La mazza chiodata, conosciuta
anche come
stella del mattino
(in inglese
morning star), goedendag
e goupillon
(Holy water sprinkler) è stata
un'arma medievale consistente sostanzialmente in una mazza dotata di
uno o più aculei.
Date le caratteristiche della prima
guerra mondiale, in cui i soldati erano sovente costretti a
combattere in corpo a corpo in spazi ristretti (le trincee), l'arma è
stata ripresa anche durante la Grande Guerra.
La stella del mattino "classica"
viene spesso rappresentata nell'arte medievale. Una di esse è ad
esempio presente come armamento di un cavaliere o di un soldato
nell'arazzo di Cesare del Museo di Storia di Berna, che rappresenta
la battaglia condotta da Giulio Cesare contro il condottiero
germanico Ariovisto.
Esso fa parte di alcuni arazzi tessuti
a Tournai tra il 1465 e il 1470 e presi come bottino di guerra a
Carlo il Temerario dopo una delle sue sconfitte durante la sua guerra
contro gli svizzeri.
Nel poema Le Chevalier Délibéré
scritto da Olivier de la Marche e pubblicato nel 1486, vi è
un'incisione che rappresenta un cavaliere che porta una stella del
mattino piuttosto semplice con aculei montati in modo asimmetrico e
un mazzafrusto a una sola sfera di aculei (quest'ultimo noto come
kettenmorgenstern).
Si pensa che nel medioevo la mazza
chiodata in generale venisse usata per sfondare e disarticolare le
armature dei nemici che poi venivano però "finiti" con le
spade o i pugnali.
Utilizzo nella Grande Guerra
La guerra di trincea che caratterizzò
la prima guerra mondiale, evidenziò l'inadeguatezza e spesso la
mancanza negli eserciti di armi adatte al combattimento corpo a corpo
in spazi ristretti, quali erano le trincee. Inizialmente furono gli
stessi soldati a sopperire a questa mancanza modificando manualmente
pugnali di origine commerciale o baionette catturate al nemico.
Ben
presto però, a tutti gli eserciti impegnati nel conflitto, furono
distribuite armi d'ordinanza per gli assalti corpo a corpo, per lo
più pugnali; e si vide inoltre l'uso di pugni di ferro, nonché,
ovviamente, della mazza ferrata (da entrambi gli schieramenti
tedeschi e austro-ungarici, inglesi e francesi), la quale non veniva
più utilizzata da circa tre secoli.
In quel contesto, data l'assenza di
armature, la mazza ferrata non fu usata alla maniera medievale ma
piuttosto alla stregua di una clava.
Mazze ferrate e propaganda
All'epoca della Grande Guerra ci fu in
Italia una enorme campagna anti austriaca incentrata sull'utilizzo,
raffigurato come barbaro e infame, della mazza ferrata utilizzata per
colpire e uccidere i soldati inermi colpiti dai gas. Ciò avvenne
mediante cartoline, opuscoli, locandine e giornali allo scopo di
"disumanizzare" il nemico, raffigurandolo spietato,
sanguinario e crudele. Nulla di tutto ciò avvenne tra le altre
nazioni di entrambi gli schieramenti, dove l'ampio uso in trincea
delle mazze ferrate le fece considerare per quello che erano, armi
comuni d'assalto e da difesa.
Nella "cella della morte"
della Risiera di San Sabba è stata rinvenuta una mazza ferrata
adoperata per dare il colpo di grazia ai condannati.
Attualmente, la mazza ferrata viene
ancora utilizzata ad esempio nella Giostra del monaco a Ferrara,
unica giostra storica equestre con mazza ferrata, dove cavalieri a
rappresentanza delle città di Este, Ferrara e Grottazzolina, devono
colpire con la mazza ferrata il bersaglio, costituito da tre scudi in
gesso di diversa grandezza, posti a circa tre metri d´altezza su una
speciale "forca".
La
stella del mattino
(morning star in inglese,
Morgenstern in tedesco) era sostanzialmente una mazza dotata di
aculei (o punte) metallici; generalmente con una punta più lunga
all'apice, oltre ad un certo numero di aculei più piccoli tutto
intorno alla testa dell'attrezzo. Veniva utilizzata sia in fanteria
che in cavalleria, nel qual caso, spesso, era provvista di
impugnatura più lunga. La mazza d'armi, arma tradizionale dei
cavalieri, si sviluppò indipendentemente, divenendo un'arma
completamente in metallo con una testa di varie forme, mentre la
stella del mattino conservò i suoi caratteristici aculei, con una
impugnatura generalmente in legno di varie misure (spesso nelle armi
in uso alla fanteria arrivava a misurare anche 1,8 m (6'), allo scopo
di facilitare la presa a due mani). Il suo utilizzo cominciò ad
essere popolare all'inizio del XIV secolo, e il termine viene spesso
applicato erroneamente al mazzafrusto (fléau d'armes in francese e
kriegsflegel in tedesco), che consiste in un manico di legno su cui è
fissata una catena terminante in una o più sfere metalliche o una
barra di legno o metallo, che può avere anche aculei. Il peso della
stella del mattino variava a seconda della lunghezza, del materiale
usato e della grandezza della parte metallica. Poteva essere
impugnata o anche lanciata.
Si pensa spesso che la stella del
mattino fosse un'arma utilizzata dalla semplice milizia contadina, ma
ciò non è corretto. Si distinguono infatti tre tipi dell'arma,
distinti per qualità di lavorazione:
Il primo era di buona manifattura
ed utilizzato dai soldati di professione, prodotto in serie da
esperti artigiani per essere immagazzinato negli arsenali cittadini.
Il secondo, molto più semplice,
veniva prodotto a mano dalle stesse milizie contadine, con legnami
che essi stessi si procuravano (per questo motivo le foreste erano
spesso indicate come "arsenali di Dio") e fornite di punte
e aculei dei locali maniscalchi. L'impugnatura e la testa erano
solitamente ricavate in un solo blocco, e talvolta venivano
rinforzate con fasce metalliche.
Il terzo aveva uno scopo
prettamente decorativo, spesso dotato di impugnatura corta e fatto
interamente in metallo (un esempio del XVI secolo in acciaio, oro e
argento è conservato nella Collezione Wallace di Londra).
Due notevoli esempi del tipo militare
sono conservati nei musei di Vienna, entrambi del XVI secolo. Il
primo misura 2.35 m (7' 9") di lunghezza, incluso l'aculeo
principale che misura 54 cm (21"). La testa è costituita da un
cilindro di legno fissato sull'impugnatura e rinforzato con fasce
metalliche, con cinque punte metalliche disposte in maniera
simmetrica. Il secondo esempio ha una testa metallica di fattura
piuttosto complessa, con aculei a forma di V, montata su una
impugnatura che misura poco meno di due metri di lunghezza. Una barra
di acciaio ritorto connette l'impugnatura alla base dell'aculeo
principale. Esistono anche 183 esemplari a Graz, prodotti in serie e
forniti all'arsenale nel 1685. Sono comparabili per lunghezza agli
esemplari già descritti ed hanno tre file di punte intorno alla
testa. Nel tipo militare l'impugnatura lignea veniva generalmente
rinforzata con fasce di metallo. Altri esemplari di queste armi sono
conservati in Svizzera negli arsenali di Lucerna e Zurigo.
Il
Goedendag
o Plancon era un'arma fiamminga
descritta spesso come simile alla stella del mattino; era un'arma ad
asta che combinava una lancia con una mazza. Il suo nome ha un
significato sarcastico, poiché Goedendag è il termine olandese per
"buona giornata". Fu usata con grande efficacia dalle
truppe fiamminghe contro la Francia durante la Battaglia degli
speroni d'oro, l'11 luglio 1302. Era un'arma di fanteria, formata da
una grossa impugnatura di legno (di lunghezza variabile tra 1,2 e 1,8
m (4 - 6 piedi), che si allarga leggermente verso l'alto, sormontata
da una punta di ferro. Viene rappresentato nei dipinti del cassettone
di Courtrai Chest (che si trova presso il New College di Oxford,
Inghilterra), utilizzato a fianco della lunga picca, detta geldon,
dai fiamminghi contro i cavalieri francesi. Kelly DeVries in Medieval
Military Technology afferma che la punta aveva lo scopo di
disarcionare i cavalieri francesi, mentre la mazza doveva servire per
colpire l'avversario a terra. Fu usata solo per un breve periodo, ed
esclusivamente dalla fanteria fiamminga, prima di essere abbandonata
agli inizi del quindicesimo secolo.
L'holy water sprinkler
(letteralmente aspersore di acqua
santa, per la sua rassomiglianza all'aspergillum utilizzato nella
liturgia cattolica), o
goupillon
in francese, era una stella del
mattino popolare nell'esercito inglese dal sedicesimo secolo e
prodotta in serie da fabbri. Una di queste armi è presente nelle
Armerie Reali ed è costituita da una testa di ferro con sei flange.
L'impugnatura di legno è rinforzata con quattro fasce e la lunghezza
totale dell'arma è di circa 1,90 m.
Il termine può essere utilizzato per
descrivere un tipo di mazzafrusto. Invece di una sfera metallica alla
fine della catena, aveva una cilindro metallico ricoperto di
acuminate spine. Secondo la leggenda popolare, era l'arma favorita di
Giovanni I di Boemia, che, essendo cieco, la utilizzava per colpire
casualmente tutto intorno a sé.
Mazze ferrate inglesi e tedesche
La prima apparizione delle mazze
ferrate della Prima Guerra Mondiale avvenne sul fronte occidentale
nelle mani degli inglesi, dove proprio il Royal Engineers (Genio
militare), avviò per primo tra gli eserciti la produzione di tale
arma.
Il genio inglese preferì adottare le mazze ferrate invece
che i coltelli come negli altri eserciti, in quanto più efficaci nel
corpo a corpo e nelle mischie in trincea, dove la mazza poteva essere
usata "alla cieca" e mettendo in grado l'assalitore di
tramortire o uccidere più soldati nemici.
Ma probabilmente vi fu anche un motivo
pratico ed economico, infatti la produzione di una mazza era
sicuramente più economica e veloce in confronto alla produzione di
un buon pugnale, dimostrazione ne fu la "flanged knobkerrie"
(mazza alettata) la cui testa in ferro era intercambiabile, rendendo
il manico "multiuso", essendo progettato per ospitare una
paletta o una piccola piccozza.
In linea di massima le mazze progettate
dalla Royal Engineers erano lunghe circa 50 cm, in legno tornito con
un rinforzo in ferro nella testa con cui si colpiva il nemico, con
chiodi sfaccettati o rotondi.
Più complesse erano invece le mazze
ferrate in dotazione all'esercito tedesco, analogamente a quelle
dell'esercito austro-ungarico, erano di due tipi, flessibile con
fusto a molla e testa cubica o ovoidale con punte, o di tipo rigido
in legno con la testa cilindrica in ferro con chiodi o punte, molto
più decorate delle mazze rigide inglesi.
Mazze ferrate austroungariche
Sul fronte italiano, le mazze ferrate
apparvero per la prima volta sul Monte San Michele durante un attacco
del 1º e del 17º reggimento della 20ª Divisione austriaca con i
gas asfissianti il 29 giugno 1916. Da quel giorno, la propaganda
italiana strumentalizzò moltissimo l'uso definito "barbaro"
delle mazze ferrate da parte del nemico per dare il colpo di grazia
ai nemici esanimi dai gas.
Il terreno di scontro italo-austriaco,
modificò anche la progettazione delle mazze austriache, queste
infatti erano spesso con fusto a molla, corte e leggere, senza punte
e quindi adatte per essere infilate nei cinturoni, in modo da
aumentarne maneggevolezza e diminuirne l'ingombro.