Film gongfu, o Gongfu movie,
o anche Gongfupian in cantonese, è un genere cinematografico
in cui gli scontri fra il protagonista ed i suoi nemici si svolgono a
distanza ravvicinata e con l'uso di tecniche ispirate da arti
marziali reali. I film gongfu sono caratterizzati
dall'esclusivo uso di tecniche a mani nude, o al massimo con poche
armi bianche.
Struttura
Il film gongfu si basano quasi
esclusivamente sulla vendetta. Il protagonista subisce un torto da
uno o più nemici, e dovrà vendicarsi.
Una particolare variante è quella
tipicamente cinese chiamata "scuole rivali", in cui non è
solo il protagonista a subire il torto bensì l'intera scuola
marziale a cui appartiene. La vendetta non sarà quindi personale, ma
servirà a riscattare la propria scuola e quindi il proprio maestro.
Un esempio classico del genere è Dalla Cina con furore (Jing
wu men, 1972) di Lo Wei con Bruce Lee.
Un'altra variante è quella sportiva,
nata ad Hong Kong ma sviluppatasi negli USA. Il percorso della
vendetta, infatti, si svolge in questo caso sul ring, dove il
protagonista è di solito un combattente professionista battuto (o
più spesso umiliato) da un contendente al titolo. In questi casi la
vendetta sarà agonistica. Un esempio tipico è Senza esclusione
di colpi 2 (American Kickboxer, 1991) di Frans Nel con
John Barrett (malgrado il titolo italiano, il film non ha niente a
che vedere con Senza esclusione di colpi).
Storia
Differenze fisiche
I gongfu sono da dividere in due grandi sezioni:- gongfu orientali (Hong Kong, Corea del Nord, ecc.)
- gongfu occidentali (USA)
Le differenze culturali e fisiche fra
Oriente ed Occidente, infatti, fanno sì che titoli racchiusi nello
stesso genere siano diametralmente opposti. Gli atleti occidentali
sono più sviluppati fisicamente, sono più alti, hanno più muscoli
rispetto ai colleghi orientali, ma proprio per questo pesano molto di
più, e l'abilità acrobatica che contraddistingue gli atleti
asiatici è del tutto impossibile per un atleta occidentale.
Quest'ultimo, così, punterà tutto su un combattimento con meno
tecniche ma dotate di maggiore potenza fisica, al contrario di un
atleta orientale che invece porta a segno decine e decine di
tecniche.
L'uso del ralenti, l'esecuzione
cioè al rallentatore di un colpo, è una tecnica scarsamente usata
nei primi film asiatici, o comunque usata nella modalità ralenti
a scatti; questo modo di ripresa invece è stato esaltato dal
cinema occidentale, perché il fisico degli atleti è possente e
rende bene al rallentatore, e soprattutto maschera il fatto di aver
portato a segno poche tecniche. Malgrado questa pratica abbia
attecchito nei film asiatici più moderni, lo stesso è poco usata.
Anzi, moltissimi dei primi film di arti marziali cinesi erano
"velocizzati", per permettere agli atleti di combattere più
lentamente davanti alla macchina da presa ed evitare incidenti sul
set.
Gongfu orientali
I primordi
Malgrado le arti marziali a mani nude
siano state mostrate dall'attore simbolo cinese Kwan Tak Hing nella
sua lunghissima serie di film su Wong Fei Hung, convenzionalmente si
indica ne La morte nella mano (Long hu dou - The
Chinese Boxer, 1970) il primo gongfu orientale
propriamente detto. Diretto da Wang Yu (in collaborazione con Wu
Yusen), divenuto celebre con una fortunata serie di wuxia, il
film è il primo a basarsi interamente su combattimenti a mani nude.
In realtà lo stesso anno escono La strada del massacro (Long
hu dou - From the Highway) di Chang Tseng-chai e
Vengeance! (Bo sau) di Chang Cheh, altri film che si
possono definire gongfu. Indipendentemente da quale sia stato
il primo, è il 1970 l'anno di nascita del gongfu orientale
inteso come fenomeno di massa e primo, reale successo.
La florida cinematografia di Hong Kong
fa sì che già dal 1971 escano molti titoli di questo nuovo genere.
Lo Wei gira il suo primo gongfu con Il furore della Cina
colpisce ancora (Tang shan da xiong - The Big Boss),
mentre Chang Cheh, più stimato e famoso, sfrutta il nuovo genere con
ben 2 titoli: I 4 del Drago Nero (Da jue dou - Duel
of the Iron Fist) e Massacro di uomini violenti (Kuen
gik - Duel of Fists). Questi ed altri tanti titoli,
comunque, rimangono strettamente legati al mercato del sud-est
asiatico.
Primi successi
Il primo film di Gongfu che riscuote
successo internazionale è Il Furore della Cina colpisce ancora
con Bruce Lee, distribuito a Beirut con qualche mese di anticipo sul
film che farà conoscere il gongfu in tutto il mondo: Cinque
dita di violenza (Tian xia di yi quan - Five Fingers of
Death), venduto per una cifra risibile dagli Shaw Brothers di
Hong Kong alla Warner Bros statunitense, poiché in Asia non
era stato un successo e dunque i diritti costavano molto meno del
film con Lee che invece aveva frantumato tutti i record locali.
Distribuito in Occidente all'inizio del 1973, il film regala
all'attore protagonista, Lo Lieh (vero nome: Wang Li Da, 1939-2002)
specializzato di solito in ruoli da "cattivo", una piccola
notorietà in Occidente, al punto da consentirgli di apparire in due
coproduzioni internazionali (il burlesco Crash! Che botte...,
di Bitto Albertini, con gli italiani Sal Borgese e Antonio Cantafora;
il western-spaghetti Là dove non batte il sole, 1974, di
Antonio Margheriti, con l'icona del filone Lee Van Cleef), che non
gli consentiranno di divenire una star di prima grandezza al di fuori
del circuito asiatico. L'alta dose di violenza dei combattimenti del
film (violenza che fa sorridere il pubblico smaliziato del 2000) fa
vendere il film in tutti i Paesi del mondo, lasciato di stucco i
produttori di Hong Kong. In primis Run Run Shaw, nei cui studios
questo e centinaia di altri film di arti marziali furono girati, il
quale, in un'intervista rilasciata alla scrittrice e giornalista
Oriana Fallaci nel 1973, non fa mistero di reputare Cinque dita di
violenza uno dei suoi titoli minori, di routìne (infatti il film
non comparve nemmeno fra i primi dieci maggiori incassi di Hong Kong
della sua epoca, quantunque avesse una trama più arzigogolata della
media e palesemente debitrice al western, sia americano che
italiano). I produttori di Hong Kong e Taiwan, però, non rimangono
certo con le mani in mano. Vista la richiesta crescente, inondano il
mercato mondiale di film gongfu, essendo specializzati nel
girare film in tempi brevissimi, spesso con denari anticipati dai
distributori europei ed occidentali in genere, tanto che non pochi
dei titoli più dozzinali furono realizzati alla svelta
principalmente per l'Occidente (è il caso della lunga serie di
pellicole coi sosia di Bruce Lee, prodotte a catena tra Taiwan ed
Hong Kong dal 1974 fino ai primi anni Ottanta). Sempre nel 1972, il
prolifico Chang Cheh (solo per citare uno degli autori migliori) si
fa in 3: fa uscire infatti Il Drago si scatena (Ma yong
zhen - Boxer From Shantung), I kamikaze del karate
(Chou lian hu an - Man of Iron) e I 4 scatenati di
Hong Kong (Si qi shi - Four Riders). Titoli molto
violenti e pessimisti, caratterizzati dalla morte in battaglia dei
loro eroi disperati, quasi sempre sventrati (il cosiddetto
"gut-spilling-fight", combattimento con le budella di
fuori) eppure ancora in piedi per combattere fino alla fine, in
pellicole che usciranno anche in Italia nel 1973-74.
Anche Lo Wei gira un altro gongfu,
destinato a diventare leggenda: Dalla Cina con furore, che lancia
Bruce Lee nell'olimpo delle stelle del cinema. Peraltro l'unico
gongfu di Lee, unitamente al citato Il Furore della Cina colpisce
ancora, ad uscire nelle nostre sale mentre l'attore è ancora in
vita, sebbene i due titoli usciranno qui in ordine inverso. Da notare
che furono entrambi scritti da I Kuang, il più prolifico
sceneggiatore del filone, quantunque non accreditato nei titoli.
Il 1973 vede la consacrazione del
genere gongfu, sia in patria con L'urlo di Chen terrorizza
anche l'Occidente (Meng long guojiang - The Way of
Dragon), prima regia di Bruce Lee e suo maggiore incasso locale
(oltre cinque milioni di dollari di Hong Kong), sia nel mondo, con
l'esplosione a valanga del filone e l'uscita del primo gongfu
coprodotto da Hollywood, il campione d'incassi I tre
dell'Operazione Drago (Enter the Dragon-Long zheng hu dou,
di Robert Clouse), destinato a consacrare Bruce Lee in America dopo
gli anni frustranti della gavetta hollywoodiana; ma è anche, per
paradosso, l'anno d'una violenta battuta d'arresto, proprio con la
morte di Lee, a soli 32 anni in circostanze mai del tutto chiarite.
Il vuoto lasciato dall'attore è incolmabile, le decine e decine di
pellicole che invadono il mercato non soddisfano il pubblico perché
mancano del carisma internazionale del protagonista, capace di
trascendere barriere etniche e culturali e "bucare" gli
schermi ovunque. La distribuzione di vecchi film wuxia "mascherati"
da gongfu non fa che peggiorare le cose, come pure l'abuso del
nome di Bruce Lee e del suo personaggio nel citato Dalla Cina con
furore, Chen, infilati dai distributori occidentali nei titoli di
filmetti di arti marziali che nulla hanno a che vedere con l'attore.
Decine di registi improvvisati non
fanno che dare colpi mortali al genere (si pensi ai titoli minori
interpretati dai sosia di Bruce Lee, ossia Bruce Li, Bruce Lai,
Dragon Lee e affini, che confonde il pubblico e certo non rende un
buon servigio alla memoria dello scomparso divo, il quale non di rado
verrà confuso dal pubblico meno attento coi suoi epigoni; solo il
tempo avrebbe fatto giustizia).
Lo stesso pubblico di Hong Kong, per
qualche anno, sembra dimenticare Bruce Lee, il suo unico divo
mondiale, e le pellicole americane tornano a farla da padrone al
box-office locale, dopo essere state ripetutamente relegate in
secondo piano dai successi a catena del Piccolo Drago. Inoltre
sull'industria del gongfu pesa un certo discredito che le
autorità locali e la stampa scandalistica alimentano, accusando il
genere di aver incrementato la delinquenza nelle strade di Hong Kong
e lasciando che il nome di Lee venga legato alla droga per via della
misteriosa morte del divo, sebbene le sue abitudini salutiste fossero
largamente note. In ogni caso, la vita e, soprattutto, la morte di un
singolo uomo, influiscono su un'intera industria prossima al collasso
e nessuno dei tentativi di internazionalizzare altre, a loro modo,
leggendarie star del gongfu come Wang Yu, Ti Lung e David Chiang, va
in porto. In Europa e Stati Uniti, il pubblico preferirà rivedere ad
oltranza le riedizioni dei successi di Bruce Lee (in un cinema di New
York, Dalla Cina con furore stabilisce un record di presenze
che sarà eguagliato soltanto da Beverly Hills Cop molti anni dopo; I
tre dell'Operazione Drago verrà proiettato in Grecia per ben
quattordici anni; in Italia, nel 1982, la riedizione dei gongfu
di Lee batte i film del momento per numero di spettatori nelle sale)
piuttosto che applaudire un nuovo attore cinese. Una love-story,
quella tra il pubblico occidentale e l'idolo cinese, destinata a
ripetersi anche nel ventennale della sua scomparsa, il 1993, quando
l'uscita della biografia hollywoodiana Dragon-The Bruce Lee Story,
di Rob Cohen, un film a basso costo senza attori di spicco, supererà
all'uscita americana l'incasso del contemporaneo mega-kolossal Last
Action Hero col nuovo eroe del cinema muscolare, Arnold
Schwarzenegger. Il solo nome di Bruce Lee basta al pubblico
occidentale per correre nelle sale.
Ma a Hong Kong è tutt'altra storia.
Nel 1978 il coreografo dei
combattimenti Woo-ping Yuen decide di esordire alla regia. Ma il
genere ormai ristagna e decide di lanciare un volto nuovo. Chiama
così un attore-stuntman ancora sconosciuto: Jackie Chan. Chan lavora
nel cinema da anni ormai, e lo stesso Lo Wei aveva cercato di
lanciarlo come "erede di Bruce Lee" ne Il ritorno di
palma d'acciaio (Xin ching-wu men - New Fist of Fury,
1976), film che si pone come séguito ideale di Dalla Cina con
furore. Malgrado però Chan abbia all'attivo più di 30 film, è
ancora uno sconosciuto ad Hong Kong ed è considerato già "bruciato"
(il giovane attore, deluso dai molti insuccessi, sta meditando di
cambiare mestiere e trasferirsi in Australia dove i suoi genitori si
sono trasferiti già da tempo). Yuen "affitta" Chan da Lo
Wei, al quale l'attore è legato da un contratto-capestro per ora
infruttuoso, e dirige così Il serpente all'ombra dell'aquila
(She xing diao shou - Snake in the Eagle's Shadow), con
Jackie Chan protagonista e Siu Tien Yuen (padre del regista) come
co-protagonista. Il film, modestissimo nei mezzi e nella trama,
ottiene un buon successo proprio grazie alla simpatia sfrontata del
suo quasi imbelle protagonista, e fa conoscere al pubblico asiatico
il genere gongfu comedy. Non è la prima volta che un certo
umorismo un po' demistificatorio pervade il genere, ma è certamente
la prima in cui un vasto successo arride ad un titolo che si pone in
antitesi al tradizionale gongfu il pubblico, soprattutto
quello più giovane, apprezza in Jackie Chan un tipo di eroe
maldestro, immaturo ed irriverente, pronto alla battuta e alla fuga
più di quanto non lo sia alla lotta, a meno che non vi sia proprio
costretto.
È il solo modo che il cinema delle arti marziali ha per rinnovare
i suoi fasti, almeno in casa: non cercare un nuovo Bruce Lee, impresa
impossibile (contro la quale si scornerà negli anni '90 persino il
pur bravo Jet Li), ma andare all'opposto. Dalla violenza alla risata,
in un cammino analogo a quello compiuto da un genere "cugino":
il western italiano (non a caso Chan si ispirerà, per sua stessa
ammissione, a Bud Spencer e Terence Hill, oltre che ai classici del
muto come Chaplin e Keaton).Jackie Chan ed il gongfu comedy
Il primo film comico sulle arti
marziali è convenzionalmente indicato in The Spiritual Boxer
(Shen da, 1975) di Liu Chia-lang, ma il film di Yuen vede
nella bravura atletica ed acrobatica di Jackie Chan l'elemento
vincente.
Lo stesso anno lo stesso identico cast
artistico e tecnico gira Drunken Master (Jui kuen).
Chan diventa così una star, non cercando di imitare Bruce Lee, bensì
allontanandosene completamente. Mentre Lee è carismatico, serio e
marziale, Chan è sornione, giocoso e gioviale. Il film supera ad
Hong Kong i record stabiliti da Lee.
L'anno successivo Chan è già regista,
con The Fearless Hyena (Hsiao chuan yi chao), che
uscirà in Italia nell'estate del 1982 come Jacky Chan la mano che
uccide, passando inosservato; ma è solo nel 1980 con Il
ventaglio bianco (Shi di chu ma - The Young Master)
che diventa famoso a livello internazionale come regista di sé
stesso. Lui, infatti, insieme ai suoi amici Yuen Biao e Sammo Hung,
per tutti gli anni ottanta daranno lustro e vigore ad un genere ormai
agonizzante.
Jet Li ed i gongfu cinesi
Negli anni '80 si afferma anche Jet Li
che, a differenza dei suoi colleghi, è nato a Pechino e quindi
proviene dalla Repubblica popolare cinese, culturalmente e
commercialmente diversa da Hong Kong. Jet Li è un ex campione di
Wushu quando approda al cinema, con una fortunata (in patria) serie
di 3 film sul tempio di Shaolin, che gli vengono cuciti su misura dal
governo di Pechino desideroso di espandersi sui mercati.
Ma gli anni del successo fuori casa,
dopo alcuni infausti tentativi, per Li arrivano con l'inizio degli
anni '90, quando, nell'ambito dell'apertura verso l'estero del
governo cinese (del quale il campione di ginnastica è espressione e
prodotto appoggiato da poteri forti), viene diretto da registi del
calibro di Stanley Tong, Tsui Hark e Corey Yuen, i migliori
dell'Asia. L'uso massiccio dei cavi e eccessivi "voli" che
Li compie, fanno transitare i suoi film a metà strada fra il wuxia
ed il gongfu, ma sicuramente i suoi combattimenti a mani nude
danno nuova linfa al genere marziale, anche se non ha mai praticato
Kung-Fu, bensì Wushu.
Col finire degli anni '90, però, Jet Li collabora sempre più
spesso con gli USA, abbandonando quindi il genere marziale se non per
pochi combattimenti di breve durata ed elaborati al computer, il che
opacizza il suo talento, frustrando il suo intento di superare Bruce
Lee. Con gli anni '90, tuttavia, inizia anche la riscoperta critica e
filologica del genere attraverso libri ed articoli di giovani
studiosi che mettono ordine nel caos distributivo di titoli e nomi
(in Italia è lo sceneggiatore Lorenzo De Luca a fare da apripista
con quattro libri seminali, numerosi articoli, partecipazioni a
programmi radiotelevisivi ed infine anche un documentario,
Dragonland, del 2010, da lui scritto e diretto, summa di numerose
interviste che l'autore ha raccolto negli anni a personaggi viventi e
nel frattempo scomparsi quali Jackie Chan, Brandon Lee, Gordon Liu,
Lau Kar Leung e molti altri). Ma l'ondata è internazionale, giacché
anche in Francia, America e Giappone escono altre pubblicazioni quasi
contemporanee che storicizzano il filone come sarebbe stato
impensabile fare negli anni '70, quando la critica ufficiale lo
snobbava.Nomi principali
Alcuni nomi dei principali interpreti di gongfu orientali. Da notare come il declino del genere, l'avanzata età ed in alcuni casi la morte, abbiano impedito a questi attori di continuare l'attività di attori marziali. Molti, però, sono diventati coreografi dei combattimenti.- Yuen Biao
- Jackie Chan
- Sammo Hung
- Philip Kwok
- Bruce Lee
- Jet Li
- Lo Lieh
- Ti Lung
- Fu Sheng (o Alexander Fu Sheng)
- Ho Chung Tao (o Bruce Li)
- Yuen Wah
- Donnie Yen
- Bolo Yeung
- Wang Yu (o Jimmy Wang Yu)
- Phillip Rhee
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