Il comfort in una casa giapponese veniva tradizionalmente sacrificato alla sicurezza. La casa giapponese è pensata prima di tutto per sopravvivere ai terremoti. Tutto il resto passa in secondo piano. La differenza di temperatura tra l’esterno e l’interno era tradizionalmente trascurabile. Guarda per esempio in questa stampa con che disinvoltura si facevano festival come gli Yukimi, feste in cui si mangiava e beveva, da casa propria, togliendo intere pareti per poter contemporaneamente ammirare la neve.
Le pareti esterne Sono dei semplici pannelli coibentati con fango, spessi sui 10 15 cm, le pareti interne sono mobili e rimovibili per permettere la riconfigurazione dello spazio, quindi sono di necessità sottili, anche solo 1cm, e non coibentati. Le finestre arrivano al pavimento e sono immense per permettere la visione del giardino. Questa è casa mia. Le altre stanze sono uguali. Semplicemente, la casa giapponese prende per scontata La variazione stagionale di temperatura e non la prende neppure in considerazione.
Come vedi, tutto aperto, intere pareti rimosse. È evidente che la casa non veniva vista come un riparo dalle basse temperature.
Non solo, il riscaldamento veniva limitato al minimo indispensabile Per timore degli incendi, un flagello una volta. Ora ci sono legni impregnati chimicamente, che non bruciano. Vedi per esempio l’abitudine di usare il kotatsu, un tavolino con una coperta, per tenere caldo le mani e i piedi mentre il resto della casa è freddo. Quando sono arrivato in Giappone, questa era la normalità. Spesso la stanza non era affatto riscaldata, ma ci si teneva caldi solo col kotatsu.
anche oggi in generale non esiste un riscaldamento centrale, ma si usano stufette.
Il Giappone è un paese dove la natura è dura e spietata.
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