Presso la religione induista, Chandra
(Sanscrito: चन्द्र,
letteralmente "brillante") rappresenta il dio-luna che
negli appellativi letterari ha ereditato il nome e le funzioni del
dio Soma vedico.
Il suo culto assume carattereri più
che altro mitici e molto meno liturgici.
Le sue funzioni principali sono quelle
di compensare l'eccesso dell'ardore solare e di far soggiornare le
anime degli antenati, visto che la via verso i "Padri"
(pitr-yāna), opposta a quella verso "gli dèi"
(deva-yāna), era anticamente concepita come lunare.
Viene chiamato anche saumya,
ossia risanante e rinfrescante e tra le sue funzioni vi è quella di
aiutare le piante a crescere.
Protegge gli amanti ma contemporaneamente viene visto come
portatore di sfortuna.
Viene raffigurato come un giovane
aureolato, posizionato su un carro guidato da dieci cavalli,
accompagnato da due regine.
Il suo simbolo è l'antilope.
Nato, secondo il mito, dal frullamento
del mare, ossia dal girare vorticoso del mare su sé stesso, Chandra
rapisce Tārā per sposarla, ma scatena la guerra fra i Deva e gli
Asura. Inoltre Chandra viene colpito da una maledizione,
causata dall'aver preferito una delle sue ventisette mogli, figlie di
Daksa, che lo trascina ad uno stato di consunzione. Secondo un'altra
leggenda Chandra è costituito dalle ossa di Kāma, quasi per
evidenziare il suo legame con l'amore sfortunato.
Viene anche chiamato śaśamka ("il
Segnato dalla Lepre") per denotare le sue macchie lunari.
Il dio Chandra è il progenitore di una lunga dinastia
lunare che ispira molti personaggi dell'epica indiana.
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