Un giovane samurai di nome Nobushige
andò dal maestro Zen Hakuin e gli chiese:
"Dimmi, maestro,
c'è davvero un Paradiso e un inferno?"
"Chi sei
tu?" Domandò a sua volta il maestro Hakuin.
"Sono un
samurai!" Rispose Nobushige.
"Tu, un samurai?"
Chiese con tono adirato il maestro Hakuin, poi continuò:
"Visto
il tuo comportamento, riesco solo ad immaginare che qualche
condottiero ti abbia assunto come suo servitore. Il tuo aspetto è
rozzo, indegno di un samurai. Anche la tua faccia è molto brutta. In
verità, la tua attitudine deve essere quella di un
mendicante."
Nobushige si sentì offeso da quegli insulti
e per l'oltraggio subito. Di riflesso portò la mano alla spada e ne
impugnò l'elsa.
Aumentando il tono della voce, il maestro
Hakuin lo rimbrottò: "Ah, così, tu hai anche la spada. Con un
inetto impostore come te, c'è la probabilità che essa sia oramai
corrosa dalla ruggine, per tua imperizia e negligenza. In verità, la
tua arma è inutile, così come la tua abilità di scherma, per cui,
non saresti in grado nemmeno di tagliarmi la testa!"
Nobushige
era furibondo di fronte a quelle provocazioni. La sua spada era ormai
completamente sguainata dal fodero.
Ora si trovava in alto, pronta
a fendere, verso il basso, la testa del maestro Hakuin.
In
quel momento, il maestro Zen proseguì placidamente: "Ecco ora
per te si aprono le porte dell'inferno."
Sentendo ciò,
Nobushige si rese subito conto che le osservazioni del maestro Hakuin
facevano parte della sua tecnica di insegnamento. Il samurai rimise
subito la spada nel fodero, cadde in ginocchio, e si inchinò al
maestro Hakuin che così concluse:
"Ecco, ora per te si
aprono le porte del Paradiso."
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