i due fortissimi francesi in breve tempo e fu dopo l'incontro che il re Rama I gli assegnò il nome Muen Plan, letteralmente “regno della distruzione”, a celebrare la sua supremazia devastante.


Phra Chao Sanphet VIII

Il principe Khun Luang Serasak era figlio del re di Ayutthaya Phetracha, fondatore della dinastia Ban Plu Luang, e salì al trono con il nome regale Phra Chao Sri Sanphet VIII. In seguito fu chiamato Phrachao Suea (“il Re Tigre”) a causa della sua ferocia che esprimeva anche come combattente di muay thai. Durante il suo regno il muay thai conobbe un periodo d'oro (dovuto anche al fatto che lo stesso re la praticava), si narra che il sovrano dovesse partecipare in incognito ai combattimenti perché se avesse rivelato la sua vera identità nessuno avrebbe accettato di battersi con lui. Il re intendeva misurare la propria bravura nella pratica della Pahuyuth e verificare se le sue vittorie erano dovute al fatto che era re o perché era un bravo guerriero.

In un tempio di Ban Pajanta nel distretto di Wiset Chai Chan, vi fu una celebrazione durante la quale si svolsero incontri di muay thai. Il re raggiunse il tempio con il proprio seguito e finse di essere un pugile di passaggio in città accompagnato dagli aiutanti, uno dei quali fu mandato ad organizzare il combattimento. Il promotore dell'evento volle valutare l'abilità del nuovo arrivato, che chiese di affrontare il campione locale. Le cronache di quel tempo definirono la lotta emozionante, nella quale i due lottatori esibirono grande talento. Il sovrano sferrò presto il colpo che decretò la sconfitta del campione locale. In seguito, il Re Tigre continuò a combattere in incognito e a sconfiggere i migliori atleti del regno.


Hanuman (Il dio scimmia)

Si racconta nel Ramakien che il dio Phra Narai si reincarnò in Phra Ram (Rama - re della città d'Ayutthaya) per ricongiungersi con la sua amata Naang Sida e sconfiggerne il rapitore, il demone Nonthok reincarnatosi in Tosakan (re dell'isola Lanka). Per riuscire nell'intento, accettò l'aiuto del dio delle scimmie Hanuman. La leggenda racconta che Hanuman, “la scimmia bianca” figlio di Phra Phai e di Naang Sawaha, era un guerriero formidabile in grado di volare e di mutare il suo aspetto a piacere. Il suo stile di combattimento era basato sulla velocità, sulle inusuali schivate dei colpi avversari, su speciali colpi portati contemporaneamente con gomiti e ginocchia, su salti abbinati a prese o proiezioni portate anche dietro la schiena dell'avversario, su colpi del palmo della mano e/o con gli avambracci, evitando così di ferirsi le mani su bersagli molto resistenti. Queste tecniche erano realizzate senza mai offrire un bersaglio fisso ed evitando il confronto frontale con l'avversario, che veniva colto di sorpresa e costretto a scoprire i propri punti deboli rendendoli vulnerabili.

Per molti secoli i maestri siamesi hanno cercato di creare delle forme di lotta ispirate alle tecniche del dio scimmia Hanuman narrate nel Ramakian. Tale insieme di tecniche non sono mai state racchiuse in un sistema tale da poter essere definito come scuola o stile, ma hanno avuto una notevole importanza nel bagaglio tecnico di molti maestri.


Terminologia

  • Kai muay: palestra-camp

  • Nak muay: studente di muay thai

  • Nak Su: guerriero muay thai

  • Khru: maestro

  • Ajarn: gran maestro

  • Ian Tao: muoversi in modo generico

  • Kum Chum: basculamento (ritmo basculante)

  • Phasom Muay: spostamenti sull'asse frontale

  • Kom Muay Kee: combinazioni d'attacco/ di difesa

  • Chap-Ko: lotta (clinch) tecniche base

  • Ram Muay: danza rituale

  • Bang: blocco

  • Bang Nok: blocco ad incrocio

  • Lom: schivata da calcio alto

  • Seub: spostamenti nello spazio

  • Ghau Cha: perno con rotazione di 90° o 180°

  • Ian Sam Kum: passo del gigante

  • Den Muay: spostamenti sull'asse laterale

  • Wiang: proiezioni

  • Ti Lob: schivata con rotazione del busto a destra o sinistra

  • Lop Chark: schivata con passo d'uscita a 45°

  • Sam Kum: spostamenti (passi) a croce

  • Seua Yang: spostamenti in rotazione con cambio di guardia

  • Tae Arm Tap: passo del guerriero

  • Mah Yong: passo del cavallo

  • Narai Kwang Chak: pugni in rotazione

  • Kwang Chak Narai: pugno frustato laterale

  • Sawasdee Krap: saluto prima dell'allenamento o incontro (Questo è per gli uomini)

  • Sawasdee Kaa: saluto prima dell'allenamento o incontro (Questo è per le donne)


Pugni

  • Yeb: pugno diretto con braccio avanzato

  • Mahd Trong: pugno diretto con passo

  • Mahd Kohk: pugno gancio

  • Mahd Soi: pugno montante

  • Mahd Wiang: pugno gancio largo

  • Mahd Tawad: pugno con traiettoria discendente

  • Gradod Cho: pugno saltato


Ginocchiate

  • Kao Trong Neb: ginocchiata in linea frontale diretta corpo

  • Kao Trong Kor: ginocchiata in linea frontale diretta alla testa

  • Kao Kee: ginocchiata laterale

  • Kao Kratai: ginocchiata frontale diretta alla coscia (linea bassa)

  • Kao Chi-ang: ginocchiata ascendente diagonale

  • Kao Kone: ginocchiata laterale con caricamento

  • Kao Laa: ginocchiata circolare (tecnica di ginocchio)

  • Kao Thad: ginocchiata circolare (tecnica di tibia)

  • Kao Loy: ginocchiata volante

  • Kao Lod: ginocchiata in spinta“stop kick” in lotta

  • Kao Ku: ginocchiata doppia


Gomitate

  • Sok Dtad: gomitata circolare orizzontale

  • Sok Chi-ang: gomitata ascendente diagonale

  • Sok Ngad: gomitata ascendente verticale

  • Sok Dti: gomitata orizzontale discendente

  • Sok Sab: gomitata discendente verticale

  • Sok Pung: gomitata in percussione frontale

  • Sok Gratung: gomitata verticale ascendente

  • Sok Ku: gomitata doppia

  • Sok Glab: gomitata girata

  • Sok Glab Fan Lang: gomitata girata discendente

  • Sok Glab Quan Lang: gomitata girata orizzontale

  • Sok Glab Iak Lang: gomitata girata ascendente

  • Sok Kwang: gomitata a spirale

  • Ramasun Kwang Kwarn: gomitata saltata discendente con presa

  • Rusei Bodi Hac: gomitata saltata discendente senza presa

  • Monto Nung Tak: gomitata girata saltata discendente

  • Pak Tai Toi: gomitata discendente di rientro dal sok cheng


Calci

  • Tae Kaa: calcio circolare basso

  • Tae Laa: calcio circolare basso parallelo al terreno

  • Tae Lam Tua: calcio circolare medio

  • Tae Ken Kor: calcio circolare alla testa

  • Tae Chi-ang Kaa (Tae Pa Mak): calcio diagonale ascendente basso

  • Tae Chi-ang Lam Tua: calcio diagonale ascendente medio

  • Tae Chi-ang Kor: calcio diagonale ascendente alla testa

  • Tae Tawad Kaa: calcio circolare discendente basso

  • Tae Tawad Lam Tua: calcio circolare discendente al corpo (medio)

  • Tae Tawad Kor: calcio circolare discendente alla testa (alto)

  • Tae Tien Pai Laa: calcio ascendente basso

  • Tae Tien Pai Lam Tua: calcio ascendente medio (al corpo)

  • Tae Tien Pai Kor: calcio ascendente alto (al volto)

  • Tae Quad Torani: calcio circolare basso sul polpaccio

  • Tae Tawad Quad Torani: calcio circolare basso sul polpaccio discendente

  • Tae Trong: calcio circolare diretto

  • Tae Thad: calcio circolare basso in incidenza

  • Tip: calcio frontale

  • Tip Kaang: calcio laterale con la gamba avanzata

  • Tip Viroon: calcio frontale alla coscia

  • Tip Glab Lang: calcio all'indietro diretto (Kwang Lieu Lang)

  • Tae Glab Lang: calcio circolare girato all'indietro (Jarakee Fad Hang)

  • Gradob Tae Lam Tua: calcio circolare saltato

  • Gradob Tae Songkram: calcio circolare del drago

  • Batha Loob Pak: calcio ad ascia (diretto con movimento frustato)

  • Lom Khun Thuan: calcio girato verticale


Rituali pre-combattimento

La fase che precede il combattimento è la parte che si può definire come la più importante per l'atleta. In questi attimi, il combattente deve trovare la concentrazione, la tranquillità e il favore degli spiriti benigni per far sì che il combattimento abbia un buon esito. Tutto questo si verifica con lo svolgimento di tre rituali pre-combattimento che sono:

  • Kuen Suu Weitee

  • Ram Muay

  • Pitee Tod Mongkon


Kuen Suu Weitee

L'entrata nel ring è un momento molto importante, essendo un punto focale nella preparazione dell'atleta all'incontro dal punto di vista psicologico. È una fase di meditazione, preghiera e incantesimi nonché un susseguirsi di gesti scaramantici e magici come per esempio il modo di salire le scale del ring e passare le corde. Tutto questo serve per infondere fiducia all'atleta e per sgomberare la mente da pensieri inutili che possono condizionare il modo di affrontare l'incontro.


Ram Muay

La Ram Muay è una danza rituale che viene eseguita con movimenti lenti e simbolici accompagnati da una musica che prende il nome di Dontree Muay (musica che accompagna tutto lo svolgimento dell'incontro, l'intensità della Dontree Muay cresce man mano che l'incontro si fa più cruento). Questa danza serve per ottenere il favore degli spiriti benigni e per scacciare gli spiriti maligni dal terreno dello scontro. Questo rituale ha una valenza non solo religiosa ma anche pratica, infatti, viene usata come forma di stretching per riscaldare i muscoli e prepararli allo scontro.

L'esecuzione di questa danza viene accompagnata dalla recitazione in modo silenzioso di preghiere e formule magiche propiziatorie, che servono per ottenere un buon esito dello scontro. I movimenti che caratterizzano la Ram Muay possono variare o essere completamente diversi a seconda della scuola di appartenenza o dello stile di combattimento utilizzato dall'atleta. La Ram Muay oltre ad avere un significato mistico-religioso mira fondamentalmente a dimostrare devozione religiosa, umiltà e gratitudine da parte dell'allievo, nei tempi antichi il rituale era rivolto a dimostrare devozione al Re e al proprio mentore, oggi invece è rivolto all'organizzatore dell'incontro e al proprio allenatore. La Ram Muay si sviluppa in tre fasi fondamentali:

  • Whai Khru o Whai Khru Ram Muay

  • Taa Phrom Naang

  • Phrom Si Na


Wai Khru

Il Wai Khru è una delle parti più importanti della Ram Muay, è un rito di puro rispetto che prende varie forme in diversi contesti. Per capire il significato di Wai Khru in modo corretto nel contesto del muay thai bisogna sapere che Khru in lingua thai vuol dire ” maestro“, termine che nella cultura thai viene dato ai genitori nell'ambito famigliare, ai monaci nel contesto religioso e più in generale al re. Il termine Wai indica il tradizionale modo thai di riverire e salutare. Chiunque fruisce degli insegnamenti rispetta in maniera assoluta il proprio maestro e tratta i suoi pari come se fossero i propri fratelli e sorelle. Esistono tre diverse forme di Wai Khru che gli allievi imparano durante il loro tragitto di apprendimento:

  • Kuen Khru, Yor Krhu: Questa è la forma che viene eseguita dall'allievo quando viene accettato come studente dal maestro, che si impegna a insegnargli tutto il suo sapere.

  • Wai Khru Prajam Pee: Questa è una forma particolare del Wai Khru che viene eseguita in occasioni particolari, (ad esempio in occasione di celebrazioni religiose), come omaggio al proprio maestro e come forma di rispetto per i maestri passati

  • Wai Khru Ram Muay: Questa è la forma che gli atleti eseguono prima di un combattimento e assume questo nome perché il Wai Khru viene inserito in una danza rituale detta Ram Muay.

Molti sostengono che ci sia una quarta forma della Wai Khru detta Krob Khru, forma che viene riservata a coloro che dopo un lungo percorso d'apprendimento vengono iniziati al ruolo di insegnanti, e ritenuti pronti per diffondere le proprie conoscenze. Questa danza è senza dubbio un aspetto affascinante e spettacolare del muay thai e non essendo strettamente legata alla religione può essere eseguita anche da atleti occidentali.

Oltre ad essere un segno di omaggio e rispetto verso il proprio maestro, questa danza è ricca di significati che assumono un valore differente a seconda dell'atleta che la esegue, ma tutti gli atleti, in segno di rispetto, si volgono verso il proprio maestro e devono effettuare tre inchini “Saam Krab” alternandoli alla classica posizione delle mani congiunte in preghiera che prende il nome di “Thep Panom”. Con questi passaggi si intende ringraziare e omaggiare la propria nazione, la propria religione, e il proprio maestro e tutti i guerrieri Thai presenti e passati. Il termine Wai Khru tradotto letteralmente vuol dire omaggio al maestro, ovvero a colui che ti ha donato il suo sapere.


Taa Phrom Naang

Questa parte della Ram Muay viene svolta a terra; l'atleta effettua movimenti lenti e precisi che simulano i vecchi bendaggi utilizzati nei tempi antichi, il volo del cigno simbolo di libertà (considerato un animale sacro). I movimenti vengono ripetuti tre volte per omaggiare il proprio maestro, i guerrieri passati, la propria patria e la propria religione. In più questa fase permette all'atleta di fare stretching alle gambe preparandole per l'incontro.


Phrom Si Na

Questa fase della Ram Muay è la parte in piedi della danza, in cui l'atleta ripete per tre volte gli stessi movimenti fatti nel Taa Phron Naang con lo stesso significato, in questa fase si stimolano le anche per prepararle allo sforzo che subiranno durante l'incontro. Questa è una parte importante per il pugile, in quanto egli mette in mostra la propria indole guerriera all'avversario compiendo ripetute volte il passo del guerriero.


Pitee Tod Mongkon

Una volta finite tutte le fasi della Ram Muay l'atleta va verso il proprio maestro, che con le mani congiunte sul volto inizia la recitazione silenziosa di preghiere e formule magiche propiziatorie per il buon esito del combattimento. Finite le preghiere, i riti propiziatori e pronunciata la formula "da uomo diventi guerriero" toglie dalla testa dell'allievo il Mongkon e lo pone sul proprio angolo con la funzione di proteggere l'allievo dagli spiriti maligni per tutta la durata dell'incontro.

mercoledì 13 aprile 2022

Dambe

 


Il Dambe è una forma di pugilato associata alla popolazione Hausa dell'Africa occidentale.

Storicamente il Dambe includeva una componente di wrestling, conosciuta come Kokawa, ma oggi essenzialmente è un'arte di pugilistica. Lo sport è stato tradizionalmente associato alla casta dei macellai Hausa, sebbene nel corso dell'ultimo secolo si sia progressivamente svincolata da questi sino a prevedere dei tornei itineranti. Questi tornei sono svolti nei villaggi durante il periodo della mietitura, integrando i combattimenti dei campioni locali con stranieri nei festeggiamenti per il raccolto. Fu inoltre tradizionalmente praticato come allenamento dagli uomini che si preparavano per andare in guerra cui, difatti, allude parte della terminologia impiegata. Oggi compagnie pugilistiche itineranti svolgono incontri all'aperto accompagnati da cerimonie e percussioni, nelle terre degli Hausa (Nigeria settentrionale, Niger sud-orientale e Ciad sud-occidentale).

Il nome "Dambe" deriva dalla Hausa per "boxing" e compare in altre lingue, come il bole, come Dembe. I pugili sono chiamati in lingua Hausa "daæmaænga"

Il (singolo) avvolgimento di corda sui pugni dei pugili Hausa assomiglia ad alcune antiche rappresentazioni di combattenti egiziani, nuragici e ellenici. Da ciò la speculazione che il Dambe sia direttamente correlata alla boxe egizia (Powe, 1994). Quali siano le effettive influenze continua a essere fonte di contenzioso, ma tale tesi è supportata dalla teoria che gli Hausa, in passato, vivessero ben più ad est Sudan, di quanto non siano oggi, consentendogli così di venire a contatto con la cultura egizia.



martedì 12 aprile 2022

Moraingy


 Il Moraingy è un'arte marziale tradizionale del Madagascar.

Il Moraingy ha avuto origine nella costa occidentale del Madagascar durante la dinastia Maroseranana (dal 1675 al 1896) del regno dei Sakalava. Con il tempo si è diffusa in tutto il Madagascar, prevalentemente nelle zone costiere, ma la sua popolarità ha sconfinato anche nelle vicine isole come Riunione, Comore, Seychelles e Mauritius.

Arte marziale riguardante unicamente l'uso delle mani nude, il Moraingy era inizialmente praticato solamente da giovani di ambo i sessi, generalmente con un'età compresa tra i 10 ed i 35 anni, mentre ora viene praticato da gente di ogni età: nonostante ciò tuttora i lottatori vengono chiamati kidabolahy (uomini giovani) o kidabo mpanao moraingy (giovani che praticano Moraingy).

Essere lottatore di Moraingy in alcune zone del Madagascar è anche uno status symbol e chi pratica tale disciplina ha generalmente il rispetto da parte della popolazione.

Il Moraingy generalmente riguarda scontri tra lottatori di differenti villaggi. Si combatte in ampi spazi all'aperto come campi da calcio e il combattimento è generalmente accompagnato da musica tradizionale come il Salegy.

Il Moraingy viene organizzato in competizioni a più incontri uno-contro-uno, e prima dell'inizio dell'evento i lottatori si radunano per scegliere ognuno il proprio avversario.

È un'arte marziale che prevede esclusivamente colpi, principalmente pugni ma è possibile anche calciare l'avversario. Le tecniche più utilizzate sono il pugno diretto (mitso), il gancio (mandraoky), il pugno basso (vangofary) e il montante (vangomioriky). In fase di difesa si tiene la guardia e si effettuano schivate.

L'incontro prevede un solo round e la vittoria può avvenire se una delle seguenti condizioni si avvera:

  • uno dei due lottatori esce dall'area di combattimento

  • svenimento di uno dei contendenti

  • impossibilità da parte di uno dei lottatori di continuare l'incontro per infortunio

  • manifesta inferiorità di un lottatore sull'altro.





lunedì 11 aprile 2022

Pugilato

 


Il pugilato o boxing (talvolta chiamato “boxe“, alla francese) è uno sport da combattimento in cui due persone, che di solito indossano guantoni e altri dispositivi di protezione come fasce per le mani e paradenti, si scambiano pugni a vicenda per un periodo di tempo predeterminato su un ring.

Un bassorilievo sumero in Iraq dell III millennio a.C. è la prima prova storica della pratica del pugilato. In seguito alcuni bassorilievi ittiti ed assiro-babilonesi riportano prove della sua esistenza: una scultura ritrovata a Tebe, in Egitto datata circa 1350 a.C. raffigura due pugili e degli spettatori.



Placca di terracotta di lottatori e pugili – Khafaji, Tempio Nintu, Periodo Protodinastico, circa 3000 – 2340 prima di Cristo, Iraq Museum, Baghdad


Numerosi reperti storici ritrovati tra Egitto e Vicino Oriente rappresentano in forma testuale o pittorica dei combattimenti dove gli atleti si affrontavano con pugni nudi o a mani bendate.


Risale invece al 1650 a.C. circa la prima prova storica dell’utilizzo di guantoni: in un affresco sono rappresentati due pugili che combattono con le mani coperte da quelli che sembrano guantoni.

Nell’India antica esistevano numerose discipline da combattimento assimilabili al pugilato, come il musti-yuddha. Il Mahabharata, uno dei più grandi poemi epici indiani, descrive chiaramente un combattimento tra due persone con pugni stretti, anche se la pratica ricorda quella del pancrazio poiché prevedeva calci, colpi con le dita, ginocchiate e testate. Si trattava di duelli (chiamati niyuddham) che si potevano spingere fino alla morte di uno dei due avversari.

Rudraman è stato un governante dell’epoca dei satrapi occidentali che è passato alla storia come un eccellente pugile: in seguito ci sono reperti storici che descrivono il musti-yuddha, come il Gurbilas Shemi, un testo sikh.


Il pugilato moderno

Il match viene combattuto da due atleti avversari detti pugili su una struttura quadrata sopraelevata delimitata da quattro corde chiamata ring, accompagnati da un arbitro, unica persona sul ring assieme agli atleti durante il combattimento.

Ha una durata variabile tra 5 ed un massimo di 12 riprese da 3 minuti inframmezzate da pause da 1 minuto. Il numero di riprese massime scese da 15 a 12 negli anni ’80 in seguito a frequenti morti sul ring.

Al termine delle riprese viene dichiarato vincitore il pugile che abbia portato i colpi più significativi (vittoria ai punti), decisione che può essere unanime tra i giudici presenti a bordo ring, oppure che abbia mandato “al tappeto” (KO) l’avversario.

Un pugile può perdere anche per evidente KO tecnico (incapacità di continuare il combattimento) solitamente decretato dall’arbitro, per abbandono (spontaneo o deciso dall’angolo gettando “la spugna” a terra) o per stop medico.

La vittoria può essere decretata anche se l’arbitro decreta una squalifica nei confronti di uno dei due pugili.

In caso di conclusione dell’incontro e di punteggio identico la vittoria viene decretata comunque sulla base di un giudizio tecnico se si tratta di un incontro tra dilettanti (ad esempio nelle Olimpiadi) mentre viene decretato un pareggio nel caso di un match tra professionisti.

Sono note evidenze storiche di incontri sportivi di pugilato in Levante attorno al III millennio a.C. mentre la prima documentazione di un regolamento di pugilato risale ai Giochi Olimpici Antichi del 688 a.C.. In seguito la pratica pugilistica continuò ad evolversi conoscendo il successo tra il XVI ed il XVIII secolo in Gran Bretagna, con match sui quali era comune scommettere, fino all’introduzione delle Regole del Marchese di Queensberry (John Sholto Douglas) nel 1867 che assieme al pugile John Graham Chambers elaborò una serie di regole utilizzate nei combattimenti tra pugili amatoriali a Londra presso il Lillie Bridge. Tali regole avrebbero costituito in seguito il regolamento tradizionale del pugilato.

La tecnica pugilistica consiste in una posizione di guardia dalla quale si intercettano, si deviano, si parano e si tirano colpi con gli arti superiori utilizzando i pugni (colpire con i gomiti è severamente vietato).

I tipi di colpo ammessi sono quattro: jab, cross, hook ed uppercut. Una particolare variazione dell’uppercut è il “Bolo punch” (“colpo machete“: il “Bolo” è il machete filippino utilizzato per farsi spazio nella giungla) utilizzato anche nella Muay Thai e nella kickboxing.

Questi diversi tipi di colpo possono essere eseguiti in rapida successione per formare combinazioni o “combo“. La più comune è la combinazione jab e cross, chiamata spesso “uno-due“, dove il jab serve per bloccare la vista ed aprire lo spazio al più potente e risolutivo cross.

Esistono inoltre numerose schivate di tronco per evitare i colpi dell’avversario, che si combinano con l’altro elemento fondante la pugilistica, ossia il footwork.

A queste tecniche si aggiungono blocchi o parate, finte, clinch, deviate e numerose combinazioni delle precedenti.

Nella boxe sono ammessi solo colpi dalla cintura in su e portati frontalmente o lateralmente. Non sono ammessi colpi girati (con la rotazione del tronco a 360°) e con il dorso della mano, con la mano di taglio o con il palmo. É vietato colpire l’avversario a terra. Colpire sulle braccia o sui guantoni dell’avversario non è proibito, tuttavia non incrementa il punteggio. Sono ovviamente vietate testate, gomitate, morsi, così come il trattenere gli arti dell’avversario.

Il pugilato viene normalmente praticato all’interno di un ring: il ring è, a dispetto del suo nome, un quadrato rialzato per circa un metro, con un lato che va da 4,90 a 6,10 m e delimitato da quattro corde che formano i classici “angoli” dove il match inizia e dove si riposano gli atleti durante i minuti di pausa tra le riprese.


Le Regole del Marchese di Queensberry

Redatte a Londra nel 1865 e pubblicate nel 1867, le regole che guideranno il pugilato da quel momento in avanti vennero chiamate così quando il 9° marchese di Queensberry approvò pubblicamente il codice, sebbene fossero state scritte da uno sportivo gallese di nome John Graham Chambers. Le Regole del Marchese di Queensberry contengono il primo obbligo all’utilizzo dei guantoni nel pugilato.

Le “Queensberry Rules” sostituirono le London Prize Ring Rules (riviste nel 1853) e vennero destinate sia ai match di boxe professionistici che amatoriali, distinguendosi così dalle meno popolari American Fair Play Rules, che erano strettamente destinate agli incontri amatoriali. Nell’uso colloquiale il termine “Queensberry Rules” è talvolta usato per riferirsi a un senso di sportività e fair play.


Il pugilato è pericoloso?

Sono stati adottati numerosi accorgimenti per preservare la salute degli atleti mantenendo alto il livello sportivo e l’aspetto dello spettacolo. Negli anni ’80 le riprese vennero portate da 15 a 12 in seguito a numerose morti durante i match. Questo presumibilmente accade per due motivi: innanzitutto i pugili si stancano tantissimo e durante le ultime riprese tendono a tenere bassa la guardia (non riuscendo più a sollevare le braccia) scoprendosi e rischiando quindi di prendere colpi forti alla testa. In secondo luogo, soprattutto in alcuni casi (pesi massimi, oppure pesi leggeri che tendono a “scambiare” piuttosto che schivare e rimettere) la quantità e l’intensità dei colpi ripetuta per tutti quei round può essere fatale. Inoltre non si devono dimenticare i rischi derivanti dal taglio del peso eccessivo per restare in categoria e le possibili predisposizioni genetiche e problematiche fisiologiche nascoste.

Svezia e Norvegia abolirono addirittura il pugilato professionistico dagli anni 80 ad inizio 2000.

Onde evitare la cosiddetta encefalopatia traumatica cronica (detta anche demenza pugilistica) ci sono numerosi controlli da effettuare in caso di pratica agonistica e sono necessarie visite mediche approfondite per avere il nullaosta al combattimento.

In sede di allenamento sono utilizzate protezioni adeguate (caschetto imbottito anche con grata/barra para naso, guantoni da 16 once, protezioni inguinali) che servono a praticare in tutta sicurezza il pugilato ed esercitarsi limitando i danni. Inoltre la tecnica pugilistica si è evoluta da forme più “dure” dove i pugili si scambiavano colpi “alla corta” senza curarsi troppo di parare o schivare (testando la rispettiva resistenza) a strategie tecniche più raffinate oggi diffuse in tutte le categorie di peso, dove si “rischia” di meno, si subiscono meno colpi e le tecniche di schivata e rimessa, così come footwork, parate, shoulder roll e via dicendo aiutano a limitare il danno (tra i maestri indiscussi di questo stile Vasiliy Lomachenko, Floyd Mayweather Jr., Naseem Hamed). Alcuni atleti continuano a preferire tuttavia forme più “dure” del pugilato affidandosi a colpi fortissimi portati senza coprirsi troppo (Deontay Wilder).


Il pugilato in Italia

In Italia la F.P.I. è l’unica struttura responsabile dell’organizzazione dell’attività del pugilato – il cui contenuto agonistico è definito dalla stessa Federazione – della gestione degli aspetti tecnici e della promozione della disciplina che presiede nell’ambito dei confini nazionali, costituendo, altresì, l’esclusivo referente per l’A.I.B.A. a livello internazionale. Nessun’attività sportiva simile al pugilato può essere praticata in assenza delle tutele, garanzie e specifici protocolli tecnico-sanitari, propri della F.P.I.. Il CONI riconosce una sola federazione per ogni disciplina: ne consegue che nessun’altra federazione affiliata potrebbe praticare il pugilato.









domenica 10 aprile 2022

Mau rākau

 


Mau rākau è un'arte marziale che si basa sulle armi Māori. Il suo significato equivale a: "portare un'arma".

Mau rākau è un termine generico con il quale ci si riferisce al sapiente uso delle armi. Si dice che il sapiente uso delle armi sia stato insegnato nella Whare-tū-taua (Casa o scuola di guerra). Il termine Mau taiaha è utilizzato per riferirsi all'utilizzo della taiaha e no è necessario includere altre armi.

Corsi regolari vengono svolti nell'Isola di Mokoia nel Lago Rotorua per l'insegnamento dell'uso della taiaha.

Si narra che le armi taiaha e patu siano state tramandate da Tāne, dio delle foresta e da Tū, dio della guerra, i due figli di Rangi-nui e Papatuanuku. La Whare-tū-taua, (Casa della guerra), è un termine che copre le basi dell'educazione dei giovani toa, (guerrieri), nell'arte della guerra. La Whare-tū-taua è governata dal dio Tū, che rappresenta l'umana tendenza a creare guerre e conflitti.





sabato 9 aprile 2022

Come si colloca un pugno a mano aperta (palmo) rispetto a un pugno con le nocche senza guanto?

La maggior parte dei combattenti di strada e degli artisti marziali esperti vi dirà che se intendete colpire il vostro avversario per più di tre o quattro volte non tirate un pugno. Pochi incontri si risolvono con due o tre pugni, a meno che non siate fortunati (o sfortunati!).



Le nocche, senza la protezione dei guanti, si rompono facilmente al contatto con le superfici dure e le tecniche che utilizzano i gomiti rivolti verso l'esterno - una tecnica popolare nel Silat, dove i colpi di gomito sono un concetto fondamentale - per proteggere il viso durante un combattimento sono ora comunemente insegnate nella difesa personale.

I pugni sui gomiti o sulle parti dure della testa fanno solo male all'aggressore. Se ne viene sferrato uno, si può anche rompere la mano.

I colpi con il tallone della mano consentono di raggiungere ripetutamente il viso con colpi molto duri e venivano usati prima dei guantoni, in un'epoca in cui i combattimenti a premi duravano molto più a lungo di oggi.

Un colpo di palmo sotto il mento può mettere al tappeto o addirittura uccidere qualcuno se sferrato con forza, mentre un "pugno a martello" alla tempia o alla mascella può provocare un KO immediato.

Bas Rutten ha potuto usare solo i colpi di palmo nei suoi anni di MMA e ne testimonia l'efficacia sia in gara che fuori.


venerdì 8 aprile 2022

Wodao

 


Il Wodao (倭刀S, letteralmente "sciabola giapponese") fu una delle molte varianti della sciabola cinese (dao) sviluppatesi sotto la Dinastia Ming (1368-1644) e rimasta in uso sotto la Dinastia Qing (1644-1912). È tipicamente lungo e snello, ma pesante, con un dorso ricurvo e una lama affilata. Ha una forte somiglianza con la spada Tang, zhanmadao, Tachi o Odachi nella forma. Gli esempi esistenti hanno impugnatura di circa 25,5 cm e lama leggermente curva di 80 cm.

La parola cinese "wo" significa letteralmente "giapponese", quindi "wodao" significa letteralmente "spada giapponese". Il termine "wodao" a volte si riferisce alle spade giapponesi, ma si riferisce principalmente a spade simili sviluppate in Cina con riferimento alle spade giapponesi. Il wodao cinese è stato sviluppato sulla base della spada giapponese usata dai pirati Wokou, un gruppo misto di giapponesi e cinesi che hanno ripetutamente saccheggiato la costa cinese. Qi Jiguang (1528-1588), un generale della dinastia Ming, studiò le tattiche dei wokou e le loro armi per sconfiggerli: nel suo libro militare, Jixiao Xinshu, descrisse, tra le altre cose, l'uso del wodao ed introdusse l'uso del wodao tra le sue truppe. Un altro generale, Li Chengxun, nella sua edizione riveduta di Jixiao Xinshu del 1588, citò il generale Qi dicendo che la spada lunga (che si crede si riferisse al ōdachi e al tachi) fu introdotta nella Cina dei Ming durante l'invasione wokou.

Si ritiene che l'uso del wodao nelle arti marziali cinesi sia una combinazione di stili di combattimento con la spada giapponesi medievali e tecniche tradizionali cinesi riguardanti l'uso di armi a due mani. Il termine "wodao" era ancora in uso in Cina fino alla dinastia Qing, come evidenziato in vari romanzi cinesi dell'epoca.

Nel 1921, il signore della guerra cinese Cao Kun creò un ramo nel suo esercito specializzato nell'uso di lame a due mani a un solo taglio e lo chiamò il ramo Miaodao. Da allora Miaodao divenne il nome di questa forma di lama cinese a due mani a taglio singolo e il termine wodao è ora usato raramente. L'arte di impugnare il Miaodao può essere fatta risalire al lignaggio di Jixiao Xinshu.





giovedì 7 aprile 2022

Pehlwani

 


Pehlwani (Urdu پہلوانی; Hindi: पहलवानी; o kushti; Urdu کشتی; Hindi कुश्ती) è uno stile indiano di arte marziale popolare dell'India, Pakistan e del Bangladesh. Fu sviluppato nell'era Mughal attraverso una sintesi del nativo malla-yuddha e del persiano Varzesh-e Pahlavani.

Ci si riferisce ad un praticante di questo sport come ad un pehlwan, o a un pahalwan, mentre agli insegnanti ci si riferisce come: ustaad, o guru per gli insegnanti Hindu. I campioni imbattuti in India mantengono il titolo di Rustam-i-Hind, che significa: "Il Rostam dell'India", denotando il Rostam come l'eroe del persiano Shahnameh.

Nel tempo, nel Pahlawi, furono introdotti i metodi di allenamento occidentali e la nomenclatura dall'Iran e dall'Europa. Le gare di wrestling, conosciute come dangals, tenutesi nei villaggi, possono avere delle proprie variazioni di regolamento. Solitamente la vittoria viene rilasciata con un verdetto dalla giuria, per KO, o per interruzione per sottomissione.




mercoledì 6 aprile 2022

Real Aikido

 



Il Real Aikido (serbo: Реални аикидо) è un'arte marziale sviluppata da Ljubomir Vračarević, un istruttore di autodifesa serbo. Essa è un mix di tecniche di: aikidō, judo e jujutsu con alcune modificazioni fatte da Vračarević.

Il sistema di difesa Real Aikido include tecniche di disarmo, come quelle da difesa contro armi quali: coltello, pistola, etc. Esso include le tecniche semplificate di aikidō, judo e jujutsu che possono essere facilmente insegnate nei corsi di sicurezza e autodifesa. Principalmente si basa sul programma generico dell'aikido, con il sistema dei gradi kyū/dan. Oltre alle prese, autodifesa contro colpi, include anche evasion ed alcune tecniche di parata.

La scuola di guardie del corpo di Vracarevic è ufficialmente certificata dalla International Bodyguard and Security Services Association (IBSSA).

Il Real Aikido utilizza la parola "Aikidō" nel suo nome , ma non è riconosciuto nella Fondazione Aikikai, dalla International Yoshinkan Aikido Federation, né da altre organizzazioni di Aikido.



martedì 5 aprile 2022

Nhat-Nam

 


Il Nhất Nam è un'arte marziale vietnamita, formalizzata ad Hanoi nel 1983 da Ngô Xuân Bính.

Il nome Nhất Nam deriva dai caratteri cinesi (一南), che significano "Uno Vietnam", e non va confuso con Nhật Nam ("Sole Sud" |). L'Uno esprime l'unificazione delle caratteristiche delle arti marziali vietnamite. Ngô Xuân Bính ha formalizzato queste caratteristiche nel suo libro sulle basi di questo approccio unificato Nhất Nam căn bản volumi 1 e 2.

Secondo il sito della scuola inglese di Nhất-Nam: Il Nhất-Nam è menzionato per la prima volte in fonti datate nei secoli XIII e XIV. Tuttavia le fonti vietnamite riferiscono che le tecniche erano già registrate secoli addietro, ma la specifica arte col nome Nhất-Nam ha luce nel 1983.

Il Nhat Nam a partire dagli anni novanta viene praticato in Bielorussia, Lituania, Regno Unito, Russia, Svizzera e Ucraina.




lunedì 4 aprile 2022

Gjogsul

 


Il Gjogsul è un'arte marziale praticata nella Corea del Nord, all'interno dell'Esercito Popolare Coreano. È stato anche introdotto come parte dell'addestramento militare in alcuni paesi del Patto di Varsavia.

Le radici del Gjogsul assomigliano alle origini del Taekyon (in seguito: Taekwondo). Il Gjogsul come sistema indipendente si è sviluppato solo all'inizio del XX secolo. A quel tempo, la Corea era sotto il dominio coloniale giapponese. Per la lotta contro l'Impero giapponese, era necessario un sistema di combattimento ravvicinato imparabile con cui si poteva combattere vittoriosamente contro i nemici meglio equipaggiati e dotati di armi moderne. I soldati coreani, quasi disarmati, spesso con una lotta impari dovevano sottrarre le armi al nemico e riutilizzarle. Quindi svilupparono molte nuove tecniche, in particolare tecniche di difesa contro avversari armati, nonché tecniche di attacco con queste armi.

Ufficialmente, l'anno 1926 è riconosciuto come la data di origine del Gjogsul. A quel tempo, Kim Il-sung e i suoi seguaci della Resistenza coreana stavano sviluppando queste speciali tecniche di corpo a corpo per combattere con successo i giapponesi. Importante nel Gjogsul è che tutte le posizioni, i movimenti e le tecniche si sono sviluppate nella pratica e hanno dimostrato la loro efficacia in combattimento.

Il Gjogsul ricevette ulteriore impulso sostanziale dalla guerra di Corea dal 1950 al 1953, durante il quale le tecniche di combattimento ravvicinato dimostrarono la loro efficacia contro i soldati americani fisicamente superiori.

A causa della difficile situazione politica e militare sulla linea di demarcazione tra Nord e Sud Corea, lo sviluppo del Gjogsul non si è fermato fino ad oggi.

Il Gjogsul arrivò nella Germania dell'Est nel 1988, quando il colonnello generale Horst Stechbarth, amico personale di Kim Il-sung, ottenne l'invio di istruttori dell'esercito popolare nordcoreano per l'addestramento e rese possibile un corso di tre settimane nella RDT. In precedenza, il sistema era già stato introdotto con successo nelle forze armate della Repubblica Popolare Polacca.

I soldati della NVA svilupparono cosi ulteriormente il combattimento corpo a corpo e introdussero il sistema nel suo complesso come parte integrante dell'addestramento, specialmente nelle unità speciali e paracadutisti.