Miyamoto Musashi brandisce
due bokken (spade di legno)
Miyamoto Musashi (宮本武蔵;
Miyamoto, 1584 – Higo, 19 maggio 1645) è stato un militare e
scrittore giapponese, considerato il più grande spadaccino della
storia nel suo paese.
Biografia
Nato nel villaggio Miyamoto nella
provincia di Harima, fu istruito all'uso delle armi dal padre
Munisai, che era uno spadaccino riconosciuto dallo shogun, mentre al
suo sviluppo spirituale contribuì anche il monaco zen Takuan Soho
amico di Yagyu Munemori, famoso maestro di spada. A 13 anni ebbe il
suo primo duello mortale.
A 16 anni partecipò e si batté
nell'epica Battaglia di Sekigahara (1600) per la fazione sconfitta,
quella dei daimyō dell'ovest. Sopravvissuto al massacro di migliaia
di guerrieri e all'inseguimento da parte dei nemici, Musashi cominciò
un vagabondaggio per il Giappone alla ricerca di avventure e di
affermazione personale.
Dopo quell'esperienza che lo segnò
profondamente, visse diversi anni in totale eremitaggio nelle foreste
più impervie, dedicandosi esclusivamente all'affinamento delle
tecniche marziali.
Vagò fino ai 29 anni, battendosi per
sessanta volte ottenendo sempre la vittoria, anche quando si trovò a
combattere contro più avversari contemporaneamente o contro maestri
di arti marziali, come i samurai della famiglia Yoshioka, famosi per
la loro scuola di spada a Kyōto.
Miyamoto Musashi trafigge
un nue (鵺)
Il suo duello più celebre fu quello
combattuto contro Kojirō Sasaki, detto Ganryu, nel 1612,
sull'isola di Funa-jima. Il duello ebbe così tanta rinomanza
che ora quest'isola porta il nome di Ganryu-jima.
Miyamoto vinse il duello con un
singolo, ma formidabile colpo mortale, portato sulla testa
dell'avversario con un bokken ricavato dal remo della barca che
l'aveva portato a Funa-jima. Miyamoto si avvicinò all'avversario,
scendendo dalla barca, con l'acqua che gli arrivava poco al di sotto
delle ginocchia. Il bokken ricavato dal remo era stato appositamente
intagliato nel remo per renderlo più lungo di uno normale e Musashi
ne immerse la punta nell'acqua, per nasconderne la lunghezza agli
occhi dell'avversario. In questo modo il samurai riuscì a
sorprendere Kojiro ed a sconfiggerlo. Come viene riportato su "Il
libro dei cinque anelli" (Go Rin No Sho), Miyamoto con un solo
unico micidiale colpo spaccò la testa di "Ganryu".
I dati biografici sono incerti, ma
tradizionalmente si ritiene vero che Musashi non abbia mai perso un
incontro, nonostante contrapponesse spesso un bokken alla katana
dell'avversario (si tenga sempre in mente che il bushido, il codice
d'onore dei samurai, imponeva allo sconfitto in un duello di
suicidarsi).
La sua mancanza di puntualità negli
appuntamenti era leggendaria, ma va precisato che la mancanza di
puntualità ai duelli faceva parte di una precisa strategia
psicologica che Musashi adottava (mai ripetendola più di una o due
volte con avversari che ne erano a conoscenza), allo scopo di
togliere fiducia all'avversario e di fargli perdere calma e
concentrazione. Infatti nel suo più famoso duello contro Kojiro
tardò al punto che fu mandato un emissario dello sfidato a
prenderlo, il quale lo trovò che ancora dormiva. Musashi si alzò e
fece colazione con tutta calma. Quando Kojiro lo scorse arrivare in
barca, calmo e per di più armato solo di un bokken, perse la calma
al punto di corrergli incontro nell'acqua gettando via il fodero
della sua katana. Musashi lo apostrofò dicendogli che in quello
stato aveva già perso. Egli era un innovatore nella strategia di
lotta psicologica, nello studio della personalità e delle debolezze
dell'avversario e nelle tattiche comportamentali per sfruttarle.
Strategia pressoché sconosciuta fino ad allora, tra i samurai.
A 50 anni si ritirò per dedicarsi allo
studio, alla letteratura e ad altre discipline risultando un maestro
in molte di esse come, ad esempio, nella pittura, nella calligrafia e
nell'arte della forgiatura delle tsuba, le tipiche guardie delle
spade che spesso risultavano vere e proprie opere d'arte, tanto che
diede il proprio nome a un modello divenuto poi tradizionale.
Morì in età avanzata, probabilmente
per un tumore allo stomaco, in un periodo storico del Giappone in cui
la vita media si attestava intorno ai 40 anni.
La leggenda vuole che al suo funerale
un fortissimo tuono scosse tutti i presenti alla cerimonia e il
commento dei più fu "è lo spirito di Musashi che lascia il
corpo".
Personalità e leggenda
La vita di Musashi viene spesso confusa
con le leggende nate su di lui nei secoli dopo la sua morte. I
documenti relativi la sua biografia sono frammentari e molti sono
andati perduti.
Per i suoi biografi è "relativamente"
semplice ripercorrere la sua vita fino al duello con Kojiro, mentre è
più difficile trovare fonti certe su quel che fece dopo. Si trovano
invece sufficienti notizie sulla sua vecchiaia. Di certo si sa che
era un pittore, e qualche sua opera è rimasta. Ha lasciato tre opere
scritte, il più famoso dei quali è il Libro dei cinque anelli,
arrivato a noi grazie ai suoi allievi, e dedicato a uno di questi
ultimi. Alla sua morte Musashi aveva almeno tremila studenti che
studiavano sotto di lui, oppure sotto la guida di suoi allievi
diretti; ancora oggi in Giappone ci sono molte scuole che derivano
dalla sua. Altra leggenda afferma che sia stato educato dal monaco
Takuan: tuttavia non è stato così, dato che i due non sono mai
entrati in contatto.
Sul duello più famoso che vinse contro
Kojiro esiste un forte dibattito tra gli storici. Qualcuno insinua
che a vincere sia stato Kojiro, detto Ganryu: l'isola dove venne
tenuto il duello oggi si chiama Ganryujima e in molti trovano strano
che al luogo dell'incontro venga dato il nome del perdente.
Ganryujima significa in giapponese "l'isola di Ganryu",
nome che tuttavia più probabilmente deriva dalla versione abbreviata
del più lungo toponimo "l'isola dove è morto Ganryu" o
'l'isola della morte di Ganryu". Sono comunque assolutamente
preponderanti gli scritti che danno Musashi vincitore, così come
tutta la tradizione e le leggende successive all'evento.
Qualcun altro invece afferma che la
vittoria di Musashi è certa, ma che forse Kojiro "Ganryu"
non venne ucciso dal leggendario avversario. In un testo scritto da
un testimone dell'incontro si racconta che Kojiro non morì, ma
rimase svenuto e quando si riprese venne ucciso da alcuni uomini
appartenenti alla famiglia rivale di quella che "sponsorizzava"
Kojiro. Infatti questo duello era stato organizzato da due famiglie
che si contendevano il potere politico nella zona. Musashi era il
campione di una e Kojiro dell'altra. Comunque Musashi dopo questo
duello si ritirerà dalla vita di ronin in cerca di sfide e non
cercherà più scontri singoli. Se li farà saranno altri a sfidarlo.
Probabilmente il duello rappresentò comunque una svolta nella vita
di Musashi, volente o meno. Se, come sembra, ci furono fini politici
dietro lo scontro, Musashi forse capì che il singolo non può nulla
nelle trame ordite dai potenti nella società. Forse questo gli fece
diminuire l'interesse per lo scontro singolo ed aumentare quello per
lo scontro di massa e lo studio della strategia applicata alle
battaglie tra eserciti.
Le più forti critiche verso di lui
nacquero perché uccise in un duello un esponente della scuola
Yoshioka che era solo un adolescente di tredici anni. Va però detto
che l'esponente della Yoshioka in quell'occasione non era solo, ma
scortato da molte decine di samurai, e ricordato anche che Musashi
stesso vinse un duello a 13 anni. Comunque Musashi aveva già ucciso,
in due precedenti duelli, i fratelli maggiori del piccolo Yoshioka.
Il terzo scontro fu deciso dagli allievi della Yoshioka che cercavano
per fini personali di salvare l'onore della scuola.
Certamente a contribuire a notizie
fuorvianti su Musashi è stato il romanzo di Eiji Yoshikawa, ritratto
di un'epoca e anche del personaggio di Musashi, anche se con chiare
invenzioni biografiche, dettate probabilmente da esigenze narrative.
Si sa che non si sposò, ma adottò tre
figli, l'ultimo dei quali in tarda età. Uno si suicidò alla morte
del suo signore, secondo le regole del tempo. Musashi non riuscì a
diventare maestro di spada per lo shogun, dato che un altro samurai
venne scelto al suo posto. Musashi comunque trovò un signore a cui
offrire i suoi servigi.
In vecchiaia, diede diverse
dimostrazioni della sua abilità. Non uccideva più gli avversari, e
li fronteggiava sempre con un bokken. Solo in una occasione uccise un
uomo, ma questi morì sbattendo la testa dopo che Musashi lo ebbe
spinto con il corpo contro un muro dopo aver evitato un fendente. Si
dice fosse mancino, e abile nel lancio dei coltelli. In età matura
partecipò per il suo signore a delle battaglie, che lo videro
vincitore. Per lui la strategia che si mette in pratica per un
singolo individuo si può utilizzare anche per molti. L'originale del
Libro dei cinque anelli è andato perduto. Musashi stesso
chiese a due allievi di bruciarlo. Uno lo trascrisse e l'altro lo
imparò a memoria, lasciandone pertanto traccia.
I nomi
Nell'introduzione del suo libro si
presenta col nome di Shinmen Takezo Musashi no Kami Fujiwara no
Genshin che ha la seguente origine: Takezo è il nome
proprio da adulto (al compimento dei 13 anni); Shinmen è il
nome del clan di cui il nonno di Takezo era vassallo; Musashi no
kami è un titolo onorifico che significa approssimativamente
"governatore della provincia Musashi", anche se di fatto
non corrisponde al vero; Fujiwara no Genshin significa "saggio
della famiglia Fujiwara", altro titolo onorifico che aveva lo
scopo di creare un legame (pretestuoso) col Clan Fujiwara, secondo
per importanza solo alla famiglia imperiale, acquisendone in
prestigio. Titoli simili venivano assegnati ai non nobili.
Il nome con cui è noto oggi, Miyamoto
Musashi, gli è stato probabilmente dato dal monaco Takuan Soho
basandosi sul nome del villaggio di cui era originario (Miyamoto) e
della lettura cinese (Musashi) dei caratteri di Takezo, il suo
nome.
Infine, l'appellativo Kensei, con cui spesso viene
identificato, significa "saggio o maestro della spada", in
riconoscimento della sua incredibile abilità guerriera.Opere
La sua opera più nota Il libro dei
cinque anelli (五輪の書
Go Rin no Sho),
conosciuto anche come Il libro degli elementi o Il libro
dei cinque elementi, è la sintesi di tutta la sua esperienza.
L'opera è divisa in cinque parti, con riferimento agli elementi
costitutivi dell'universo secondo la cultura Taoista: terra, acqua,
fuoco, aria e vuoto.
Il libro della Terra tratta in
generale l'arte della spada; quello dell'Acqua descrive
specificamente le tecniche della scuola fondata dall'autore; quello
del Fuoco le tecniche di combattimento; quello dell'Aria
le tecniche delle altre scuole; il libro del Vuoto, l'ultimo,
espone le conclusioni filosofiche dell'insegnamento: una volta
raggiunto l'apice della tecnica si devono dimenticare le regole e
agire con la più grande e spontanea istintività. L'insegnamento è
in linea con le massime della filosofia zen. L'ultimo scritto di
Musashi è il Dokkōdō, un breve elenco di precetti composto il 12
maggio 1645, una settimana prima della sua morte.
Scuola
Hyoho Niten Ichi Ryu, scuola di spada
fondata dallo stesso Musashi.
Dottrina strategica
Nella sua componente più esoterica, la
dottrina strategica comprende una trattazione delle varie armi e del
loro utilizzo e un'esposizione della varie posture del corpo e dei
vari modi di colpire l'avversario. Musashi non espone mai la propria
dottrina in maniera esplicita: pure nelle sezioni più "tecniche"
l'importanza del non-detto travalica quella dell'esposizione formale.
D'altra parte lo stesso autore del Gorin no Sho afferma di non aver
mai avuto un maestro: il vero stratega deve apprendere da solo i
fondamenti della strategia, attraverso poche fondamentali linee
guida.
Uno dei concetti fondamentali del
Musashi è l'uso delle due spade. All'epoca dei samurai un guerriero
(bushi) aveva due spade alla cintura: la katana (spada lunga) e la
wakizashi (spada corta). Morire con una di queste armi ancora nel
fodero significava non aver fatto tutto il possibile per vincere.
Questo è ovviamente contrario all'etica del samurai: nel Niten si
raccomanda dunque di imparare ad utilizzare tutte e due le spade in
combattimento.
Altro importante concetto è il non
fare affidamento solo sull'equipaggiamento. Certe scuole di scherma
dell'epoca insegnavano l'utilizzo di un particolare tipo di arma,
magari una spada più lunga del normale, e come trarre vantaggio da
queste. Un vero stratega, ammonisce Musashi, conosce pregi e difetti
di ogni singola arma, ma non si limita ad usarne solo una: una spada
lunga ad esempio può essere inutile negli spazi stretti. L'eccessiva
specializzazione porta all'estinzione, e l'eccessiva fiducia nel
mezzo porta alla sconfitta.
Per quanto riguarda la parte "tecnica",
il Niten considera le posizioni di guardia basilari, assumendo la
guardia classica (chudan) come centro dell'azione. Raccomanda altresì
di non affidarsi solo a questo: le varie posizioni del corpo devono
rispondere alle necessità del momento, così come non esiste un solo
modo di muovere i piedi o di portare un fendente.
Anche per quanto riguarda i fendenti,
Musashi resta sul vago: la spada si impugna (come nel kendo) con una
presa forte delle ultime due dita di ogni mano. Nel portare un
fendente l'unica preoccupazione deve essere: tagliare il nemico. Il
Niten tratta in maniera abbastanza "fumosa" vari tipi di
colpi e fendenti, senza mai curarsi di spiegare la tecnica del colpo
nel dettaglio, Musashi preferisce focalizzare l'attenzione sulla
percezione mentale di ogni colpo. Quindi si avrà il "fendente
che va proprio a segno", il "fendente fuoco e pietre",
il fendente "foglie rosse", ecc... Più della tecnica in
sé, traspare nel Niten una caratteristica fondamentale: il colpo,
quale che esso sia, deve essere scagliato in una sola unità di
tempo, e deve andare a segno nella propria mente, prima che
nell'avversario. Il ritmo dei fendenti e delle parate è importante:
chi non conosce il ritmo di un duello, chi non sa colpire nell'unità
di tempo giusta, anche se in possesso di grande forza ed
impareggiabile tecnica verrà sconfitto.
In effetti, più che una scuola di
scherma, il Niten Ichiryu è una dottrina filosofica: essere sempre
pronti a cambiare ed adattarsi, come l'acqua si adatta al
contenitore. Lo stratega non è solo colui che impone il proprio
metodo e il proprio ritmo al duello, ma anche e soprattutto chi sa
leggere la situazione, valutare velocemente i punti di forza e
debolezza, cambiare la situazione in proprio favore e - fondamentale
- vincere.
Addentrandosi attraverso il Gorin no
Sho nella dottrina del Niten si scopre il fondamento della scuola: il
vuoto. Sia la postura, che la camminata, che il colpire con un
fendente devono sottostare alla regola del vuoto. Colpire, sì, ma
senza l'intenzione di colpire. Colpire con la mente vuota. Il
concetto di vuoto nel Niten, ma anche nelle altre discipline
orientali, è molto diverso da quello occidentale. Il vuoto è
l'assenza di forma, di intenzione, di evidenza. Colpire senza
l'intenzione, avere una posizione non evidente, una forma-senza
forma, questo è il fondamento del Niten Ichiryu. Solo attraverso la
mente vuota, avverte Musashi, è possibile trovare la Via.