Il Buddhismo giapponese merita
particolare attenzione nella storia della religione buddhista poiché
costituito in buona parte dalla continuazione o dall'evoluzione delle
antiche scuole del Buddhismo cinese, alcune oggi estinte nel paese
d'origine, introdotte nell'arcipelago nipponico in epoche diverse.
Inoltre, l'introduzione della scrittura
e della cultura cinesi, che sono all'origine della Storia del
Giappone propriamente detta (VI secolo) fu veicolata anche da
rapporti di carattere religioso e i monaci buddhisti rimarranno per
lungo tempo i tramiti e gli interpreti più importanti della cultura
continentale in Giappone.
Per questo motivo la storia del
Buddhismo giapponese è praticamente inscindibile dalla storia stessa
del paese, la cui cultura ha influenzato profondamente e su più
livelli. Queste scuole si sono inoltre diffuse nel resto del mondo
(cfr. Buddhismo in Occidente), in particolare il buddhismo zen e il
buddhismo Nichiren rappresentano due delle scuole buddhiste più
diffuse fuori dall'Asia assieme al buddhismo tibetano e al buddhismo
Theravada.
Le scuole buddhiste giapponesi
Il Buddhismo nella lingua giapponese
viene denominato come 佛教 (bukkyō,
insegnamento del Buddha) e si compone di differenti scuole (宗
shū, dottrina).
Sei scuole di Nara
Con buddhismo di Nara o
"sei scuole di Nara" (Nanto Rokushū, o
semplicemente Rokushu, giapponese 六宗)
si intendono le sei scuole nate in questa città durante il periodo
Nara (710-784) in cui essa era capitale imperiale; le più diffuse
sono la scuola Ritsu e la Kegon, che hanno in comune la venerazione
verso il Buddha Vairocana, rappresentazione del dharmakāya di tutti
i Buddha.
Scuola Ritsu (律宗, Ritsu shū o Risshū)
Lignaggi e dottrine sono quelle della
scuola cinese Lǜ, fondata nel VII secolo da Dàoxuān (道安,
596-667). Si fonda sullo studio del Cāturvargīya-vinaya
(Quadruplici regole della disciplina, 四分律
pinyin: Shìfēnlǜ, giapp. Shibunritsu, è
conservato nel Lǜbù) della scuola Dharmaguptaka, tradotto in
cinese nel 408 da Buddhayaśas (in cinese 佛陀耶舍
Fótuóyéshè, IV-V secolo) e da Zhú Fóniàn (竺佛念,
IV-V secolo).
Fu introdotta in Giappone dal monaco
cinese, di scuola Lǜ, Dàoxuán Lüshi (道璿律師
702-760, giapp. Dōsen Risshi) invitato alla Corte di Nara
dall'imperatore Shōmu (聖武天皇,
regno: 724-749) e giunto in Giappone nel 736.
Fino a quel momento le comunità
buddhiste giapponesi non avevano alcun vinaya di riferimento,
fu proprio Dàoxuán Lüshi a introdurre per primo le regole
monastiche in Giappone. Impressionato dalla preparazione di Dàoxuán
Lüshi e dalle regole del vinaya Dharmaguptaka da lui
osservate, Shōmu inviò due prelati giapponesi in Cina per invitare
un altro maestro di scuola Lǜ, Jiànzhēn (鑑眞,
688-763; giapp. Ganjin), che giunse nel 754 dopo alcune difficoltà.
Il tempio di scuola Kegon, il Tōdai-ji (東大寺)
fu trasformato subito da Jiànzhēn nella prima pedana di ordinazione
monastica giapponese.
La scuola tutt'oggi risiede a Nara nel
tempio Tōshodai-ji (唐招提寺).
Scuola Kusha (倶舎宗, Kusha shū)
Origina dalla scuola cinese, di
ispirazione Hīnayāna, Jùshè, e come questa si fonda
sull'Abhidharma-kośa-bhāsya (Tesoro dell'Abhidharma,
阿毘達磨倶舍論本頌,
pinyin Āpídámójùshèlùn běnsòng, giapp.
Abidatsumakusharon honshō, è conservato nel Pítánbù,
T.D. 1560), composto nel V secolo dal sarvāstivāda (poi seguace
sautrantika e infine patriarca cittamātra Vasubandhu) e tradotto nel
651 da Xuánzàng. Nel 658, i monaci giapponesi di scuola Hossō,
Chitsū (智通, VII secolo) e
Chidatsu (智達, VII secolo),
allievi di Xuánzàng, ne trasferirono gli insegnamenti in Giappone
fondando la scuola Kusha.
L'appartenenza dei suoi fondatori ad
un'altra scuola di chiara estrazione Mahāyāna (per la precisazione
cittamātra), come d'altronde lo stesso loro maestro Xuánzàng,
indica come questa piccola scuola sia legata alla tradizione Hossō
e, tuttavia, dedicata allo studio dell'Abhidharma-kośa-bhāsya.
Scuola Sanron (三論宗, Sanron shū)
Fa riferimento, per dottrine e
lignaggi, alla scuola cinese Sānlùn. E come la Sānlùn si
concentrò sullo studio dei tre trattati (sanron) ad impronta
Mādhyamika, conservati nello Zhōngguānbù. Si ritiene,
tuttavia, che questi tre trattati fosse noti già un secolo prima,
trasferiti in Giappone da monaci coreani.
Fu tuttavia l'arrivo del monaco coreano
Hyegwan (coreano 혜관, giapp.
慧灌 Ekan, date sconosciute),
discepolo diretto del settimo patriarca cinese Sānlùn Jízàng (吉藏,
giapp. Kichizō, 549-623), che giunse in Giappone nel 625 divenendo
l'abate del tempio Asukadera-ji (飛鳥寺)
ad Asuka-kyō (飛鳥), a
fondare, di fatto, la scuola Sanron.
Nel corso dei secoli successivi la
scuola Sanron verrà assorbita dalle scuole Tendai, Hossō e Kegon.
Scuola Jōjitsu (成実宗, Jōjitsu shū)
Origina dagli insegnamenti della scuola
cinese, di impronta mādhyamika e simile alla Sānlùn, Chéngshí.
Le sue dottrine furono trasferite in Giappone, nel 625, dal monaco
coreano Hyegwan, lo stesso che trasferì le dottrine Sānlùn
fondando la scuola Sanron.
La sua particolarità è che era
centrata sullo studio del Tattvasiddhi-śāstra (成實論
pinyin: Chéngshí lùn, giapp. Jōjitsuron, si
trova nel Lùnjíbù) di Harivarman, da cui prende il nome.
Come la scuola Sanron fu assorbita nel corso degli anni dalle scuole
Hossō, Kegon e Tendai. Fu comunque sempre considerata, in Giappone,
un ramo secondario della scuola Sanron.
Scuola Kegon (華厳宗, Kegon shū)
Deriva dalla scuola cinese Huāyán e
come queste venera l'Avataṃsakasūtra (華嚴經,
pinyin Huāyánjīng, giapp. Kegon kyō, Sutra della
ghirlanda fiorita di Buddha, conservato nello Huāyánbù),
sutra considerato il più importante e completo da questa scuola.
Particolare riguardo è riservato all'ultimo capitolo, il
Gaṇḍavyūhasūtra (入法界品
pinyin: Rù fǎjiè pǐn, giapp. Nyū hokkai bon,
Capitolo sull'ingresso dentro il Regno della Realtà).
La dottrina di questa scuola verte su
una radicale lettura olistica e omnicentrica di tutta la Realtà. Il
primo ingresso in Giappone dell'Avataṃsakasūtra è datato
736, quando il fondatore della scuola Ritsu, il monaco cinese Dàoxuān
Lüshi, ne portò una copia dal suo paese.
Nel 740 il monaco coreano Simsang (심상,
cin. 審祥 Shěnxiáng, giapp.
Shinshō o Shinjō, ?-742), allievo del patriarca cinese Fǎzàng
(法藏, 643-712), insegnò
l'Avataṃsakasūtra e le dottrine della scuola Huāyán alla
corte imperiale di Nara, fondando di fatto la scuola giapponese
Kegon.
Nello stesso luogo della esposizione
della dottrina del sutra, l'imperatore Shōmu fece erigere il tempio
Tōdai-ji dove poi pose, nel 752, l'enorme statua del Buddha
Vairocana (吠嚧遮那, giapp.
Hairoshana), il Daibutsu (大佛).
Durante il periodo Nara fu la scuola buddhista preferita dalla Corte
imperiale per la sua dottrina religiosa che poteva essere
rispecchiata in una dottrina politica unificante lo Stato.
Il suo tempio, il Tōdai-ji fu per due
secoli il tempio principale dove avvenivano le ordinazioni
monastiche. Fu poi eclissato dall'Enryaku-ji della scuola Tendai che,
tuttavia, operò solo ordinazioni mahāyāna rifuggendo il
Vinaya di origine hīnayāna (Dharmaguptaka),
utilizzato anche da questa scuola.
Scuola Hossō (法相宗 Hossō shū)
È la versione giapponese della scuola
cinese Fǎxiāng (法相宗,
Fǎxiāng zōng) fondata da Xuánzàng nel 645 dopo il suo
ritorno dal viaggio in India. Il pellegrino giapponese Dōsho (道昭,
629-700) ne riportò in patria insegnamenti e lignaggi nel 653,
trasferendoli nel monastero Gangō-ji (元興寺,
costruito nel 588 è considerato il primo tempio buddhista fondato in
Giappone) di Asuka. Nel 658 trasmise il lignaggio al suo discepolo
Gyōgi (行基, 667-748),
denominata la trasmissione del monastero del Sud (南寺傳).
Nel 716 il monaco Genbō (玄昉, ?-746)
si recò in pellegrinaggio in Cina dove studiò presso la scuola
Fǎxiāng sotto il maestro Zhìzhōu (智周,
668-723).
Tornato in Giappone nel 735 trasmise il
lignaggio a Zenju (善珠,
727-797), inaugurando la trasmissione del monastero del Nord perché
avvenne nel tempio Kōbuku-ji a Nara dove a scuola si era stabilita
al seguito della Corte imperiale. Dopo un periodo di splendore, la
scuola Hossō declinò progressivamente fino a scontrarsi con la
scuola Tendai.
Tutt'oggi esistente, è considerata
come una scuola particolarmente erudita che si fonda sullo studio del
Vijñaptimātratāsiddhi-śāstra (Trattato sulla
realizzazione del niente altro che conoscenza, 成唯識論
pinyin: Chéngwéishìlùn, giapp. Jōyuishikiron,
conservato nello Yúqiébù) opera fondamentale di Dharmapāla
tradotta da Xuánzàng (T.D. 1585.31.1a-59a) che poi è un
commentario al Triṃśikāvijñaptikārikā di Vasubandhu.
Scuola Tendai (天台宗, Tendai shū)
È una delle scuole più importanti del
Buddhismo giapponese ed è all'origine di molte scuole ancora oggi
esistenti come lo Zen Rinzai, lo Zen Sōtō, il Nichiren, il Jōdo e
il Jōdo Shin.
Fu fondata nell'804 da Saichō, un
monaco giapponese che aveva compiuto un pellegrinaggio in Cina da
dove aveva riportato dottrine, lignaggi e testi della scuola cinese
Tiāntái (天台宗) fondata da
Zhìyǐ (智顗) nel VI secolo,
la quale, insieme alle scuole Huāyán e Chán e Zhēnyán aveva
rappresentato l'aspetto più significativo del Buddhismo cinese.
Questa scuola fonda i suoi insegnamenti sul Sutra del Loto
(sanscrito Saddharmapundarīkasūtra, giapp. 妙法蓮華經
Myōhō renge kyō o Hokkekyō), sulla dottrina
dell'Enyū santai (圓融三諦),
sull'Ichinen sanzen (一念三千)
e sulle dottrine esoteriche (密教
mikkyō), che qui prendono la denominazione di taimitsu
(台密), derivate soprattutto
dal Mahāvairocanāsūtra o
Mahāvairocanābhisaṃbodhi-vikurvitādhiṣṭhāna-vaipulyasūtra
(Il sutra di Mahavairocana, 大日經
cin. Dàrì jīng, giapp. Dainichikyō).
È una scuola in cui l'aspetto dello
studio delle dottrine va sempre accompagnato alla pratica meditativa,
denominata shikan (止觀)
la quale si fonda sulle opere del Móhē Zhǐguān (摩訶止觀,
Grande trattato di calma e discernimento, giapp. Maka Shikan,
T.D. 1911) e del Tóngméng Zhǐguān (童蒙止觀,
Trattato di calma e discernimento per principianti; in giapponese 小止観
Shō Shikan, Piccolo trattato di calma e discernimento;
T.D. 1915) di Zhìyǐ dove questa pratica meditativa viene descritta.
Dal punto di vista della disciplina
monastica, la scuola Tendai, come anche le scuole Zen, segue solo i
58 precetti mahāyāna indicati nel Brahmajālasūtra (梵網經
pinyin: Fànwǎng jīng, giapp. Bonmō kyō, Il
Sutra della rete di Brahma).
Scuola Shingon (真言宗, Shingon shū)
Scuola fondata dal monaco giapponese
Kūkai che nell'anno 804, durante il periodo Heian, si recò in Cina
dove apprese le pratiche tantriche della scuola Vajrayāna cinese
Zhēnyán; al suo ritorno portò con sé numerosi testi, deciso a
importare la scuola nel suo Paese.
Nel tempo elaborò la propria sintesi
delle pratiche e delle dottrine esoteriche, basate sul culto del
Buddha cosmico Vairocana, che nella scuola è venerato come
Mahāvairocana Tathāgata (大日如来,
giapp. Dainichi Nyorai). La dottrina della scuola Shingon si
basa su due testi fondamentali: il Vajrasekhara Sūtra (金剛頂経,
giapp. Kongochō yugakyō, Sutra della punta del vajra)
e il Mahāvairocanābhisaṃbodhi (大日経,
Dainichi Kyō, Sutra della Bodhi di Mahāvairocanā).
Oltre ai due testi fondamentali nelle
scuole Shingon si attribuisce massima importanza al Adhyardhasatika
Prajnaparamitasutra (giapp. Rishukyō, 理趣経),
al Kongōbu Rōkaku Issai Yugayugi kyō (金剛峯楼閣一切瑜伽瑜祇経)
e a molti altri compendi indiani quali il Susiddhikara
Sadhanopayikapatala (蘇悉地羯羅経,
giapp. Soshitsujikara kyō).
Molto importanti sono anche le opere
esegetiche e i trattati dello stesso Kūkai. Il Buddhismo Vajrayāna
poggia le sue fondamenta sui rituali e le pratiche meditative rivolte
al raggiungimento dell'"illuminazione"; secondo lo Shingon,
l'"illuminazione" non è una realtà distante, tale da
richiedere innumerevoli rinascite, ma un obiettivo raggiungibile
nella vita attuale, coltivando il potenziale spirituale
(Natura-Buddha), innato in ogni essere vivente. Con l'aiuto di un
buon maestro e allenandosi a controllare il corpo, le parole, e la
mente, è possibile liberare questo potenziale per il beneficio
proprio e altrui.
L'"obiettivo" della pratica di questa scuola è perciò
«diventare Buddha in questa vita, con questo corpo» (giapp.
sokushin jōbutsu gi, 即身成仏義).Scuola Nichiren (日蓮宗, Nichiren shū)
Le scuole del Buddhismo Nichiren sono
l'insieme di scuole buddhiste giapponesi che fanno riferimento alla
figura e agli insegnamenti di Nichiren (日蓮,
1222-1282) un monaco giapponese di scuola Tendai.
Il loro lignaggio monastico è fatto
risalire direttamente al Buddha Śākyamuni e al Bodhisattva
Bhaiṣajyarāja (藥王, cin.
Yàowáng, giapp. Yakuō, Re della medicina) e ripercorre il
lignaggio della scuola cinese Tiāntái (天台宗),
arrivando al fondatore della scuola giapponese Tendai, Saichō (最澄,
767-822), e, infine, a Nichiren ritenuto a sua volta la
manifestazione del Bodhisattva Viśiṣṭacāritra (諸異行,
cin. Zhūyìxíng, giapp. Jogyō).
Le dottrine di queste scuole hanno in
comune la venerazione e lo studio del Sutra del Loto
(sanscrito Saddharmapundarīkasūtra, giapp. 妙法蓮華經
Myōhō renge kyō o Hokkekyō), considerato il
più importante e completo insegnamento buddhista, lo studio dei
relativi commentari da parte dei maestri cinesi di scuola Tiāntái,
Zhìyǐ (智顗, 538-597),
Guàndǐng (灌頂, 561-632) e
Zhànrán (湛然, 711-782)
nonché dello stesso Saichō.
Della scuola Tendai, il Buddhismo
Nichiren rigetta la pratica meditativa dello shikan, in quanto
ritenuta inadatta nell'epoca attuale denominata mappō (末法),
le pratiche esoteriche (密教 mikkyō)
del taimitsu (台密),
ritenute non conformi alle dottrine originali, e la pratica del
nembutsu (念佛,
recitazione del nome di Buddha) quest'ultima sostituita dal daimoku
(題目, letteralmente "titolo",
ma riferito a letteratura sacra come i sūtra, giapp. 経
kyō) ovvero dalla recitazione del titolo giapponese
del Sutra del Loto, Nam myōhō renge kyō.
Ciò che differenzia, tra loro, le
scuole del Buddhismo Nichiren è, nella suddivisione in due parti
(本迹二門, giapp. honjaku
nimon, cin. běnjī èrmén) del Sutra del Loto, la
considerazione della prevalenza o meno delle dottrine esposte negli
ultimi 14 capitoli (本門,
giapp. honmon, cin. běnmén) rispetto ai primi 14
capitoli (迹門, giapp.
sakumon, cin. jī mén). Secondo la Nichiren shū tale
prevalenza non esiste a differenza della Nichiren Shōshū per cui
invece essa sussiste.
Questa differenziazione dottrinale non
è di poco conto. Nei secondi 14 capitoli del Sutra del Loto
viene esposta la dottrina del Buddha eterno (giapp. 本佛
Honbutsu).
Se il Buddha è eterno e chiunque può
divenire Buddha, allora il Buddha dell'ultimo giorno della Legge
(vedi mappō) non può che essere colui che ha predicato la
corretta dottrina del Sutra del Loto, ovvero Nichiren.
Questa ultima posizione propria, ad
esempio, della Nichiren Shōshū e della Soka Gakkai, non è
condivisa dalla Nichiren shū che, come ad esempio la Risshō
Kōsei Kai, ritiene che il Buddha eterno si sia espresso nella forma
del Buddha Śākyamuni a cui va offerta la venerazione restando
Nichiren "solo" una manifestazione del bodhisattva
Viśiṣṭacāritra. Da tenere presente che a parte gli aspetti
popolari che sconfinano in una pratica pressoché devozionale e quasi
"teistica", da punto di vista dottrinale, riscontrabile nei
trattati e nei commentari di queste scuole, il punto di partenza di
tutte queste manifestazioni è sempre e solo la vacuità così come
viene espressa nelle dottrine, di matrice Tiāntái,
denominate in giapponese enyū santai (圓融三諦)
e ichinen sanzen (一念三千)
anche se nella particolare interpretazione di Nichiren.
Con i loro 30 milioni di seguaci e i
loro 6.500 templi, le scuole del Buddhismo Nichiren rappresentano
oggi la forma di Buddhismo più diffusa in Giappone.
Scuola Nichiren Shō (日蓮正宗, Nichiren Shōshū)
La prima divisione all'interno delle
scuole del Buddhismo Nichiren nasce pochi anni dopo la morte del
fondatore. Prima di morire, Nichiren affidò a sei dei suoi discepoli
anziani il compito di organizzare la diffusione della sua dottrina e
quello di curare il tempio Kuon-ji (久遠寺)
da lui fondato sul monte Minobu nella provincia di Kai.
Le turbolenze politiche e militari del
Giappone alla fine del XIII secolo non consentivano la presenza
costante e contemporanea nel tempio Kuon-ji da parte di questi sei
discepoli: Nikkō (日興,
1246-1333), Nikō (日向1253-1314),
Nichirō (日朗, 1245-1320),
Nisshō (日昭, 1221-1323),
Nichiji (日持, 1250-?) e
Nitchō (日頂, 1252-1317).
Così Nikkō, riuscendo invece a garantire una presenza costante nel
monastero Kuon-ji ricoprì, a partire dal 1285, il ruolo di abate.
Dopo qualche anno venne raggiunto da Nikō, che ottenne di diventare
responsabile della formazione dei monaci, finché non ebbe con lui un
duro scontro dottrinale relativo alla condotta di un importante
devoto laico della scuola, Hakiri Sanenaga (波木井実長,
1222–97), signore della parte meridionale dell'attuale provincia di
Kai, dove aveva sede il monastero Kuon-ji. Sanenaga aveva infatti
reso omaggio ai Kami (神, gli
dèi scintoisti) violando, secondo Nikkō ma non secondo Nikō,
l'insegnamento del maestro Nichiren.
Perso nel 1289 il controllo del
monastero Kuon-ji, Nikkō si trasferì in un altro monastero, il
Taiseki-ji
(大石寺), situato alle
pendici del monte Fuji portando con sé il Dai Gohonzon (禦
本尊), una tavola lignea su cui, il 12 ottobre del 1279,
Nichiren aveva inciso un mandala rappresentante il Dharma, l'universo
e la vita in esso contenuta. Su questa separazione dottrinale vertono
i due principali rami scolastici Nichiren: il Nichiren Shū che fa
riferimento a Nikō e il Nichiren Shōshū che invece fa riferimento
a Nikkō.
È da tener presente che la polemica in
questione non è di poco conto. Il ruolo assegnato alla figura di
Nichiren dalla Nichiren Shōshū è quello di Buddha dell'ultimo
giorno della Legge, come previsto nel capitolo Juryō (壽量品
Durata della vita del Buddha) XVI capitolo del Sutra del Loto,
e quindi di fatto viene venerato al posto del Buddha Śākyamuni.
L'atteggiamento nei confronti delle
altre fedi religiose e delle altre confessioni buddhiste è di gran
lunga più rigido rispetto alla Nichiren-shū, che continua invece
nella venerazione del Buddha Śākyamuni ed è decisamente più
tollerante ed aperta nei confronti delle altre scuole buddhiste. Ed è
proprio il rapporto con le altre scuole buddhiste e il ruolo da
assegnare al proprio fondatore Nichiren la linea di discrimine di
tutte le successive separazioni scolastiche all'interno del Buddhismo
Nichiren.
Le associazioni laiche originate dal Buddhismo Nichiren
Kokuchūkai (国柱会)
"Associazione per il sostegno
della nazione" fondata nel 1879 da Tanaka Chigaku (田中智學,
1861-1939), un monaco della scuola Nichiren che rinunciò ai voti per
fondarla. Tanaka era convinto che il Buddhismo Nichiren in grave
crisi verso la fine del XIX secolo, occorresse di una spinta
dall'esterno delle istituzioni monastiche e decise di rivolgersi ai
laici ottenendo grande consenso che, tuttavia, scemò al termine
della Prima guerra mondiale.
Nel 1922 Tanaka ottenne dal governo
imperiale il titolo postumo di Risshō Daishi conferito a Nichiren.
Reiyūkai (霊友会)
"Associazione degli amici
spirituali" fondata nel 1925 da Kotani Kimi (小谷喜美,
1901–1971) una devota laica del Buddhismo Nichiren con poteri
sciamanici e da suo cognato Kubo Kakutarō (久保角太郎,
1890-1944). La Reiyūkai pratica il daimoku ma afferma di
venerare solo il Gohonzon. Celebra il culto degli antenati, riti di
divinazione e pratiche di guarigione. Ha una tendenza fortemente
spiritualista.
Risshō Kōsei Kai (立正佼成会)
Importante organizzazione laica fondata
nel 1938 da Niwano Nikkyō (庭野日敬,
1906-1999) e dalla sua discepola Naganuma Myokō (長沼妙佼,
1889-1957).
È il movimento di maggior successo
nato da una separazione dalla Reiyūkai. Sostiene che l'unico
soggetto di venerazione deve essere il Buddha Shakyamuni mentre il
Gohonzon va riverito ma non venerato. Combina lo studio dei sutra con
pratiche di edificazione morale dei suoi membri, riuniti in sessione
di crescita personale (法座,
giapp. hōza, cin. fǎzuò, dal sanscrito dharmâsana,
luogo dove si discute del Dharma).
Con i suoi circa sei milioni di seguaci
e i 239 luoghi di pratica in Giappone, Risshō Kōsei Kai si pone
come la seconda associazione laica dopo la Sōka Gakkai. Fuori del
Giappone presenta sette centri di pratica ed è in rapporti di
collaborazione con la Chiesa cattolica, condividendo importanti
iniziative comuni con il Movimento dei focolari fondato da Chiara
Lubich.
La Risshō Kōsei Kai è attivamente
impegnata nel dialogo interreligioso e il suo precedente presidente,
Nikkyō Niwano (庭野日敬,
1906 - 1999), è stato tra i fondatori della World Conference
Religions for Peace (WCRP).
Sōka Gakkai (創価学会)
È la più diffusa e discussa
associazione laica buddhista di scuola Nichiren. Fu fondata da
Tsunesaburō Makiguchi (牧口常三郎,
1871-1944) e da Jōsei Toda (戸田城聖,
1900-1958) nel 1930 con il nome Sōka kyōiku gakkai (創価教育学会,
Associazione pedagogica per la creazione di valore). Makiguchi
svolgeva l'attività di educatore e il suo scopo iniziale era la
promozione di nuovi modelli pedagogici fondati sulla responsabilità
individuale e sul pragmatismo allo scopo di realizzare le proprie
potenzialità sia in ambito spirituale che materiale. Divenne presto
un seguace della scuola Nichiren Shoshu e ritenne di poter applicare
le sue convinzioni pedagogiche alle dottrine religiose propugnate da
questa scuola. Ostile al militarismo giapponese, allo Shintoismo e al
culto dell'imperatore, Makiguchi fu arrestato nel 1943 per essersi
rifiutato di rispettare un legge che obbligava i cittadini giapponesi
a conservare nelle loro abitazioni dei simboli scintoisti di buon
augurio per la nazione. Morì in prigione nel 1944. Dopo la morte di
Makiguchi, Tōda, divenutone presidente nel 1950, rilanciò
l'associazione cambiandole il nome in Sōka gakkai (創価学会,
Associazione per lo sviluppo dei valori).
Dopo la morte di Tōda, che poté
assistere direttamente alla grande diffusione per tutto l'arcipelago
giapponese della associazione da lui fondata, divenne presidente, nel
1960, Daisaku Ikeda il quale, nel 1975, fondò la Sōka Gakkai
internazionale al fine di svolgere un'attività missionaria in tutto
il mondo, attività che ha raccolto circa un milione di seguaci non
giapponesi.
Nel novembre 1991, preoccupata per il
crescente modernismo e occidentalismo della Soka Gakkai, nonché in
disputa con lei per questioni dottrinali e di culto, la Nichiren
Shōshū ha condannato apertamente l'associazione, scomunicandone
tutti i suoi membri.
Dal punto di vista dottrinale,
tuttavia, la Sōka Gakkai si discosta ben poco dalle dottrine diffuse
dalla Nichiren Shōshū. Nella pratica religiosa di questa
associazione, Nichiren ha infatti sostituito il Buddha Śākyamuni,
questo perché il fondatore del Buddhismo Nichiren viene
identificato, come in altre denominazioni del Buddhismo Nichiren di
derivazione Nichiren Shōshū, con il Buddha dell'ultimo giorno della
Legge, proclamato nel XVI capitolo del Sutra del Loto. Come altri
seguaci del Sutra del Loto, vedono tutti i Buddha come manifestazioni
del Buddha eterno.
La Sōka Gakkai venera il Gohonzon e
pratica la recitazione e la venerazione del titolo del Sutra del
Loto (daimoku).
Scuole Zen (禅)
Le scuole del Buddhismo Zen derivano
per lignaggi, dottrine e testi strettamente (anche se con delle
specifiche evoluzioni) da quelle del Buddhismo Chán fondato in Cina
dal leggendario monaco indiano Bodhidharma.
Furono trasferite nell'arcipelago
giapponese da monaci Tendai di ritorno dai loro viaggi in Cina.
Oppure, successivamente, trasferite da monaci cinesi missionari in
Giappone. L'introduzione del Buddhismo Zen, come scuola autonoma, in
Giappone ha avuto un processo piuttosto sofferto. Tali difficoltà
non si riscontrarono tanto nel trasferimento di dottrine, testi e
lignaggi quanto piuttosto nel rendere autonomo lo Zen dalla scuola
Tendai.
Saichō (最澄,767-822),
il fondatore del Buddhismo Tendai, introdusse nel IX secolo in
Giappone anche gli insegnamenti del Buddhismo Chán Beizōng
(北宗, Scuola settentrionale)
ricevendo, sempre in Cina, anche il lignaggio della scuola buddhista
Chán denominata Niútóuchán (anche 牛頭宗,
Niútóu zōng), fondata da Fǎróng (法融,
594-657), che scomparirà dalla Cina pochi decenni dopo ma che egli
trasferirà in Giappone come scuola Gozu (牛頭宗,
Gozu shū).
Le dottrine Chán erano quindi
regolarmente studiate e praticate sul Monte Hiei, sede della scuola
Tendai, fin dal IX secolo.
Nel XII secolo, il monaco tendai Eisai
(栄西, 1141-1215) studiò il
Chán durante il suo secondo soggiorno in Cina, sotto la guida
del maestro Xuan Huaichang (虛庵懷敞,
giapp. Kian Esho, date sconosciute), appartenente al ramo Huánglóng
(黃龍, giapp. Ōryū)
della denominazione Linji (臨濟,
giapp. Rinzai). Tornato in Giappone, ebbe difficoltà ad
insegnare tali dottrine al di fuori del contesto curricolare
tradizionale previsto dal principale monastero Tendai, l'Enryaku-ji
(延暦寺). Nonostante questo,
Eisai non uscirà mai dalla scuola Tendai.
Un primo tentativo di una scuola
autonoma Zen fu compiuto da un altro monaco tendai, Dainichi
Nōnin (大日能忍, morto nel
1196?) che inviati due discepoli in Cina, ottenne il lignaggio cinese
dal maestro Zhuan Deguang (1121–1203) a sua volta erede del Dharma
del maestro di denominazione Linji, Dahui Zonggao (大慧宗杲,
1089–1163) fondando la Daruma shū (達磨宗).
Un tentativo finito piuttosto male se consideriamo che, nel 1194, un
decreto imperiale probirà le sue dottrine e distruggerà la sua
scuola con i suoi monasteri.
Dopo gli importanti tentativi di Eisai
e di Dainichi Nōnin, miglior successo lo ottenne Enni Ben'en (圓爾辯圓,
anche Shōichi Kokushi, 1201-1280) altro importante monaco tendai che
studiò il Chán dapprima sul Monte Hiei, poi durante un
pellegrinaggio in Cina da dove fu il primo a trasferire il ramo Yōgi
(楊岐, cin. Yángqí)
della denominazione Linji, appreso sotto il maestro cinese
Wúzhǔn Shīfàn (無準師範,
giapp. Bujun Shipan o Bushun Shihan, 1177–1249). E se neanche Enni
Ben'en si distaccò dalla scuola Tendai, il fatto che ricoprisse il
ruolo di abate del prestigioso monastero Tōfuku-ji (東福寺),
a Kyoto, diede grande prestigio alle dottrine Zen da lui insegnate.
Ormai i tempi erano maturi perché
alcuni maestri cinesi del Chán potessero giungere in
Giappone: Lánxī Dàolóng (溪道隆,
giapp. Rankei Dōryū, 1213-1278), fondatore, nel 1253, del monastero
Kenchō-ji (建長寺) a
Kamakura; Wùān Pǔníng (兀菴普寧,
giapp. Gottan Run'ei, 1197–1276), vissuto solo 4 anni in Giappone,
dove ricoprì il ruolo di abate del tempio Kennin-ji ((建仁寺),
fondato da Eisai a Kyoto nel 1202; Dàxiū Zhèngniàn (大休正念,
giapp. Daikyū Shōnen, 1214–1289), che fondò il monastero
Kinpōzan Jōchi-ji (金宝山浄智寺)
a Kamakura; infine Wúxué Zǔyuán (無學祖元,
giapp. Mugaku Sogen, 1226–1286), che fu l'abate del monastero
Engaku-ji (円覚寺) a
Kamakura.
Nello stesso periodo, un altro monaco
tendai nonché discepolo di Eisai, Dōgen (道元,
1200-1253), anche lui di ritorno dalla Cina dove aveva studiato sul
Monte Tiantong (天童山 Tiantong
shan) sotto la guida del maestro, di denominazione Caódòng,
(曹洞) Rujing (如淨,
1163-1228), ottenne il certificato di "illuminazione" e il
lignaggio di trasmissione (傳法,
cin. chuánfǎ, giapp. denpō) della scuola Chán
Caódòng. Tornato in Giappone nel 1225, Dōgen si trasferirà nel
1230 nel tempio Anyo-in (安養院)
alla periferia di Kyoto, consumando una frattura definitiva con la
scuola Tendai e fondando la scuola giapponese Zen Soto.
Le scuole del Buddhismo Zen, pur con
delle differenze, conservano tutte la centralità della pratica
meditativa denominata zazen (座禅),
una minore attenzione allo studio dei sutra e una cura
particolare (presente peraltro anche nelle altre scuole) nei
confronti della trasmissione del "lignaggio" (戒脈,
cin. jiè mài, giapp. kai myaku) che procede, secondo
questa tradizione, mediante l'ishin denshin (以心傳心,
cin. yǐxīn chuánxīn, trasmissione "da mente a mente")
ovvero da maestro a discepolo senza l'utilizzo delle parole, ovvero
per tramite di una intuizione improvvisa che genera l'illuminazione
profonda (悟, cin. wù,
giapp. go o satori).
Le scuole Zen Rinzai e Sōtō sono,
unitamente alla associazione laica di derivazione Nichiren Soka
Gakkai, le scuole buddhiste giapponesi più diffuse oggi in
Occidente.
Scuola Zen Rinzai (臨濟宗, Rinzai shū)
La scuola Rinzai deriva dalla
denominazione Línjì (臨済)
del Buddhismo Chán.
Il primo a trasferire dottrine e
lignaggi di questa scuola fu il monaco giapponese d scuola Tendai
Eisai di ritorno dal suo secondo viaggio in Cina. Dopo essere stata a
lungo inglobata nella scuola Tendai, lo Zen Rinzai divenne una scuola
autonoma a partire dal XIII secolo. Questa separazione si realizzò
proprio grazie ai maestri cinesi di scuole chán línjì
(臨済), Lánxī Dàolóng,
fondatore, nel 1253, del monastero Kenchō-ji a Kamakura; Wùān
Pǔníng, abate del tempio Kennin-ji a Kyoto; Dàxiū Zhèngniàn che
fondò il monastero Kinpōzan Jōchi-ji a Kamakura; infine Wúxué
Zǔyuán che fu l'abate del monastero Engaku-ji a Kamakura.
Questi maestri, che furono per lo più
invitati dalle autorità di governo giapponese, insegnarono lo Zen
Rinzai con le relative dottrine e pratiche esattamente come era
impartito nella Cina del XIII secolo. Con gli shogun Ashikaga,
lo Zen Rinzai ottenne ulteriori riconoscimenti e protezioni da parte
del governo.
Dopo aver subìto influenza dalla
scuola Zen Obaku, fu riformata da Hakuin Ekaku (白隠慧鶴,
1686-1769) il quale eliminò le pratiche nenbutsu proprie
della scuola Obaku, centrando le dottrine e le pratiche Rinzai sullo
studio dei kōan e sullo zazen. Tutti i maestri Zen
Rinzai conservano oggi nel loro lignaggio il nome di Hakuin.
Scuola Zen Sōtō (曹洞宗, Sōtō shū)
Questa scuola fu fondata dal monaco
tendai Dōgen (道元,
1200-1253) quando nel 1230, trasferendosi nel tempio Anyo-in (安養院)
alla periferia di Kyoto, avviò la separazione con la scuola Tendai.
La dottrina di questa scuola è
riportata nell'opera di Dōgen, lo Shōbōgenzō (正法限蔵,
La Custodia della Visione del Vero Dharma) e consiste nella pratica
dello zazen secondo la modalità denominata shikantaza
(只管打坐, Solo sedersi).
Oggi questa è la scuola Zen più importante del Giappone con circa
quindicimila templi e trentuno monasteri. Appartenente a questa
scuola fu Haku'un Yasutani (安谷白雲,
1885-1973), fondatore della Sanbō-Kyōdan (三宝教団)
una scuola Zen che cerca di coniugare il Sōtō con il Rinzai e che
si è diffusa in Occidente.
Scuola Zen Fuke (普化宗, Fuke shū)
La scuola Zen Fuke origina da un
movimento di ex samurai itineranti denominati komusō (虚无僧,
lett. monaco della vacuità).
I monaci komusō, già di
osservanza Rinzai, vivevano di elemosine suonando il flauto
shakuhachi (尺八),
indossando un cappello fatto di canne che gli oscurava buona parte
del volto, questo rappresentava la loro pratica meditativa denominata
suizen (吹禪). La
scuola Zen Fuke vantava le sue origini dal monaco cinese di scuola
chán Pǔhuà (普化, giapp.
Fuke) vissuto durante la Dinastia Tang da cui la scuola prende
il nome. Pǔhuà, contemporaneo e stretto amico di Línjì Yìxuán
(臨済義玄, giapp. Rinzai
Gigen, ?–866), fu un maestro dai comportamenti iconoclasti e
gioiosi, uso a camminare cantando al suono di una piccola campana.
Secondo questa tradizione la scuola
Fuke fu portata in Giappone da Shinchi Kakushin (心地覺心,
1207–1298); secondo gli studiosi invece tale scuola nacque in
Giappone durante l'Era Tokugawa.
Vietata dal Governo imperiale nel 1871
la scuola scomparve. Testo storico di questa scuola fu il Kyotaku
Denki (虚铎传记, Campana
della vacuità) opera del XVIII secolo.
Scuola Zen Ōbaku (黃檗宗, Ōbaku shū)
La scuola Zen Ōbaku è una delle tre
scuole Zen esistenti oggi in Giappone. La sua nascita la si deve al
monaco cinese chán di tradizione Línjì (臨済),
Yǐnyuán Lóngqí (隱元隆琦,
giapp. Ingen Ryūki, 1592-1673) giunto in Giappone nel 1654.
Questa scuola è molto simile allo Zen
Rinzai conservando tuttavia alcune peculiarità cinesi proprie del
suo fondatore. Innanzitutto una maggiore attenzione ai sutra rispetto
alla scuola Rinzai versata principalmente allo studio dei kōan,
in secondo luogo alla pratica del nenbutsu tipiche della
scuole della Terra Pura già inserite in Cina nella scuola Chán da
Zhū Hóng (株宏, 1535-1615)
nel XVI secolo; infine l'osservanza dei precetti del
Cāturvargīya-vinaya (四分律
Shibunritsu) e non solo quelli del Brahmajālasūtra
(梵網經 Bonmō kyō)
come è tradizione invece per le scuole Zen Rinzai e Sōtō e per la
scuola Tendai.
Influenzò profondamente la scuola
Rinzai fino a quando la riforma attuata da Hakuin Ekaku (白隠慧鶴,
1686-1769) non eliminò dalla scuola Rinzai la pratica del nenbutsu
a favore del solo studio dei kōan e della pratica dello
zazen.
Scuole amidiste
Scuola Jōdo (浄土宗, Jōdo shū)
La scuola Jōdo fu tra le prime
scuole del Buddhismo della Terra Pura ad essere fondata, nel XII
secolo, in Giappone.
Tuttavia le prime scritture di questo approccio al Buddhismo che ricalca la scuola buddhista cinese Jìngtǔ (淨土宗, Jìngtǔ zōng), come l'Amitâbha-sūtra (Sutra di Amitabha, 阿彌陀經 giapp. Amida kyō; T.D. 366.12.346b-348b), erano già presenti in Giappone fin dal VII secolo.
La pratica del nenbutsu (念佛), ovvero l'invocazione del nome del Buddha Amitābha (giapp. 阿彌陀佛, Amida butsu) nel mantra Namu Amida Butsu (南無阿弥陀仏, Omaggio al Buddha della Luce infinita), parte centrale degli insegnamenti e delle pratiche spirituali di questa scuola, erano anch'esse già presenti fin dalla fondazione nella scuola Tendai nel IX secolo.
Quando il monaco tendai Hōnen (法然, 1133-1212) fonderà nel 1175 la scuola Jōdo non farà altro quindi che scegliere di praticare solo il nenbutsu abbandonando le altre pratiche religiose e meditative proprie della scuola Tendai. Tale scelta Hōnen la prenderà a seguito dello studio dell'opera cinese Guānwúliáng shòufójīng shū (觀無量壽佛經疏, giapp. Kammuryō jubutsukyō sho, T.D. 1753.37.245-279) di Shàndǎo (善導, 613-681) quinto patriarca cinese della scuola Jìngtǔ. La sceltà di Hōnen sarà seguita presto da molti suoi discepoli, tra cui Shinran (親鸞, 1173-1262) i cui discepoli fonderanno la scuola Jōdo Shin (浄土真宗, Jōdo shin-shū). Esiliato nel 1207, Hōnen morirà pochi anni dopo lasciando come testamento la sua principale opera Ichimai kishōmon (一枚起請文, Giuramento in una foglia).
Tuttavia le prime scritture di questo approccio al Buddhismo che ricalca la scuola buddhista cinese Jìngtǔ (淨土宗, Jìngtǔ zōng), come l'Amitâbha-sūtra (Sutra di Amitabha, 阿彌陀經 giapp. Amida kyō; T.D. 366.12.346b-348b), erano già presenti in Giappone fin dal VII secolo.
La pratica del nenbutsu (念佛), ovvero l'invocazione del nome del Buddha Amitābha (giapp. 阿彌陀佛, Amida butsu) nel mantra Namu Amida Butsu (南無阿弥陀仏, Omaggio al Buddha della Luce infinita), parte centrale degli insegnamenti e delle pratiche spirituali di questa scuola, erano anch'esse già presenti fin dalla fondazione nella scuola Tendai nel IX secolo.
Quando il monaco tendai Hōnen (法然, 1133-1212) fonderà nel 1175 la scuola Jōdo non farà altro quindi che scegliere di praticare solo il nenbutsu abbandonando le altre pratiche religiose e meditative proprie della scuola Tendai. Tale scelta Hōnen la prenderà a seguito dello studio dell'opera cinese Guānwúliáng shòufójīng shū (觀無量壽佛經疏, giapp. Kammuryō jubutsukyō sho, T.D. 1753.37.245-279) di Shàndǎo (善導, 613-681) quinto patriarca cinese della scuola Jìngtǔ. La sceltà di Hōnen sarà seguita presto da molti suoi discepoli, tra cui Shinran (親鸞, 1173-1262) i cui discepoli fonderanno la scuola Jōdo Shin (浄土真宗, Jōdo shin-shū). Esiliato nel 1207, Hōnen morirà pochi anni dopo lasciando come testamento la sua principale opera Ichimai kishōmon (一枚起請文, Giuramento in una foglia).
Scuola Jōdo Shin (浄土真宗, Jōdo shin-shū)
Tradizionalmente fondata dal monaco
tendai Shinran (親鸞,
1173-1262), a sua volta allievo di Hōnen, la scuola Jōdo Shin fu in
realtà fondata dai suoi discepoli e si distingue dalla scuola Jōdo
per una minore attenzione ai codici disciplinari monastici,
consentendo, ad esempio, ai suoi monaci di contrarre matrimonio
oppure di mangiare carne. Sempre rispetto alla scuola Jōdo vi è una
minore attenzione alla pratica del nenbutsu a favore di una
più semplice pratica della fede nel Buddha Amida.
Scuola Ji (時宗, Ji shū)
Questa scuola fu fondata nel XIII
secolo dal monaco tendai Ippen (一遍,
1239-1289). Già seguace delle pratiche del nenbutsu (念佛)
Ippen ebbe una rivelazione ricevuta dalle divinità (giapp. 神
kami) di diffondere ovunque questa pratica religiosa.
Così abbandonato ogni legame e con un gruppo di seguaci Ippen
attraversò il paese cantando il nome del Buddha Amitābha (giapp.
阿彌陀佛, Amida butsu) per
mezzo di una danza estatica denominata nenbutsu odori (念仏踊り).
Secondo le dottrine di questa scuola
tutte le pratiche buddhiste non posseggono altro scopo che condurre a
recitare il nenbutsu. Opere centrali di questa scuola sono il
Sutra del Loto (giapp. Myōhō renge kyō o Hokkekyō),
e l'Amitâbha-sūtra (Sutra di Amitabha, giapp. Amida kyō).
Scuola Yūzū Nenbutsu (融通念仏宗, Yūzū nenbutsu shū)
Questa scuola venne fondata nel XII
secolo dal monaco di scuola Tendai, Ryōnin (良忍,
1072-1132). Sutra fondamentali in questa scuola sono:
l'Avataṃsakasūtra (giapp. Kegon kyō, Sutra della
ghirlanda fiorita di Buddha) e il Sutra del Loto (giapp. Myōhō
renge kyō o Hokkekyō), insieme ai tre sutra fondamentali
nel Buddhismo della Terra Pura conservati nel Bǎojībù del
Canone buddhista cinese, e che sono:
- Amitāyurdhyānasūtra (Sutra della contemplazione sul Buddha della vita infinita, 觀無量壽經, giapp. Kammuryōju kyō; T.D. 365.12.340c-346b);
- Amitâbha-sūtra (Sutra di Amitabha, 阿彌陀經 giapp. Amida kyō; T.D. 366.12.346b-348b).
- Sukhāvatī-vyūha-sūtra (Sutra della vita infinita, 無量壽經, pinyin Wúliángshòu jīng, giapp. Muryōju kyō; T.D. 360.12.265c-279a).
Altro testo fondante dello Yūzū
Nenbutsu è il Sukhāvatīvyūhopadeśa (Trattato sulla Terra
Pura, giapp. 淨土論 Jōdo
ron T.D. 1524) di Vasubandhu.
Le dottrine di Ryōnin sottolineano la
pratica del nenbutsu ma quando viene invocato il nome del
Buddha Amitābha secondo questa scuola l'effetto permea tutto
l'universo. Così, invocando il nome di Amitāba viene salvato non
solo colui che lo pronuncia, ma anche gli tutti altri che esseri che
non lo fanno. Queste dottrine risentono dell'olismo e
dell'omnicentrismo propri dell'Avataṃsakasūtra e del Sutra
del Loto.
Il Buddhismo nel Giappone contemporaneo
Il Buddhismo nel Periodo Meiji
La modernità inizia in Giappone nel
1868 con il Periodo Meiji che incise profondamente nella cultura e
nelle tradizioni di questo paese. Tale periodo fu avviato dalla
minaccia militare statunitense provocata dal commodoro Matthew
Calbraith Perry (1794-1858) il quale si affacciò nel 1853 con quelle
che venivano indicate come navi nere (黒船,
kurofune) nella baia di Uraga imponendo al Giappone la
riapertura dei suoi porti ai commerci con l'Occidente. A seguito di
questo evento il Giappone abolì il bakufu (江戸幕府,
Edo bakufu) riconsegnando il potere direttamente nelle mani
dell'Imperatore, cancellò la suddivisione in caste ivi compresa
quella dei samurai e aprì definitivamente all'Occidente e alla sua
cultura.
Anche le scuole religiose risentirono
profondamente dei cambiamenti apportati da questa Era ad incominciare
proprio dal Buddhismo che vide ridursi drasticamente l'attenzione
dello Stato nei suoi confronti. Il Periodo Meiji è infatti
caratterizzato dalla mobilitazione della nazione giapponese sotto
l'autorità dell'Imperatore e quindi si fonda su una forte priorità
nei confronti dell'antica fede nazionale scintoista che vedeva
proprio nell'Imperatore oltre che il suo rappresentante anche la
manifestazione terrena della divinità (kami, 神)
Amaterasu (天照, dea
del Sole), tutto ciò a discapito del Buddhismo. La proclamazione
dello Scintoismo come religione di Stato (Kokka Shintō, 国家神道)
e la perdita dei favori governativi, nonché la dichiarata
separazione tra le due fedi religiose (shinbutsu bunri, 神仏分離)
provocò un generale disorientamento nelle scuole buddhiste anche se
a livello della popolazione non incise profondamente nel sincretismo
da sempre diffuso tra i giapponesi di accompagnare la fede scintoista
con le credenze buddhiste. Tuttavia i cittadini giapponesi furono
obbligati a registrarsi presso i templi locali scintoisti i cui
sacerdoti erano nominati tali dal Governo imperiale. Tutto ciò finì
per provocare una vera e propria persecuzione del Buddhismo (haibutsu
kishaku, 廃仏毀釈, lett.
Cancellare il Buddhismo e distruggere Shākyamuni) da parte del
Governo che provocò la chiusura di oltre quarantamila templi
buddhisti, la riduzione forzata allo stato laicale di migliaia di
monaci e la cancellazione di qualsiasi presenza buddhista all'interno
dei santuari scintoisti. Questo fino al 1871 quando dopo alcune
sanguinose ribellioni da parte della popolazione, soprattutto
contadina, a difesa dei monaci buddhisti e dopo il consequenziale
intervento dell'esercito imperiale, il Governo decise di trovare un
accordo con la comunità buddhista giapponese.
Accordo che fu all'origine anche della
totale acquiescenza delle scuole buddhiste nei confronti del Governo
durante i processi e le successive condanne a morte per "Alto
tradimento" che coinvolse alcuni monaci buddhisti
anarco-socialisti, come Gudō Uchiyama, nei primi anni del XX secolo.
Superate queste gravi crisi, il Buddhismo giapponese dovette
confrontarsi con le missioni cristiane che si andavano diffondendo
lungo il paese correlandosi alla sua occidentalizzazione. Questo
confronto contribuì alla nascita di associazioni laicali buddhiste e
alla promozione organizzata di attività caritatevoli, peraltro già
presenti nei templi fin dalla fondazione di questa religione.
Il Buddhismo secondo la Via imperiale (Kōdō Bukkyō, 行動仏教)
Con il sopraggiungere della Seconda
guerra mondiale il governo imperiale sottomise tutte le religioni ad
uno stretto controllo per assicurarsi il loro appoggio nell'imminente
conflitto. Durante il periodo dell'ultimo conflitto l'appoggio delle
scuole buddhiste giapponesi nei confronti del Governo fu dunque
pressoché totale, tale da far varare una nuova forma di Buddhismo
che si identificava totalmente con la figura dell'imperatore: il Kōdō
Bukkyō (行動仏教, Il
Buddhismo secondo la Via imperiale).
Già l'esercito aveva apprezzato la
formazione religiosa che alcuni alti ufficiali avevano ricevuto
all'interno delle scuole Zen. Lo stesso generale Nogi Maresuke (乃木希典,
1849-1912), considerato l'eroe della guerra russo-giapponese, aveva
studiato lo Zen Rinzai sotto il severo maestro Nakahara Nantembō
(中原南天榛, 1839-1925)
ottenendo il certificato dell'illuminazione.
Esemplificativo di questo atteggiamento
di accondiscendenza alle tesi della guerra, fu la posizione del
famoso maestro Zen Sōtō Sawaki Kōdō (沢木興道,
1880-1965)
«Il sutra di Kannon ci esorta a ricordare sempre la forza di Kannon. Il tenente colonnello Sugimoto sostiene che dobbiamo ricordare sempre la forza dell'imperatore. Se noi teniamo presente la forza dell'imperatore potremo liberarci della vita e della morte, trascendere la fortuna e la sfortuna e impegnarci in battaglia» |
(Sawaki Kōdō Shoji o Akirameru Kata (Il merito per chiarire la vita-morte) in Daihorin maggio 1944, pagg. 6-7. Cit. in Brian Victoria. Lo Zen alla guerra Dogliani CN, Sensibili alle foglie, 2001) |
Ma non fu solo lo Zen ad appoggiare lo
Stato durante il conflitto, furono, indistintamente, tutte le scuole
buddhiste. Certamente si registrarono singoli casi di protesta a
questo stato di cose, ma furono solo casi individuali. Ciò che
spinse il Buddhismo giapponese ad appoggiare acriticamente il governo
imperiale durante la Seconda guerra mondiale fu la genuina
convinzione che tale guerra fosse una "guerra santa", una
guerra di liberazione e di riscatto dell'intero continente asiatico
nei confronti del colonialismo occidentale, i soldati giapponesi
furono quindi considerati dai buddhisti giapponesi dei veri e propri
bodhisattva.
Il Buddhismo dal secondo Dopoguerra a oggi
Scuole | n. Denom. | n. Templi | n. Seguaci |
---|---|---|---|
Nichiren | 37 | 6 500 | 30 000 000 |
Jodo-shin | 10 | 21 000 | 14 000 000 |
Shingon | 48 | 12 000 | 12 000 000 |
Soto Zen | - | 15 000 | 5 500 000 |
Jodo | 6 | 8 000 | 4 700 000 |
Tendai | 20 | 4 000 | 4 500 000 |
Rinzai Zen | 15 | 6 000 | 3 000 000 |
La Seconda guerra mondiale terminò per
il Giappone il 15 agosto 1945 con la sua sconfitta da parte degli
Stati uniti. Tra le clausole del trattato di pace, i vincitori
ottenerono una radicale rivisitazione della politica interna
giapponese e un ridimensionamente delle dottrine shintoiste tra le
quali la divinizzazione dello stesso imperatore. Ciò rappresentò
anche la fine dello stesso Kōdō Bukkyō e dello stretto
controllo statale sulle scuole buddhiste.
L'emergere di efferati crimini di
guerra commessi dall'esercito giapponese in Cina, ad esempio lo
Stupro di Nanchino, se da una parte furono negati da alcuni politici
e storici nazionalisti, dall'altra generarono sgomento e
riconsiderazione sui presunti valori incarnati dallo stesso Giappone
durante questa guerra.
Le scuole buddhiste restarono a lungo
in silenzio su questi scottanti temi, consapevoli di aver dato un
deciso sostegno allo Stato imperiale durante la guerra. Furono gli
intellettuali vicino a queste scuole come D.T. Suzuki (鈴木
大拙 Suzuki Daisetsu, 1870–1966) i primi ad aprire il
dibattito circa la 'questione morale' del coinvolgimento religioso
buddhista nella guerra.
Suzuki, anche se egli stesso fu un
propugnatore dei valori bellici del Buddhismo giapponese, decise di
condurre un'analisi serrata degli accaduti in un articolo titolato
Zenkai Sasshin (Rinnovamento dello Zen) scritto nel 1946 per
il periodico Zengaku Kenkyu (禪學研究,
Studi nel Buddhismo zen). In questo articolo pur non negando il
valore dell'illuminazione (悟 satori)
dei maestri religiosi buddhisti sostenne:
«Con la scorta del solo
satori è impossibile che i preti zen riescano a far fronte
alle loro responsabilità di leader della società. Non
solo questo è impossibile in assoluto, ma sarebbe presuntuoso se
pensassero di poter svolgere tale funzione. (...) Nel satori
c'è un mondo di satori. E, tuttavia, da solo, il satori
non è in grado di giudicare quel che vi è di giusto e di
sbagliato nella guerra. Per quanto riguarda le dispute nel mondo
ordinario, si deve ricorrere alla discriminazione intellettuale
(...) Inoltre, da solo, il satori non è in grado di
determinare se una cosa come il sistema economico o il comunismo
sia buona o cattiva.»
|
(D.T. Suzuki,
cit. in Brian Victoria Op.cit.
251)
|
Nonostante l'intervento di
intellettuali come Suzuki, le scuole buddhiste giapponesi rimasero a
lungo in silenzio su questi temi. Una presa di posizione ufficiale
riguarda solo alcune di queste scuole: la scuola Jōdo Shin (浄土真宗)
dichiarò, il 2 aprile 1967, che il proprio sostegno alla guerra fu
"un'espressione di grande ignoranza e impudenza da parte nostra.
Nel ricordarlo ora veniamo presi da un senso di vergogna da cui non
troviamo scampo ..."; mentre la scuola Zen Sōtō (曹洞宗)
pubblicò nel 1992 una "Dichiarazione di pentimento"
(sanshaubun); un accenno sempre critico nei confronti del
sostegno alla guerra è contenuto anche in una dichiarazione datata
giugno 1994 da parte di un ramo della scuola Tendai (天台宗).
Il Dopoguerra ha visto anche la
massiccia diffusione di nuove scuole laiche soprattutto di
ispirazione Nichiren come la Soka Gakkai (創価学会)
e la Risshō Kōsei Kai (立正佼成会).
Secondo gli studiosi statunitensi
Richard H. Robinson e Willard L. Johnson i sondaggi di opinione
indicherebbero che molti giapponesi non si identificano più in una
religione specifica. L'interesse per il Buddhismo riguarda
essenzialmente due differenti gruppi: il mondo rurale che per
tradizione secolare si rivolge ai templi locali per i servizi
religiosi e la classe colta delle città che si rivolge al pensiero
buddhista come "filosofia critica" o "tecnica
meditativa" di tipo psicoterapeutico o spirituale. Gli altri
giapponesi si rivolgono alle scuole buddhiste come "Buddhismo
funerario" per la funzione sociale a cui sono relegati molti dei
monaci buddhisti, coinvolti al solo scopo di celebrare quel genere di
funzioni religiose.
Principali templi buddhisti giapponesi
I principali templi buddhisti
giapponesi suddivisi per scuole e denominazioni. I templi il cui nome
finisce in ji o dera (寺,
templi) possono essere considerati più ampi (ma non per questo più
importanti) rispetto a quelli che terminano con in ( 院,
padiglioni). In genere un tempio(ji o dera) è
costituito da più in, ma anche da sale per il culto (do,
堂) e da un alto stupa
(tō, 塔).
Scuola | Tempio | Denominazione | Indirizzo |
---|---|---|---|
Hosso | Yakushi-ji | Hosso-shu | 457, Nishinokyo-Machi, Nara-shi, Nara |
Hosso | Kyomizu-dera | Kitahosso-shu | 1-294, Kyonmizu, Higashiyama-ku, Kyoto-shi, Kyoto |
Kegon | Todai-ji | Kegon-shu | 406-1, Zoshi-cho, Nara-shi, Nara |
Ritsu | Toshodai-ji | Ritsu shu | 13-46, Gojo-cho, Nara-shi, Nara |
Tendai | Enryaku-ji | Tendai shu | 17712-1, Sakamoto, Honmachi, Otsu-shi, Shiga |
Tendai | Senso-ji | Shokannon-shu | 2-3-1, Asakusa, Taito-ku, Tokyo |
Tendai | Shitenno-ji | Wa-shu | 1-11-18, Shitennoji, Tennoji-ku, Osaka-shi, Osaka |
Shingon | Kongobu-ji | Koyasan Shingon-shu | 132, Oaza, Koyasan, Koya-cho, Ito-gun, Wakayama |
Shingon | Daigo-ji | Shingon-shu Daigoha | 22, Daigo, Higashi Oji-cho, Fushimi-ku, Kyoto-shi, Kyoto |
Yuzu Nenbutsu | Dainenbutu-ji | Yuzu Nenbutsu shu | 1-7-26, Hirano Ue-machi, Hirano-ku, Osaka-shi, Osaka |
Ji | Syojyoko-ji | Ji shu | 1-8-1, Nishitomi, Fujisawa-shi, Kanagawa |
Jodo | Chion-in | Jodo shu | 400, ShinbashiYamato-oji, Higashi-iru, 3 chome, Higashiyama-ku, Kyoto-shi, Kyoto |
Jodo | Komyo-ji | Jodo shu | 26-1, Sajo-no-uchi, Awao Nagaokakyo-shi, Kyoto |
Jodo-shin | Hongwan-ji | Jodo-shin shu | Hongwanji, Monzen-cho, Horikawa-dori, Hanayamachi, sagaru, Nagakyo-ku, Kyoto-shi, Kyoto |
Jodo-shin | Hongan-ji | Shinshu Otaniha | 754, Tokiwa-cho, Karasuma-dori, Shichijo-agaru, Shimogyo-ku, Kyoto-shi, Kyoto |
Zen Rinzai | Kencho-ji | Kenchojiha | 8, Yamanouchi, Kamakura-shi, Kanagawa |
Zen Rinzai | Nanzenji | Nanzenjiha | Nanzenji, Fukuchi-cho, Sakyo-ku, Kyoto-shi, Kyoto |
Zen Rinzai | Daitoku-ji | Daitokujiha | 53, Murasakino, Daitokuji-machi, Kitaku, Kyoto-shi, Kyoto |
Zen Rinzai | Myoshin-ji | Myoshinjiha | 64, Hanazono, Myoshinji-machi, Ukyo-ku, Kyoto-shi, Kyoto |
Zen Soto | Eihei-ji | Sotoshu | Eihei-ji-cho, Yoshida-gun, Fukui |
Zen Soto | Soji-ji | Sotoshu | 2-1-1, Tsurumi, Tsurumi-ku, Yokohama-shi, Kanagawa |
Nichiren | Kuon-ji | Nichirenshu | 3567, Minobu, Minobu-cho, Minamikoma-gun, Yamanashi |
Zen Obaku | Mampuku-ji | Obakushu | Gokanosho, Uji-shi, Kyoto |
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