Saitō Musashibō Benkei (西塔
武蔵坊 弁慶),
meglio conosciuto semplicemente come Benkei (弁慶),
(1155 – 15 giugno 1189) è stato un monaco buddhista e militare
giapponese.
Biografia
La sua storia è stata tramandata nella
leggenda e nella tradizione popolare, soprattutto attraverso il
teatro Nō e Kabuki, ed è ormai impossibile distinguere la verità
storica dal mito.
L'infanzia
Le varie tradizioni pervenuteci
descrivono la nascita di Benkei nei modi più disparati. Secondo una
suo padre era a capo di un tempio e avrebbe stuprato sua madre, la
figlia di un fabbro. Secondo un'altra sarebbe stato figlio di un
kami. Molto spesso viene descritto con tratti demoniaci, un bambino
mostruoso con capelli scompigliati e lunghi denti aguzzi. Secondo una
tradizione da bambino venne soprannominato Oniwaka (鬼若
"bambino oni").
Entrò in monastero in tenera età, e
viaggiò molto tra i vari monasteri buddhisti del Giappone antico. In
questo periodo, i monasteri erano anche importanti centri di
amministrazione e cultura, e soprattutto delle vere e proprie potenze
politiche e militari. Come molti altri monaci, scelse di ricevere un
addestramento militare e di diventare un sōhei, un monaco
combattente. Fu probabilmente addestrato nell'uso della naginata, che
molte tradizioni gli attribuiscono come arma.
A diciassette anni, pare che fosse
robusto e alto più di due metri: a quest'età lasciò il monastero e
si unì agli yamabushi, i monaci itineranti di montagna, e
indossò il loro caratteristico mantello nero, nel quale è ritratto
in molte stampe giapponesi.
Lo scontro sul ponte di Gojo
Lo scontro sul ponte di
Gojo, in un dipinto di Utagawa Kuniyoshi (1798-1861).
Ad un certo punto della sua vita,
Benkei si appostò sul ponte di Gojo (五条大橋
Gojō-ōhashi),
a Kyoto, dove sfidava a duello chiunque volesse attraversarlo, e dopo
aver vinto gli sottraeva la propria arma. Secondo una tradizione,
egli aveva chiesto a Kokaji Munenabu, un famoso armaiolo, di
costruirgli un'armatura, e questi aveva accettato a patto che Benkei
gli portasse mille spade. Sarebbe arrivato a collezionarne
novecentonovantanove quando il giovane Yoshitsune Minamoto attraversò
il ponte. Sconfitto in duello per la prima volta, e da un avversario
molto più giovane (aveva quattro anni in meno) e fisicamente più
debole di lui, Benkei gli giurò eterna fedeltà e lo seguì.
Yoshitsune era l'ultimo figlio del signore della guerra Minamoto no
Yoshitomo.
Al fianco del suo signore Yoshitsune,
Benkei combatté la guerra Genpei contro il clan Taira. Le gesta di
Yoshitsune e Benkei sono raccontate in toni epici, e a Yoshitsune le
tradizioni popolari attribuiscono il merito della gran parte delle
vittorie del clan Minamoto, e in particolare nella battaglia di
Dan-no-ura.
La famosa morte in piedi
Dopo il trionfo sui Taira, secondo le
leggende Yoritomo, il fratello maggiore di Yoshitsune, vide la fama
di Yoshitsune come una minaccia, e diede ordine di ucciderlo. Nei due
anni che seguirono, Benkei e Yoshitsune dovettero fuggire dagli
uomini di Yoritomo, e furono infine circondati nel castello di
Koromogawa. Mentre Yoshitsune si ritirava all'interno per compiere
seppuku, Benkei tenne impegnati gli assalitori sul ponte d'ingresso
al castello. Fu bersagliato di frecce, e in molti attraversarono il
ponte per combatterlo, ma Benkei ebbe ragione di tutti. I soldati
cominciarono ad avere paura di affrontarlo, ed aspettarono dall'altra
parte del ponte che egli cedesse sotto il peso delle ferite subite.
Quando infine gli uomini attraversarono
di nuovo il ponte, scoprirono che Benkei era già morto da qualche
tempo, ma che non aveva cessato di rimanere nella sua posizione,
consentendo così al suo signore di guadagnare il tempo necessario.
Questo episodio è noto come la "Morte in piedi di Benkei"
(弁慶の立往生
Benkei no Tachi
Ōjō).
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