Il termine cinese
qi, in giapponese
ki 氣
o anche
ci in coreano (forma più antica) è il nome
dato all'energia "interna" del corpo umano ricorrente in
tutte le aree soggette all'influenza culturale cinese (Giappone,
Corea) ma spazia da ambiti prettamente filosofici alle arti marziali
o la medicina tradizionale cinese fino alla Geomanzia, Idraulica,
Pittura, Calligrafia e poetica. La pronuncia in italiano è "ci".
In particolare il termine sinogiapponese
氣
Ki è l'elemento centrale costitutivo del vocabolo giapponese
Aikido
合気道 (scritto in
kanji) od anche
合氣道 (usando
la grafia non semplificata), di cui il termine
氣
Ki costituisce il concetto essenziale.
"il ch'i al mattino è fresco, a mezzogiorno è stanco, a
sera è esaurito, un abile generale evita chi ha un ch'i fresco ed
attacca chi ha ormai un ch'i stanco ed esaurito. Questa è l'arte di
padroneggiare il chi'i" - Sun Tsu
Traslitterazione
Il termine
Ki è presente sia nella lingua giapponese che
in quella cinese. Dato che queste lingue condividono in parte il
sistema di scrittura ma il giapponese utilizza pronunce adattate dei
termini cinesi, le traslitterazioni nell'alfabeto latino non sempre
risultano univoche. La traslitterazione dal giapponese è quindi
Ki,
secondo il sistema Hepburn, mentre dal cinese esistono due possibili
traslitterazioni in uso: la prima segue il metodo Wade-Giles ed è
C'hi, la seconda segue il metodo Pinyin ed è
qì.
Storia del Ki
Il concetto orientale di KI è di difficile definizione.
In Giappone, tale termine è usato quotidianamente a partire
dall'instaurarsi della cultura cinese. Il KI esprime il concetto
delle energie fondamentali dell'universo, di cui fanno parte la
natura e le funzioni della mente umana. Nell'antica Cina, poiché era
visto come la forza che originava tutte le funzioni fisiche e
psicologiche, il concetto di KI venne ampiamente utilizzato nella
medicina tradizionale cinese, nelle arti marziali ed in molti altri
aspetti della vita. Il concetto di KI fu utilizzato per determinare
il massimo livello della forza dei soldati, per scegliere in base a
ciò il movimento militare idoneo. In seguito, lo studio dei KI
divenne una forma di pratica di predizione del destino, mediante
l'abilità dell'indovino di leggere il KI di un individuo.
Nella cultura tradizionale induista il termine con significato
corrispondente è il vocabolo sanscrito Prana.
Nella cultura tradizionale occidentale, il significato del termine
latino
spiritus di cui il vocabolo
氣
Ki è termine equivalente, traduce la parola greca πνευμα
(pneuma, il soffio vivificatore) da πνειν (soffiare) e questa a
sua volta traduce la voce ebraica rû:ăћ (accento sulla u e suono
gutturale aspirato finale). La rû:ăћ ebraica (che a differenza
degli altri termini è invece un sostantivo femminile), in relazione
all'ambito della natura indicava il soffio del vento, in relazione
all'ambito di Dio significava la sua forza di creare la vita e di
imprimere un senso alla storia, in relazione all'ambito dell’Uomo
ne indicava non solo il suo essere vivo, ma anche il suo respiro ed
il suo alito.
Il KI nella
filosofia
La possibile traduzione dell'ideogramma
KI, è
Essenza
Individuale, cioè quella peculiare caratteristica che distingue
ogni essere da tutti gli altri. Secondo una interpretazione
spirituale o filosofica potremmo parlare di Anima, di Microcosmo, di
Coscienza, di Psiche oppure più concretamente di Personalità,
Individualità, Carattere, Identità. Ciò che importa stabilire ora
è l'esistenza di una energia che muove dall'interno del nostro corpo
(inteso come sistema Mente/Corpo) e gli permette di interagire con la
realtà. La cellula è l'unità fondamentale della materia vivente,
il suo cuore è il nucleo, il suo corpo è la membrana
citoplasmatica. La membrana plasmatica non è solamente una barriera
passiva tra l'ambiente esterno e quello interno della cellula, ma è
capace di governare il passaggio delle sostanze che l'attraversano.
Durante lo sviluppo dell'organismo, sono le cellule che evolvendosi e
specializzandosi formano i tessuti. La cellula consiste quindi dei
componenti essenziali, necessari al processo vitale, in grado di
fornire a tutto l'organismo energia e materiali di costruzione. Il
complesso delle reazioni che generano energia è detto respirazione
interna, per distinguerlo dalla respirazione polmonare. Crescita,
rinnovamento e riparazione sono le caratteristiche fondamentali di
ogni tipo di vita. Nell' essere umano esiste una memoria di un
passato antichissimo, un collegamento con i primordi della vita ed
esistono misteriose e segrete, le istruzioni per edificare l'intera
vita. Le cellule sanno perfettamente quello che devono fare la
crescita, la vita e la riproduzione. Questa conoscenza è una forma
di energia, ed è in questo senso che si intende il KI, come energia
ancestrale, primordiale, come memoria, saggezza e armonia interiori,
collegamento a tutti gli esseri precedenti e conseguenti. Il Ki è
l'essenza, il seme, il germe, il nucleo dove si condensa il
significato della vita. Come la cellula conosce il proprio scopo, sa
chi è e cosa deve fare e lavora instancabilmente per essere sé
stessa, anche l'essere umano ha un preciso compito nella vita.
Cercarlo, scoprirlo, comprenderlo e realizzarlo è la chiave della
felicità.
Ki è quindi la
Forza Vitale che scorre in ogni organismo
vivente. In Sanscrito è conosciuta come Prana, nella Medicina
tradizionale cinese si chiama
Chi, e circola negli organi
interni e nei meridiani generando i principali processi fisiologici
come la respirazione, la digestione, la circolazione sanguigna e
linfatica, la secrezione e l'escrezione. Nelle arti marziali indica
la capacità di concentrare e dirigere il potere personale durante il
combattimento, (Kumite). Le pratiche yogiche di respirazione o
Pranayama mettono in condizione di accumulare l'energia all'interno
del corpo, attraverso la meditazione, i mudra, i mantra possiamo
interagire con il nostro equilibrio psicofisico.
Il Ki (qì) nelle arti marziali
«Nella pratica, quando il tuo avversario sferra un
colpo, devi già essere in movimento. Dopo che l'hai visto
muoversi, è già troppo tardi ed un falso movimento da parte tua
è fuori luogo, perché il colpo del tuo avversario è quasi
mortale. Muoversi simultaneamente con il colpo; si deve sentire
l'intenzione dell'avversario. Ma, in realtà, non è questione di
usare la mente, ci si deve muovere naturalmente, senza pensarci.
Quando raggiungerai questo stato, riuscirai a muoverti
simultaneamente con l'ordine. Se pensi troppo all'inizio del colpo
dell'avversario, non ti renderai conto dei suoi movimenti. Solo
quando la tua mente è tranquilla come una pozza d'acqua e sei
fisicamente all'erta, potrai renderti conto dei movimenti
dell'avversario e della sua respirazione naturale. In questo stato
sentirai i cambiamenti di sentimento del tuo avversario» |
(Morihei Ueshiba - Fondatore della disciplina
dell'Aikido) |
Il Ki
氣 di cui si tratta
nella disciplina giapponese dell'Aikido, è rappresentato
dall’ideogramma giapponese
氣 che,
nei caratteri della scrittura kanji, raffigura il vapore che sale dal
riso in cottura.
Nella disciplina dell'Aikido significa spirito,
ma non nel significato che tale termine ha nella religione, bensì
nel significato del vocabolo latino "
spiritus", cioè
soffio vitale ed energia vitale.
Il riso, nella tradizione giapponese, rappresenta il fondamento
della nutrizione e quindi l'elemento del sostentamento in vita ed il
vapore rappresenta l'energia sotto forma eterea e quindi quella
particolare energia cosmica che spira ed aleggia in natura e che per
l’Uomo è vitale. Il
氣 Ki è
dunque anche l'energia cosmica che sostiene ogni cosa.
Nella disciplina dell'Aikido e più in generale nelle arti
marziali giapponesi ed orientali, l'essere umano è vivo finché è
percorso dal
氣 Ki
dell'universo e lo veicola scambiandolo con la natura circostante:
privato del
氣 Ki l'essere
umano cessa di vivere e fisicamente si dissolve. Nella concezione
delle arti marziali orientali, l'essere umano è pieno di vita, di
coraggio, di energie fisiche ed interiori finché veicola il
氣
Ki in modo vigoroso attraverso il proprio corpo e lo scambio
con la natura circostante è abbondante; quando invece nel suo corpo
la carica vitale del
氣 Ki è
carente, l'essere umano langue, è debole, codardo,
rinunciatario.
Nella pratica della disciplina dell'Aikido
会氣道,
ci si impegna per imparare a riempire il corpo con il
氣
Ki ed a veicolarlo energicamente; pertanto nell'Aikido
会氣道
è necessario comprendere bene la profonda natura del
氣
Ki ed imparare a riconoscerne le manifestazioni e gli effetti,
i quali vanno sotto il nome di Kokyu.
Per estensione di significato il
氣
Ki può essere associato a quella che i fisici del XVIII e XIX
secolo chiamavano
vis viva (forza viva), ovvero una sorta di
fluido attraverso il quale l'energia ha la possibilità di
trasferirsi da un oggetto materiale ad un altro. Secondo le antiche
credenze, attraverso la respirazione il Ki si accumula e riempie
tutte le parti del corpo, ma viene emanato solo quando corpo e mente
sono sereni e distesi.
Nell'aikido o nel taijiquan ogni gesto è un movimento di energia,
nel Jūdō, nel ju jitsu non è importante la forza muscolare quanto
l'abilità di gestire e direzionare il Ki.
Secondo una trattazione scientifica corrispondente alla mentalità
occidentale, il Ki potrebbe essere inteso come l'energia interna di
un corpo. Inoltre è auspicabile un'inversione di tendenza
nell'ambito delle arti marziali nella trattazione del Ki, in quanto
secondo la metodologia sperimentale adottata dalla scienza,
spiegazioni esoteriche sono ritenute assolutamente incoerenti e
inconsistenti e al massimo adatte ad un pubblico di creduloni.
La questione dell'armonia del Ki (o Ai-Ki) è un concetto
orientale di una certa complessità. Si noti innanzitutto che tale
questione è assolutamente diversa da quella di una mente (nel senso
di Kokoro) salda e lucida, anche se entrambe si riconducono allo
stesso principio:
il miglior impiego dell'energia. Tale
principio, enunciato e fermamente sostenuto da Jigoro Kano (Ki-Ai) fu
concretamente realizzato da Morihei Ueshiba con la creazione
dell'Aikido (termine composto dai vocaboli Ai-Ki-Do, ciascuno dei
quali ha un suo proprio significato che, unito agli altri, genera un
significato più complesso). Questa disciplina realizza l'Ai-Ki nella
vita interiore dell'uomo e nella sua manifestazione esteriore: questa
esteriorizzazione è denominata nella lingua giapponese con il
termine Kokyu. La realizzazione dell'Ai-Ki è infatti la
manifestazione di uno stato di totale controllo del corpo che vive ed
agisce in perfetta armonia con le leggi naturali e cosmiche.
Tuttavia, sebbene questo stato sia raggiungibile sotto il controllo
dell'esercizio della volontarietà in modo relativamente facile, il
requisito fondamentale dell'Ai-Ki è l'assoluta spontaneità ed
istintualità dei propri movimenti, per quanto precisi essi siano. Le
azioni passano dallo stato di consapevolezza volontaria a quello di
libera
istintualità e perciò si dice che la mente (sempre
nel senso di Kokoro) è ricettiva e conforme ad adattarsi alle
situazioni.
Nella disciplina dell'Aikido con il termine "
istintualità"
s'intende quell'istintività non naturale, cioè che nessuno possiede
in modo innato e spontaneo, ma che un’abitudine frutto di un
allenamento particolare può far penetrare nei meccanismi istintivi
naturali e consolidarli ad essi, radicandoli nell’istinto naturale
come se questi fossero stati conferiti insieme alla nascita. Per fare
un esempio: sono reazioni istintuali le complesse reazioni istantanee
fra di loro combinate ed armonicamente sincronizzate quali le azioni
contemporaneamente esercitate su freno, frizione, cambio,
acceleratore, volante, che quando siamo alla guida di un autoveicolo
poniamo in essere in situazioni d’emergenza senza pensare ai gesti
che compiamo, mentre il ritrarre istantaneamente la mano senza
pensare e premeditare il gesto che si compie quando questa è
scottata da una fiamma, questo è invece un gesto istintivo.
Secondo la tradizione orientale e specificamente delle arti
marziali giapponesi, esistono tre sedi naturali in cui il
氣
Ki si localizza che nella lingua giapponese sono denominate
"
tanden"
丹田,
le quali non sono però delle vere e proprie sedi fisiche, materiali,
corporee, ma sono dei punti virtuali dove viene localizzata la
cosiddetta "
presenza mentale" del praticante e
precisamente: il "
Kikai Tanden"
気海丹田,
la sede
viscerale, il "
Chudan Tanden"
中段丹田,
la sede mediana ed il "
Jodan Tanden"
上段丹田,
la sede superiore.
Il Ki
氣 è
l'energia vitale che percorre i centri vitali e li rende funzionali e
capaci di svolgere il loro compito essenziale per il mantenimento in
vita dell'essere umano.
Il Maestro Shingeru Egami (Shotokai) in un passaggio del suo libro
Karate-Do Nyumon dice:
Il problema della mente è profondo. La sua elevazione ad uno
stato superiore, l'allargamento e la purificazione di se stessi, sono
le ultime cose da conseguire per mezzo della pratica. Si devono
allenare mente e corpo, perché diversamente la pratica non ha senso.
Tentando di pulire la vostra mente dalle impurità della vita
quotidiana, per mezzo del contatto spirituale con gli altri. La mente
ed il corpo sono simili a due ruote di un carro, nessuna delle due ha
il predominio. Questa è la pratica autentica. Ottenere qualcosa di
valore spirituale nella vita è vera pratica. Entrando in contatto
fisico con gli altri, si entrerà anche in contatto spirituale. Nella
vita quotidiana bisogna arrivare a conoscere le nostre relazioni con
gli altri, come ognuno di noi influisca sugli altri e come le idee si
possano scambiare. Si devono rispettare gli altri e pensare bene di
loro. Le persone devono essere mentalmente aperte e rispettose del
benessere e della felicità altrui. In un combattimento, quando
riuscirete a trascendere dalla semplice pratica, riuscirete ad essere
una cosa sola con il vostro avversario'.