Un elefante bianco, detto anche
elefante albino, è un pachiderma particolarmente raro e non è
una specie a sé stante; maggiormente diffuso tra gli elefanti
asiatici del subcontinente indiano e del sudest asiatico, ne esistono
alcuni esemplari anche tra gli elefanti africani.
Colore
Il colore della pelle non è realmente
bianco, ma è sensibilmente più chiaro di quello dei normali
elefanti, e può variare da un grigio chiaro al rosa. È stato
ipotizzato che la colorazione sia dovuta alla mancata produzione di
melanina, il pigmento che determina il colore della pelle, dei peli e
degli occhi, una condizione comune ad altre specie di uccelli,
rettili e mammiferi. Si ritiene che il motivo principale sia
recessivo, dovuto all'inincrocio tra genitori imparentati che
entrambi trasmettono al figlio un identico gene. Considerato il
decrescente numero nel pianeta di normali elefanti, specie
considerata vulnerabile al rischio di estinzione, si pensa che in
futuro il fenomeno dell'inincrocio possa verificarsi più
frequentemente e, in tale caso, gli elefanti bianchi diverrebbero
meno rari.
Storia, religione e credenze asiatiche
Fin dall'antichità, gli elefanti
bianchi furono considerati sacri in diversi Paesi asiatici. Nella
tradizione induista, il sacro elefante bianco Airavata (ऐरावत)
apparteneva alla divinità Indra; aveva quattro zanne e sette
proboscidi e trasportava nelle battaglie il sovrano dei Deva, che lo
nominò re degli elefanti. Sia Indra che lo stesso Airavata entrarono
in seguito anche nelle tradizioni di Buddhismo, Giainismo e Taoismo.
Secondo il poema epico Buddhacarita,
la madre di Gautama Buddha, la regina Maya, sognò che un sacro
elefante bianco le fosse penetrato nel corpo senza provocarle dolore
e senza alcuna impurità; quella stessa notte concepì un essere puro
e potente. Il fatto che l'elefante provenisse dal cielo, indicava che
il nascituro Siddharta veniva dalla Terra Pura del Buddha Maitreya.
Neanche quando partorì Maya sentì dolore, ed ebbe la visione che il
nascituro Gauthama le era stato estratto dal corpo dagli dei Brahma e
Indra. In base a tale tradizione, i buddhisti pensano che un elefante
bianco sia indice di fecondità, fortuna e sia da mettere in
relazione con un sovrano.
India
Il re buddhista Bimbisāra del Regno
Magadha, vissuto nel VI secolo a.C., possedeva l'elefante bianco
chiamato Sechanaka, del quale si narra che il costo fosse maggiore
del valore della metà del regno. Secondo la tradizione giainista, il
sovrano lo regalò ad un proprio figlio, scatenando l'invidia
dell'altro figlio Ajātashatru, che tentò inutilmente di sottrarlo
al fratello. Ne scaturirono due grandi guerre che videro prevalere
Ajātashatru, ma Sechanaka morì al termine del secondo conflitto.
Thailandia
In Thailandia, come in tutti i Paesi
dell'Indocina, gli elefanti bianchi sono per tradizione un simbolo di
buon auspicio per la prosperità del regno e del potere regale. Il
sacro Airavata è conosciuto nel Paese come Erawan, ed è attualmente
presente nello stemma di Bangkok con Indra in groppa. Il re birmano
Bayinnaung richiese 2 degli elefanti bianchi fatti catturare dal re
di Ayutthaya Maha Chakkraphat, che era conosciuto come il 'signore
degli elefanti bianchi'. Il rifiuto opposto dal sovrano siamese fu il
pretesto per scatenare nel 1563 il secondo conflitto siamese-birmano,
passato alla storia anche come la "guerra dell'elefante bianco",
che si concluse con la resa di Ayutthaya.
Il re Rama II inserì un elefante
bianco nella bandiera nazionale nel 1809 e vi sarebbe rimasto, con
alcune modifiche, fino al 1917, anno in cui la bandiera assunse la
forma odierna. Il re Mongkut istituì nel 1861 l'Ordine dell'Elefante
Bianco, tuttora una delle più alte onorificenze del Regno di
Thailandia. Uno di questi animali è tuttora raffigurato su una delle
bandiere della Reale Marina Militare Thailandese.
Maggiore è il numero di elefanti
albini che il monarca possiede e maggiore è il suo prestigio nel
Paese e nei confronti dei sovrani dei Paesi vicini. Il re Bhumibol
Adulyadej ne possedeva dieci, una cifra considerevole comparata
all'estrema difficoltà di reperirne. Quando ne viene catturato uno,
una speciale commissione lo esamina e giudica se può essere
considerato albino e ne assegna la provenienza ed il rango a seconda
di sette parametri di base.
Laos
La storia del Laos ha radici comuni con
quella della Thailandia; anche in questo Paese il sacro Airawata
viene chiamato Erewan e sono riconosciute le doti auspicali e le
prerogative regali degli elefanti bianchi. L'antico Regno di Lan
Xang, letteralmente 'milione di elefanti', unificò le mueang
laotiane nel XIV secolo, e già allora gli elefanti bianchi erano
considerati simbolo della potenza e del prestigio dei monarchi.
Nel 1478, un elefante bianco fu dato in
dono al re di Lan Xang Sai Tia Kaphut; la notizia giunse al sovrano
Le Thanh Tong dell'Impero Dai Viet, che chiese in prestito l'animale
per farlo ammirare ai propri sudditi. Il primo ministro ed erede al
trono Kon Keo, contrariato dalla richiesta, rifiutò e mandò al
monarca vietnamita un pacco contenente le feci dell'animale. Questo
evento fu il casus belli che spinse l'imperatore Dai Viet ad
invadere il Paese laotiano con disastrose conseguenze per entrambi
gli schieramenti.
L'effigie di Airavata comparve sulla
bandiera del Paese durante la colonizzazione dell'Indocina francese,
dal 1893 al 1954, e sulla bandiera del successivo Regno del Laos, che
fu soppresso nel 1975.
Birmania
In Birmania valgono le stesse credenze
dei Paesi vicini sull'elefante bianco, simbolo auspicale e di potere.
Alcuni tra i più importanti re del Paese legarono i propri nomi
regali al sacro animale. Il più importante fu Bayinnaung, il primo
conquistatore nel 1564 del regno siamese di Ayutthaya e fondatore del
più grande impero nella storia del popolo birmano, che prese il nome
Hsinbyumyashin (signore degli elefanti bianchi). Lo stesso titolo
sarebbe stato preso dal re Bodawpaya, che regnò dal 1782 al 1819 e
fu protagonista della conquista del Regno di Arakan e della regione
del Tenasserim. Il sovrano Hsinbyushin, ricordato principalmente con
tale nome che significa 'signore dell'elefanto bianco', guidò il suo
esercito alla distruzione di Ayutthaya nel 1767, ponendo fine al
glorioso regno siamese a oltre 400 anni dalla fondazione.
Anche l'odierna giunta militare,
malgrado le sue origini comuniste, ha adottato la tradizione che
vuole il pachiderma simbolo di potere e di prestigio. Il dittatore
Khin Nyunt, capo del governo tra il 2003 ed il 2004, fece costruire
una sontuosa dimora a Rangoon per tre elefanti bianchi, rimasta meta
turistica e di pellegrinaggio anche dopo che Khin Nyunt è finito in
carcere nel 2005. Nel 2010, la giunta militare ha organizzato nella
capitale Naypyidaw grandi festeggiamenti per presentare al pubblico
l'esemplare di elefante bianco catturato nel settembre di quell'anno.
Durante la cerimonia, le autorità hanno anche inaugurato la nuova
bandiera nazionale e hanno ufficializzato il nuovo nome del Paese:
Repubblica dell'Unione di Myanmar. Il pachiderma è stato rinchiuso
nei pressi della Pagoda Uppatasanti della capitale.
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