Giovanni Battista Sidotti (1668
– 27 novembre 1714) è stato un missionario italiano.
Durante il periodo Edo entrò
illegalmente in Giappone per predicare il Cristianesimo, fu arrestato
e tenuto in cella fino alla sua morte.
Un importante studioso e politico
dell'epoca, Arai Hakuseki, pubblicò una delle sue opere più note,
il Seiyō Kibun, sulla base delle conversazioni avute con Sidotti.
Biografia
Sidotti nacque in Sicilia nel 1668;
avendo udito voci sul martirio di missionari in Giappone, che aveva
all'epoca adottato il sakoku chiudendo le sue frontiere alle
influenze occidentali, si risolse a recarvisi. Dopo aver ottenuto il
permesso da Papa Clemente XI, giunse a Manila, dove però non trovò
alcuna nave disposta ad accompagnarlo nell'isola; riuscì nel suo
intento solo nell'agosto 1708, quando sbarcò a Yakushima, travestito
da samurai, a dispetto del fatto che i suoi tratti somatici lo
tradivano immediatamente: fu arrestato e portato a Nagasaki, per
essere poi, nell'anno seguente, condotto a Edo dove fu interrogato
dal politico e studioso confuciano Arai Hakuseki.
Hakuseki fu impressionato dalla cultura
e dall'abilità dialettica di Sidotti, e sviluppò una grande stima
nei suoi riguardi; Sidotti fu altrettanto intrigato dal dibattito e
il dialogo tra i due divenne sempre più aperto, conducendo per la
prima volta dopo un secolo di sakoku ad un confronto serrato
tra due liberi pensatori appartenenti a due culture lontane e
diverse. Tra le altre cose, Sidotti riuscì a spiegare a Hakuseki
che, contrariamente a quanto i giapponesi credevano all'epoca, i
missionari occidentali non erano l'avanguardia degli eserciti dei
rispettivi paesi. Perciò, abbandonando la pratica consueta della
tortura al fine di fargli rinnegare la sua fede, Arai consigliò ai
suoi superiori di seguire la seguente strategia nei rapporti con gli
stranieri: tentare prima di isolarli, se ciò non avesse effetto
imprigionarli e infine lasciare la condanna capitale come soluzione
estrema.
La raccomandazione di Hakuseki non
aveva precedenti nella storia del Paese: alla fine, il governo scelse
di imprigionare Sidotti, inviandolo al Kirishitan Yashiki
(キリシタン屋敷
"Casa dei
Cristiani")
a Myōgadani (odierna Kohinata, Bunkyō, Tokyo), costruito nel 1646
per ospitare i missionari arrestati ma fino a quel momento mai
utilizzata, sia per il sakoku sia per il divieto di
indottrinamento, entrambi i quali conducevano generalmente a una
condanna capitale.
Impossibilitato a predicare nel
Yashiki, Sidotti fu anche esentato dalla tortura; inoltre gli
fu concesso un trattamento speciale, simile agli arresti domiciliari,
noto come go-nin fuchi (五人扶持
"5 razioni di
cibo"). I
suoi guardiani nel Yashiki erano un'anziana coppia di nome
Chōsuke e Haru, due ex-cristiani che avevano rinnegato la fede;
sorpreso a predicare ad essi, fu trasferito in una cella sotterranea
della residenza, dove morì nel 1714, all'età di 46 anni.
Arai Hakuseki utilizzò le conoscenze
acquisite nei suoi colloqui con Sidotti per scrivere il "Seiyō
Kibun", pubblicato postumo, e il "Sairan Igen".
Un'immagine appartenente al frate, detta oyayubi no seibozō
(親指の聖母像
"Immagine
della Vergine della dimensione di un pollice")
fu considerata un importante cimelio culturale ed è oggi ospitata
nel Museo nazionale del Parco di Ueno.
Nel luglio 2014 i suoi resti sono stati
trovati ed identificati proprio nell'area ove Sidotti venne tenuto
prigioniero.
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