Per molti italiani il Giappone è un
po’ come il paradiso. Le idee che si hanno su questo Paese sono
però spesso
malsane, basate su
stereotipi, sulle
falsità raccontate da italiani
che vivono qua, o su viaggi di pochi giorni.
Dopo aver fatto
un’infinità di viaggi in Giappone per oltre 10 anni,
e
sono tra i pochi che raccontano
la verità sul Giappone.
Questo è un post sui lati che io
reputo negativi. Per qualcuno potrebbero non esserlo; se il vostro
intento è andare a vivere in Giappone siete voi a dover capire cosa
può piacervi e cosa no.
Fate ben attenzione che tutte queste cose
sono molto soggettive e si prestano molto facilmente a critiche
perché come sapete
ci sono sempre le eccezioni che
confermano la regola.
Non ritenete MAI affidabili le
persone che vi parlano di esperienze personali e vi vogliono far
credere che sia sempre come dicono loro. I punti in questo post
contengono alcuni riferimenti
personali, ma sono tutti
fatti generici, oggettivi e
ampiamente verificabili.
Razzismo e stereotipi
Il razzismo è presente in tutti noi,
anche se non ce ne rendiamo conto. Il Giappone però, a differenza
dell’Italia per esempio, è un paese che per la sua posizione
geografica non ha mai avuto una forte immigrazione. Per questo spesso
c’è della
diffidenza nei confronti degli
stranieri, ed ovviamente gli stereotipi sono all’ordine del
giorno, a causa anche della TV che spesso dipinge gli italiani (e gli
stranieri in genere) come in realtà non sono. Devo sottolineare però
che a differenza di quello che i media fanno con gli stranieri,
dipingendoli talvolta come criminali buoni a nulla, in Giappone
spesso l’italiano è dipinto come un donnaiolo che si gode la vita
a cui piace il buon cibo, quindi tutto sommato
non abbiamo una cattiva fama,
probabilmente grazie anche a
Girolamo Panzetta
che con il suo savoir faire ha
conquistato tutti i giapponesi che spesso considerano gli italiani
simili a lui. Qualcuno erroneamente ritiene che sia un male essere
etichettati come Girolamo, ma non sono della stessa opinione.
Si lavora troppo
Ci sono persone che lavorano per anni,
ogni giorno,
fino a morire,
tant’è che nel vocabolario
giapponese c’è il termine Karoshi per indicare la
morte da troppo lavoro.
Non sto parlando semplicemente di
lavori che arrivano a casa sfiniti, stressati, con un forte mal di
testa, ma sto parlando davvero di persone che lavorano
16-17 ore al giorno, per
anni.
Tra i molti casi documentati, vi
cito un uomo di 42 anni morto per troppo lavoro, per aver lavorato
come autista di camion per almeno 7 anni con una media di 6000 ore
lavorative all’anno, cioè una media circa 16.5 ore al giorno,
senza contare i giorni di riposo (ammesso che abbia fatto giorni di
riposo, significherebbe che certe giornate per recuperare avrebbe
dovuto lavorare fino a 18 ore)
Non è così per tutti, c’è
anche gente contraria a questo tipo di vita, ma tendenzialmente dai
lavoratori ci si aspetta che diano tutto per l’azienda per cui
lavorano. Potete essere contrari a questo stile di vita, ma in un
Paese in cui c’è gente che lavora in questo modo disumano ed
ingiusto è
difficile fare quel che vi pare
a livello lavorativo.
Vivere in città
Per un italiano che va in Giappone è
difficile poter andare a vivere in una zona periferica, magari in
campagna.
Si è quasi sempre costretti a
vivere nelle grandi città,
o nelle vicinanze. Ci sono
splendidi e tranquilli quartieri vicini alle metropoli, ma si vive
pur sempre a contatto con la città. Da giovani potrebbe essere
bello, ma sarà così affascinante anche tra 10, 20 o 40 anni?
Trasporti
I mezzi di trasporto sono costosi, ma
sono anche davvero molto efficienti.
Il problema è che nelle ore di
punta sono tremendamente pieni.
Penso che tutti abbiate visto i
video degli
“spingitori”
che spingono i pendolari nel treno
per farne stare il più possibile. Vivere in queste condizioni per
chi abita a Tokyo è normale, ma non tutti gli stranieri si adattano
facilmente.
Terremoti
Probabilmente pensate che i terremoti
non si possano prevedere: vi
sbagliate.
In Giappone le ricerche sulla
previsione dei terremoti sono all’avanguardia e si basano su dati
oggettivi.
Se con sonde si vede che una
placca tettonica si muove in un modo e un’altra in un altro modo, è
matematico che prima o poi ci sarà un terremoto.
Nelle zone più
“appetibili” del Giappone, come Tokyo ma non solo, sono previsti
terremoti molto forti nel corso dei prossimi anni che potrebbero
mettere in crisi anche molti edifici antisismici. Penso non sia
saggio andare a vivere in un posto dove ci sono
buone probabilità di morire
sotto macerie o travolti da uno
tsunami.
Clima inclemente
A giugno piove tantissimo, in estate è
caldo e molto umido, in alcuni periodi ci sono i tifoni, in inverno è
abbastanza freddo.
Per andarci in viaggio
un paio di settimane
va bene praticamente qualsiasi
mese,
ma per viverci non è sicuramente
un Paese con un clima facilmente sopportabile.
Bisogna anche dire
però che le stagioni sono favolose in Giappone, nel senso che i
fiori di ciliegio in primavera, le estati ricche di festival ed
eventi, gli autunni coloratissimi e gli inverni con i templi
ricoperti di neve sono davvero
favolosi.
Le bugie dei giornali italiani
In Italia le notizie che vengono dal
Giappone vengono sempre
ingrandite a dismisura. Un
piccolo terremoto a 2000km da Tokyo viene descritto come “terremoto
a Tokyo”; il problema di
Fukushima, che a parte una
piccola zona intorno alla centrale non è mai stato un vero problema,
in Italia viene ancora
strumentalizzato.
Quando
ci sono dei piccoli screzi con la Corea del Nord, in Italia arrivano
notizie del tipo “Tokyo prepara i missili anti-nucleari” e cose
simili, quando invece la situazione è del tutto tranquilla.
Ho
detto queste cose per farvi capire che vivere in Giappone è
stressante se badate alle persone che vivono in Italia ed ogni
settimana vi scrivono perché hanno letto di chissà quale evento
catastrofico. Non è facile poi spiegare le cose a persone che vivono
a 10000km e spesso si viene presi per bugiardi perché “l’ha
detto la televisione, quindi significa che è vero“.
Case piccole
Come ho già detto è quasi
obbligatorio andare a vivere in una grande città o lì vicino. Gli
appartamenti in genere sono piccoli e in proporzione all’italia
sono abbastanza cari. Per un appartamento di 16 metri quadrati
nelle zone centrali di Tokyo si
pagano qualcosa come
700Euro d’affitto al mese.
Gli stipendi sono più alti,
certo, ma vivete comunque in 16 metri quadrati. Fuori città ci sono
appartamenti
più
grandi, con anche casette
monofamiliari di 60-70 metri quadrati, ma nella maggior parte dei
casi dovete scordarvi gli oltre 100 metri quadrati di molte case
italiane.
Poco spazio
Ad essere sinceri, di spazio libero in
Giappone ne hanno tantissimo.
Sicuramente non lo sapete, ma è
il secondo Paese al mondo con la più alta percentuale di
foreste, secondo solo alla
Finlandia.
Il problema è che i giapponesi si
concentrano tutti nelle città e qua
lo spazio pro-capite
scarseggia.
Oltre che sui già citati
trasporti pubblici e nelle case piccole, questo si nota anche nei
ristoranti e in moltissime situazioni. Ci si fa l’abitudine, ma il
concetto di
“spazio personale”
è molto diverso da come lo
intendiamo noi.
Non si trova lavoro
Se si vuole davvero lavorare in
Giappone
qualcosa si trova sempre.
Non credete agli italiani che vi
raccontano le favolette sulle difficoltà nel trovare lavoro, se uno
si impegna, ha idee, contatti ecc. il lavoro lo può trovare ma
ovviamente
c’è chi ha successo e chi
no, come in Italia.
Però molte porte potrebbero
essere chiuse, magari perché non avete una buona padronanza della
lingua, perché siete stranieri o più semplicemente perché
siete incapaci.
Dovete infatti sapere che anche se
in Italia vi considerate “bravi”
nel vostro lavoro, in Giappone ci
sono un sacco di persone più brave di voi. Nella ristorazione per
esempio, ci sono
cuochi italiani ignoranti
che si reputano bravi a cucinare,
ma in Giappone cucinano peggio del peggior cuoco giapponese. I
giapponesi hanno molta manualità, dedizione, capacità critica e
preparazione e anche se non ci credete si mangiano pasta e pizza
fatte meglio che in Italia. In moltissimi ristoranti stellati in
Italia e in Europa,
lavorano chef giapponesi.
Se la vostra specialità sono i
dolci “all’occidentale”, vi dico già di scordarvi di lavorare
in Giappone: qua sono troppo bravi.
In definitiva, se in Italia
siete degli incapaci è probabile che in Giappone non troverete il
lavoro che fa per voi, mentre se vi impegnate, il lavoro si trova.
Difficoltà linguistiche
Parlare il giapponese non è poi così
difficile, ma i kanji sono davvero tantissimi. Anche per chi ha
studiato giapponese all’università potrebbe
non
essere poi così facile.
Certo ci si fa l’abitudine e non
è uno scoglio insormontabile, ma se andate anche semplicemente
ad acquistare un contratto telefonico o qualsiasi altra cosa “banale”
vi sarà chiesto di firmare un foglio pieno di “geroglifici
indecifrabili“. A volte ci si può fidare, ma non è certo
facile passare la vita a chiedere aiuto a moglie o amici per riuscire
a capire quali sono le condizioni contrattuali o come si imposta un
semplice elettrodomestico.
Difficoltà a capirsi
Ogni Paese ha le proprie regole di
comunicazione, i propri usi e costumi. In Giappone, almeno
all’inizio, non si capisce bene quello che le persone voglio dire.
Non esiste il “no”
e semplicemente chiedendo ad una
persona dove vuole andare a mangiare, potete ottenere risposte
contorte e non decise. Pian piano si capisce funziona ma
all’inizio non è semplice.
La falsità
Le parole
“Honne” e “Tatemae”
si riferiscono rispettivamente ai
veri sentimenti
di una persona e a quello che la
persona
fa oppure dice in pubblico.
Non è un popolo “falso”, ma
comunque
molte cose non sono espresse
apertamente.
A
questo proposito c’è da sottolineare anche il fatto che i
giapponesi raramente cercano il conflitto e piuttosto che litigare
si tengono tutto dentro.
Questo diventa un gran problema
con il passare del tempo, perché il giorno che “esplodono” sono
davvero pericolosi.
E’ un argomento molto complesso che voglio
affrontare più approfonditamente in un altro contesto, ma un esempio
di comportamento “Tatemae” è quando le aziende offrono dei buoni
per delle
vacanze pagate ai dipendenti;
in questo caso il sentimento in
cui si regala la vacanza è solo di facciata,
in realtà l’Honne e cioè il
sentimento vero dell’azienda è che si aspettano comunque che i
dipendenti non utilizzino questi buoni.
Non
ne sono sicuro ma forse in un certo senso questo si ha anche nei
regali per i matrimoni, in
quanto il 50% del regalo fatto viene sempre
restituito.
Cioè se voi regalate
l’equivalente di 1000Euro, 500Euro vi vengono praticamente
restituiti con regali o buoni. In questo modo il vostro sentimento è
quello di essere stati molto generosi, così come chi ha ricevuto i
soldi ha il sentimento di essere stato riconoscente ma così onesto
da non volere tutti i soldi da voi perché era un regalo troppo
grande.
La coda
I giapponesi sono educatissimi a
fare la coda,
il problema è che capita diverse
volte al giorno di mettersi in coda. Ci si mette in coda per prendere
il treno, in coda per comprare uno spuntino, in coda per andare a
mangiare in un ristorante ecc.
Inflessibilità
E’ vero che “le regole sono le
regole”
ma il buon senso dovrebbe venire
prima del rispetto delle regole troppo rigide. In Giappone se è
prevista una cosa non c’è modo per far sì che sia fatta in modo
diverso. Vi faccio un esempio: una mia amica italiana che parla
benissimo giapponese aveva prenotato in un hotel per 3 notti, al
terzo giorno ha avuto un problema di salute con 39° di febbre. Ha
chiesto gentilmente se poteva rimanere per 1 notte in più perché
non poteva viaggiare in quelle condizioni e le hanno detto che non
c’erano problemi ma purtroppo
doveva lasciare quella stanza e
prenderne un’altra.
Niente di grave, certo, se non
fosse che il check-out era alle 9 di mattina e il check-in era a
partire dalle ore 16. Ha chiesto se gentilmente potevano iniziare a
pulire una stanza e dargliela qualche ora prima ma
non c’è stato nulla da fare
ed
ha atteso dalle 9 di mattina
fino alle 16:01 nella hall dell’hotel
su un divanetto con una coperta e
con 39° di febbre. Solo a quell’ora le hanno dato la stanza. Vi
faccio notare che non era un problema di sicurezza (negli hotel non è
vietato rimanere in stanza in quegli orari), ma solo una
sciocca regola da
rispettare.
In
Giappone funziona tutto così, certo è facile criticare quando
queste situazioni succedono ad altri, ma se ad esempio vostra madre
stesse molto male e non ci fosse nessuno con un minimo di buon senso
per aiutarla in qualche modo, penso che questo vi renderebbe molto
tristi ed amareggiati.
Questo è il Giappone.
Legge e regole morali
Oltre alle regole scritte, ci sono
anche molte
“regole morali”
che non sono scritte ma che molti
seguono, semplicemente perché sono delle capre.
Potreste
seguire alla lettera tutto il regolamento del condominio dove
abitate, seguire tutte le leggi giapponesi e comportarvi nel migliore
dei modi, ma ci sarà sempre l’idiota che raccoglie le firme contro
di voi perché secondo lui avete fatto qualcosa di sbagliato. La cosa
ridicola è che l’idiota troverà sempre il modo di convincere gli
altri a firmare, sostenendo che una determinata cosa può danneggiare
il condominio. Non sto parlando di chissà che cosa, anche un
semplice
neonato che piange
e che vagamente si sente dagli
appartamenti vicini potrebbe far scatenare le ire del vicinato (fatto
realmente successo).
Tasse
In Italia paghiamo molte tasse è vero,
ma anche il Giappone non scherza. Sicuramente
i servizi offerti sono migliori
che in Italia, ma comunque la tassazione non è bassa e, che io
sappia, non ci sono le agevolazioni fiscali che hanno i giovani in
Italia.
Cibo italiano costoso
In Giappone si mangia benissimo anche
per quanto riguarda il cibo italiano, però se volete comprare
ingredienti italiani da utilizzare a casa, preparatevi al salasso.
In particolare i salumi e i
formaggi li vendono a peso d’oro.
Per molti italiani la mancanza
di cibo italiano è un problema. Personalmente non mi manca
molto la cucina italiana in Giappone ma ho notato che durante un tour
in Giappone dopo già 2-3 giorni i partecipanti iniziano a diventare
“pazzi” e non appena tornano in Italia dopo 15 giorni in Giappone
postano su Facebook una serie infinita di piatti italiani appena
mangiati.
La frutta costa tanto
Questa è un po’ una
leggenda metropolitana.
La frutta in Giappone si divide in
due tipi: frutta da regalo e frutta da consumo. La frutta da regalo
ha forme perfette ed è incartata benissimo e costa davvero molto:
anche 10Euro per una pera e anche 80Euro per un melone.
C’è poi
la frutta da consumo che si trova al supermercato che ha prezzi
davvero abbordabili
per il costo della vita in
Giappone. Qualche italiano che abita in Giappone ma che non sa come
funzionano le cose, sostiene che in realtà la frutta costa tutta un
sacco di soldi, ma
non è vero
e si trovano spesso prodotti a
buon mercato. Bisogna sapere dove andare, magari invece del
supermercato sotto casa si va a comprare la frutta e la verdura in un
mercato più grande e lontano ma dove costa molto meno. Inoltre vi
faccio notare che nessuno mangia 20 mele al giorno, quindi pagare
30centesimi per una mela oppure 1,2Euro non è un problema enorme,
nel senso che sulla spesa annuale non è poi una grande
tragedia.
L’unico aspetto negativo è che se ogni tanto vi piace
farvi una buona macedonia o consumate davvero
molta frutta
di vario tipo il costo potrebbe
essere abbastanza elevato.
Sempre tutti impegnati
Se chiedete ad un giapponese di uscire
con voi un giorno potrebbe prendere l’agenda e
darvi l’appuntamento anche
dopo 1 mese.
Non è sempre così ovviamente, ma
tendenzialmente i giapponesi sono
molto impegnati
con il lavoro e nel tempo libero
hanno già molte cose organizzate, quindi riuscire ad incastrare gli
appuntamenti potrebbe non essere una cosa semplice, a differenza di
quanto accade in Italia in cui se una persona davvero vuole uscire
con voi vi basta chiamarla anche solo qualche ora prima e non ci sono
problemi.
Maschilismo
Quello che c’era in Italia fino a 60
anni fa, c’è in Giappone oggi.
La situazione sta migliorando,
ma in Giappone è molto diffuso il
maschilismo.
Alle donne non sono concesse molte cariche
istituzionali e nelle famiglie giapponesi la situazione talvolta
ricorda molto un
antico passato italiano.
Il “Koen Debut”
Quando una mamma giapponese porta il
proprio bambino al parco giochi pubblico vicino a casa per la prima
volta deve
affrontare le mamme del
vicinato
che non sono mai amichevoli con le
nuove arrivate e
non danno mai un gradito
benvenuto.
Tutto questo ovviamente è fonte
di grande
stress
e come immaginate il “gruppo di
mamme” a volte se c’è qualcosa che non va non fa altro che
spargere cattive voci
sulla nuova mamma a tal punto da
“impedirle” di portare il figlio a giocare al parco. Una mamma
straniera potrebbe anche fregarsene di tutto questo e magari verrebbe
lasciata in pace, ma questo non accade quasi mai. Al contrario invece
proprio perché straniera potrebbe
venir ancora più presa di mira
dalle altre mamme.
Materialismo
Avete presente come si viveva 100 anni
fa in Italia? una stanza con il poco necessario, il cibo che si
riusciva a trovare e nient’altro. Oggi in Italia
abbiamo di tutto e di più.
In Giappone
hanno ancora più di noi
e camminando per le strade delle
grandi città ci si rende conto di quanto in un certo senso siano
simili agli Stati Uniti.
Sembra che tutti siano “obbligati”
ad avere un cellulare di ultima generazione (ed effettivamente è
così dato che negli abbonamenti vengono sempre proposti i nuovissimi
modelli), le persone si vestono bene e se vi capita di andare a Ginza
in tuta perché non avete voglia di vestirvi bene vi sentirete come
dei senzatetto…anzi come dei barboni, dato che anche i senzatetto
in Giappone non si lasciano andare in modo eccessivo: ho visto spesso
senzatetto che pulivano intorno alla loro “casa” per strada,
raccogliendo cartacce e mozziconi gettati lì da altre
persone.
Andare in giro per le strade di Tokyo senza sentirsi in
obbligo di spendere dei soldi,
è quasi impossibile.