giovedì 28 aprile 2016

Yau Kung Moon

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Yau Kung Moon (柔功门, Traducibile con Scuola dell'abilità morbida, Rougongmen in Pinyin) è una scuola di arti marziali cinesi classificabile come Nanquan.

Storia

Nonostante alcuni allievi rivendichino un'origine nel periodo dell'epoca della dinastia Tang sembrerebbe uno stile composito di recente formazione, frutto dell'unione di Baimeiquan, Cailifo, e Liuhe Tanglangquan. Secondo la trasmissione orale della Scuola lo stile sarebbe originario di Shaolin e sarebbe stato trasmesso durante il secolo scorso nel Tempio Baimiao Jiuyuansi (白庙九源寺) nel Guangdong da un anziano monaco. Questo monaco avrebbe trasmesso lo stile a Chenglai (乘来) e a Jielai (杰来). Il secondo a sua volta lo insegnò a Tie Yin (铁隐), un monaco Buddista. Tie Yin trasmise lo stile a Xia Hanxiong (夏汉雄,1892-1962) una persona originaria di Gaoming (高明) in Guangdong. Nel 1924 Xia Hanxiong ha fondato nel porto Liwan di Canton (广州) l'Associazione Sportiva Xia Hanxiong (夏汉雄体育会, Xia Hanxiong Tiyu Hui). Il figlio di Xia Hanxiong, Xia Guozhang (夏国璋), ha appreso dal padre lo stile. Xia Hanxiong ricevette anche gli insegnamenti del fratello Ha Sang nel Cailifo e di Cheung Lai Chun (张礼泉, Zhang Liquan) nel Baimeiquan. Il Rougongmen è oggi diffuso negli Stati Uniti, in Canada, in Australia ed altri paesi. Oltre al figlio sono citati come allievi di Xia Hanxiong, Lai Zuying 赖祖英, Liang Shaohai 梁少海, Guo Qitai郭其泰, Huang Yaowei 黄耀威, ecc.


mercoledì 27 aprile 2016

Hōjō Sōun

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Hōjō Sōun (北條早雲; 1432 – 8 settembre 1519) fu il primo capo e fondatore del clan Hōjō, uno dei più potenti clan del periodo Sengoku.
Nato come Ise Moritoki, al tempo conosciuto come Ise Shinkurō, un samurai con discendeza dai Taira e da una rispettata famiglia di ufficiali dello shogunato. Sebbene appartenesse soltanto ad un ramo lontano della principale e più prestigiosa famiglia Ise, portò fama e gloria al suo clan guadagnando territorio e cambiando il suo nome successivamente alla morte in imitazione del più illustre Hōjō.
Tradizionalmente Sōun ebbe la reputazione di rōnin che guadagnò improvvisamente potere nel Kanto; tuttavia egli apparteneva ad una famiglia di prestigio del tempo che era direttamente al servizio degli shogun Ashikaga ed aveva importanti legami familiari. Sua sorella era sposata con Imagawa Yoshitada, uno dei più potenti daimyō che discendeva da un ramo principale della famiglia Ashikaga. Sōun divenne inizialmente un servitore del clan Imagawa, e quando Yoshitada morì in battaglia nel 1476, mediò durante la disputa per la successione tra il figlio di Yoshitada, Imagawa Ujichika ed il cugino di Yoshitada, Oshika Norimitsu. Fu tuttavia una pace temporanea. Quando Norimitsu cercò nuovamente di prendere il controllo del clan Imagawa, Sōun venne in aiuto in difesa di Ujichika, sconfiggendo ed uccidendo Norimitsu. Sōun fu quindi premiato da Ujichika con il castello di Kokukuji. Ottenne il controllo della provincia di Izu nel 1493, vendicando un torto commesso da un membro degli Ashikaga. Con l'invasione e la conquista della provincia di Izu, Sōun è accreditato dagli storici come il primo "Sengoku Daimyō".
Circa nel 1475, con il nome di Ise Shinkurō, servì gli Imagawa, i protettori della provincia di Suruga, e poco dopo divenne un "signore indipendente" con numerosi guerrieri che si univano a lui. Nel 1491 fu in grado di prendere Horigoye dopo la morte del Kanto Kubo (titolo equivalente allo shogun) Ashikaga Masatomo, conquistandosi il controllo della provincia di Izu. Adottò poco dopo il nome Sōun o Sōzui. Dopo aver costruito una roccaforte a Nirayama, Sōun fortificò il castello di Odawara nel 1494, che divenne il centro del potere della famiglia Hōjō per quasi un secolo. Con un atto di tradimento, s'impadronì del castello dopo che il suo signore fu ucciso mentre era a caccia. Nel 1516 mise sotto assedio il castello di Arai, e "divenne il vero padrone di tutta la provincia di Sagami."
Sōun morì l'anno successivo, e passò il comando del nuovo Hōjō a suo figlio Ujitsuna, che cambiò subito dopo il nome del clan dall'originale famiglia Ise a Hōjō e quello di suo padre Hōjō Sōun. Nel 1521 Ujitsuna costruì il tempio Sōun-ji in memoria del padre.
Oltre per la sua abilità politica e militare, Shinkuro è ricordato come un amministratore di talento, guadagnò il favore dei contadini nella sua terra abbassando le tasse al quaranta per cento (dal settanta per cento). È ricordato anche per la composizione del Soun-ji Dono Nijuichi Kajo, o 'Ventuno articoli del Signor Sōun', una lista di cose da fare e non destinato ai futuri servitori della clan Hôjō. Molti studiosi considerano l'anno in cui Sōun conquistò Izu come l'inizio del periodo Sengoku, e Sōun stesso è ricordato come uno dei primi e migliori esempi di "gekokujo" (i deboli che sconfiggono i forti) in azione. Sōun, relativamente sconosciuto, fu in grado di prendere possesso di una provincia senza il decreto Imperiale o permesso dello Shōgun.

martedì 26 aprile 2016

Hori Hideharu

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Hori Hideharu (堀秀治; 1575 – 1606) fu un samurai giapponese del periodo Sengoku, figlio di Hori Hidemasa e servitore di Toyotomi Hideyoshi.

Biografia

Hideharu fu il figlio maggiore ed erede di Hori Hidemasa. Gli furono affidate delle terre a Echigo dopo la morte del padre e nel 1598 i suoi possedimenti furono ampiati a 350.000 koku. Poco prima della campagna di Sekigahara Hideharu ebbe una disputa con Uesugi Kagekatsu del vicino feudo di Aizu, e successivamente svolse un ruolo marginale nell'armata "Orientale" per sconfiggere il clan Uesugi. Morì in giovane età, spingendo alcuni a interrogarsi se Tokugawa Ieyasu fosse implicato nella sua prematura scomparsa. Suo figlio, Hori Tadatoshi, fu accusato di incompetenza nel 1610, perse il suo feudo a Takato nella provincia di Echigo e fu esiliato nella provincia di Mutsu.


lunedì 25 aprile 2016

Ki (filosofia)

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Il termine cinese qi, in giapponese ki o anche ci in coreano (forma più antica) è il nome dato all'energia "interna" del corpo umano ricorrente in tutte le aree soggette all'influenza culturale cinese (Giappone, Corea) ma spazia da ambiti prettamente filosofici alle arti marziali o la medicina tradizionale cinese fino alla geomanzia, idraulica, pittura, calligrafia e poetica. La pronuncia in italiano è "ci".
In particolare il termine sinogiapponese Ki è l'elemento centrale costitutivo del vocabolo giapponese Aikido 合気道 (scritto in kanji) od anche 合氣道 (usando la grafia non semplificata), di cui il termine Ki costituisce il concetto essenziale.
"il ch'i al mattino è fresco, a mezzogiorno è stanco, a sera è esaurito, un abile generale evita chi ha un ch'i fresco ed attacca chi ha ormai un ch'i stanco ed esaurito. Questa è l'arte di padroneggiare il chi'i" - Sun Tzu



Traslitterazione

Il termine Ki è presente sia nella lingua giapponese che in quella cinese. Dato che queste lingue condividono in parte il sistema di scrittura ma il giapponese utilizza pronunce adattate dei termini cinesi, le traslitterazioni nell'alfabeto latino non sempre risultano univoche. La traslitterazione dal giapponese è quindi Ki, secondo il sistema Hepburn, mentre dal cinese esistono due possibili traslitterazioni in uso: la prima segue il metodo Wade-Giles ed è C'hi, la seconda segue il metodo Pinyin ed è .


Storia del Ki

Il concetto orientale di KI è di difficile definizione.
In Giappone, tale termine è usato quotidianamente a partire dall'instaurarsi della cultura cinese. Il KI esprime il concetto delle energie fondamentali dell'universo, di cui fanno parte la natura e le funzioni della mente umana. Nell'antica Cina, poiché era visto come la forza che originava tutte le funzioni fisiche e psicologiche, il concetto di KI venne ampiamente utilizzato nella medicina tradizionale cinese, nelle arti marziali ed in molti altri aspetti della vita. Il concetto di KI fu utilizzato per determinare il massimo livello della forza dei soldati, per scegliere in base a ciò il movimento militare idoneo. In seguito, lo studio dei KI divenne una forma di pratica di predizione del destino, mediante l'abilità dell'indovino di leggere il KI di un individuo.
Nella cultura tradizionale induista il termine con significato corrispondente è il vocabolo sanscrito Prana.
Nella cultura tradizionale occidentale, il significato del termine latino spiritus di cui il vocabolo Ki è termine equivalente, traduce la parola greca πνευμα (pneuma, il soffio vivificatore) da πνειν (soffiare) e questa a sua volta traduce la voce ebraica rû:ăh (accento sulla u e suono gutturale aspirato finale). La rû:ăh ebraica (che a differenza degli altri termini è invece un sostantivo femminile), in relazione all'ambito della natura indicava il soffio del vento, in relazione all'ambito di Dio significava la sua forza di creare la vita e di imprimere un senso alla storia, in relazione all'ambito dell'Uomo ne indicava non solo il suo essere vivo, ma anche il suo respiro ed il suo alito.



Il KI nella filosofia

La possibile traduzione dell'ideogramma KI, è Essenza Individuale, cioè quella peculiare caratteristica che distingue ogni essere da tutti gli altri. Secondo una interpretazione spirituale o filosofica potremmo parlare di Anima, di Microcosmo, di Coscienza, di Psiche oppure più concretamente di Personalità, Individualità, Carattere, Identità. Ciò che importa stabilire ora è l'esistenza di una energia che muove dall'interno del nostro corpo (inteso come sistema Mente/Corpo) e gli permette di interagire con la realtà. La cellula è l'unità fondamentale della materia vivente, il suo cuore è il nucleo, il suo corpo è la membrana citoplasmatica. La membrana plasmatica non è solamente una barriera passiva tra l'ambiente esterno e quello interno della cellula, ma è capace di governare il passaggio delle sostanze che l'attraversano. Durante lo sviluppo dell'organismo, sono le cellule che evolvendosi e specializzandosi formano i tessuti. La cellula consiste quindi dei componenti essenziali, necessari al processo vitale, in grado di fornire a tutto l'organismo energia e materiali di costruzione. Il complesso delle reazioni che generano energia è detto respirazione interna, per distinguerlo dalla respirazione polmonare. Crescita, rinnovamento e riparazione sono le caratteristiche fondamentali di ogni tipo di vita. Nell'essere umano esiste una memoria di un passato antichissimo, un collegamento con i primordi della vita ed esistono misteriose e segrete, le istruzioni per edificare l'intera vita. Le cellule sanno perfettamente quello che devono fare la crescita, la vita e la riproduzione. Questa conoscenza è una forma di energia, ed è in questo senso che si intende il KI, come energia ancestrale, primordiale, come memoria, saggezza e armonia interiori, collegamento a tutti gli esseri precedenti e conseguenti. Il Ki è l'essenza, il seme, il germe, il nucleo dove si condensa il significato della vita. Come la cellula conosce il proprio scopo, sa chi è e cosa deve fare e lavora instancabilmente per essere sé stessa, anche l'essere umano ha un preciso compito nella vita. Cercarlo, scoprirlo, comprenderlo e realizzarlo è la chiave della felicità.
Ki è quindi la Forza Vitale che scorre in ogni organismo vivente. In Sanscrito è conosciuta come Prana, nella Medicina tradizionale cinese si chiama Chi, e circola negli organi interni e nei meridiani generando i principali processi fisiologici come la respirazione, la digestione, la circolazione sanguigna e linfatica, la secrezione e l'escrezione. Nelle arti marziali indica la capacità di concentrare e dirigere il potere personale durante il combattimento, (Kumite). Le pratiche yogiche di respirazione o Pranayama mettono in condizione di accumulare l'energia all'interno del corpo, attraverso la meditazione, i mudra, i mantra possiamo interagire con il nostro equilibrio psicofisico.




Il Ki (qì) nelle arti marziali

Il Ki di cui si tratta nella disciplina giapponese dell'Aikido, è rappresentato dall'ideogramma giapponese che, nei caratteri della scrittura kanji, raffigura il vapore che sale dal riso in cottura.
Nella disciplina dell'Aikido significa spirito, ma non nel significato che tale termine ha nella religione, bensì nel significato del vocabolo latino "spiritus", cioè soffio vitale ed energia vitale.
Il riso, nella tradizione giapponese, rappresenta il fondamento della nutrizione e quindi l'elemento del sostentamento in vita ed il vapore rappresenta l'energia sotto forma eterea e quindi quella particolare energia cosmica che spira ed aleggia in natura e che per l'Uomo è vitale. Il Ki è dunque anche l'energia cosmica che sostiene ogni cosa.
Nella disciplina dell'Aikido e più in generale nelle arti marziali giapponesi ed orientali, l'essere umano è vivo finché è percorso dal Ki dell'universo e lo veicola scambiandolo con la natura circostante: privato del Ki l'essere umano cessa di vivere e fisicamente si dissolve. Nella concezione delle arti marziali orientali, l'essere umano è pieno di vita, di coraggio, di energie fisiche ed interiori finché veicola il Ki in modo vigoroso attraverso il proprio corpo e lo scambio con la natura circostante è abbondante; quando invece nel suo corpo la carica vitale del Ki è carente, l'essere umano langue, è debole, codardo, rinunciatario.
Nella pratica della disciplina dell'Aikido 会氣道, ci si impegna per imparare a riempire il corpo con il Ki ed a veicolarlo energicamente; pertanto nell'Aikido 会氣道 è necessario comprendere bene la profonda natura del Ki ed imparare a riconoscerne le manifestazioni e gli effetti, i quali vanno sotto il nome di Kokyu.
Per estensione di significato il Ki può essere associato a quella che i fisici del XVIII e XIX secolo chiamavano vis viva (forza viva), ovvero una sorta di fluido attraverso il quale l'energia ha la possibilità di trasferirsi da un oggetto materiale ad un altro. Secondo le antiche credenze, attraverso la respirazione il Ki si accumula e riempie tutte le parti del corpo, ma viene emanato solo quando corpo e mente sono sereni e distesi.
Nell'aikido o nel taijiquan ogni gesto è un movimento di energia, nel Jūdō, nel ju jitsu non è importante la forza muscolare quanto l'abilità di gestire e direzionare il Ki.
Secondo una trattazione scientifica corrispondente alla mentalità occidentale, il Ki potrebbe essere inteso come l'energia interna di un corpo.
La questione dell'armonia del Ki (o Ai-Ki) è un concetto orientale di una certa complessità. Si noti innanzitutto che tale questione è assolutamente diversa da quella di una mente (nel senso di Kokoro) salda e lucida, anche se entrambe si riconducono allo stesso principio: il miglior impiego dell'energia. Tale principio, enunciato e fermamente sostenuto da Jigoro Kano (Ki-Ai) fu concretamente realizzato da Morihei Ueshiba con la creazione dell'Aikido (termine composto dai vocaboli Ai-Ki-Do, ciascuno dei quali ha un suo proprio significato che, unito agli altri, genera un significato più complesso). Questa disciplina realizza l'Ai-Ki nella vita interiore dell'uomo e nella sua manifestazione esteriore: questa esteriorizzazione è denominata nella lingua giapponese con il termine Kokyu. La realizzazione dell'Ai-Ki è infatti la manifestazione di uno stato di totale controllo del corpo che vive ed agisce in perfetta armonia con le leggi naturali e cosmiche. Tuttavia, sebbene questo stato sia raggiungibile sotto il controllo dell'esercizio della volontarietà in modo relativamente facile, il requisito fondamentale dell'Ai-Ki è l'assoluta spontaneità ed istintualità dei propri movimenti, per quanto precisi essi siano. Le azioni passano dallo stato di consapevolezza volontaria a quello di libera istintualità e perciò si dice che la mente (sempre nel senso di Kokoro) è ricettiva e conforme ad adattarsi alle situazioni.
Nella disciplina dell'Aikido con il termine "istintualità" s'intende quell'istintività non naturale, cioè che nessuno possiede in modo innato e spontaneo, ma che un'abitudine frutto di un allenamento particolare può far penetrare nei meccanismi istintivi naturali e consolidarli ad essi, radicandoli nell'istinto naturale come se questi fossero stati conferiti insieme alla nascita. Per fare un esempio: sono reazioni istintuali le complesse reazioni istantanee fra di loro combinate ed armonicamente sincronizzate quali le azioni contemporaneamente esercitate su freno, frizione, cambio, acceleratore, volante, che quando siamo alla guida di un autoveicolo poniamo in essere in situazioni d'emergenza senza pensare ai gesti che compiamo, mentre il ritrarre istantaneamente la mano senza pensare e premeditare il gesto che si compie quando questa è scottata da una fiamma, questo è invece un gesto istintivo.
Secondo la tradizione orientale e specificamente delle arti marziali giapponesi, esistono tre sedi naturali in cui il Ki si localizza che nella lingua giapponese sono denominate "tanden" 丹田, le quali non sono però delle vere e proprie sedi fisiche, materiali, corporee, ma sono dei punti virtuali dove viene localizzata la cosiddetta "presenza mentale" del praticante e precisamente: il "Kikai Tanden" 気海丹田, la sede viscerale, il "Chudan Tanden" 中段丹田, la sede mediana ed il "Jodan Tanden" 上段丹田, la sede superiore.
Il Ki è l'energia vitale che percorre i centri vitali e li rende funzionali e capaci di svolgere il loro compito essenziale per il mantenimento in vita dell'essere umano.
Il Maestro Shingeru Egami (Shotokai) in un passaggio del suo libro Karate-Do Nyumon dice:
Il problema della mente è profondo. La sua elevazione ad uno stato superiore, l'allargamento e la purificazione di se stessi, sono le ultime cose da conseguire per mezzo della pratica. Si devono allenare mente e corpo, perché diversamente la pratica non ha senso. Tentando di pulire la vostra mente dalle impurità della vita quotidiana, per mezzo del contatto spirituale con gli altri. La mente ed il corpo sono simili a due ruote di un carro, nessuna delle due ha il predominio. Questa è la pratica autentica. Ottenere qualcosa di valore spirituale nella vita è vera pratica. Entrando in contatto fisico con gli altri, si entrerà anche in contatto spirituale. Nella vita quotidiana bisogna arrivare a conoscere le nostre relazioni con gli altri, come ognuno di noi influisca sugli altri e come le idee si possano scambiare. Si devono rispettare gli altri e pensare bene di loro. Le persone devono essere mentalmente aperte e rispettose del benessere e della felicità altrui. In un combattimento, quando riuscirete a trascendere dalla semplice pratica, riuscirete ad essere una cosa sola con il vostro avversario'.



domenica 24 aprile 2016

Haidong Gumdo

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L'Haidong Gumdo (해동 검도, 海東劍道, Haedong Geomdo, Haedong Kŏmdo – letteralmente "la via della spada del mare dell'est") è una scherma marziale sud coreana assimilabile alle arti parallele giapponesi del kenjutsu (combattimento con la spada), Iaidō (tecnica dell'estrazione della spada) e del Battodo (tecniche di taglio), con un insegnamento che comprende tutte e tre queste discipline, abbinandole a una dinamicità e mobilità maggiore di quella riscontrabile nelle controparti giapponesi, usando comunque la stessa arma (la katana standard giapponese) e una simile divisa (giacca tipo kimono e gonna-pantaloni, con sistema di cinture colorate derivato dalle arti marziali canoniche). Questa arte marziale è probabilmente un derivato di diverse scuole indigene coreane, di influenze militari cinesi come l'uso della spada diritta Jian e della sciabola Dao, come pure dello spadone DaDao, e infine condizionate fortemente dalla dominazione giapponese che i Coreani hanno dovuto subire dal 1905 al 1945, e che sia prima che dopo è sempre stata presente sia culturalmente che economicamente. Moltissimi coreani hanno infatti prestato servizio nell'esercito Giapponese dal XVIII secolo fino al 1945 e ne hanno importato in patria molti degli insegnamenti. L'insegnamento dell'Haidong Gumdo moderno è un compendio piuttosto vasto di tecniche statiche e dinamiche, e le pratiche di taglio e combattimento libero sono incoraggiate già dai primi gradi.

Origini e diffusione

Benché la diffusione pubblica dell'Haidong Gumdo risalga al 1960 anno in cui l'attuale presidente della Federazione Mondiale (Kim Jung Ho) codificò posture e tecniche di taglio, le origini di questa disciplina vengono fatte risalire dai praticanti all'epoca della dinastia Goguryeo (37 a.C. - 668 d.C.). L'arte della spada coreana in Europa è giunta soltanto dodici anni fa grazie al Maestro Han Sang Hyun, presidente della Europe Haidong Gumdo Association, e ha riscontrato un notevole successo in svariati Paesi dell'Unione. In Italia l'arte è stata introdotta nel settembre 2005 dal Maestro e direttore tecnico Flavio Piccioni, fondatore dell'Associazione Italiana Haidong Gumdo.

Le tecniche base delle spada

Tutte le tecniche dell'Haidong Gumdo si possono attuare contro una o più avversari e sono le seguenti:
  • i 12 movimenti di base, che permettono di sviluppare le varie tecniche (taglio, parate, …) in tutte le direzioni;
  • le forme, un insieme di movimenti codificati eseguite nelle diverse posture (tecniche di difesa e di attacco, con una mano o a due mani);
  • i moduli da combattimento, che permettono di sapersi muovere in caso di difesa o di attacco contro una o più persone;
  • meditazione e tecniche di respirazione, che aiutano a rimuovere lo stress e la fatica e procurano energia e chiarezza mentale.

Le tecniche di taglio con la spada

Le tecniche di base dell'Haidong Gumdo sono particolarmente incentrate sull'esecuzioni di tagli effettuati su canne di bambù o su fasci di paglia sostenuti da un supporto in ferro. Per eseguire vari tagli simultanei sullo stesso supporto occorre assumere precise posture che permettono di fendere nelle diverse angolature. Sin dalle prime cinture sarà possibile mettere alla prova le proprie capacità di controllo, precisione e destrezza di taglio, spegnendo una o più candele senza sfiorare la fiamma o tagliando un foglio di carta. Infine tagliare del bambù e dei fasci di paglia per mettere alla prova la forza e la velocità.



La meditazione

La meditazione è una tecnica mentale naturale, che affonda le sue radici nell'antichità. La meditazione utilizza la tendenza spontanea della mente a cercare una condizione di maggiore benessere. In questo modo la mente raggiunge facilmente e in modo naturale la sorgente del pensiero: la consapevolezza. Questo stato di pura consapevolezza, è uno stato di calma molto piacevole e rivitalizzante che aiuta a rimuovere lo stress e la fatica e procura energia e chiarezza mentale. La pratica della meditazione è inclusa nel programma pedagogico dell'Haidong Gumdo, permettendo così ad ogni praticante di sviluppare la padronanza delle sue proprie energie. In seguito, ripetendo i diversi esercizi respiratori ed energetici, i praticanti potranno approdare alla realizzazione delle tecniche più complesse.

L'Haidong Gumdo nel mondo

L'Haidong Gumdo è già presente da parecchi anni in Canada, USA e sud America dove sono state aperte le prime scuole nel mondo occidentale. Negli ultimi anni ha preso piede anche in Europa: hanno aperto scuole in Inghilterra, Portogallo, Spagna, Svezia, Norvegia, Irlanda, Paesi Bassi, Germania, Francia, Svizzera ed in Italia, dove a settembre 2005 è nata l'Associazione Italiana Haidong Gumdo. Nella Corea del Sud ci sono più di 600 scuole private e circa 2000 corsi tenuti presso strutture scolastiche. Nel 2002 si sono tenuti i campionati del mondo in Corea ai quali hanno partecipato 50 nazioni e più di 1000 palestre. Dato il buon esito, nel 2004, è stato organizzato un altro campionato con ancor maggior partecipazione. Nel 2007 si terranno i campionati europei in Svizzera. Chiaramente i campionati non sono sportivi, ma solo dimostrativi, tipo valutazioni su tecniche di taglio.

Campionati nazionali e internazionali di Haidong Gumdo

I Campionati nazionali e internazionali si dividono in: europeo e mondiale che sono eventi biennali (il primo si tiene nelle più belle capitali d'Europa mentre il secondo categoricamente in Corea)e il campionato italiano che si tiene ogni anno in primavera nelle più importanti città italiane. Le competizioni sono suddivise in individuali, tra forme, taglio della carta, taglio della pallina, taglio della mela, spegnimento della candela e taglio del bambù, e in gruppo tra forma libera sincronizzata e combattimento dimostrativo. Tutti gli allievi hanno l'obbligo di competere nella gara di forme individuali, essendo esse le basi di questa disciplina mentre la partecipazione alle altre competizioni è a discrezione degli atleti.

Critiche

L'Haidong Gumdo viene criticato per via di inesatezze nella ricostruzione storica delle sue origini, ad esempio la figura del "samurang" non ha riscontri storici. Non sono noti documenti storici che diano credibilità alla federazione; nessuna registrazione scritta menziona i Samurang, il che sarebbe altamente improbabile, se il presunto gruppo fosse veramente esistito, come la federazione afferma. In realtà non vi è alcuna prova che la parola "Samurang" sia stata utilizzata prima del ventesimo secolo. I critici sostengono quindi che i nomi 'Haidong Gumdo' e 'Samurang' siano di recente creazione.
L'elementare conoscenza della fonologia storica cinese e giapponese suggerisce che la connessione con la parola samurai è improbabile. L'associazione Haidong Gumdo ha coniato la parola samurang combinando i tre caratteri cinesi , e in modo da suonare simile a samurai in coreano moderno. Tuttavia, questo putativo composto è pronunciato * shiburō nella moderna lettura sino-giapponese e qualcosa di simile a * tʃiburau in antico giapponese. Entrambi sono molto diversi da samurai.
Dal momento che l'etimologia di samurai è chiara, è improbabile che il popolo giapponese accetterà mai la pretesa etimologia. Tuttavia, la storia ha acquisito indebito credito tra alcuni coreani. Infine, seppur ci siano testimonianze accertate che la curvatura della katana abbia una possibile origine nelle sciabole in uso nella cavalleria delle antiche popolazioni a nord della Corea, lo sviluppo dei particolari costruttivi e l'uso della katana si può definire indigeno del Giappone con poche o nulle influenze esterne. Alcuni fanno risalire le reali origini dell'Haidong Gumdo a maestri di Kendo (Kumdo o Umdo in coreano) e Iaido coreani che basandosi sullo studio di danze tradizionali e arti marziali di origine o elaborazione coreana, come lo Sipalki o l'Hapkisuul e l'Hapkido, hanno infine elaborato questo sistema marziale. Da sottolineare che anche l'Arte marziale coreana del Hwa Rang Do(r) vanta nel suo curriculum l'uso della spada, e di tante altre armi da taglio e non.

sabato 23 aprile 2016

Lee Sung-min

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Lee Sung-min (hangul: 이성민; hanja: 李晟敏; romanizzazione: I Seongmin; McCune-Reischauer: Yi Sŏngmin; Gyeonggi, 1º gennaio 1986) è un attore, artista marziale e cantante sudcoreano, membro della boy band Super Junior e delle sue sotto-unità Super Junior-Happy e Super Junior-T.
Insieme al compagno di band Han Geng, inserisce delle mosse di arti marziali cinesi nelle coreografie di danza dei Super Junior.

Biografia

Lee Sung-min è nato ad Ilsan, nel distretto Goyang di Gyeonggi, primo di due fratelli. Nel 2001, si è iscritto alla competizione canora SM Youth Best Contest, nel quale ha vinto il primo posto come "Miglior Apparizione Esterna", a pari merito con quello che sarebbe poi diventato suo futuro compagno di band, Donghae. I due hanno firmato insieme un contratto con l'etichetta discografica SM Entertainment, grazie al quale hanno anche effettuato delle lezioni intensive di canto, ballo e recitazione.
Nel 2002, Lee Sung-min è stato brevemente inserito in un gruppo sperimentale R&B insieme a Xiah, al futuro compagno di band nei Super Junior Eunhyuk e a tre cantanti di nome Typhoon, Rose e Attack. I sei hanno debuttato in televisione nel programma Heejun vs. Kangta, Battle of the Century: Pop vs. Rock, nel quale Moon Hee-jun ha insegnato a Typhoon, Rose ed Attack come cantare in modo adeguato la musica rock, mentre Kangta si è dedicato ad insegnare altre tecniche canore a Lee Sung-min, Xiah e Eunhyuk. Il gruppo, tuttavia, si sciolse appena un anno più tardi, quando Typhoon, Rose e Attack debuttarono nel gruppo rock TRAX, e Xiah venne inserito nei TVXQ. Sia Lee Sung-min che Eunhyuk, quindi, furono uniti ad altre dieci giovani reclute del mondo dello spettacolo, per formare il gruppo Super Junior 05, che avrebbe segnato la prima generazione della boy band "a rotazione" Super Junior.

Carriera

Super Junior

I Super Junior 05 hanno ufficialmente debuttato il 6 novembre 2005, nel programma musicale della SBS Popular Songs, nel quale hanno cantato il loro primo singolo TWINS (Knock Out). È stato registrato che il loro debutto televisivo ha attirato spettatori anche da altri paesi, specificatamente dalla Cina e dal Giappone. Un mese più tardi è stato pubblicato il primo album della formazione, che debuttò direttamente in terza posizione nella classifica K-pop MIAK.
A marzo del 2006, la SM Entertainment iniziò a reclutare nuovi membri per la successiva generazione dei Super Junior, tuttavia quando gli artisti nel gruppo raggiunsero il numero di 13, con l'aggiunta di Kyuhyun, la compagnia decise di mettere fine alla rotazione del gruppo e di farlo rimanere stabile con i membri allora presenti. Fu così che dal nome della boy band fu eliminato il suffisso "05". L'estate seguente, la formazione ottenne fama immediata con la pubblicazione del primo singolo U, che sarebbe stato il singolo del gruppo con più successo fino alla pubblicazione di Sorry, Sorry, a marzo del 2009.
Durante la sua permanenza nei Super Junior, Lee Sung-min è stato inserito in due dei sottogruppi tipici della strategia di mercato che caratterizza la boy band. A febbraio del 2007 ha debuttato con i Super Junior-T, particolari poiché hanno riportato in auge la musica tipica coreana di nome trot, mentre un anno dopo è stata la volta della partecipazione ai Super Junior-Happy.

Recitazione

Nei primi mesi del 2005, Lee Sung-min ha recitato nel ruolo del giovane Kang Dong-shin, nel drama della MBC Jamaebada, appena prima del debutto dei Super Junior. Un anno più tardi, il cantante ha fatto un'apparizione come ospite nel drama teatrale Finding Lost Time, trasmesso sulla SBS, nel quale ha interpretato l'amico delle scuole superiori del cantante Micky. Il primo film importante di Lee Sung-min è stato il lungometraggio degli stessi Super Junior, Attack on the Pin-Up Boys, una produzione della SM Pictures che ha debuttato a luglio del 2007 e nel quale il cantante ha rappresentato un bellissimo studente che, però, viene attaccato da un criminale sconosciuto. All'inizio del 2008, Lee Sung-min ha partecipato al breve drama di un unico episodio Super Junior Unbelievable Story, insieme a Leeteuk. Lee Sung-min ha ivi recitato nel ruolo di se stesso, membro del popolare gruppo Super Junior-T che viene costantemente eclissato dagli altri membri. Solo 2009 ha ottenuto un ruolo da protagonista, interpretando Ro nel musical Akilla.

venerdì 22 aprile 2016

Park Jung-Tae

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Gran Master Park Jung-Tae (Corea, 1943 – Toronto, 11 aprile 2002) è stato un artista marziale sudcoreano, maestro 9º dan Taekwondo, fondatore della Global Taekwon-do Federation.

Gioventù

Park nacque nel 1943 o nel 1944 in Corea, durante il periodo della occupazione giapponese. Iniziò ad allenarsi nelle arti marziali sin da bambino, iniziando con il pugilato prima di passare dallo judo al taekwondo. Park fu uno dei dodici maestri originari di taekwondo della Korea Taekwon-Do Association. Nel 1964, fu nominato secondo presidente della Korean Tae Soo Do Association. Dal 1965 al 1967, raggiunse il grado di4° dan e fu capo istruttore dei soldati in Vietnam.

Ultimi anni

Park morì l'11 aprile 2002 in seguito alle sue pessime condizioni di salute. Sopravvissero la moglie e i suoi figli: Juliann, Heather, and Christopher. Linda Park succedette al marito nella presidenza della GTF, e detiene il grado di 9º dan onorario.
Park è inserito nella lista dei pionieri del Canada (Anni 1970) nella Chang Keun Choi la lista dei pionieri del Taekwon-do.

giovedì 21 aprile 2016

Kintaro Ohki

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Kim Il (hangeul: 김일; hanja: 金一), meglio conosciuto con il ring name di Kintarō Ōki (大木金太郎 Ōki Kintarō; trasl. angl. Kintaro Ohki; Goheung, 24 febbraio 1929 – Seul, 26 ottobre 2006) è stato un wrestler sudcoreano naturalizzato giapponese.
Fu noto per aver militato nelle promozioni Japan Pro-Wrestling Association, All Japan Pro-Wrestling e International Pro-Wrestling fra gli anni cinquanta e ottanta. Allievo di Rikidōzan, nel corso della sua carriera conquistò numerosi titoli dei pesi massimi e di coppia.

Carriera

Kintaro Ohki si avvicinò al mondo del puroresu ispirato dalle gesta del leggendario Rikidōzan, anch'egli di etnia coreana. Nel 1958 entrò illegalmente in Giappone solamente per vedere il suo idolo, ma fu scoperto dalle forze dell'ordine locali ed arrestato l'anno seguente. Una volta rilasciato, fu comunque in grado d'incontrare Rikidōzan e di allenarsi con lui. Nel novembre 1959 compì il suo debutto per la Japan Pro-Wrestling Association, utilizzando il suo vero nome.
Il 30 settembre 1960 sconfisse un giovane Kanji Inoki, divenuto poi noto come Antonio Inoki, il quale stava compiendo il proprio debutto assieme a Shohei Baba, più tardi Giant Baba. I tre promettenti pro-wrestler erano in quel periodo considerati tra i possibili successori di Rikidōzan. Nei primi anni sessanta si rivelò fondamentale anche il periodo di allenamento sotto la guida di Mr. Moto e Yoshinosato.
Il 15 dicembre 1963 avvenne l'improvvisa morte del maestro Rikidōzan, ucciso dal gangster Katsuji Murata presumibilmente su ordine della Yakuza. Fu un evento assai duro per Ohki, il quale scelse di fare ritorno in Corea del Sud: qui ebbe un ruolo strumentale nell'ascesa del wrestling come disciplina sportiva. Tornò quindi alla Japan Pro-Wrestling Association dopo i temporanei addii di Toyonobori e Inoki, ma ben presto si ritrovò nuovamente sotto l'ombra dei due.
In Corea ebbe invece maggiore esposizione, tanto che nel 1967 divenne l'uomo di punta della Worldwide Wrestling Associates dopo essere prevalso su Mark Lewin per il titolo dei pesi massimi. Prima di tale evento la Japan Pro-Wrestling Association gli aveva promesso di cambiare il suo ring name in "Rikidōzan" a patto che conquistasse una cintura, ma tale accordo non fu mai rispettato.
Inoki e Baba abbandonarono la Japan Pro-Wrestling Association nel 1972 per fondare rispettivamente la New Japan Pro-Wrestling e la All Japan Pro-Wrestling, lasciando Ohki come sola stella della promozione e più tardi come campione internazionale NWA dei pesi massimi. Il 14 aprile 1973, tuttavia, anche la Japan Pro-Wrestling Association dovette chiudere, tanto che fu assorbita dall'All Japan. Ohki vi militò per poco tempo, preferendo lavorare come freelancer in Giappone e venendo poi accolto come una celebrità in Corea del Sud. Difese il titolo in un paio di occasioni prima di renderlo vacante nel 1981, su ordine della NWA.
Sin da allora salì sporadicamente sul ring e si ritirò ufficialmente il 2 aprile 1995 nel corso di un evento di puroresu al Tokyo Dome. Allora già costretto alla sedia a rotelle, nell'occasione fu assistito da Lou Thesz. Fu la sua ultima apparizione pubblica in Giappone. Negli ultimi anni di vita continuò a visitare gli eventi della WWA organizzati dal suo vecchio studente Lee Wang-pyo, oltre a mantenere stretti rapporti con Inoki.

Morte

Malato da tempo, si spense all'Eulji General Hospital di Seul il 26 ottobre 2006 per via di un attacco cardiaco causato da insufficienza renale.

mercoledì 20 aprile 2016

Puroresu

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Con il termine puroresu (プロレス) si indica il wrestling praticato in Giappone. Rappresenta un'abbreviazione di purofesshonaru resuringu (プロフェッショナル・レスリング professional wrestling).
Il wrestling fu introdotto in Giappone subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, ma raggiunse risultati incoraggiati solo con l'avvento della prima grande stella, Rikidōzan, grazie al quale questo sport divenne popolare nel 1951.
Ciò che differenzia il puroresu dalla lucha libre messicana e dallo stile statunitense è che in ogni incontro si cerca di dare un forte senso di realismo all'azione, trasformando un match in una effettiva lotta tra sportivi.

Regole base

Un match può essere vinto per:
  • fōru (フォール), dall'inglese fall; schienamento. Si parla di fōru quando il wrestler riesce a mantenere entrambe le spalle dell'avversario al tappeto per un conto di tre.
  • nokkauto (ノッカウト), knockout; mancata reazione entro un conto di dieci;
  • ringu auto (リング・アウト), ring out; conteggio fuori dal ring. A differenza di quanto accade in Europa e in Nord America, in Giappone si ricorre ad un conteggio di venti e non di dieci nel caso in cui uno o più wrestler si trovino fuori dal ring;
  • gibappu (ギバップ), give up; sottomissione;
Regole addizionali sono stabilite dalla federazione che promuove i match. Ad esempio, i match che si tengono nel corso degli show della Universal Wrestling Federation e della sua derivata Submission Arts Wrestling non permettono la vittoria via fōru, ma solo tramite nokkauto o gibappu. Le squalifiche, alle quali si fa molto ricorso in Occidente, non sono altrettanto utilizzate in Giappone al giorno d'oggi, giacché al pubblico non piace assistere a un incontro che termina senza che un wrestler porti a casa una vittoria "pulita".

Caratteristiche

Non si ricorre a interferenze esterne o a favori arbitrali; se ci sono interferenze da parte di coloro che accompagnano il wrestler a bordo ring, essi vengono allontanati dall'arbitro, anche se comunque l'interferenza (seppur molto rara) non determina mai il risultato finale; comportamenti antisportivi determinano forti cori di disapprovazione da parte del pubblico, a prescindere dalla popolarità del wrestler che ricorre al sotterfugio. Ne consegue che agli occhi dei fan i wrestler sono considerati come veri e propri atleti.
Nel puroresu si fa inoltre ricorso a manovre di sottomissione altamente complesse, così come ad attacchi in volo. I wrestler in Giappone sono inoltre noti per il loro stile stiff, ovvero un modo di colpire nel quale non si pone grande attenzione nell'evitare di colpire con forza l'avversario, sebbene i colpi quasi mai sia diretti in testa e mai a pugno chiuso.
Nelle interviste, un lottatore di puroresu parla utilizzando frasi e terminologie normali, evitando di ricorrere a catchphrase o comunque espressioni legate alla propria gimmick. Anche i lottatori che non hanno gimmick dallo spiccato carisma portano avanti da soli le loro interviste, utilizzando un tono calmo e solenne. Le uniche catchphrase che si permettono di utilizzare prevedono l'utilizzo di qualche parola in lingua inglese, come "thank you", "champion" o "I am" (prima del loro nome). Le interviste vengono condotte principalmente dopo un match e non prima, quando un wrestler è realmente stanco; questo serve a testimoniare l'effettiva fatica richiesta al lottatore per condurre l'incontro.
Molte delle organizzazioni di wrestling giapponesi non seguono la struttura heel-face tipica del panorama occidentale; viene quindi a mancare la contrapposizione tra "buoni" e "cattivi" e si amplifica l'idea di uno scontro tra wrestler. In questo modo ogni lottatore del roster della federazione può sfidare tutti gli altri; ciò non può accadere, ad esempio, negli Stati Uniti, dove due face o due heel difficilmente si scontrano in un match, giacché lo scontro heel-face è la struttura portante. Ciò si riflette anche nella struttura dei tag team: è prassi comune per due lottatori che combattono in coppia sfidarsi in match uno contro l'altro; ciò accade spesso durante i tornei annuali (fenomeno molto importante in Giappone). Durante l'angle dell'approdo del New World Order in Giappone, ad esempio, non era difficile assistere a match nei quali Keiji Muto si scontrava con Masahiro Chono, Marcus Bagwell o Scott Norton, suoi alleati, durante il torneo G-1 Climax, senza alcuna ripercussione nel corso dei match nei quali lottavano insieme.
Nelle federazioni giapponesi non esistono "titoli secondari" come il WWE Intercontinental Championship o il WWE United States Championship; spesso, quando a un wrestler viene data la possibilità di lottare ad alti livelli, ma non per il titolo principale, viene introdotta una sorta di "cintura secondaria", solitamente appartenente a federazioni indipendenti o a organizzazioni estere.
Nella New Japan Pro Wrestling per un certo periodo di tempo si fece ricorso alle gimmick e al rapporto face-heel. Negli anni novanta una delle più grandi stelle del puroresu, Keiji Muto, portava avanti un doppio ruolo: alle volte lottava con il suo vero nome da face, privo di una gimmick, mentre in altre occasioni faceva ricorso a una gimmick heel, col nome di Great Muta, che prevedeva una pittura sul volto che cambiava spesso e differenti costumi. Gran parte della fama dei wrestler giapponesi dipende dalla qualità dei loro match e non dal ruolo che giocano.
Un'altra differenza tra il puroresu e la scena occidentale è la mancanza di riviste e periodici gestiti dalle stesse organizzazioni; a esse sono dedicate diverse pubblicazioni indipendenti, come Shukan Puroresu, sezione della rivista Baseball Magazine Sha, e Shukan Gong. In entrambe vengono presentati i risultati dei match svoltosi la settimana precedente la pubblicazione (shukan in giapponese significa per l'appunto "settimanale"), in contrasto con quanto accade negli Stati Uniti, dove sia le riviste della WWE sia quella del Pro Wrestling Illustrated pubblicano risultati di due mesi prima. Ciò che accade nelle federazioni più importanti è costantemente riportato dai media principali e i quotidiani più importanti includono i risultati dei match di wrestling, pugilato e arti marziali miste, catalogati assieme in una sezione solitamente indicata con il nome di kakutogi (sport da combattimento).

martedì 19 aprile 2016

Hardcore wrestling

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L'hardcore wrestling è uno stile di wrestling estremo e molto violento nel quale è lecito utilizzare nel corso dei combattimenti qualsiasi arma o oggetto contundente (detti foreign object) normalmente non permessi (mazze da baseball, catene, sedie, bidoni dell'immondizia, martelli, puntine da disegno, ecc...).
Questo stile di lotta fu reso famoso da lottatori come Abdullah the Butcher, The Sheik, Jackie Fargo, Jerry Lawler, Terry Funk e Atsushi Onita, proprio quest'ultimo insieme a Tarzan Goto, Mr. Pogo e altri sin dagli anni settanta iniziarono a diffonderlo in Giappone, dove la Frontier Martial Wrestling (FMW) cominciò a giocare un ruolo da protagonista nel panorama dell'hardcore wrestling.
Negli Stati Uniti prese piede all'inizio degli anni novanta. Si può dire che la prima federazione hardcore in suolo statunitense fu l'Extreme Championship Wrestling (ECW) di Paul Heyman.
Intorno alla fine degli anni novanta l'hardcore fece il suo ingresso anche nella ben più nota World Wrestling Federation/Entertainment (WWF/E): la federazione tenne anche un Hardcore Championship fino al 2002, il quale fu poi tuttavia ritirato e consegnato a Mick Foley ed Edge come "premio" per la carriera da lottatori hardcore.


Storia

Nascita: anni '50, '60

Circa negli anni cinquanta, quando il wrestling professionistico entrò in una fase di stallo, i promoter e i wrestler iniziarono a pensare come ravvivare l'interesse del pubblico. La presenza del sangue durante gli incontri, considerato fino ad allora un taboo, si rivelò fonte di significativi guadagni in termine di attenzione da parte dei fan, e l'avvento di match "no holds barred" segnò l'inizio di quello che ora conosciamo con il nome di "hardcore wrestling". Le ferite venivano spesso autoinflitte dagli stessi wrestler che si tagliavano con delle lamette per simulare gravi infortuni e sanguinare copiosamente dando l'idea di uno scontro furioso. Lottatori come Freddie Blassie, Giant Baba, Jackie Fargo e Terry Funk iniziarono a rendere le sanguinose risse nel ring come proprio marchio di fabbrica, nuove violente tipologie di match compresero i cosiddetti Street Fighting Match (risse da strada), Steel Cage Match, Texas Death Match con armi incorporate, che venivano solitamente impiegati per risolvere una volta per tutte feud particolarmente "sentiti" dal pubblico. La National Wrestling Alliance fu una federazioni pioniere in questo campo.

Anni '70, '80

L'hardcore continuò ad evolvere e a crescere in popolarità in America nel corso degli anni sessanta, settanta e ottanta. Il territorio di Detroit era dominato da personaggi inquietanti quali The Sheik, Abdullah the Butcher e Tarzan Goto, e, le risse sanguinose erano frequenti. La zona di Puerto Rico aveva Carlos Colón, The Invader ed ancora Abdullah, ed introdusse il fuoco come elemento di ulteriore violenza nei match. A Memphis la facevano da padroni Jerry Lawler, Terry Funk, Jackie Fargo e Bill Dundee. Qui nacquero Ladder Match, Scaffold Match e Dog Collar Match. L'NWA instituì il titolo World Brass Knuckles Championship, rimasto attivo dal 1978 al 1980.

Anni '90

Nel 1989, la Frontier Martial-Arts Wrestling (FMW) venne fondata in Giappone, prima federazione quasi del tutto specializzata in match hardcore. Nei primi anni novanta, il promoter portoricano Victor Quiñones arrivò in Giappone, essendo stato invitato dalla FMW come manager speciale. La FMW aumentò il livello di violenza degli incontri fino a livelli realmente pericolosi con l'introduzione di filo spinato, esplosivi, e addirittura, mine anti-uomo. La federazione comprendeva tra le sue fila molti futuri grossi nomi del wrestling statunitense, e divenne molto popolare all'epoca.
Subito dopo, negli Stati Uniti, una promozione indipendentibreve ma significativa rilevanza, servendo da prototipo per la ECW. La Tri-State Wrestling Alliance di Filadelfiacon base a New York. Sia la TWA che la FMW videro tra i lottatori affiliati Mike Awesome e Masato Tanaka che ebbero lunghi e sanguinosi feud negli anni a venire.
l'NWA Eastern Championship Wrestling prese il loro posto. Dopo essersi staccata dalla NWA, la compagnia cambiò nome in Extreme Championship Wrestling, e divenne la federazione leader nel wrestling hardcore in Nord America. La ECW coniò il termine "hardcore wrestling". Nonostante tutto, il livello di violenza degli incontri disputati in ECW raramente eguagliava quello delle federazioni giapponesi.
Nella ECW furono introdotte nuove tipologie di match hardcore come i Tables Match (incontri che prevedono l'uso di tavoli in legno), principalmente per opera di Sabu, wrestler nipote di The Sheik Sabu aveva sviluppato una particolare tecnica di intrattenimento in Giappone, dove si gettava letteralmente sugli avversari posti sui tavoli sfondandoli e passandoci attraverso con un effetto devastante. La trovata dei tavoli divenne un segno caratteristico della ECW, portato successivamente alla ribalta dai Dudley Boyz e da allora questa tipologia di match estremo è stata adottata anche da molte altre federazioni non-hardcore. Tra i lottatori simbolo del wrestling hardcore dell'epoca, è doveroso citare anche Mick Foley, in particolare quando interpretava la gimmick di Cactus Jack. Altri lottatori importanti di questa federazione furono Raven, Tommy Dreamer, The Sandman, Taz, Rob Van Dam e Justin Credible.
Il 20 agosto 1995, la IWA Japan tenne il torneo "King of the Death Match" a Kawasaki, in Giappone. Nel famigerato torneo in questione, erano previsti incontri di estrema violenza con l'impiego di scale, puntine da disegno, e filo spinato. Nella finale, che si disputò tra Terry Funk e Mick Foley, ebbe luogo un pericolosissimo incontro "Exploding Ring, C4 Explosive, Barbed Wire Match".
Il successo riscosso dall'ECW portò la World Championship Wrestling e la World Wrestling Federation a creare divisioni dedicate esclusivamente all'hardcore wrestling (anche se con contenuti estremi meno violenti). Tali divisioni ruotavano intorno a lottatori provenienti dalla ECW come Mick Foley, Terry Funk, Raven, The Sandman e Al Snow.
Verso la fine degli anni 90 nella FMW, incominciarono vari incontri di questo tipo per lottatrici femminili come Megumi Kudo, Lioness Asuka e Ozaki.

Anni 2000

L'ECW fallì nell'inizio del 2001, tuttavia influenzò federazioni quali Xtreme Pro Wrestling e Combat Zone Wrestling, che portarono avanti il violento stile dei match ECW anche dopo la chiusura di quest'ultima. Sebbene ancora molto popolare in Giappone, negli ultimi tempi il wrestling hardcore ha subito un forte calo di interesse da parte del pubblico.
Al giorno d'oggi la WWE ancora tende ad anestetizzare i Match “extreme” , tuttavia realtà come TNA (con Abyss e Bram) e Lucha Underground tengono ancora alta la bandiera internazionale delle stipulazioni estreme, in Messico la Lucha Extrema è ancora molto in voga e con ottimi maestri (Pagano ne è un esempio calzante) e anche in Europa e nelle Indies USA (Jimmy Havoc e Matt Tremont, giusto per fare due nomi, ottimi wrestler oltre che straordinari profeti estremi), CZW e altre realtà minori tengono alta quella bandiera.

Armi comuni

Negli incontri Hardcore ricorrono spesso alcune tipologie di armi utilizzate dai contendenti. Le più accessibili, spesso nascoste sotto il ring, sono sedie d'acciaio, scale, tavoli, puntine da disegno, catene, chiodi, filo spinato, tubi al neon, pezzi di vetro, mazze da baseball (con o senza filo spinato), grucce, martelli, e bidoni dell'immondizia. Nelle federazioni più "estreme" come la Combat Zone Wrestling fanno la loro comparsa anche varianti maggiormente pericolose quali tavoli infuocati, sedie con filo spinato, tirapugni, pale, esplosivi, ecc... Infine, nei "Fans Bring the Weapons Match", i lottatori si affrontano utilizzando delle "armi" portate dagli spettatori; questo genere di incontri venne reso popolare negli Stati Uniti dalla Extreme Championship Wrestling ed è oggi una specialità della Combat Zone Wrestling (CZW).

lunedì 18 aprile 2016

Abdullah the Butcher

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Lawrence Robert Shreve (Windsor, 11 gennaio 1941) è un wrestler canadese.
È noto per essere l'interprete della gimmick di Abdullah the Butcher.
Shreve ha lottato in molte tra le più importanti federazioni statunitensi e giapponesi, ma non ha mai lavorato per la World Wrestling Entertainment; ad oggi continua a prendere parte a molti eventi del circuito indipendente e della All Japan Pro Wrestling, utilizzando lo stile hardcore che lo ha sempre caratterizzato, pur mostrando evidenti difficoltà anche nello svolgimento delle azioni più semplici a causa dell'età ormai avanzata e della sua obesità. È un lottatore molto noto anche in Giappone, al punto da essere apparso nel manga L'Uomo Tigre, ma soprattutto nel celebre anime Uomo Tigre II.

Carriera

Proveniente da povera famiglia di immigrati africani, Shreve ha dovuto imparare a guadagnarsi da vivere svolgendo una serie di piccoli lavori. Apprese molte tecniche di Judo e Karate da un maestro di origini cinesi, debuttò nel mondo del wrestling nella seconda metà degli anni cinquanta, esibendosi per lo più in piccole federazioni canadesi, combattendo svariati match a Vancouver, a Calgary e a Montreal. Interpretò diverse gimmick ma quella che lo rese celebre presso il grande pubblico, fu l'identità di "Abdullah", il folle "macellaio" del Sudan che si serve di una forchetta o di altri corpi contundenti per infierire sadicamente sugli avversari. Essendo impossibilitato dalla sua stessa mole (è alto 1 metro e 86 centimetri ma pesa più di 170 chili) ad impostare il suo stile di lotta sull'agilità e sulla tecnica, ripiegò su uno stile brutale, da rissa di strada, mixando pugni, calci, morsi, testate e scorrettezze varie a sorprendenti colpi di arti marziali.
La presenza di Abdullah sul ring, il quale si presenta con un copricapo tipico degli sceicchi arabi, è qualcosa di inquietante e allo stesso tempo grottesco perché, nonostante i fiumi di sangue che normalmente scorrono durante i suoi incontri, non trascura mai di dare alle sue violente performance quel personalissimo tocco di humour nero e trash. Ad esempio, spesso, preso dalla foga del combattimento, esce del tutto fuori di testa e si accanisce vistosamente e senza alcun motivo su cameraman, fotografi e in generale su chiunque gli capiti a tiro. A tal proposito, sono innumerevoli le squalifiche rimediate per aver infranto il regolamento, o i match interrotti dagli arbitri per permettere ai medici di soccorrere i suoi avversari. Per questo particolare e selvaggio stile di lotta, Abdullah si è guadagnato la fama di iniziatore del genere "hardcore" insieme ad un'altra leggenda del ring come "The Sheik" Edward George Farhat.

Leggenda hardcore

Negli anni settanta, lo stile di lotta sanguinolento di Abdullah, lo aveva già spinto in alto nel panorama mondiale del Pro Wrestling e i tremendi scontri con Giant Baba, Jumbo Tsuruta, The Sheik, e i pazzeschi match in coppia proprio con The Sheik contro i fratelli Funks lo avevano reso una celebrità sia in patria che in Giappone. A coronamento di tutto ciò, un celebre incontro disputatosi nel 1978, contro Carlos Colón nella WWC di Porto Rico, viene definito uno dei combattimenti più brutali della storia del wrestling (i commentatori di lingua spagnola arrivarono a ribattezzare Abdullah con il soprannome di "El Mostro"). Proprio questa sfida, contribuisce a fissare un nuovo standard di violenza impensabile per quegli anni, che si traduce nella chiave di svolta ideale per trasformare il ring in un palcoscenico e a dare al genere hardcore un'identità chiara e concreta.
Da quel momento in poi la crudeltà sfoggiata sul ring passa, negli anni ottanta, da bizzarro modus operandi a vero e proprio marchio di fabbrica di quello che i fan hanno iniziato a chiamare affettuosamente "Abby". A farne le spese saranno numerose stelle del wrestling come Hulk Hogan, Antonio Inoki, André the Giant, Bruiser Brody, Terry Funk e Stan Hansen.
Da vero indipendente, il macellaio non rimase mai troppo a lungo nella stessa federazione, preferendo continuare a spostarsi di città in città vendendo i suoi servigi al miglior offerente. Viaggiando costantemente, Abdullah propagò la propria reputazione di lottatore più violento del mondo. Come conseguenza, veniva spesso ingaggiato da federazioni regionali come monster heel da contrapporre al beniamino del pubblico locale. Questa sua particolarità impedì ad Abdullah di raggiungere la popolarità a livello internazionale presso i fan che avrebbe potuto dargli un pay-per-view, ma riuscì comunque ad acquisire una discreta notorietà soprattutto nel Nord America quando nel 1991 iniziò a lottare per la World Championship Wrestling.

Titoli vinti

Come risultato dei suoi bizzarri comportamenti, Abdullah the Butcher è sempre stato ritenuto più un'attrazione hardcore che un serio pretendente ad un titolo. Abdullah non ha mai vinto un titolo del mondo in una delle maggiori federazioni, anche se ha comunque collezionato una miriade di titoli regionali durante la sua leggendaria carriera. Vinse la sua prima cintura importante il 23 ottobre 1967 quando, in coppia con Dr. Jerry Graham sconfisse John & Carlos Tolos per l'NWA Canadian Tag Team Championship a Vancouver. Pochi anni dopo, stabilitosi nella zona di Montreal, si aggiudicò per tre volte il titolo di IWA International Heavyweight Champion nel periodo 1969-72, combattendo violenti feud contro Ivan Koloff e Johnny Rougeau. Successivamente, nella Stampede di Calgary, vinse l'NWA Canadian Championship e per ben 6 volte il North American Heavyweight Title; il 24 giugno 1972, sconfisse Ernie Ladd a Akron (Ohio), e catturò il primo dei due titoli NWF World Heavyweight vinti in carriera. Durante la metà degli anni settanta, si esibì frequentemente nella Big-Time Wrestling di Detroit, dove in tag team con “Killer” Tim Brooks vinse la versione regionale dei titoli mondiali di coppia NWA. Infine, l'8 febbraio del 1975, sconfisse Bobo Brazil e si aggiudicò lo NWA United States Championship (versione di Detroit).
Nel 1986 arrivò nella World Class, dove successivamente sconfisse The Great Kabuki per il Texas Brass Knuckles Title mentre aveva un feud in corso con l'altrettanto selvaggio Bruiser Brody. Comunque, forse gli incontri più memorabili di Abby, si sono svolti a Porto Rico, dove fu proclamato primo vero WWC Universal Heavyweight Champion nel luglio 1982 dopo aver collezionato in precedenza, altri tre regni da campione come Puerto Rican Champion tra il 1978 e il 1981. Le sue violente battaglie contro Carlos Colón e Hercules Ayala sono tuttora considerate leggendarie.

WCW e ECW

Abdullah fece il suo debutto nella World Championship Wrestling dentro un gigantesco pacco regalo. Questo pacco dono doveva essere il regalo per il compleanno di Sting da parte di Cactus Jack. Sting scartò il regalo e da questo spuntò fuori Shreve che lo assalì. Da questo episodio nacque un feud tra i tre lottatori, culminato in un "Chamber of Horrors match" a Halloween Havoc 1991, nel quale Cactus Jack, accidentalmente "elettrificò" Abdullah su una sedia elettrica posta nel mezzo del ring. A conseguenza di ciò, Shreve ebbe in seguito un breve feud con il suo vecchio alleato Cactus Jack, nel 1992.
Nel 1993, Abdullah arrivò nella ECW, dove ebbe parte in una storyline con Kevin Sullivan, Terry Funk e Stan Hansen, conclusasi nei pay-per-view Ultra Clash e Bloodfest.

Finale di carriera

Per tutti gli anni novanta e oltre, Abdullah continua a lottare, pur se non con continuità data l'età, in tutte le federazioni più disparate, ad eccezione della WWE, che ha sempre ritenuto Shreve un personaggio troppo "estremo", non adatto ad un pubblico di famiglie proprio della federazione di Stanford. Gli incontri più notevoli di questo finale di carriera sono stati il match contro lo storico rivale (e amico) Carlos Colon nel 2003 e quello che lo ha visto strappare nel 2004 il WWC Universal Title a Carlito (figlio di Colon). Nonostante questo, nella serata pre-WrestleMania XXVII del 2 aprile 2011, Shreve è stato introdotto nella WWE Hall of Fame da Terry Funk, consacrandosi definitivamente tra le leggende di questo sport. All'inizio del 2012, Abdullah the Butcher partecipò al programma radiofonico Wrestling Marks of Excellence dichiarando di aver regalato l'anello della Hall of Fame a suo fratello, in quanto essendo nell'industria del wrestling da molto tempo, secondo lui avrebbe dovuto essere ammesso decenni prima e non in maniera così tardiva.

Vita privata

Fuori dal wrestling, Shreve è proprietario di due ristoranti (uno ad Atlanta, l'altro in Giappone) chiamati Abdullah the Butcher's House of Ribs and Chinese Food. Shreve è spesso presente nei locali per incontrare i fan e firmare autografi. Shreve e il suo ristorante sono apparsi nel video musicale del brano Damn! del gruppo Youngbloodz. Il ristorante di Shreve è stato anche citato nel film del 2006 ATL durante una scena in cui il personaggio chiamato Ant (interpretato da Evan Ross) e due amici discutono circa vari locali.
Dopo l'ammissione di Shreve nella WWE Hall of Fame nel 2011, Superstar Billy Graham richiese che il suo nome fosse rimosso dall'arca della gloria, dichiarando: "Si tratta di un'organizzazione senza vergogna per insediare un animale assetato di sangue come Abdullah the Butcher nella loro inutile ed imbarazzante Hall of Fame, e voglio che il nome di Superstar Billy Graham non abbia nulla a che fare con essa". Lo sdegno di Graham fu causato dalle ricorrenti accuse mosse a Shreve di aver infettato alcuni wrestler con il virus dell'epatite C combattendo sanguinosi match sul ring e tagliando gli avversari con svariati oggetti senza il loro consenso. Replicando a Graham, Shreve menzionò la loro passata amicizia di vecchia data, chiese le vere ragioni del suo sfogo, e negò di aver mai contratto tale malattia. Lo stesso anno, il wrestler canadese Devon Nicholson, sostenitore del fatto di aver contratto l'epatite C quando Shreve lo ferì sul ring senza il suo consenso, gli intentò una causa legale. Il 3 giugno 2014, un tribunale di Ontario condannò Shreve al pagamento di 2,3 milioni di dollari di danni a Nicholson.

Curiosità

  • Mick Foley, non ha mai nascosto la sua grande ammirazione verso Abdullah, lui stesso ha raccontato che durante gli anni del college teneva alla parete un poster di Shreve, e che si ispirò al folle personaggio interpretato dallo stesso per la creazione della sua gimmick più feroce, Cactus Jack. Foley coronerà durante gli anni novanta nella WCW il sogno di lottare a fianco del suo idolo.
  • Dato che il personaggio interpretato da Shreve sul ring, che si supponeva provenisse dall'arido deserto del Sudan, non parlava una sola parola d'inglese (sebbene in realtà questa fosse la sua lingua madre), ebbe la necessità di avere numerosi manager durante la sua lunga carriera, tra questi si ricordano Gary Hart, Paul Jones, Eddie Creatchman, Black Baron, The Grand Wizard, J.J. Dillon, Damien Kane, Larry Sharpe, Oliver Humperdink, George Cannon, Bearcat Wright, Big Bad John, Gentleman Jim Holiday, e Rock Hunter, che interpretavano tutti il ruolo di "proprietari" del pazzo sudanese, pronti a parlare in sua vece e a tenerlo a bada durante le interviste.
  • Le famose abitudini alimentari di Shreve, sono anch'esse diventate celebri e un tratto caratteristico del suo personaggio. Il cibarsi delle cravatte degli annunciatori, di pesci crudi interi, e persino l'aver strappato a morsi la testa di un pollo vivo davanti ad un pubblico attonito, hanno aggiunto un'ulteriore alone di leggenda attorno al folle macellaio sudanese. Infine, il suo stile di lotta ultra-violento è stato di ispirazione per molti altri wrestlers, inclusi “Maniac” Mark Lewin, Kevin Sullivan, il già citato Cactus Jack, Kamala, e Sabu.
  • In Giappone, la sua musica d'entrata sul ring è la canzone dei Pink Floyd One of These Days presa dal loro album del 1971 Meddle.
  • Alla sua figura e al suo ring name il mangaka Oh! great si è ispirato per creare il personaggio di Issa "Fat Buccha" Mihotoke nel manga Air Gear, riproducendo sulla testa del personaggio anche le celebri tre cicatrici del lottatore.
  • Shreve è una vera e propria superstar in Giappone, dove è apparso anche in qualche spot televisivo delle seguenti aziende: Suntory/Daikin Industries/Denon/Sapporo Ichiban
  • Ha recitato insieme a Hiroyuki Sanada nel film di kung fu Roaring Fire.
  • Il personaggio di Mr.Heart presente nel cartone animato Ken il guerriero è ispirato alle fattezze di Shreve.
  • Shreve è apparso come personaggio giocabile in svariati videogiochi della Acclaim come Legends of Wrestling II e il suo sequel Showdown: Legends of Wrestling, e anche in King of Colosseum della Spike.
  • Nel 1997 apparve nel videogame per Nintendo 64 WCW vs. nWo: World Tour, con il nome fittizio "Saladin".

domenica 17 aprile 2016

Rikidōzan

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Mitsuhiro Momota (百田 光浩), meglio noto come Rikidōzan (力道山) (Hamgyŏng Meridionale, 14 novembre 1924 – Tokyo, 15 dicembre 1963) è stato un wrestler giapponese.
Viene considerato il padre del puroresu.

Biografia

La famiglia

Kim Sin-rak (김신락) nacque ad Hamgyŏng Meridionale, in Corea del Nord, il 14 novembre 1924, durante la dominazione imperiale giapponese.
Era l'ultimo figlio di Kim Soktee, in origine un maestro cinese di Feng Shui e attualmente proprietario di un'azienda agricola coreana dalla notevole tradizione confuciana, e di sua moglie Chon Gi. Quando il padre si ammalò, mentre a lui toccava prendersi cura del genitore a casa, la vita della famiglia venne sostenuta dalla madre e dai fratelli maggiori, impegnati in agricoltura. Il padre morì nel 1939.
Fu adottato dalla famiglia Momota di Nagasaki, acquisendone il cognome e assumendo il nome giapponese di Mitsuhiro. Per tutta la sua vita nascose le sue origini coreane, presentandosi come giapponese e facendosi annunciare come proveniente da Omura, nella prefettura di Nagasaki, anche per evitare il pregiudizio discriminatorio verso i coreani che caratterizza parte della società giapponese. Solo dopo la sua morte emerse la verità in merito.

Nel sumo

Nel giugno 1938, all'età di 14 anni, partecipò a un torneo locale di Ssirŭm, il sumo coreano, vincendo il terzo premio.
Dopo un periodo di addestramento, divenne un lottatore di sumo e, avendo debuttato nel maggio 1940, assunse lo shikona di Rikidōzan, che mantenne anche come pro-wrestler.
Riuscì a diventare sekiwake e a competere per il titolo di yokozuna nel giugno 1947, arrivando secondo in un torneo appositamente organizzato per nominare il nuovo yokozuna, ossia il lottatore più forte dell'intero panorama del sumo.
Si ritirò nel 1950 avendo un rapporto vittorie-sconfitte di 135-82 ed avendo partecipato a 23 tornei. Lo fece ufficialmente per via di problemi finanziari, ma in realtà molte voci sostengono che la vera ragione era l'inasprirsi della discriminazione verso i coreani.

Nel puroresu

Debuttò il 28 ottobre 1951 come pro-wrestler, con un pareggio per time limit contro Bobby Bruns.
Molti sono i motivi che gli permisero di ottenere un successo straordinario, al di là delle sue indubbie qualità sul ring e della sua capacità di sposare perfettamente pensiero nazionalista giapponese con il carisma necessario a coinvolgere pubblici molto vasti. Sicuramente fu aiutato dal periodo storico. Si era appena conclusa la seconda guerra mondiale e i giapponesi erano stati messi in ginocchio dagli americani. Lo spirito del popolo giapponese era stato letteralmente spezzato e vi era bisogno di una figura che si ergesse come simbolo della loro rivalsa. Questa figura si concretizzò proprio in Rikidōzan. che sul ring affrontava e sconfiggeva uno dopo l'altro i migliori atleti americani. Lo spettacolo veniva creato alla perfezione sul quadrato, dove gli americani si comportavano da sleali approfittatori, mentre Rikidōzan incarnava il puro spirito del sol levante, fatto di forza di volontà, resistenza, ardore (burning spirit), caratteristiche che ancora oggi identificano il puroresu tradizionale, termine con cui si identifica il wrestling giapponese.
Viene unanimemente considerato il padre del puroresu. Si guadagnò tale riconoscimento fondando il 30 luglio 1953 la Japan Pro-Wrestling Association, la prima stabile, continuativa ed importante federazione maschile di wrestling in Giappone, la quale avrebbe dominato la scena nazionale sino al 14 aprile 1973, quando sarebbe fallita a seguito della nascita della New Japan Pro-Wrestling e della All Japan Pro Wrestling nel 1972.
L'enorme fama di Rikidōzan superò i confini del Giappone nel 1958, quando sconfisse Lou Thesz in persona per il titolo NWA International Heavyweight. Il rapporto tra i due era di enorme rispetto e collaborarono per l'intera durata della carriera del giapponese, che non a caso era una presenza costante in NWA. Si racconta che Thesz credeva così tanto in Rikidōzan da scegliere di sacrificare la sua stessa reputazione per metterlo over e fargli ottenere l'attenzione che meritava.
Fu il face di punta della JWA sino alla sua morte nel 1963, dominando la categoria da singolo con la conquista dei titoli dei pesi massimi giapponese, asiatico ed internazionale (che deteneva ancora al momento della sua morte) e la categoria di coppia vincendo più volte, soprattutto con Toyonobori i titoli di coppia giapponesi e asiatici.
Si distinse affrontando e battendo numerosi lottatori stranieri di grande calibro, presentandosi come difensore dell'onore giapponese: questi suoi incontri sono ancora tra i programmi più visti della storia televisiva giapponese essendo avvenuti in un momento in cui l'orgoglio nazionale, a seguito della guerra mondiale e dell'occupazione americana, era ferito e si sentiva il bisogno di ripristinarlo.
Si distinse come allenatore di future leggende del puroresu come Antonio Inoki, Shohei Baba e Kintaro Ohki. Questi, dopo la sua morte, si divisero ognuno nell'obiettivo di portare avanti quello, che secondo loro, era il sogno del maestro: il primo e il secondo fondarono le loro federazioni, mentre solo il terzo restò alla guida della Japan Pro-Wrestling Association. L'intera storia del wrestling giapponese parte da Rikidōzan, che è come il capostipite di un gigantesco albero genealogico, la cui tradizione è ancora oggi fortissima.

Il successo economico e la morte

Avendo abbandonato il sumo per ragioni economiche, si rifece nel wrestling: il successo che ebbe fu eclatante e divenne proprietario di numerosi alberghi, locali notturni, appartamenti e federazioni di pugilato.
All'apice delle sue fortune mediatiche ed economiche venne accoltellato da Katsushi Murata, uno sgherro della mafia giapponese, la quale, come si è presunto, non doveva essere estranea al suo successo e, probabilmente, aveva nei suoi confronti un credito da lui non pagato.
Morì per un'infezione derivante dalla presenza di urina sulla lama del coltello.



sabato 16 aprile 2016

Hōjō Tsunashige

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Hōjō Tsunashige (北条 綱成; 1515 – 11 giugno 1587) è stato un samurai giapponese appartenente al clan Hōjō durante il periodo Sengoku.
Tsunashige, conosciuto anche come Hōjō Tsunanari, era figlio del servitore Imagawa Fukushima Masashige e fu adottato da Hōjō Ujitsuna. Provò il suo talento in battaglia contro gli Uesugi nel 1537 e fu dislocato al castello di Kawagoe nella provincia di Musashi. Difese il castello e la sua importante posizione contro gli Uesugi e Ashikaga nel 1544 (vedi assedio di Kawagoe), i quali di arresero nonostante avessero un'imponente armata. Riuscì a resistere abbastanza a lungo da far arrivare Hōjō Ujiyasu in suo aiuto all'inizio del 1545, e fece parte del famoso attacco notturno che spezzò l'assedio e fece ritirare le forze assedianti. Guadagnò molta fama in numerosi scontri e fu assistito con abilità dal figlio Hōjō Ujishige (anche se morì prima del padre nel 1578). Tsunashige fu il guadiano del castello di Tamanawa nella provincia di Sagami. Nel 1568-69 durante la guerra con il clan Takeda, resistette al castello di Fukuzawa a Suruga (assedio di Kanbara) e respinse numerosi attacchi avversari finché fu in grado di ripiegare nella provincia di Sagami.