Kiri sute gomen (斬り捨て御免
o 切り捨て御免:
letteralmente, "autorizzazione a tagliare e abbandonare"
(il corpo della vittima) è un'antica espressione giapponese
risalente all'era feudale riguardo al diritto di colpire.
I samurai avevano diritto di colpire
chiunque li disonorasse, ma solo se di classe inferiore; i samurai di
rango superiore potevano colpire quelli di rango inferiore.
Il diritto permetteva di attaccare
soltanto se l'offesa veniva attuata poco prima e non si poteva
attaccare pretestuosamente. Essendo la legge intesa solo come un
supplemento all'autodifesa, era vietato uccidere il nemico con un
coup de grâce. Non solo: il samurai che obbediva alla legge doveva
poi mostrare di essere nel giusto, altrimenti sarebbe stato
severamente punito per il suo gesto: decapitato senza poter applicare
il diritto di seppuku, i suoi figli non avrebbero ereditato il
casato. Molti commisero seppuku prima che il verdetto di colpevolezza
fosse emanato. L'esecuzione erronea di abitanti di altre province era
considerato un gesto sconsiderato ed estremamente irrispettoso ed un
samurai doveva sempre agire con estrema cautela. Per guadagnarsi dei
testimoni, i samurai si portavano appresso dei servi.
Chi veniva accusato, ma solo tra i
samurai, poteva difendersi con il proprio wakizashi (spada corta), in
particolare durante i conflitti tra samurai di grado maggiore e
samurai di grado minore. Un evento particolare riguarda un certo
samurai che non ricevette scuse da un cittadino qualunque ma si sentì
magnanimo e gli concesse il proprio wakizashi per difendersi, ma
costui fuggì con il wakizashi, disonorando ulteriormente il samurai,
che perse il rango per colpa della sua ingenuità. Il samurai,
comunque, riottenne gli onori dopo aver scoperto chi fosse il suo
ingannatore ed avergli ucciso la famiglia.
L'espressione è usata ancora oggi, intesa come “Mi scuso in
anticipo per questo” per via dell'umorismo sottinteso dalla frase
stessa.Riferimenti culturali
L'espressione è citata nel romanzo su
James Bond Si vive solo due volte.
Kirisute Gomen è anche il
titolo di un brano musicale americano di genere heavy metal della
band Trivium, presente nel loro album musicale Shogun.
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