Il
Beauceant
(anche Baucéans, Bassant,
Beauséant, Baussant) era il vessillo dei cavalieri Templari,
formalmente una bandiera o scudo, anche detto
gonfalone baussant.
Si tratta di uno stendardo bipartito,
ossia diviso in due parti simmetriche, una bianca ed una nera,
caratteristica da cui deriverebbe il suo nome, secondo quanto
attribuitogli da Frédéric Godefroy nel suo "Dictionnaire de
l'ancienne langue française et de tous ses dialectes du IXe au XVe
siècle".
Stando invece all'interpretazione di Oddvar Olsen in “The Temple Antiquities: the Templar papers II, Vol.2 “il termine deriverebbe dal provenzale bausan, a sua volta derivato dall'italiano balza, che significa bordo, fascia. La balzana in araldica indica infatti uno scudo o stemma bipartito orizzontalmente.
Potrebbe poi derivare dal termine provenzale balzan, che si riferisce ad una particolare tipologia di cavallo dal manto nero, avente macchie bianche sugli arti (detto appunto cavallo balzano in italiano).
Un'ulteriore interpretazione dell'etimologia del termine ci viene fornita dal motto che appariva sullo stendardo: "Vaucent" (dal francese vaut cent, in italiano vale cento), adottato come simbolo del valore e del coraggio di questi fieri cavalieri. «Portavano i Templari uno stendardo bianco e nero nel quale era scritto questo motto, Vaucent, che nell'italiana lingua suona val cento, volendo accennare al fatto che ognuno di loro armato di fede ed aiutato dalla favore divino valeva cento dei nemici ed infedeli. E dietro a questo stendardo andavano i Templari cantando quel verso dal salmista: Non nobis, Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam'' (“Non a noi, o Signore, ma al tuo nome dà gloria”. Il testo è la traduzione dei versetti del Salmo 113.9 Antica Vulgata della Bibbia o del Salmo 115.1 numerazione ebraica). Fu forse quello stendardo evidente presagio di ciò ch' esser doveva di quella militia» [...] Historia della sacra religione et illustrissima militia di S. Giovanni Gierosolimitano di Giacomo Bosio.
Secondo l'interpretazione di Jacques de Vitry, storico dell'epoca e Vescovo di San Giovanni d'Acri, i Templari erano «dei leoni in guerra, degli agnelli in pace», concetto che si rispecchierebbe nella scelta dei colori del loro vessillo: il nero a simbolizzare la ferocia dei Templari verso i loro nemici, mentre il bianco a rappresentarne la benevolenza per gli amici.
Stando invece all'interpretazione di Oddvar Olsen in “The Temple Antiquities: the Templar papers II, Vol.2 “il termine deriverebbe dal provenzale bausan, a sua volta derivato dall'italiano balza, che significa bordo, fascia. La balzana in araldica indica infatti uno scudo o stemma bipartito orizzontalmente.
Potrebbe poi derivare dal termine provenzale balzan, che si riferisce ad una particolare tipologia di cavallo dal manto nero, avente macchie bianche sugli arti (detto appunto cavallo balzano in italiano).
Un'ulteriore interpretazione dell'etimologia del termine ci viene fornita dal motto che appariva sullo stendardo: "Vaucent" (dal francese vaut cent, in italiano vale cento), adottato come simbolo del valore e del coraggio di questi fieri cavalieri. «Portavano i Templari uno stendardo bianco e nero nel quale era scritto questo motto, Vaucent, che nell'italiana lingua suona val cento, volendo accennare al fatto che ognuno di loro armato di fede ed aiutato dalla favore divino valeva cento dei nemici ed infedeli. E dietro a questo stendardo andavano i Templari cantando quel verso dal salmista: Non nobis, Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam'' (“Non a noi, o Signore, ma al tuo nome dà gloria”. Il testo è la traduzione dei versetti del Salmo 113.9 Antica Vulgata della Bibbia o del Salmo 115.1 numerazione ebraica). Fu forse quello stendardo evidente presagio di ciò ch' esser doveva di quella militia» [...] Historia della sacra religione et illustrissima militia di S. Giovanni Gierosolimitano di Giacomo Bosio.
Secondo l'interpretazione di Jacques de Vitry, storico dell'epoca e Vescovo di San Giovanni d'Acri, i Templari erano «dei leoni in guerra, degli agnelli in pace», concetto che si rispecchierebbe nella scelta dei colori del loro vessillo: il nero a simbolizzare la ferocia dei Templari verso i loro nemici, mentre il bianco a rappresentarne la benevolenza per gli amici.
Disparate sono anche le versioni del
vessillo, molto probabilmente dovute a successivi adattamenti
avvenuti nel tempo: nella "Chronica Majora" del monaco
benedettino e storico Matthew Paris lo si descrive d'argento con
estremità superiore nera; Giancarlo Pucci nel suo "L'ordine del
Tempio: storia e condanna dei templari" ci ricorda che «nel
1130 Baldovino II vide arrivare Hugues de Payns preceduto dallo
stendardo il Beauceant partito di bianco e nero»; in uno degli
affreschi del XIII secolo della chiesa di San Bevignate a Perugia
(vedi Complesso Templare di San Bevignate) possiamo tutt'oggi
apprezzarlo come uno spaccato nero e bianco, con croce patente a
cavallo delle due porzioni. Lo stesso Jacques de Vitry menziona le
“gonfanon baucent” ed il “Baucent” adornati dalla croce
vermiglia dei cavalieri. Cronisti dell'epoca si sbizzarriscono nel
rappresentarlo come orifiamma o pennone, che veniva portato sulla
punta delle lance, avente forma di lunga fiamma a 3 code interamente
bianca e provvista di una croce patente rossa, oppure come semplice
vessillo a 2 punte diviso “per fesse” ovvero
orizzontalmente.
Quel che è certo è che nella Regola dell'Ordine del tempio, approvata nel 1129 durante il Concilio di Troyes, non ci sono riferimenti alla croce, mentre la troviamo menzionata nella bolla pontificia “Omne datum optimum” emanata da Papa Innocenzo II nel 1139 e sappiamo che nel 1147 papa Eugenio III concesse ai Templari l'uso della croce patente.
Quel che è certo è che nella Regola dell'Ordine del tempio, approvata nel 1129 durante il Concilio di Troyes, non ci sono riferimenti alla croce, mentre la troviamo menzionata nella bolla pontificia “Omne datum optimum” emanata da Papa Innocenzo II nel 1139 e sappiamo che nel 1147 papa Eugenio III concesse ai Templari l'uso della croce patente.
A proposito di interpretazioni e
colori, Robert Macoy in "History of the Knight Templars" ci
fa notare quanto sia interessante il parallelo con il simbolismo
metaforico orientale. Durante le guerre Saracene venivano esposte in
sequenza: il primo giorno la bandiera bianca, ad indicare che il
nemico doveva arrendersi, quella rossa il secondo giorno, a
simbolizzare il sangue di pochi, quella nera il terzo giorno, che
significa la distruzione universale.
Pur sorvolando le possibili influenze arabe, non dobbiamo dimenticarci che i Templari erano dei monaci tanto quanto dei cavalieri e nel simbolismo tradizionale i colori bianco e nero rappresentano l'aspetto spirituale e quello temporale del loro mandato, la duplicità insita nella natura dell'Ordine, monastico e guerriero, oltre all'ovvia interpretazione dualistica del bene contro il male, del cielo e della terra, della luce e delle tenebre. «E su tutti una croce, rossa come il sangue, cha esprime la prontezza al martirio e indica la loro appartenenza».
Per completezza citiamo infine le congetture in merito alle influenze esoteriche ed occultiste ravvisabili secondo alcuni storici nelle filosofie templari, influenze che porterebbero ad interpretare lo schema di colori bianco e nero quali rappresentazione delle due forze cosmiche opposte e complementari in costante dinamismo.
Pur sorvolando le possibili influenze arabe, non dobbiamo dimenticarci che i Templari erano dei monaci tanto quanto dei cavalieri e nel simbolismo tradizionale i colori bianco e nero rappresentano l'aspetto spirituale e quello temporale del loro mandato, la duplicità insita nella natura dell'Ordine, monastico e guerriero, oltre all'ovvia interpretazione dualistica del bene contro il male, del cielo e della terra, della luce e delle tenebre. «E su tutti una croce, rossa come il sangue, cha esprime la prontezza al martirio e indica la loro appartenenza».
Per completezza citiamo infine le congetture in merito alle influenze esoteriche ed occultiste ravvisabili secondo alcuni storici nelle filosofie templari, influenze che porterebbero ad interpretare lo schema di colori bianco e nero quali rappresentazione delle due forze cosmiche opposte e complementari in costante dinamismo.
La Regola detta che in tempi di pace
questo emblema militare veniva custodito nella residenza del Maestro,
mentre in guerra doveva essere difeso da fratelli-cavalieri, fino ad
un numero di 10. Questi dovevano proteggerla al meglio delle loro
possibilità, non dovendo ciascuno di essi abbandonare il gonfalone
per alcuna ragione; perderlo o lasciarlo cadere nelle mani del nemico
veniva considerato come un disonore che avrebbe esposto il cavaliere
ad una severa punizione, che poteva arrivare fino all'esclusione
dall'ordine.
Il portatore dell'insegna (gonfaloniere, vessillifero o Balcanifer), era una carica di responsabilità eletta fra i sergenti dal Siniscalco o dal Maresciallo.
Uno degli scopi pratici principali del Beauceant era indicare il punto di raduno dei Templari sul campo di battaglia ma il drappo, oltre che insegna che accompagna i cavalieri in guerra, assunse il significato simbolico di legittimazione per mandato celeste, comandamento Donato, che conduce alla vittoria e permette di distruggere le forze negative. Di ritorno dal campo il vessillo tornava a sventolare sulla tenda del Maestro. Stando a quanto riportato da C.G. Addison il Beauceant venne utilizzato per la prima volta nel 1146 allorché i Templari si prepararono ad attaccare Damasco. In questa occasione il maestro del tempio Everad des Barres accompagnò Luigi VII di Francia nella seconda crociata, ma sfortunatamente non cita la fonte da cui trae l'informazione.
Il portatore dell'insegna (gonfaloniere, vessillifero o Balcanifer), era una carica di responsabilità eletta fra i sergenti dal Siniscalco o dal Maresciallo.
Uno degli scopi pratici principali del Beauceant era indicare il punto di raduno dei Templari sul campo di battaglia ma il drappo, oltre che insegna che accompagna i cavalieri in guerra, assunse il significato simbolico di legittimazione per mandato celeste, comandamento Donato, che conduce alla vittoria e permette di distruggere le forze negative. Di ritorno dal campo il vessillo tornava a sventolare sulla tenda del Maestro. Stando a quanto riportato da C.G. Addison il Beauceant venne utilizzato per la prima volta nel 1146 allorché i Templari si prepararono ad attaccare Damasco. In questa occasione il maestro del tempio Everad des Barres accompagnò Luigi VII di Francia nella seconda crociata, ma sfortunatamente non cita la fonte da cui trae l'informazione.
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