Gaṅgā (devanāgarī: गङ्गा,
lett. "Colei che va veloce") è la divinità femminile
induista che incarna il fiume Gange.
Le origini
In base ad una interpretazione, la
Madre dei fiumi viveva un tempo in cielo, ma discese sulla terra, ai
primordi dell'umanità, quando le forze del male dominavano,
richiamata dalle preghiere dei fedeli, disperati per una aridità
spaventosa. E da quel momento la dea ha attraversato l'India con le
sue acque. Secondo una antica credenza i Gange sarebbero tre, perché
oltre a quello fluviale, ve ne sarebbe uno sotterraneo e uno celeste
nello spazio, che si uniscono a Benares.
Altre interpretazioni sulla nascita di Ganga narrano che quest'ultima sarebbe la personificazione delle acque sacre in Brahma oppure la nipote del re delle montagne Himavan.
Altre interpretazioni sulla nascita di Ganga narrano che quest'ultima sarebbe la personificazione delle acque sacre in Brahma oppure la nipote del re delle montagne Himavan.
Il culto
I devoti si recano una volta l'anno nei
santuari sacri della dea per immergersi nelle acque purificatrici e
vedersi graziati dieci peccati commessi nell'ultima loro vita e nelle
ultime dieci esistenze. Alcuni cercano di trovare la morte dentro il
fiume, perché questo evento può liberare l'individuo dal ciclo
delle reincarnazioni.
Il compito di Ganga è di garantire ai
fedeli la felicità, la ricchezza, la fertilità e la salute.
Iconografia
Nei canoni della arte indiana Ganga è
rappresentata dall'immagine di una donna voluttuosa e dall'aspetto
piacevole, che tiene nella sua mano un vaso. È accompagnata da un
animale ibrido, il makara dal corpo di coccodrillo, e per il resto
simile ad un pesce.
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