mercoledì 16 maggio 2018

Shogunato Kamakura

HISTORIA DE JAPÓN: La era y el Shogunato KAMAKURA - YouTube


Lo shogunato Kamakura (鎌倉幕府 Kamakura bakufu), o "di Kamakura", è il nome dato alla dinastia di shōgun del clan Minamoto che governarono il Giappone dal 1192, anno in cui Minamoto no Yoritomo ricevette tale titolo dall'imperatore Go-Shirakawa, al 1333, anno in cui Kamakura fu espugnata dalle truppe di Nitta Yoshisada, il reggente Hōjō Moritoki e il reggente claustrale Hōjō Takatoki si tolsero la vita, e l'ultimo shōgun della dinastia, il principe Morikuni, abdicò ritirandosi a vita monastica, e morendo poco dopo.
La dinastia prese il nome dalla capitale da loro scelta, Kamakura.

Shōgun

  1. Minamoto no Yoritomo (1147-1199) (shōgun 1192-1199)
  2. Minamoto no Yoriie (1182-1204) (shōgun 1202-1203)
  3. Minamoto no Sanetomo (1192-1219) (shōgun 1203-1219)
  4. Kujo Yoritsune (1218-1256) (shōgun 1226-1244)
  5. Kujo Yoritsugu (1239-1256) (shōgun 1244-1252)
  6. Principe Munetaka (1242-1274) (shōgun 1252-1266)
  7. Principe Koreyasu (1264-1326) (shōgun 1266-1289)
  8. Principe Hisaaki (1276-1328) (shōgun 1289-1308)
  9. Principe Morikuni (1301-1333) (shōgun 1308-1333)

Shikken

  1. Hōjō Takatoki 1303-1333 (shikken 1316-1326)
Durante lo shogunato, il ruolo di primo ministro (o meglio di capo del governo, il Mandokoro) era detto shikken (執権); il ruolo fu affidato alla famiglia Hōjō, imparentata con gli imperatori. Alla morte di Yoritomo, Hōjō Tokimasa detenne il potere per alcuni anni prima che Yoriie fosse investito shōgun, e alla morte di questi fu in grado di far eleggere Sanetomo, figlio di Yoritomo e di Hōjō Masako, come suo successore, rinforzando l'influenza del clan e assicurandosi l'ereditarietà della posizione di shikken, che spesso divenne più potente di quella degli shōgun.

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martedì 15 maggio 2018

Clan Hōjō

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Il clan Hōjō (北条氏 Hōjō-uji) fu una influente famiglia di reggenti (shikken) dello shogunato di Kamakura. Loro capostipite fu Tokiie, discendente del clan Taira, la cui famiglia prese poi il nome dal villaggio di Hōjō nella provincia di Izu, che verso la fine del periodo Heian era il feudo della famiglia.
Il clan trovò la sua fortuna quando nel 1160 Minamoto no Yoritomo, capo del potente clan Minamoto, fu esiliato a Hirugashima, parte della provincia di Izu, in seguito alla conclusione della ribellione di Heiji; Yoritomo fu accolto dal clan, e nel 1179 sposò Hōjō Masako, figlia del capo clan Hōjō Tokimasa. Il clan scese così in guerra al fianco di Yoritomo nella guerra Genpei, e lo supportò economicamente nel riarmo del clan Minamoto.
Dopo la guerra Yoritomo rimase il dominatore indiscusso del Paese, e venne nominato shōgun; istituì un governo shogunale, il cui consiglio, detto Mandokoro, era inizialmente il consiglio di famiglia del clan Minamoto. La posizione di capo del Mandokoro, o shikken, fu concessa da Yoritomo a suo suocero e alleato Hōjō Tokimasa.
Inizialmente un altro importante organo di governo dello shogunato era il Samurai-dokoro, con funzioni di tribunale e consiglio di guerra, la cui presidenza (別当 bettō) Yoritomo concesse ad un altro suo alleato, Wada Yoshimori; dopo la sconfitta del clan Wada nel 1180 la posizione di bettō fu assunta dallo shikken Yoshitoki, figlio di Tokimasa.
Già a partire dal successore di Yoritomo, Yoriie, lo shikken si dimostrò più potente dello stesso shōgun.
All'inizio il posto di shikken fu occupato dal tokusō, il capo del clan Hōjō; Hōjō Tokiyori separò i ruoli, ed il potere fu condiviso tra i due ruoli, sebbene generalmente il tokusō fosse più influente.
Dunque la famiglia Hôjô continuò a detenere la carica di shikken e di fatto esercitò il potere effettivo in Giappone per circa 130 anni finché Ashikaga Takauji, uno dei generali dello shogunato, finì per schierarsi con l'imperatore Go-Daigo e contro lo shogunato Kamakura, sostenendo Nitta Yoshisada nell'espugnare Kamakura e ponendo così fine allo shogunato e al governo degli Hōjō; durante l'assedio, nel 1333, Hōjō Takatoki, l'ultimo shikken si suicidò con la sua famiglia, mentre la città di Kamakura veniva incendiata.
In seguito una famiglia di samurai, imparentati con loro per via femminile, assunse il loro cognome divenendo un nuovo clan Hōjō (ovvero Go-Hōjō), detti anche Odawara Hōjō.

Albero genealogico

Tokiie, discendente da Koretoki, del clan Taira
Tokimasa (+ 1215), primo Shikken, ovvero reggente [1203-1205]
Yoshitoki, reggente [1205-1224]
Yasutoki, reggente [1224-1242]
Tokiuji
Tsunetoki, reggente [1242-1246]
Tokiyori (+ 1262), reggente [1246-1256]
Tokimune, reggente [1268-1284]
Sadatoki (+ 1311), reggente [1284-1301]
Takatoki (+ 1333), ultimo reggente [1311-1333]
Munemasa
Morotoki, reggente [1301-1311]
Masako = Minamoto no Yoritomo (1147–1199), capo del clan Minamoto e shogun

Membri influenti del clan

  • Hōjō Masako
  • Hōjō Sanetoki
  • Hōjō Takatoki

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lunedì 14 maggio 2018

Bakufu

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Il termine Bakufu (幕府) veniva usato in Giappone per indicare il governo militare dello shōgun; è quindi sinonimo di shōgunato e significa letteralmente "governo della tenda", in omaggio alle tende in cui vivevano i militari durante le campagne militari.
La parola fu importata dalla Cina, dove indicava il Quartier Generale della Guardia Imperiale della dinastia Táng. In effetti, agli inizi del suo uso, intorno al X secolo, il termine fu utilizzato per indicare non lo shōgunato, ma la residenza dei comandanti della Guardia Imperiale Giapponese. Il termine fu poi applicato da Minamoto no Yoritomo al suo palazzo di Kamakura, e poi venne infine a significare il governo militare stesso.
I tre bakufu della storia giapponese sono:
  • Kamakura Bakufu (鎌倉幕府), noto come Shogunato Kamakura (1192-1333);
  • Muromachi Bakufu (室町幕府), noto come Shogunato Ashikaga (1336-1573);
  • Edo Bakufu (江戸幕府), noto come Shogunato Tokugawa (1603-1867)
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domenica 13 maggio 2018

Katanuki


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Katanuki (カタヌキ oo 型抜き), let. taglio del cubetto in italiano, è una festività giapponese in cui un cubetto zuccherato realizzato con farina di grano, zucchero e amido è scolpito con un aghetto o coltellino per dargli la forma di un animale o di un petalo di ciliegio () o altro. Chi meglio scolpisce una figura, tra i partecipanti, riceve un premio.

Visione

Il nome ufficiale del katanuki è katanukigashi (型抜き菓子), let. caramella cubettosa, ma è comunemente abbreviato in katanuki (カタヌキ) o ancor più semplicemente nuki (ヌキ). Sebbene sia detta caramella cubettosa, non la si può mangiare. Il materiale grezzo è ingrediente alimentare, ma non è buono da mangiare, offre pochissimi nutrienti ed è anche rischioso per la salute - si rischia di strozzarsi.
Katanuki un tempo indicava i beni portati dai tekiya (venditori ambulanti) negli ennichi (giorni di celebrazione Shinto auspiciosi), sebbene oggigiorno questa pratica sia meno comune. In tempi remoti, indicava una mostra di quadri storici (駄菓子屋).
Le statuine ricavate dai cubetti sono vendute in pasticcerie e negozi di dolcumi, ma raramente.

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sabato 12 maggio 2018

Stretching

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Stretching è un termine della lingua inglese (che significa allungamento, stiramento) usato nella pratica sportiva per indicare un insieme di esercizi finalizzati - sia come complemento ad altri sport che come attività fisica autonoma - al miglioramento muscolare.
Gli esercizi di stretching coinvolgono muscoli, tendini, ossa e articolazioni ed in gran parte consistono in movimenti di allungamento muscolare.
Sebbene molto diffuso, anche come pratica fai-da-te, lo stretching è considerato controverso: benefici e l'utilità sono molto dibattuti e perfino negati da alcuni esperti e studiosi di medicina sportiva, mentre la sua pratica è potenzialmente dannosa se non praticata in maniera corretta e costante.

Fisiologia dello stretching

I muscoli compiono la loro azione principalmente in due modi opposti: contraendosi e rilassandosi. Un muscolo adeguatamente stimolato si contrae, appena viene interrotta la stimolazione si rilascia. In relazione alla loro funzione quasi tutti i muscoli hanno una controparte complementare:
  • estensori e flessori
  • adduttori e abduttori
  • intrarotatori ed extrarotatori
Quando un flessore (ad esempio il bicipite brachiale) si contrae, il corrispondente estensore (il tricipite brachiale) si rilascia, e viceversa. A volte è vero, ma altre no.
Quando un muscolo raggiunge in un tempo troppo ridotto il massimo allungamento, reagisce con un meccanismo di difesa detto riflesso miotatico, che consiste in una contrazione muscolare non volontaria attuata al fine di proteggere il tessuto muscolare e connettivo da eventuali danni. Tanto più veloce sarà l'allungamento, tanto più intensa sarà la risposta del riflesso miotatico. Alla contrazione di un muscolo agonista, per effetto del fenomeno dell'innervazione reciproca o legge di Sherrington, corrisponderà un rilasciamento del suo antagonista e viceversa.

Tipi di stretching

A seconda della dinamica utilizzata si possono definire diverse tipologie di stretching:

Stretching balistico

È una tecnica di allungamento muscolare obsoleta, molto utilizzata negli anni '70 e '80 che consiste nel fare oscillare ripetutamente e in maniera incontrollata gli arti o il busto nel tentativo di forzare l'allungamento muscolare oltre il suo normale raggio di movimento. Questo movimento oscillatorio è del tutto controproducente in quanto attiva in maniera molto forte il riflesso miotatico, che nei casi più accentuati può portare a strappi e stiramenti.

Stretching dinamico

Questa tecnica assomiglia allo stretching balistico, ma differisce da essa nella modalità di esecuzione degli esercizi. Il concetto è sempre quello di far oscillare gli arti o il busto, ma in maniera controllata e lenta, quindi senza ricorrere a slanci e scatti come avviene diversamente invece nello stretching balistico.
Il movimento consiste nello slanciare in una determinata direzione gli arti in maniera controllata e lenta arrivando a sfruttare gradatamente tutta l'ampiezza concessa dall'articolazione, evitando l'effetto rimbalzo o il molleggio che causano l'attivazione del riflesso miotatico portando il muscolo a reagire contraendosi anziché distendersi.

Stretching statico passivo

Consiste nell'assumere una posizione ben precisa e mantenerla rilassando il muscolo interessato per un certo tempo, in genere dai 20 ai 30 secondi, mediante il supporto di un partner, senza quindi la contrazione dei muscoli agonisti (complementari a quelli che si distendono).

Stretching statico attivo

Consiste nell'assumere e mantenere una posizione rilassando il muscolo interessato per un tempo di 20-30 secondi senza l'aiuto di un partner.
Questo tipo di allungamento prevede due fasi:
  • fase di pre-allungamento si assume la postura lentamente, inspirando prima del movimento ed espirando durante il movimento per assumere la postura voluta. Raggiunta la posizione, si mantiene per una durata massima di 10 secondi senza raggiungere l'allungamento massimo del muscolo interessato
  • fase di sviluppo - si porta il muscolo interessato al massimo allungamento, senza oltrepassare la soglia del dolore, inspirando prima del movimento ed espirando durante il movimento. Assunta la posizione di massima estensione si mantiene per un massimo di 20 secondi.

Stretching isometrico

  • PNF - Proprioceptive Neuromuscolar Facilitation
Ovvero "facilitazione propriocettiva neuromuscolare". Questo sistema è composto da quattro fasi:
  1. Massimo allungamento graduale e lento del muscolo
  2. Contrazione isometrica per circa 15 - 20 secondi (in posizione di allungamento)
  3. Rilassamento di circa 5 secondi
  4. Ulteriore allungamento del muscolo contratto precedentemente per almeno 30 secondi
  • CRAC - Contract Relax Agonist Contract
Cioè "contrazione, rilassamento e contrazione dei muscoli antagonisti". Si differenzia dal PNF nella fase finale dell'allungamento. Prevede la contrazione dei muscoli antagonisti a quelli che si stanno allungando. In questo metodo si sfrutta il fenomeno della inibizione reciproca, che facilita il rilassamento del muscolo agonista.
  • CRS - Contract Relax Stretch
Cioè "contrazione, rilassamento e stretching". Questo sistema è basato su una contrazione isometrica del muscolo 10 - 15 secondi, seguita da un rilassamento di 5 secondi e un successivo allungamento.

Effetti dello stretching

In generale lo stretching (escludendo il tipo balistico) riduce la tensione muscolare, migliora la coordinazione e la propriocezione (cioè la presa di coscienza del proprio corpo), previene traumi muscolari e tendinei, e migliora l'escursione articolare.
Tuttavia, l'allenamento a mantenere un allungamento per lunghi periodi genera una assuefazione del fuso del muscolo, riducendo il segnale che genera il riflesso dell'allungamento. Riducendo la soglia del riflesso miotatico vi è la potenziale possibilità di favorire certi tipi di traumi, specialmente se si effettua lo stretching prima di una gara.
Secondo uno studio dell'esercito statunitense gli sportivi molto flessibili e quelli scarsamente flessibili hanno una probabilità più che doppia di incorrere in infortuni rispetto a chi ha una flessibilità nella media.
Dunque è ragionevole suggerire una moderazione nelle attività di allungamento, ed un controllo del programma di allenamento da parte di personale qualificato.
Per poter allenare correttamente la flessibilità è necessario sviluppare parallelamente FORZA e FLESSIBILITÀ. L'allenamento alla Forza finalizzato allo sviluppo di una buona flessibilità è realizzato mediante gli esercizi "dinamici di forza" che consistono in alte ripetizioni e bassi carichi di movimenti effettuati dal distretto muscolare che si vuole allenare con lo stretching e vanno sempre eseguiti al massimo grado di apertura concesso da ogni singola articolazione e in modo lento. Questo tipo di preparazione è necessaria per aumentare la resistenza muscolare e la forza del tessuto connettivo associato al muscolo diminuendo i rischi di sovrallenamento ed eventuali microlesioni che potrebbero derivare da un avventato utilizzo di esercizi di allungamento. Inoltre è importante, se non fondamentale, tener presente che per ottenere i migliori risultati da un allenamento di stretching è indispensabile rispettare una corretta sequenza negli esercizi; La sequenza che produce il miglior effetto allenante è:
  1. Esercizi di stretching DINAMICO;
  2. Esercizi DINAMICI DI FORZA (bassi carichi/alte ripetizioni);
  3. Esercizi di stretching PNF ISOMETRICO;
  4. Esercizi di stretching RILASSATO;

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venerdì 11 maggio 2018

Gran maestro dell'Ordine teutonico

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Col titolo di gran maestro si definiscono i supremi comandanti dell'Ordine teutonico. Il titolo è equivalente a quello di qualsiasi altro gran maestro di ordine dinastico o militare o di superiore generale. Hochmeister, letteralmente "alto maestro", è utilizzato solo in riferimento all'Ordine teutonico, mentre Großmeister ("gran maestro") usato generalmente per tutti gli altri ordini.
Una versione del titolo in tardo latino fu Magister Hospitalis Sancte Marie Alemannorum Jerosolimitani. Dal 1216, venne utilizzato comunemente il titolo completo di Magister Hospitalis Domus Sancte Marie Theutonicorum Jerosolimitani ("maestro dell'ordine ospitaliero di Santa Maria dei Germani di Gerusalemme").

Storia

Sin dal Medioevo, il passaggio del titolo fu estremamente efficiente. Dalla morte di un gran maestro, il vice maestro convoca il consiglio generale per l'elezione del successore. Il capitolo generale è composto da dodici persone: sette cavalieri, quattro sergenti e un sacerdote. Una volta scelto il candidato a maggioranza, anche la minoranza deve prestargli fede. L'elezione si conclude solitamente tre mesi dopo la morte del gran maestro.
I candidati devono dimostrare di avere spiccate doti d'amministrazione e vengono scelti per i propri meriti, non per il lignaggio. Questa clausola venne revocata solo dall'elezione dei duchi Federico di Sassonia e Alberto di Brandeburgo-Ansbach, membri delle potenti casate dei Wettin e degli Hohenzollern.
Quando l'Ordine teutonico aveva sede ad Acri in Terra Santa, i gran maestri risiedevano principalmente alla corte papale o a quella imperiale. Il potere dei gran maestri aumentò notevolmente nel corso del XIII secolo quando venne conquistata la Prussia orientale, durante le crociate del Nord, portando alla creazione di uno stato monastico, che perdurò sino al 1525. Dopo che la capitale dell'ordine venne trasferita da Venezia al castello di Malbork (Marienburg) nel 1309, il potere del gran maestro era al suo apice. Essi ottrennero infine il controllo dell'intera regione della Prussia, che li pose come supremi comandanti delle forze tedesche prussiane. Il gran maestro aveva inoltre il ruolo di castellano di Marienburg ed era il tesoriere dell'ordine. Egli era inoltre membro della Lega anseatica, che gli accreditava i benefici di questa associazione.
Il gran maestro Alberto di Brandeburgo-Ansbach si convertì al luteranesimo e fece ritorno a Ordenstaat nel secolare e luterano ducato di Prussia, nel 1525. L'ordine sopravvisse ad ogni modo in Germania e nella provincia autonoma della Livonia. Per limitare i loro possessi in altre aree della Germania, i titoli di Hochmeister e Deutschmeister vennero uniti durante il regno di Walter von Cronberg, che venne nominato dall'imperatore Carlo V. Questo doppio titolo perdurò sino al 1923. Per secoli il reggimento dei "Cacciatori di Vienna" (Jägerregiment Wien) dell'esercito austriaco venne conosciuto con il nome di "Hoch- und Deutschmeister Regiment".
L'Ordine teutonico, ancora oggi esistente, è guidato ancora da un gran maestro (attualmente da Bruno Platter) ed è oggi un ordine del clero della Chiesa cattolica romana.

Elenco dei gran maestri dell'Ordine teutonico

Capi del primo ordine (1190-1198)

L'Ordine teutonico aveva la gestione di un ospedale in Terra Santa:
  • 1190 Maestro Sibrando
  • 1192 Gerhard
  • 1193-1194 Heinrich, priore
  • 1195-1196 Ulrich
  • 1196 Heinrich, precettore (identificabile probabilmente con Heinrich Walpot von Bassenheim)

Gran maestri dell'ordine (1198-1525)

L'Ordine teutonico venne classificato come ordine spirituale.
  • 1198–1200 Heinrich Walpot von Bassenheim
  • 1200–1208 Otto von Kerpen
  • 1208–1209 Heinrich von Tunna
  • 1209–1239 Hermann von Salza
  • 1239–1240 Corrado di Turingia
  • 1240–1244 Gerhard von Malberg
  • 1244–1249 Heinrich von Hohenlohe
  • 1249–1252 Günther von Wüllersleben
  • 1252–1256 Poppo von Osterna
  • 1256–1273 Anno von Sangershausen
  • 1273–1282 Hartmann von Heldrungen
  • 1282 o 1283–1290 Burchard von Schwanden
  • 1290–1297 Konrad von Feuchtwangen
  • 1297–1303 Gottfried von Hohenlohe
  • 1303–1311 Siegfried von Feuchtwangen
  • 1311–1324 Karl von Trier
  • 1324–1330 Werner von Orseln
  • 1331–1335 Luther von Braunschweig (Lotario)
  • 1335–1341 Dietrich von Altenburg
  • 1342–1345 Ludolf König
  • 1345–1351 Heinrich Dusemer
  • 1351–1382 Winrich von Kniprode
  • 1382–1390 Konrad Zöllner von Rothenstein
  • 1391–1393 Konrad von Wallenrode
  • 1393–1407 Konrad von Jungingen
  • 1407–1410 Ulrich von Jungingen
  • 1410–1413 Heinrich von Plauen
  • 1414–1422 Michael Küchmeister von Sternberg
  • 1422–1441 Paul von Rusdorf
  • 1441–1449 Konrad von Erlichshausen
  • 1449 o 1450–1467 Ludwig von Erlichshausen
  • 1467–1470 Heinrich Reuß von Plauen
  • 1470–1477 Heinrich Reffle von Richtenberg
  • 1477–1489 Martin Truchseß von Wetzhausen
  • 1489–1497 Johann von Tiefen
  • 1497–1510 Federico di Sassonia
  • 1510–1525 Alberto di Brandeburgo-Ansbach

Hoch - und Deutschmeister (1530-1929)

  • 1527–1543 Walter von Cronberg
  • 1543–1566 Wolfgang Schutzbar
  • 1566–1572 Georg Hundt von Weckheim
  • 1572–1590 Heinrich von Bobenhausen
  • 1590–1618 Massimiliano d'Austria
  • 1619–1624 Carlo I d'Austria
  • 1625–1627 Johann Eustach von Westernach
  • 1627–1641 Johann Kaspar von Stadion
  • 1641–1662 Leopoldo Guglielmo d'Austria
  • 1662–1664 Carlo Giuseppe d'Austria
  • 1664–1684 Johann Caspar von Ampringen
  • 1685–1694 Luigi Antonio del Palatinato-Neuburg
  • 1694–1732 Francesco Luigi del Palatinato-Neuburg
  • 1732–1761 Clemente Augusto di Baviera
  • 1761–1780 Carlo Alessandro di Lorena
  • 1780–1801 Massimiliano d'Asburgo-Lorena
  • 1801–1804 Carlo d'Asburgo-Teschen
  • 1804–1835 Antonio Vittorio d'Asburgo-Lorena (l'incarico divenne appannaggio ereditario della casa imperiale austriaca)
  • 1835–1863 Massimiliano d'Asburgo-Este
  • 1863–1894 Guglielmo Francesco d'Austria
  • 1894–1923 Eugenio Ferdinando Pio d'Asburgo-Teschen (fine dello status ereditario della carica)
  • 1923–1933 Norbert Klein

1929 - oggi

L'Ordine Teutonico diviene un ordine della Santa Sede
  • 1923–1933 Norbert Klein
  • 1933–1936 Paul Heider
  • 1936–1948 Robert Schälzky
  • 1948–1970 Marian Tumler
  • 1970–1988 Ildefons Pauler
  • 1988–2000 Arnold Othmar Wieland
  • 2000–oggi Bruno Platter
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giovedì 10 maggio 2018

Gedo

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Keiji Takayama (高山 圭司 Takayama Keiji; Musashimurayama, 20 febbraio 1969) è un wrestler giapponese.
Conosciuto soprattutto con il ring name di Gedo (外道 Gedō), è noto principalmente come wrestler di coppia, in particolare per le numerose partecipazioni al World Class Tag Team a fianco di Jado.

Carriera

Gedo compie il suo debutto per la New Japan Pro Wrestling (NJPW) il 19 marzo 1989 durante il Takeshi Puroresu Gundan (TPG), parodia giapponese dell'era Rock 'n Wrestling della World Wrestling Federation. Il suo primo avversario è Magic Monkey Wakita, più tardi divenuto noto come Super Delfin. Al termine del TPG, Jedo lascia la NPJW insieme a Makita ed al collega Jado: proprio con quest'ultimo avrebbe più tardi formato il World Class Tag Team, tra le principali coppie giapponesi degli anni novanta e duemila.
I due firmano più tardi per la Universal Wrestling Association in Messico con i nomi di Punish (Jado) e Crush (Gedo), sconfiggendo Silver King ed El Texano per i titoli intercontinentali di coppia UWA/UWF l'8 novembre 1991. Nel corso del 1992 conquistano nuovamente le cinture in altre due occasioni. Il 1994 vede i due passare alla Wrestle Association R (WAR), dove si confermano nuovamente tra i migliori tag team del momento e vincono i titoli di coppia a sei uomini a fianco di "Kodo" Fuyuki il 6 giugno, in un match contro Genichiro Tenryu, Animal Hamaguchi e Koki Kitahara. Tra il 1994 ed il 1996 Gedo riuscirà ad aggiudicarsi tale cintura altre quattro volte.
Oltre a distinguersi come wrestler di successo a livello di tag team, nei primi anni novanta Gedo riesce a ritagliarsi uno spazio anche da singolo nella divisione dei pesi massimileggeri. Nel 1994 raggiunge la semifinale della Super J-Cup prima di essere superato da Wild Pegasus. Vi partecipa nuovamente l'anno seguente, raggiungendo questa volta la finalissima che lo vede però battuto da Jushin Thunder Liger. Conquista il suo primo campionato da singolo il 26 marzo 1995 quando sconfigge Lionheart per il titolo internazionale WAR dei massimileggeri. Dopo un breve regno, più tardi riconquista la cintura grazie ad un successo su Último Dragón.
Con il declino della WAR Gedo e Jado scelgono di trasferirsi altrove. La loro scelta ricade quindi sulla Frontier Martial-Arts Wrestling, tra le principali federazioni indipendenti nipponiche, dove il 21 marzo 1997 assieme a Kodo Fuyuki conquistano le cinture FMW World Street Fight a sei uomini imponendosi sugli Headhunters e Hisakatsu Oya. Lo stesso anno Gedo ha l'opportunità di viaggiare in Nord America per la tournée WCW Halloween Havoc, dove si misura con Chris Jericho[8] e il 31 agosto vince il titolo nordamericano CRMW dei mediomassimi contro Ricky Fuji. Nel corso di questa tappa estiva Mike Tenay, dopo aver conosciuto personalmente l'asiatico, definirà Gedo il "Dusty Rhodes del Giappone", sottolineando tra l'altro la sua passione per lo stile di wrestling statunitense degli anni settanta.
La prossima importante tappa della carriera del giapponese arriva il 13 giugno 1999, non più a fianco dell'inseparabile Jado ma di Koji Nakagawa: in tale occasione la coppia sconfigge Masato Tanaka e Tetsuhiro Kuroda per i titoli di coppia FMW Brass Knuckles. Gedo abbandona la FMW nel 2001 insieme ai vari Masato Tanaka, Jado, Hideki Hosaka e Kaori Nakayama, con i quali forma un gruppo di freelancer. Successivamente Gedo e Jado fanno il proprio ritorno alla New Japan, dove il 20 luglio 2001 vincono i titoli di coppia IWGP dei massimileggeri ai danni di Jushin Thunder Liger ed El Samurai. Intraprende quindi un'accesa rivalità con Liger, dopo essere riuscito a smarcherarlo con l'aiuto di Jado. I due vinceranno nuovamente le cinture di coppia dei massimileggeri nel 2003 dopo aver sconfitto Liger e Samurai.
Nel 2007 riceve un'offerta dalla World Wrestling Entertainment (WWE), poi rifiutata per differenze di visione in quanto la compagnia gli aveva chiesto di interpretare uno stereotipo di personaggio giapponese.
Il 13 novembre 2010 Gedo e Jado tornano alla vetta della categoria di coppia sconfiggendo i membri del Chaos Davey Richards e Rocky Romero nella finale del torneo Super J Tag League 2010. Dopo tale importante traguardo ricevono un'opportunità titolata per le corone di coppia IWG dei massimileggeri, venendo però sconfitti dai campioni in carica Golden☆Lovers (Kenny Omega e Kota Ibushi) il 26 dicembre seguente. Con l'avanzare dell'età Gedo e Jado inizieranno a limitare le proprie presenze sul ring, preferendo dedicarsi all'attività di booker dietro le quinte. Ciò nonostante Gedo non si leva completamente dalle scene, facendo da manager per il promettente Kazuchika Okada. Il 5 luglio 2013 torna a competere da singolo quando viene sconfitto da Prince Devitt in un match valevole una title shot al titolo IWGP dei massimileggeri, detenuto proprio da Okada. Il 1º novembre torna a far coppia con Jado in occasione di una sconfitta contro i campioni in carica Suzuki-gun (Taichi e Taka Michinoku), per i campionati di coppia IWG dei massimileggeri.
Agli inizi del 2015 viene scelto come booker principale della New Japan Pro Wrestling, mentre Jado sceglie di far carriera alla Pro Wrestling Noah sempre in qualità di consulente. Il 12 giugno 2016 si riuniscono per sfidare senza successo Atsushi Kotoge e Daisuke Harada per le cinture di coppia GHC dei massimileggeri, in un three-way match che vede coinvolti anche Taichi e Taka Michinoku.[17] L'8 ottobre sconfiggono i nuovi campioni Kotoge e Harada, contro i quali perderanno le cinture il 24 dicembre in una rivincita.



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mercoledì 9 maggio 2018

Shōbōgenzō

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Shōbōgenzō (正法限蔵), La Custodia della Visione del Vero Dharma (o Il Tesoro dell'Occhio del Vero Dharma, secondo un'altra possibile traduzione) è il titolo dell'opera maggiore di Eihei Dōgen (1200-1253) monaco buddista giapponese, una delle figure spirituali più significative dell'Estremo Oriente cui si rifà idealmente il Sōtō Zen, una delle scuole del buddismo zen giapponese.
Esistono diverse redazioni dell'opera che, secondo le intenzioni dell'autore, avrebbe dovuto essere composta di cento sezioni o libri: ne restano oggi numerose edizioni più o meno inclusive, che vanno dalle dodici sezioni (le ultime in ordine di tempo redatte dall'autore) alla più ampia, composta da novantacinque libri.
Il titolo scelto da Dōgen non è originale ma è ripreso da altre opere della Cina del periodo Song (960-1279) e richiama l'Occhio del Vero Dharma, ovvero la visione di Buddha, il risvegliato, colui che apre gli occhi alla realtà autentica (dharma).

Il contenuto dell'opera

È evidente dunque l'intenzione di chi utilizza questo titolo, e dunque anche di Dōgen, di scrivere una summa del vero insegnamento buddista. Ogni sezione parte da un particolare punto di osservazione della realtà, solitamente usando come traccia espressioni di antichi sūtra indiani e cinesi o espressioni caratteristiche di famosi monaci e maestri del passato.
Gli argomenti trattati vanno dal tempo alla vita e morte, dalla pratica religiosa al funzionamento intrinseco della realtà, dalla natura alla legge di causa effetto, ognuno analizzato, scrutato ed esposto con un rigore logico che è insieme caratteristico e peculiare dell'Autore e fonte di ispirazione non solo per chi segue esplicitamente la Via buddista ma anche per pensatori e filosofi delle più varie formazioni.

Approfondimenti

Gli studi sullo Shōbōgenzō conoscono una particolare fioritura a partire dal XVIII secolo e soprattutto dopo l'apertura del Giappone all'influenza occidentale anche sul piano filologico e metodologico. Oggi molti sono gli studi e gli approfondimenti dello Shōbōgenzō in Giappone, negli Stati Uniti d'America e in Europa, sia a livello accademico filosofico sia a livello della riflessione religiosa.
Il maestro zen Gudo Nishijima roshi, avendone iniziato lo studio con Sawaki Kōdō, ha sviluppato una esegesi quadropartita nella quale osserva il Dogen esporre l'aspetto ideologico, poi materiale, in terza posizione nel modo dell'azione ed infine poetico, per poter rappresentare l'ineffabilità della realtà. La sua versione dell'opera è oramai disponibile in giapponese moderno, in inglese, in tedesco ed in spagnolo, queste ultime ad opera dei suoi allievi occidentali.

Struttura dell'opera

Lo Shobogenzo esiste in parecchie versioni, le tre principali sono l'edizione in 12 capitoli, l'edizione in 75 capitoli e l'edizione in 95 capitoli. Le prime due sono edizioni antichissime che non furono mai stampate, ma furono tramandate attraverso copie manuali. L'edizione in 95 capitoli include tutti i capitoli delle altre due edizioni con una eccezione: il capitolo intitolato Ippyaku Hachi Homyo Mon. Questa edizione, essendo la più completa, fu pubblicata nell'era di Genroku (1688- 1704) e fu stampata su tavole di legno nel 1816. Ciò ebbe per effetto di fissarne i contenuti a quello stadio, e fu questa edizione che divenne la versione studiata in Giappone a partire da questo momento sino alla Seconda Guerra Mondiale. Dopo la guerra, certi giovani studiosi dell'epoca stabilirono che l'edizione in 75 capitoli fosse quella più genuina, poiché stesa dallo stesso Maestro Dogen. Scoprirono una vecchia copia che constava di 75 capitoli, che stabilirono fossero stati scritti dalla stessa mano di Dogen Zenji. Una successiva analisi sulla scrittura del testo fece nascere dubbi su questa pretesa, che ancora oggi attende di venir confermata.



Titoli dei capitoli
  1. GENJOKOAN: La realizzazione del Risveglio.
  2. MAKAHANNYAHARAMITSU: La realizzazione della Grande Saggezza del Buddha.
  3. BUSSHO: La natura-di-Buddha.
  4. SHINJINGAKUDO: Studiare con corpo-e-mente.
  5. SOKUSHINZEBUTSU: La nostra mente è Buddha.
  6. GYOBUTSU IIGI: Il corretto contegno del Buddha che agisce.
  7. IKKAMYOJU: Una perla splendente.
  8. SHINFUKATOKU: La mente non può essere afferrata.
  9. KOBUSSHIN: La mente degli eterni Buddha.
  10. DAIGO: La grande realizzazione.
  11. ZAZENGI: La regola per lo Zazen.
  12. ZAZENSHIN: Indicazioni per lo Zazen.
  13. KAIINZAMMAI: Sagara mudra Samadhi.
  14. KUGE: Il fiore di vacuità.
  15. KOMYO: Luce infinita.
  16. GYOJI: La prassi assidua (I).
  17. GYOJI: La prassi assidua (II).
  18. IMMO: Quiddità.
  19. KANNON: Il Bodhisattva della compassione.
  20. KOKYO: L'Antico Specchio.
  21. UJI: Esistenza-tempo.
  22. JUKI: Predizione di Buddhità.
  23. ZENKI: La totale attività di vita e morte.
  24. TSUKI: Completa realizzazione.
  25. GABYO: Il dipinto di una torta di riso.
  26. KEISEISANSHOKU: Il suono delle valli, il colore delle montagne.
  27. BUTSUKOJOJI: Il continuo sviluppo di là del Buddha.
  28. MUCHUSETSUMU: Spiegare un sogno dentro un sogno.
  29. RAIHATOKUZUI: Prostrarsi e conseguire il midollo.
  30. SANSUIKYO: Il Sutra di fiumi e montagne.
  31. KANGIN: Leggere i sutra.
  32. SHOAKUMAKUSA: Non commettere cattive azioni.
  33. DEN-E: La trasmissione dell'Abito.
  34. DOTOKU: Parlare della Via.
  35. BUKKYO: L'Insegnamento del Buddha.
  36. JINTSU: Il potere mistico.
  37. ARAKAN: L'Arhat.
  38. SHUNJU: Primavera e autunno.
  39. KATTO: Groviglio spirituale.
  40. SHISHO: Il certificato della successione.
  41. HAKUJUSHI: La quercia.
  42. SANGAI YUISHIN: I tre mondi sono solo mente.
  43. SESSHIN SESSHO: Spiegare la mente, Spiegare la natura.
  44. SHOHOJISSO: La reale forma di tutte le cose.
  45. BUTSUDO: La Via del Buddha.
  46. MITSUGO: Insegnamento segreto.
  47. MUJOSEPPO: Gli esseri insenzienti predicano la Legge.
  48. BUKKYO: I sutra buddhistici.
  49. HOSSHO: La reale natura dei fenomeni.
  50. DHARANI: Formula mistica.
  51. SENMEN: Lavarsi il viso.
  52. MENJU: Trasmissione diretta, viso a viso.
  53. BUSSO: I Buddha e i Patriarchi.
  54. BAIGE: Fiori di pruno.
  55. SENJO: Lavare purificando.
  56. JIPPO: L'intero Universo.
  57. KEMBUTSU: Vedere il Buddha.
  58. HENZAN: Studio diretto sotto un Maestro.
  59. GANZEI: Visione illuminata.
  60. KAJO: La vita quotidiana.
  61. SANJUSHICHIHON-BODAI-BUMPO: Le trentasette condizioni propizie al risveglio.
  62. RYUGIN: Il ruggito del drago.
  63. SOSHISEIRAII: Perché il Primo Patriarca venne da occidente.
  64. HOTSUMUJOSHIN: Lo sviluppo della Mente Suprema.
  65. UDONGE: Il fiore di udumbara.
  66. NYORAIZENSHIN: L'intero corpo del Tathagata.
  67. ZANMAI O ZANMAI: Il re di tutti i samadhi.
  68. TEMBORIN: Il girare della ruota della Legge.
  69. DAISHUGYO: La grande prassi della Via.
  70. JISHOZAMMAI: Il samadhi del risvegliarsi da sé.
  71. KOKU: Vacuità universale.
  72. HOU: La ciotola per le elemosine.
  73. ANGO: Il periodo di addestramento.
  74. TASHINTSU: Leggere la mente degli altri.
  75. OSAKUSENDABA: La richiesta del Maestro.
  76. SHUKKE: La rinuncia al mondo.
  77. SHUKKE KUDOKU: La virtù della rinuncia al mondo.
  78. JUKAI: Prendere i precetti.
  79. KESA KUDOKU: Il merito dell'indossare il kesa.
  80. HOTSU BODAI-SHIN: Risvegliare la Mente che cerca il Buddha.
  81. KUYOSHOBUTSU: Venerare i Buddha.
  82. KIE BUPPOSO-BO: Prendere rifugio nei Tre Tesori.
  83. JINSHIN INGA: Profonda fiducia nella causalità.
  84. SANJI GO: I tre momenti della retribuzione karmica.
  85. SHIME: I quattro cavalli.
  86. SHIZENBIKU: Un monaco al quarto dhyana.
  87. IPPYAKU-HACHI HOMYO-MON: Le cento e otto porte del Risveglio.
  88. HACHIDAI-NINGAKU: Gli otto grandi mezzi al Risveglio.
  89. BENDOWA: Una storia sulla prassi.
  90. BODAISATTA SHISHOBO: Le quattro azioni benefiche del Bodhisattva.
  91. HOKKE TEN HOKKE: Solo un vero fiore mostra il suo vero volto.
  92. SHOJI: Vita e morte.
  93. YUIBUTSU YOBUTSU: Soltanto i Buddha, assieme ai Buddha.

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martedì 8 maggio 2018

Tanden

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Tanden 丹田 (in cinese: Dāntian 丹田; in coreano: 단전 DanJeon 丹田; in tailandese Dantian ตันเถียน) è un termine sinogiapponese che ricorre spesso nelle arti marziali giapponesi e particolarmente nella disciplina dell'Aikidō.
Esistono tre sedi naturali in cui si localizza il
Ki e nella lingua giapponese esse sono denominate "tanden" 丹田. Queste non sono però delle vere e proprie sedi fisiche, materiali, corporee, ma sono dei punti virtuali dove viene localizzata la cosiddetta presenza mentale del praticante. Il Ki è l'energia vitale che percorre questi i centri vitali, li rende funzionali e capaci di svolgere il loro compito essenziale per il mantenimento in vita dell'essere umano. Nelle arti marziali orientali esistono tecniche particolari che sono in grado di provocare il collasso di questi centri vitali, agendo sul normale fluire del Ki e le sue interazioni fra i tanden: sono i cosiddetti colpi mortali, i quali sono portati in punti del corpo umano non necessariamente corrispondenti alle localizzazioni dei tre tanden, in quanto in questi casi si sfrutta l'effetto reflessologico esistente nell'interazione fra le parti del corpo umano con i vari centri vitali con cui la parte stessa interagisce nell'espletare le proprie funzioni vitali.
Nella disciplina dell'Aikidō i tre centri vitali presi in considerazione corrispondono ad altrettanti centri già utilizzati nella disciplina dello yoga, denominati bandha (
बन्ध in sanscrito)
Si riscontrano tre centri vitali: viscerale, mediano, superiore.

Il centro viscerale

Il Seika tanden 臍下丹田 anche denominato kikai tanden 気海丹田: è la sede viscerale, localizzata attraverso la presenza mentale del praticante nel cosiddetto "seika no itten", un punto psicofisico immateriale a circa 4 centimetri sotto dell'ombelico. In questa sede avvengono le interazioni con le energie basali che provengono all'uomo direttamente dalle forze vitali più profonde della natura collegate con il senso della vita e della morte. Il seika tanden 気海丹田 è intimamente correlato a ciò che i giapponesi identificano più in generale con il termine hara , cioè la postura dell'uomo intesa come atteggiamento fisico del corpo in correlazione con l'atteggiamento e la disposizione d'animo e l'espressione della qualità della vita interiore di una persona. Dal punto di vista della capacità di movimento dinamico del corpo nelle arti marziali giapponesi, hara ed in particolare seika no itten, costituiscono la sede psicofisica della presenza mentale del praticante, il quale porta in questa sede il centro della propria stabilità psicofisica e della generazione dei propri movimenti corporei. Questo è il centro vitale dell'Uomo anche secondo il Buddhismo Zen . Questo centro vitale localizzato alla base della hara , compendia quelle funzionalità che nella tradizione induista sono attribuite ai due chakra inferiori: il Muladhara ed il Svadhishthana chakra.

Il centro mediano

Il Chudan tanden 中段丹田 è la sede mediana localizzata attraverso la presenza mentale del praticante in corrispondenza del torace all'altezza del cuore. Secondo la tradizione orientale questa è la sede relazionale dell'uomo: per quanto riguarda la vita interiore questo centro vitale pone in relazione il centro inferiore del kikai tanden con il centro vitale superiore del jodan tanden, mentre per quanto concerne la vita di relazione con l'esterno esso pone in relazione il sentire dell'uomo con l'ambiente e gli altri esseri a lui circostanti. Questo centro vitale ha le funzionalità corrispondenti a quelle che nella tradizione induista sono attribuite ai due chakra mediani denominati Manipura ed Anahata chakra.

Il centro superiore

Il Jodan tanden 上段丹田 è la sede superiore dei centri vitali dell'uomo, che il praticante localizza attraverso la presenza mentale in corrispondenza del punto situato fra le sopraccìglia degli occhi e che si avvale delle funzionalità corrispondenti a quelle che nella tradizione induista sono attribuite i tre chakra superiori: il Vishuddha, l'Ajna ed il Sahasrara chakra.


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lunedì 7 maggio 2018

Confucianesimo coreano

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Il confucianesimo coreano è la forma di confucianesimo sviluppata in Corea. Una delle più sostanziali influenze nella storia intellettuale coreana fu infatti l'introduzione del pensiero confuciano come parte dello scambio culturale dalla Cina. Oggi il lascito del confucianesimo rimane una parte fondamentale della società coreana, plasmando il sistema morale, il modo di vita, le relazioni sociali tra vecchi e giovani, la cultura elevata, ed è la base di gran parte del sistema legale. Il confucianesimo in Corea è a volte considerato un modo pragmatico di tenere insieme una nazione senza le guerre civili ed il dissenso interno che era stato ereditato dalla dinastia Goryeo e ancora prima.

Il confucianesimo nel periodo dei Tre Regni

A causa della sua collocazione geografica, la Corea è stata a lungo influenzata dalla Cina, il grande vicino dell'ovest. L'influenza del buddhismo nel sistema educativo, morale e politico coreano fu la prima grande importazione intellettuale; il confucianesimo arrivò dalla Cina in Corea nel periodo dei Tre Regni insieme all'insegnamento buddhista. Il Regno di Goguryeo introdusse la cultura cinese ed il confucianesimo, ma mantenne inizialmente le proprie usanze e tradizioni. Il Regno di Baekje, d'altro canto, adottò interamente il confucianesimo, che plasmò il sistema amministrativo, la cultura e le arti. Silla fu l'ultimo regno ad accettare lo stile di vita confuciano ai più alti livelli dell'amministrazione.

Il confucianesimo sotto la dinastia Goryeo

Sotto la dinastia Goryeo, il confucianesimo si diffuse in modo particolare nel sistema amministrativo ed educativo, grazie all'opera di due sovrani, Gwangjong e Seongjong. Il primo creò gli esami nazionali del servizio statale, sul modello degli esami imperiali cinesi, favorendo quindi lo sviluppo di una casta di funzionari dell'amministrazione statale fortemente permeati di cultura cinese e confuciana. Re Seongjong fondò nel 992 il Gukjagam, la più alta istituzione educativa della dinastia Goryeo, che divenne a sua volta uno dei più importanti veicoli di trasmissione del pensiero confuciano. Nel 1304, il Gukjagam fu rinominato Seonggyungwan e nel 1367 fu trasferito nel sito di Sungmoon-Gwan durante il regno di re Gongmin, verso la fine della dinastia Goreyo. Il Seonggyungwan era un'accademia con insegnamenti di ispirazione confuciana, volta essenzialmente alla formazione dei futuri funzionari statali, e che avrebbe conosciuto un ulteriore importante sviluppo a partire dalla successiva dinastia Joseon.
In larga misura, alla fine della dinastia Goryeo due figure ebbero un'influenza duratura sullo sviluppo del confucianesimo coreano: Jeong Dojeon (1324–1398) ed il monaco Gihwa (1376–1433), che testimoniarono il grande dibattito che accompagnò la transizione dal buddhismo al neoconfucianesimo. Jeong, nel suo Bulssi japbyeon o "Serie di critiche del buddhismo" riassunse le critiche al buddhismo Seon condotte da Hanyu, dai fratelli Cheng e da Zhu Xi. Gihwa rispose con il suo Hyeonjeongnon o "Esposizione di ciò che è corretto", un'educata difesa del buddhismo, ma al tempo stesso un aggressivo rimprovero ai tentennamenti neo-confuciani tra ideale ed azione. (I testi sono citati alla fine nella sezione dei collegamenti esterni.)

Il neoconfucianesimo sotto la dinastia Joseon

Con il neoconfucianesimo della dinastia Joseon, o seongnihak, vi fu un incoraggiamento ancora maggiore delle idee e degli ideali confuciani come chung o "lealtà", hyo o "pietà filiale", in o "benevolenza", e sin o "fiducia".
Durante la dinastia Joseon, dal 1392 in poi, il confucianesimo costituì il sistema primario di fede tra le classi colte yangban e tra i generali. I Coreani storicamente hanno sempre mostrato un atteggiamento aperto e spontaneo nei confronti delle religioni ed hanno mantenuto una sovrapposizione fra tutte le religioni. Così ad esempio i generali della famiglia Yi frenarono il buddhismo, mantennero lo sciamanesimo nelle aree rurali, ma incoraggiarono l'uso del confucianesimo nell'amministrazione e nella regolamentazione sociale, oltre ad integrare molto rapidamente una società civilizzata sui modelli burocratici cinesi per aumentare il trasferimento culturale dalla Cina.
Furono costruite scuole confuciane coreane, che avevano tutte eruditi insegnanti stranieri, grandi biblioteche, il patrocinio di artigiani ed artisti ed un corso di studi basato su ideali confuciani. Così all'epoca di re Sejong (che governò nel 1418–1450), tutte le branche del sapere erano radicate in questa forma di pensiero, anche se fuori dai principali centri politici si consentiva ancora lo sviluppo di rami del buddhismo coreano come forma di tolleranza verso altri tipi di culto. Gli studi confuciani in Corea comprendevano dalle 13 alle 15 opere principali, con un esteso commento esegetico, che non può essere approfondito in questa sede.
Il confucianesimo nella Corea dei Joseon fiorì molto probabilmente nel XVI secolo, sotto la guida dei due più eminenti studiosi confuciani del paese. Yi Hwang (1501–1570) e Yi I (1536–1584), che sono spesso citati con i loro pseudonimi Toe gye e Yul gok, sono oggi commemorati rispettivamente sulle banconote sudcoreane da 1.000 e 5.000 won e nei nomi delle principali arterie del centro di Seul.
Poiché la dinastia Joseon durò più di cinque secoli, una divisione approssimativa dell'avanzamento del confucianesimo coreano è la seguente:
  • primo secolo: confucianizzazione dell'amministrazione governativa
  • secondo secolo: età d'oro dei filosofi confuciani
  • terzo secolo: sviluppo del sistema patrilineare basato sul potere esercitato dal figlio maggiore
  • quanto secolo: misticismo confuciano e ricerca delle qualità di saggezza nelle classi dominanti
  • quinto secolo: il sistema confuciano crolla dinanzi agli scontri con l'Occidente, al crollo della dinastia Qing e alle invasioni giapponesi; il confucianesimo entra in clandestinità, in attesa di una reviviscenza nel periodo repubblicano del sesto secolo.
A cominciare dalla fine del XVII secolo, alcuni confuciani iniziarono a reagire alla natura metafisica del neoconfucianesimo. Questi studiosi sostennero riforme sociali più concrete, in un movimento noto come Silhak.

Società contemporanea e confucianesimo

Oggi, il panorama delle scuole, dei templi, dei luoghi di culto ancestrale e degli studi confuciani sono stati ridotti ai minimi termini, se non messi da parte come manufatti storici meritevoli solo dell'attenzione di turisti, studiosi o di una distratta conservazione. Tuttavia, i valori confuciani presumibilmente hanno ancora un'immensa influenza sulla psiche del popolo coreano. Inoltre, il confucianesimo non è considerato necessariamente come una religione, permettendo ad uno di essere taoista, cristiano, musulmano, scintoista o buddhista e di professare ancora credenze confuciane.
Forti elementi di pensiero confuciano esistono ancora nelle gerarchie amministrative ed organizzative di tutti i giorni, ma le situazioni ed i servizi che li portarono in essere sono scomparsi. Con la rimozione del confucianesimo dai programmi scolastici e dalla vita quotidiana, il senso della perdita di una parte essenziale della storia coreana condusse, alla fine degli anni 1990, ad una rinascita del confucianesimo. Anche gli studiosi stranieri hanno sviluppato un interesse per il confucianesimo coreano che, dal XIV secolo in poi, si affermò come fattore primario di governo ed indispensabile strumento di controllo e coesione della società al servizio di un'élite appena sorta all'interno della Corea.
Culturalmente, le arti ancora mantengono le principali tradizioni: la ceramica coreana, la cerimonia del tè coreana, i giardini coreani e la disposizione dei fiori coreani seguono tutti i principi e l'estetica confuciani. La calligrafia erudita e la maggior parte della poesia seria continuano ancora questa eredità, anche se in misura molto minore. Nei film, le storie scolastiche di costume e di situazioni comiche ambientate nei contesti scolastici si prestano bene alla satira sul confucianesimo dei primi scritti. La lealtà alla scuola e la devozione agli insegnanti è ancora un genere importante nelle commedie popolari.

Arte confuciana coreana

L'arte confuciana coreana e la filosofia confuciana coreana ebbero grandi e profondi effetti sulla cultura coreana.

Cerimonie confuciane

Le più importanti cerimonie del confucianesimo coreano erano quelle che celebravano l'avvento della maggiore età, il matrimonio, la morte, come anche l'anniversario della morte degli antenati. Non a caso i funerali avevano l'impatto maggiore sulla vita delle persone comuni. Benché il confucianesimo non sia più l'ideologia dominante, la sua influenza sulla società coreana contemporanea non è difficile da individuare.

Il futuro del confucianesimo coreano

I confuciani contemporanei stanno tentando di ricreare istituzioni scolastiche o universitarie di ispirazione confuciana che possano formare una nuova generazione di studiosi. In molte città coreane, inoltre, gli antichi templi confuciani sono in corso di restauro per fini turistici.


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