(SA)
«amī ya ṛkṣā nihitāsa
uccā naktam dadṛśre kuha cid diveyuḥ adabdhāni varuṇasya
vratāni vicākaśac candramā naktam eti»
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(IT)
«Le stelle che in alto si
vedono la notte, di giorno vanno da altre parti. Non si possono
trasgredire le leggi di Varuṇa, la luna si muove ogni notte
vedendo ovunque.»
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(Ṛgveda, I,
24-10)
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Varuṇa (वरुण,
sanscrito vedico Váruṇa) è una delle più antiche e
importanti divinità vediche. Corrisponde all'avestico Ahura
Mazdā. Nei Veda, è il garante dell'Ordine cosmico (Ṛta),
Asura del cielo, della pioggia e dei fenomeni celesti, ma
anche della Legge e del mondo sotterraneo. È quindi il più
importante Asura nel Ṛgveda, e sovrano degli Aditya.
Successivamente fu considerato re dei naga.
Nome
Come teonimo, Varuna ha radici
nei popoli indoeuropei. Conserva dei collegamenti con la cultura dei
Mitanni dove, nella iscrizione di Boğazköy risalente al XV secolo
a.C., compare il nome del dio Uruvannassil. Ambedue
sembrerebbero collegati al greco antico Ouranos.
La parola Varuna sembra derivare
dalla radice proto-indoeuropeo *wer- o *wel-, che
significa "coprire" (vedi anche "vala", "vrtra").
Sono state suggerite parentele con
altri nomi di divinità indoeuropee, ma le connessioni sono incerte:
in particolare Urano, dio del cielo nella mitologia greca, Perun, la
principale divinità dei pantheon slavi, Vörnir, gigante
della mitologia norrena (da *verunyos?), il dio della
mitologia slava Veles, e velnias, che in lituano significa
"diavolo". Molte di queste associazioni sono state
contestate dai linguisti, soprattutto la connessione con Urano.
Varuna corrisponde a Poseidone nella
mitologia greca o Nettuno nella mitologia romana, e il pianeta
Nettuno è chiamato Varuna nell'astrologia hindu.
Il nome del dio ha dato origine al nome
proprio indiano Varun.
Nei Veda
Varuṇa sembra essere una replica del
più antico deva-asura del cielo, Dyaus. Ma nelle sue prime
espressioni è il deva-asura del cielo notturno dove le stelle e la
luna rappresentano i suoi occhi. Egli giudica il comportamento umano,
punendo i malvagi. Varuṇa è l'unica divinità dei Veda che
osserva un comportamento severo ed etico. I suoi occhi sono
denominati spaśa che significa "guardare" ma anche
"spiare". Nei medesimi testi egli è spesso indicato come
samrāj (sovrano) epiteto usato solo raramente per Indra.
Nella solenne cerimonia del varuṇapraghāsa, i partecipanti
erano tenuti a confessare i loro peccati al sacerdote officiante.
Come capo degli Aditya, Varuna ha
aspetti di una divinità solare; come il più importante Asura, però,
è più legato a problemi morali e sociali che alla deificazione
della natura. Insieme a Mitra — originariamente personificazione
del giuramento — è maestro di rta, supremo custode
dell'ordine e dio della legge; Varuna e Mitra sono spesso fusi in
Mitra-Varuna (uno dvandva). Varuna è anche legato a Indra nel
Rigveda, e fuso in Indra-Varuna.
Come dio del cielo, Varuna corrisponde
a, o regna su, la metà oscura del cielo — o oceano celeste
(Rasā), da cui il legame con acqua e pioggia — o il lato oscuro
del Sole, che viaggia da Ovest a Est durante la notte. Lo Atharvaveda
descrive Varuna come onnisciente, e punitore dei bugiardi: le stelle
sono i suoi mille occhi, che osservano l'uomo.
Nel Rigveda, Indra, capo dei
deva, è sei volte più presente di Varuna, che pure è nominato 341
volte; questo può indurre in errore sulla reale importanza di Varuna
nell'antica società vedica, ma è dovuto alla concentrazione del
Rigveda sui rituali a base di fuoco e soma, entrambi
strettamente associati a Indra; Varuna con la sua onniscienza e
onnipotenza nelle questioni umane ha invece tutti i tratti di una
divinità dominante.
Epoche successive
Varuna divenne poi dio dell'oceano e
dei fiumi, oltre che custode delle anime degli annegati; in quanto
tale, Varuna è anche un dio degli Inferi, re dei naga, e può
garantire l'immortalità. È anche uno dei Lokapāla (लोकपाल),
come Guardiano dell'Ovest.
L'arte più tarda rappresenta Varuna
come divinità lunare, come un uomo pallido con un'armatura d'oro e
un cappio o un laccio di pelle di serpente, a cavallo del mostro
marino Makara.
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