lunedì 19 agosto 2019

Kali

Le materie che vengono studiate nell’arte marziale filippina sono diverse: si va dalle scuole che insegnano solo una materia a quelle, di solito le più moderne, che hanno incluso tutte le discipline di combattimento. Normalmente si considera completa una scuola che comprende il seguente programma:
Settore armi
• singolo olisi (bastone);
• doppio olisi (due bastoni);
• singolo bolo (macete);
• doppio bolo (due macete);
• bastone e coltello o macete e coltello;
• daga (coltello);
• doppia daga (due coltelli);
• bastone lungo;
• bastone medio;
• lancia;
• armi da getto: dal coltello da lancio, alla cerbottana, all’arco eccetera.
Mani nude
• panantukan (chiamata in numerosi altri modi): boxe che include colpi di gomito
• sikaran: arte di calciare, ma molti includono nella disciplina anche colpi con gli arti superiori;
• dumog: l’arte del corpo a corpo; in altre zone dell’arcipelago la lotta si chiama buno o buno brazo;
• cadena de mano o hubud lubud: esercizi di sensibilità e per lo sviluppo delle abilità. Questi possono derivare dalla cadena con le armi o dagli esercizi di sensibilità adottati nel silat indonesiano. Probabilmente si tratta di una fusione dei due sistemi.
Quale relazione esiste tra kali e jeet kune do?
Dal punto di vista storico, assolutamente nessuna. La popolarità delle arti marziali filippine la si deve soprattutto ai praticanti di jeet kune do, che da una posizione privilegiata (grazie alla fama di Bruce Lee) hanno avuto modo di diffondere con relativa facilità le idee e le pratiche marziali proprie in tutto il mondo. Tuttavia c’è da chiedersi: come mai questo grande interesse per le arti marziali filippine da parte dei seguaci di Bruce Lee?
Possono essere 3 le ipotesi e nessuna esclude l’altra:
• dato che il principale esponente della scuola di Bruce Lee, Dan Inosanto, si è dedicato alla riscoperta delle discipline marziali del sua terra (le Filippine), le ha conseguentemente incluse nel programma di jeet kune do;
• le arti marziali filippine hanno completato il metodo di Bruce soprattutto nel combattimento con le armi, nel quale il jun fan kung fu è assolutamente carente;
• i concetti di economia, mobilità e versatilità tanto propugnati dal jeet kune do sono già da molti anni caratteristiche delle arti marziali del Sud-est asiatico.

La terminologia del kali filippino
Tutti coloro che hanno provato a cimentarsi con i termini che connotano le tecniche filippine sono presto entrati in confusione. Infatti la nomenclatura usata risente della zona d’origine, nonché di tale o tal'altra scuola o maestro. Si deve considerare che nell’arcipelago filippino si parlano numerose lingue diverse e spesso gli usi e i costumi locali cambiano molto. A volte anche le scuole sulle stesse isole usano termini diversi per definire la stessa tecnica o metodo di allenamento. Probabilmente la lingua più corretta è la lingua ispanica, con la quale tutti i maestri, almeno quelli residenti nella parte a Nord dell’arcipelago, definiscono le loro attività marziali. Ovviamente in questi ultimi anni, grazie a una maggiore facilità di scambio di informazioni, si usano indifferentemente termini diversi per indicare la stessa azione tecnica. Addirittura le più moderne organizzazioni stanno ricostruendo ex novo il sistema, inventando una nomenclatura più fantasiosa.
Perché studiare il bastone?
A un osservatore esterno il kali potrebbe sembrare l’arte di combattere con i bastoni; niente di più errato! Apprendere l’arte del bastone serve non solo a imparare a difendersi con un attrezzo naturale, ma anche ad acquisire quelle abilità fondamentali per manovrare il coltello, il macete o altre armi simili. Anche le mani nude e i sistemi di allenamento derivano dall’uso delle armi: la famosa forma di pugilato filippina conosciuta ai più col nome di panantukan deriva strettamente dall’uso dei due bastoni. La capacità di colpire in modo efficace con serie di colpi dalle traiettorie sorprendenti, la si coltiva imparando a usare il bastone singolo o i due bastoni. Purtroppo questo discorso viene solo apparentemente accettato da molti allievi, i quali continuano a operare una sostanziale differenza tra il lavoro a mani nude e il lavoro con le armi. In sintesi, possiamo dire che maggiori saranno le abilità acquisite nel maneggio delle armi (scoperta delle traiettorie, vie di accesso al bersaglio, combinazioni di colpi, mobilità, parate, schivate, eccetera), maggiori saranno le abilità nel lavoro a mani nude. E’ dunque per questa capacità di trasportare da un’area all’altra le abilità acquisite che l’esperto di arti marziali filippine può cimentarsi con successo in diverse discipline, poiché è lo studio del principio marziale che conta e non il mezzo con cui tale principio si esprime.

3 commenti:

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