La forca da guerra è un'arma
inastata in uso in Europa dal XV al XIX secolo e nell'Estremo Oriente
(fond. Cina). Come alcune altre armi inastate, deriva da un attrezzo
agricolo: la forca. Nello specifico, l'arma si connatura, in Europa,
come una variante a due punte (rebbi) dello spiedo da guerra.
venerdì 8 luglio 2016
giovedì 7 luglio 2016
Fukidake
Il fukidake (o fukizutsu) era
una sorta di cerbottana giapponese usata dai ninja per lanciare dardi
o polveri accecanti.
La distanza massima del tiro era
approssimativamente 10 metri.
mercoledì 6 luglio 2016
Gari
Il gari è una spada
tradizionale indonesiana originaria dell'isola di Nias, a nord-ovest
di Sumatra, tipica del popolo dei Nias. Il termine si riferisce ad un
tipo di spada diffusa esclusivamente nella parte settentrionale
dell'isola.
Descrizione
È una spada con una lama stretta e
leggermente ricurva verso la punta. Il manico è intagliato a forma
di testa del lasara, una creatura mitologica della cultura dei
Nias, e presenta una sporgenza in ferro simile ad una lingua al
centro della bocca aperta. Il fodero, come la lama, presenta una
leggera curvatura all'estremità e può essere decorato con lamine di
ottone o intagli nel legno. Possono esservi attaccati oggetti che
secondo i Nias hanno poteri magici.
Impiego
Il gari viene normalmente usato nei matrimoni tradizionali dei Nias. Gli sposi stanno in piedi di fronte alle immagini degli antenati insieme ad un sacerdote, e tutti e tre impugnano l'arma mentre questo recita una preghiera. Il gari inoltre fa parte della dote per il padre della sposa.martedì 5 luglio 2016
Gē
L'ascia-daga (戈
in caratteri cinesi tradizionali, Gē in pinyin e ko in Wade-Giles) era un'antica arma inastata in uso alle
truppe di fanteria cinesi dal tempo della Dinastia Shang (XVI-XI
secolo a.C.) a quello della Dinastia Han (II secolo a.C.-II secolo).
Consisteva di una lama di daga innestata perpendicolarmente in un
bastone. A volte, questa testa metallica (bronzo o ferro, gli
esemplari in giada avevano valenza cerimoniale), poteva presentare
una seconda lama di falce.
Storia
Apparsa durante il regno della Dinastia
Shang, l'ascia-daga restò in uso alle truppe di fanteria dei regni
cinesi per secoli. Al momento dell'unificazione della Cina sotto la
Dinastia Qin (221 a.C.-206 a.C.), divenne arma inastata d'ordinanza
della fanteria imperiale, venendo prodotta in milioni di esemplari.
Dopo quasi un millennio, l'ascia daga, nata come arma in bronzo e poi
riconfigurata quale arma in ferro, sparì bruscamente dagli arsenali
cinesi dopo il regno della Dinastia Han, nel III secolo.
I ritrovamenti archeologici di gē
realizzate in giada ha portato gli studiosi ad approfondire il
significato simbolico attribuito dalla società della Cina antica a
quest'arma. Il rinvenimento di piccoli esemplari utilizzati con buona
probabilità come pendagli e la presenza delle gē di giada
nei corredi funebri di molti aristocratici cinesi del tempo ha
confermato la sicura importanza dell'arma nel complesso bagaglio
simbolico dell'antichità sinica. La gē era, con buona
probabilità, un simbolo di forza e potere, fors'anche un simbolo
benaugurale.
lunedì 4 luglio 2016
Ghigliottina volante
La ghigliottina volante (Xuèdī
zǐ in cinese, letteralmente "Sangue-gocciolatore") era una
leggendaria antica arma da lancio cinese dell'epoca dell'imperatore
Yongzheng (1678-1723), molto utile nelle uccisioni furtive.
L'esistenza di questa arma è
improbabile e mai dimostrata.
Costruzione
Era simile a un cappello tipico cinese,
a cui era legata una catena che azionava le lame fissate attorno a un
collare che scendeva intorno al collo della vittima per mezzo di un
drappo rosso che copriva il volto della vittima che scendeva a sua
volta dalla parte a forma di cappello che stava sul capo della
vittima.
Non esiste ad oggi nessuna conferma che
la ghigliottina sia realmente esistita. Era troppo pesante e troppo
lenta da poter utilizzare su bersagli coscienti. L'unica vera
efficacia l'avrebbe potuta avere se fosse stata "calata
dall'alto" furtivamente sul capo della vittima. Comunque,
nessuno ha mai dimostrato che sia esistita. Gli stessi cinesi la
indicano come una leggenda attribuita all'esercito della morte
dell'imperatore, i ninja.
domenica 3 luglio 2016
Bolas
Bolas
Le bolas (dallo spagnolo
e dal portoghese bola, palla) sono cordicelle o lacci di cuoio
alle cui estremità sono legate delle palle di circa 10 cm di
diametro da un lato, e delle maniglie (in genere cuoio) dall'altro.
In origine erano un'arma ed uno
strumento di caccia usato dagli eschimesi, in Cina e dagli indiani
sudamericani.
sabato 2 luglio 2016
Alabarda da caccia
L'alabarda da caccia era un'arma
inastata diffusasi in Europa Centrale durante il Medioevo.
Sviluppatasi come arma di difesa per i cacciatori contro le fiere,
durante le operazioni di caccia grossa, era in buona sostanza un
miscuglio tra il falcione (arma in asta) e la normale alabarda.
venerdì 1 luglio 2016
Angone
L'angone (dal greco bizantino
ἄγγων, àngon) era un tipo di
giavellotto usato nell'Alto Medioevo dai Franchi e da altre
popolazioni germaniche, tra cui gli Anglosassoni. Era simile al pilum
usato dai Romani, probabilmente in quanto derivato da questo, ed era
formato da una testa con barbigli e un gambo in ferro montato su di
una mazza di legno.
I modelli utilizzati dagli Anglosassoni
e ritrovati nelle tombe hanno una lunghezza da 1,6 a 2,8 metri,
mentre quelli ritrovati a Nydam Mose in Danimarca vanno dai 2,3 ai
3,0 metri. Sebbene lance più corte e leggere e con punte più
piccole fossero generalmente preferite in funzione di giavellotti,
l'angone faceva eccezione: uno di questi, ritrovato ad Abingdon,
aveva una punta di 52,5 centimetri. I barbigli avevano la funzione di
penetrare lo scudo del nemico in modo da non poter essere rimosso
facilmente, mentre la lunga manica in ferro rendeva difficile
separare la punta dal manico. Quest'ultimo era talvolta decorato o
dipinto e presentava talvolta anelli in ferro o bronzo inseriti nel
centro di massa dell'arma, cioè il posto migliore per impugnarla.
L'uso dell'angone era nelle fasi
iniziali della battaglia, prima che le linee nemiche si scontrassero
e i guerrieri combattessero corpo a corpo: iniziavano gli arcieri,
seguiti dal lancio di giavellotti e di asce da lancio. Agazia
racconta che i Franchi usarono gli angoni nella battaglia del
Volturno.
giovedì 30 giugno 2016
Kamaitachi
Il kamaitachi (鎌鼬)
è uno yōkai, una creatura soprannaturale della mitologia
giapponese, tradizionalmente associata al vento e diffusa in varie
zone del Giappone, soprattutto montuose e, appunto, ventose.
Il mito
Di questo spirito esistono molte
versioni, in parte differenti per aspetto e caratteristiche a seconda
della zona d'avvistamento, ma in generale si tratta di un velocissimo
essere dall'aspetto di donnola (per tradizione considerato un animale
maligno), che si muove cavalcando folate di vento e che è munito di
artigli affilati come rasoi coi quali ferisce alle gambe i
malcapitati passanti per poi dileguarsi immediatamente. L'azione è
così rapida che spesso le vittime non si accorgono nemmeno
dell'attacco, anche perché, altra caratteristica peculiare del
kamaitachi, le ferite inferte non provocano dolore ma solo
sanguinamento, a volte anche copioso. Secondo alcune versioni,
invece, accadrebbe l'esatto contrario e cioè che le ferite non
sanguinerebbero quasi per nulla ma causerebbero grande dolore e in
taluni casi sarebbero fatali.
La versione più famosa del kamaitachi
ha origine nelle montagne delle regioni di Mino e Hida (oggi
accorpate nella prefettura di Gifu), dove sembra che apparisse come
un terzetto di donnole di cui la prima faceva inciampare la vittima,
la seconda le tagliava la pelle delle gambe e la terza le curava la
ferita con una medicina in grado di eliminare il dolore. Questa
interpretazione sembra sia da ricondurre a Toriyama Sekien, che fu
probabilmente anche il primo ad associare l'apparizione alla donnola;
egli eseguì, infatti, un tipico gioco di parole, alterando
leggermente uno dei nomi più popolari della creatura, kamaetachi
(構え太刀
"attacco di tachi"),
per trasformarlo appunto in kamaitachi (鎌鼬
"donnola con le
falci").
Nella prefettura di Niigata, invece, il
kamaitachi era uno spirito singolo ma molto più aggressivo, tanto
che le sue vittime non riuscivano più a liberarsene.
mercoledì 29 giugno 2016
Kokondō
Il Karate Kokondo (古今道
空手) e la sua disciplina affine del Jukido Jujitsu
(柔気道 柔術) sono arti
marziali di origini giapponesi sviluppate da Paul Arel. Jukido
Jujitsu fu fondata nel 1959 seguita dal Karate Kokondo nel 1970. I
due stili sono insegnati a livello mondiale, principalmente negli
Stati Uniti. In America, la più grande concentrazione di dojos è
situata vicino a Sud Windsor nel Connecticut, dove è situato il dojo
honbu. La International Kokondo Association (IKA) è l'organo
mondiale di controllo del Jukido Jujitsu & del Karate Kokondo.
Tutti gli istruttori di discipline Kokondo sono in diretto contatto
con la IKA e con il suo dojo honbu (Quartier Generale).
Principi
I principi cardine del Karate Kokondo e del Jukido Jujitsu sono:- Jushin: la linea centrale. La linea centrale orizzontale e verticale del corpo dell'aaversario sono cruciali per l'esecuzione delle tecniche. Le tecniche di contenimento e gli attacchi devono essere portati sulla linea centrale;
- Kuzushi: sbilanciamento. Creazione e controllo degli sbilanciamenti porta all'esecuzione di tecniche efficaci.
- Shorin-ji: punti e cerchi. Né tecniche in linea retta
(come in molti stili giapponesi) né le tecniche circolari (come in
molti stili cinesi), sono ideali separatamente. Ognuno ha i suoi
punti di forza in combinazione ed il risultato sarà più efficace.
martedì 28 giugno 2016
Toriyama Sekien
Toriyama Sekien (鳥山
石燕 in giapponese; 1712 – 1788) è stato un pittore e
disegnatore giapponese. Famoso disegnatore di Ukiyo-e specializzato
nei racconti popolari giapponesi. È celebre per il suo lavoro di
censimento di circa 200 yōkai, realizzati nella serie
di Hyakki Yagyō. Fa parte della scuola scuola Kanō e fu
l'insegnante di Kitagawa Utamaro.
lunedì 27 giugno 2016
Shinigami
Uno shinigami (死神
shinigami,
letteralmente "divinità
della morte") è una personificazione della morte nella
mitologia giapponese, un equivalente del "mietitore di anime"
occidentale; quella occidentale, inoltre, è una figura singola,
mentre gli shinigami sono, appunto, degli dei e pertanto molteplici.
La mitologia degli shinigami è
piuttosto recente, in quanto non sembra esistesse prima del periodo
Meiji: molto probabilmente si tratta di un mito importato
dall'Europa.
La figura fu adottata molto rapidamente
in Giappone, e compare ad esempio nell'opera rakugo Shinigami
(probabilmente basata sull'opera italiana Crispino e la Comare,
a sua volta basata sul racconto Comare Morte dei fratelli
Grimm) e nell'Ehon Hyaku Monogatari ("Libro illustrato di
cento storie") di Shunsen Takehara. Secondo altri, però, il
mito potrebbe essere stato importato dalla Cina: secondo il critico
letterario Masao Azuma, in origine non c'era alcun culto della morte
in Giappone.
In Cina ci sono figure simili al mietitore di anime, chiamate
Somujo o Koshinin, il cui compito è portare gli
spiriti al Meifu (la Terra dei Morti).domenica 26 giugno 2016
Aizen Myo-o
Aizen Myo-o, o Aizen Myoo,
è una divinità buddista indiana famosa anche in Giappone e
rappresenta il principio buddista de "I desideri terreni sono
illuminazione”.
Questa divinità aveva il potere di
calmare le passioni e di infondere sentimenti di benevolenza e di
pietà rappresentando il principio di "bonno soku bodai" (I
desideri terreni illuminano).
sabato 25 giugno 2016
Izanagi
Izanagi è una divinità
shintoista il cui nome significa "Colui che invita",
fratello e compagno della dea Izanami ("Colei che invita").
Nella mitologia giapponese è il dio
creatore, padre di tutti i kami.
Nel Kojiki ("Memorie degli
eventi antichi"), si narra che il primo gesto di Izanagi ed
Izanami fu quello di far sorgere le terre dall'oceano e mescolarle
con una lancia chiamata Ame-no-nuhoko. Con il fango che si ammassò
colando dalla lancia ebbe origine la prima isola: Onogaro-Shima (il
Regno Terreno).
In seguito gli dei crearono altre otto
grandi isole che divennero la terra di Yamato, il Giappone. Le due
divinità abbandonarono il Regno del Cielo e stabilirono la loro
nuova dimora sulla Terra. Dalla loro unione nacquero il dio del mare
O-Wata-Tsu-Mi, il dio delle montagne O-Yama-Tsu-Mi, il dio degli
alberi Kuku-no-chi e il dio del vento Shina-Tsu-Hiko.
La nascita dell'ultimo dio, quello del
fuoco Kagu-tsuchi, costò la vita ad Izanami. Izanagi, adirato,
uccise il figlio e scese all'inferno (Yomi-Tsu-Kumi) con l'intento di
condurre nuovamente la sua compagna nell'Onogaro-shima; al suo
arrivo, il dio scoprì che la sua sposa si era nutrita con il cibo
infernale ed era diventata un demone malvagio. Izanagi fuggì in
superficie ed Izanami restò nello Yomi-Tsu-Kumi divenendone la
terribile regina.
Ritornato sulla Terra, Izanagi volle
lavarsi dal sudiciume che lo aveva ricoperto ed eseguì un rito di
purificazione. Si tuffò in un fiume e soffiandosi il naso originò
il dio Susanoo (Susa-no-wo), signore della tempesta; dal suo occhio
destro nacque Tsukuyomi, divinità della Luna e da quello sinistro
Amaterasu, dea del Sole.
venerdì 24 giugno 2016
Boomerang
Un boomerang tipico
Il boomerang o bumerang è
uno strumento solitamente di legno che può essere lanciato. Ha la
sua origine in primitive armi da lancio usate dagli aborigeni
australiani per la caccia e in guerra. La forma dei boomerang moderni
è sottile e ricurva, e conferisce al boomerang proprietà
aerodinamiche che influiscono sulla sua traiettoria e sul suo
movimento in aria:
- mentre è in volo, il boomerang ruota su sé stesso; in questo modo, le sue estremità possono colpire con violenza la testa dell'animale cacciato;
- può percorrere distanze notevoli;
- percorre una traiettoria curva e, se lanciato correttamente, può compiere una traiettoria ellittica tornando alla persona che l'ha lanciato.
Il boomerang è noto in occidente
soprattutto per quest'ultima proprietà, spesso reinterpretata un po'
impropriamente come un "pericolo" per il lanciatore. La
parola "boomerang" viene spesso usata anche metaforicamente
per indicare un'azione che si ritorce contro chi l'ha iniziata. Fu il
Capitano Cook, nel 1770, ad assegnare a questo strumento il nome di
boomerang, mutuandolo dalla lingua della popolazione locale
Turaval.
Storia
Strumenti simili al boomerang sono
diffusi in gran parte del mondo; per esempio, alcuni popoli europei
disponevano di scuri da lancio capaci di traiettorie ricurve, e
qualcosa di simile veniva usato in Egitto dai faraoni per cacciare
gli uccelli. Tuttavia, i boomerang intesi in senso stretto sono
tipici ed esclusivi delle culture aborigene australiane. Lo stesso
nome boomerang viene dalla lingua della tribù australiana
Turuwal, originaria della zona di Sydney.
Gli aborigeni australiani hanno
realizzato diversi strumenti affini al boomerang (o diverse varianti
del boomerang). Oltre che per la caccia, i boomerang venivano usati
nei combattimenti tribali; a tale scopo, alcune tribù svilupparono
varianti con forma più allungata e asimmetrica, che avevano la
caratteristica di potersi agganciare a uno scudo e colpire, ruotando,
la testa dell'uomo che lo reggeva.
Oggi gli aborigeni fabbricano boomerang
soprattutto per venderli ai turisti, spesso decorandoli con immagini
che riproducono i diversi stili della pittura aborigena. Accanto alla
produzione artigianale si è sviluppata anche una produzione
industriale orientata al mercato dei souvenir.
Boomerang sportivi moderni
Sport
Dalla tradizione aborigena del
boomerang sono anche derivate una serie di discipline sportive; gli
strumenti che si usano (spesso detti boom o rang)
possono essere di legno ma anche di plastica o di materiali
compositi.
Nello spazio
Dietro suggerimento di Yasuhiro Togai,
campione mondiale della disciplina, l'astronauta della Stazione
Spaziale Internazionale Takao Doi ha eseguito prove di lancio del
boomerang in condizioni di microgravità, rilevando che il
comportamento dell'oggetto è del tutto analogo a quello osservato
sulla Terra.
Il boomerang nella cultura di massa
La caratteristica traiettoria curva del
boomerang lo rende uno strumento particolarmente adatto alla farsa.
In numerosi cartoni animati e film comici, il maldestro lanciatore
viene colpito dal proprio boomerang, che non raramente lo raggiunge
nei modi più improbabili nonostante i tentativi della vittima di
fuggire al proprio "destino".
giovedì 23 giugno 2016
Ajisukitakahikone
Nella mitologia giapponese,
Ajisukitakahikone (conosciuto anche come
Aji-Suki-Taka-Hiko-Ne) è il dio del tuono. Lui è il fratello
di Takemikazuchi e di Kaminari (Raiden). Nella
sua infanzia, il suo pianto e le sue urla erano così forti che per
farlo calmare veniva messo in una barca e lo si faceva galleggiare
intorno alle isole del Giappone finché non si calmava. Quando
divenne adulto, ebbe un figlio, Takitsuhiko, il dio della
pioggia.
mercoledì 22 giugno 2016
Ama-no-Uzume
Ama-no-Uzume, Ame-no-Uzume
o Ame-no-Uzume-no-Mikoto (天宇受売命,
天鈿女命)
è una divinità femminile della religione shintoista, moglie dello
spirito Sarutahiko Okami.
Nella mitologia nipponica, Ama-no-Uzume
rappresenta lo spirito ( Kami ) dell'alba e a lei sono legate
più versioni del mito dell'eclissi. Una di esse riporta che con
l'aiuto di uno specchio fece uscire la dea del sole Amaterasu dalla
grotta nella quale si era rifugiata per sfuggire all'ira del dio
della tempesta Susanoo.
Secondo un'altra versione, in cui viene
enfatizzato il ruolo della danza e del bugaku, la dea del sole
Amaterasu si nascose in una grotta perché fu ferita dal portamento
inaccettabile del fratello Susanoo. Vicino all'ingresso della caverna
la dea Ame-no-Uzume iniziò a danzare con un mastello in mano,
preoccupando gli altri dei. Ame-no-Uzume già era mezza nuda e
continuava a perdere i propri vestiti mentre ballava ed Amateratsu
non poté non uscire dalla grotta quando sentì gli dèi ridere ed il
mondo riebbe il sole. La famiglia imperiale giapponese è considerata
diretta discendente di Amaterasu e Ame-no-Uzume, secondo questa
leggenda, è la patrona della musica e della danza.
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