I testi
sacri del Buddhismo
(tradizionalmente indicati come Tripiṭaka,
"tre canestri") sono attualmente raccolti in tre canoni: il
Canone pāli (o Pāli Tipiṭaka),
il Canone cinese (大藏經,
Dàzàng jīng),
e il Canone tibetano (composto dal Kangyur
e dal Tanjur),
così denominati in base alla lingua degli scritti.
I canoni buddhisti raccolgono gli
insegnamenti, i sermoni, le parabole e i detti di Siddhārtha Gautama
(il Buddha), le regole di vita all'interno del Sangha (la "comunità"
dei fedeli, sia monaci che laici) e le tecniche per il raggiungimento
del Nibbāṇa, ovvero l'"estinzione", intesa come
liberazione dal saṃsāra, l'eterno ciclo karmico di nascita,
morte e rinascita a cui sono soggetti tutti gli esseri senzienti.
Sebbene la religione buddhista sia
divisa al suo interno in numerose scuole di pensiero, di cui le tre
correnti maggioritarie sono il Theravāda, il Mahāyāna e il
Vajrayāna, che hanno sviluppato dottrine contrastanti e prodotto
testi altrettanto diversi, i canoni di tutte le scuole condividono
alcune dottrine fondamentali, impartite dal Buddha stesso, che
costituiscono il Dharma, la "legge morale" o
"condotta di vita" che deve rispettare ogni fedele
buddhista, e sono:
- le Quattro nobili verità;
- il Nobile Ottuplice Sentiero;
- l'Ahimsa (compassione o nonviolenza);
- la meditazione, che conduce alla Bodhi (illuminazione);
- il Nibbāṇa, estinzione della sofferenza.
Il Canone pāli
Il Canone pāli è proprio del
Buddhismo Theravāda, e si compone di tre piṭaka, o
canestri: il Vinaya Piṭaka, o "canestro della
disciplina", contiene le regole di vita dei monaci; il Sutta
Piṭaka o "canestro della dottrina", contenente gli
insegnamenti impartiti dal Buddha; infine l'Abhidhamma Piṭaka
o "canestro della fenomenologia" in ambito cosmologico,
psicologico e metafisico, che raccoglie gli approfondimenti alla
dottrina esposta nel Sutta Piṭaka. Questo canone possiede
una celebre edizione, trascritta in alfabeto latino e tradotta in
lingua inglese, pubblicata in 57 volumi dalla londinese Pali Text
Society tra il 1877 e il 1927.
Il Canone cinese
Il Canone cinese si compone di 2.184
testi a cui vanno aggiunti 3.136 supplementi tutti raccolti,
nell'ultima edizione, in 85 volumi di stile occidentale pubblicati in
Giappone (Tokyo, 1924-1929). Inaugurata durante l'era Taishō, questa
edizione è detta comunemente "Canone dell'Era Taishō"
(大正新脩大蔵經 Taishō
Shinshū Daizōkyō) ed è divenuta lo standard di riferimento
nei Paesi di antica influenza cinese.
Il Canone tibetano
Il Canone tibetano si suddivide in due
raccolte, il Kangyur (composto da 600 testi, in 98 volumi,
riporta discorsi attribuiti al Buddha Shakyamuni) e il Tanjur
(raccolta, in 224 volumi, di 3.626 testi tra commentari e
insegnamenti). Questo canone fu dato alle stampe in tibetano la prima
volta a Pechino nel 1411, e solo nel 1742 in Tibet, questa edizione è
in 333 volumi.
Parte dei Canoni cinese e tibetano si
rifanno ad un precedente Canone tradotto in sanscrito ibrido sotto
l'Impero Kushan e poi andato in buona parte perduto. Questi due
Canoni furono adottati dalla tradizione Mahāyāna che prevalse sia
in Cina che in Tibet. Il Canone sanscrito riportava tutti i testi
delle differenti antiche scuole e dei differenti insegnamenti
presenti nell'Impero Kushan. La traduzione di tutte queste opere
dalle originali lingue pràcrite a quella sanscrita (una sorta di
lingua dotta 'internazionale' come lo fu il latino nel Medioevo
europeo) fu voluta dagli stessi imperatori kushan. Buona parte di
questi testi furono successivamente trasferiti in Tibet e in Cina sia
da missionari kushani (ma anche persiani e sogdiani), sia riportati
in patria da pellegrini. Da segnalare che le regole monastiche
(Vinaya) delle scuole presenti oggi in Tibet e in Cina
derivano da due antichissime scuole indiane, rispettivamente dalla
Mulāsarvastivāda e dalla Dharmaguptaka.
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