La
zagaglia
(arabo az-zaġāyah, derivato dal
berbero zaġāya - lett. "lancia; en. assegai; fr. sagaie; es.
azagaya) è un'arma inastata eiettabile, più corta della lancia
propriamente detta ma più pesante rispetto al giavellotto, con lama
più sviluppata, ampiamente diffusa tra i popoli dell'Africa.
Discende, con buona probabilità, da un tipo di arma bianca
sviluppatasi nel Paleolitico che aveva un corto manico e la lama in
pietra, osso o corno. A volte è chiamato zagaglia solo il ferro di
una comune lancia.
I primi reperti relativi alla
produzione di zagaglie datano alla fase finale del Paleolitico nota
come "Magdaleniano". A quel tempo la parte contundente
delle zagaglie era costituita da una lunga punta in osso/corno. Come
altri tipi di proiettili preistorici, anche la zagaglia era
utilizzata, al momento del lancio, in combinazione con il propulsore
che permetteva all'utilizzatore di massimizzare potenza e gittata. La
ricchezza dei reperti ha permesso agli archeologi di identificare
diversi tipi di queste armi primitive basate sulla differente
lavorazione della punta.
Questo tipo di arma andò
sostanzialmente scomparendo in Europa durante l'Età del bronzo,
quando l'arma inastata "da mischia", la lancia vera e
propria, si differenziò sempre più dall'arma "da lancio",
il giavellotto. Un ultimo esempio di zagaglia europea può forse
essere considerata la frama dei guerrieri germani descritta da Cesare
nel De bello gallico. In Africa, invece, la zagaglia sopravvisse
durante l'età dei metalli, acquisendo punta in metallo in foggia di
lama relativamente pronunciata, restando in uso sia presso le
popolazioni sahariane sia presso le popolazioni sud-sahariane.
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