Kumite di Motobu Choki,
1926
Il kumite è una delle tre
componenti fondamentali dell'allenamento nel karate, assieme a kata e
kihon, e consiste nell'allenamento con un avversario.
Il termine giapponese kumite
viene tradotto con la parola combattimento, però tale termine
è incompleto, cioè privo degli elementi compresi nel concetto di
kumite. Kumite si compone della parola kumi, che
significa "mettere insieme", e della sillaba te,
che significa "mano". Per kumite si intende quindi
l'incontrarsi con le mani: nel confronto reale come in quello di
palestra è necessario un avversario. Lo scopo del vero combattimento
è quello di abbattere l'avversario, quello del kumite è la crescita
reciproca dei praticanti.
Il kumite presuppone due fasi ben
distinte: l'apprendimento delle tecniche dal punto di vista formale e
la loro applicazione. L'importanza che riveste la forma (kata) in
funzione del combattimento è quindi fondamentale, perché racchiude
le basi del karate. La filosofia del karate-do impone di migliorarsi
continuamente per ricercare la massima padronanza tecnica e mentale,
così da raggiungere equilibrio interiore, stabilità,
consapevolezza. Per allenare il combattimento, nel senso del
karate-do, vengono studiati alcuni tipi di kumite fondamentale:
combattimento a cinque passi, a tre passi, a un passo, semilibero e
libero.
Gohon kumite e Sanbon kumite
Il combattimento a cinque passi, Gohon
kumite, e il combattimento a tre passi, Sanbon kumite,
sono le prime forme di combattimento cui viene avvicinato l'atleta.
Esse hanno lo scopo di fare assimilare l'aspetto pratico e formale
delle tecniche, di perfezionare calci, pugni e parate che vanno poi
collegati agli spostamenti propri e a quelli dell'avversario.
Distanza (maai) e precisione sono gli aspetti che maggiormente
vanno evidenziati ed appresi in tale fase. Maai nelle arti
marziali giapponesi è la distanza da mantenere nei confronti
dell'avversario, esprime non solo la distanza e l'intervallo nello
spazio, ma anche nel tempo. Esprime un ritmo, ad esempio l'intervallo
tra le colonne di un tempio, un movimento di avvicinamento ed
allontanamento; è la corretta distanza, ma variabile, ai fini
dell'attacco o della difesa. Non va misurata, ma sentita con
l'intuizione e l'atteggiamento mentale, con la percezione istintiva
della spazialità delle tecniche, un errore di maai nel combattimento
causa l'immediato attacco da parte dell'avversario e quindi la
perdita dell'incontro.
Kihon ippon kumite
Il combattimento a un solo passo Kihon ippon kumite è la forma più essenziale di combattimento. I due atleti, posti ad una distanza corrispondente all'estensione del loro braccio, prestabiliscono l'area verso la quale indirizzeranno l'attacco: viso, tronco o bacino. Quindi alternativamente e senza finte, attaccano e parano. La relativa facilità strategica e coordinativa del combattimento a un solo passo ha lo scopo di fare emergere la massima intenzione durante l'attacco e di annullare il tempo intercorrente tra la parata ed il contrattacco.Jiyu ippon kumite
Il combattimento semilibero, Jiyu
ippon kumite, è lo stadio preliminare al combattimento libero. I
contendenti si pongono in guardia a distanza libera (normalmente però
viene stabilita a tre metri), l'attaccante dichiara l'area su cui
porterà la tecnica, il difensore esegue una parate libera e
contrattacca. Questo tipo di allenamento è finalizzato allo studio
dell'applicazione reale delle tecniche. Chi attacca deve sapere
sfruttare qualsiasi apertura gli si offra, utilizzando finte e
spostamenti liberi, ed entrambi i praticanti devono acquisire abilità
nella respirazione e nella distanza.
Jiyu kumite
Il combattimento libero, Jiyu
kumite, è il combattimento in cui sfociano i precedenti. In esso
nulla è prestabilito, i due atleti si affrontano, esprimendo le
proprie capacità tecniche e psicologiche. Nella maggior pare degli
stili rimane però come elemento fondamentale il controllo, cioè la
capacità di portare la tecnica con potenza e precisione ma senza
recare danno all'avversario. Nel Kyokushinkai e negli altri stili di
karate a contatto oggi esistenti, invece, i colpi si possono
affondare per ricercare il KO. Per poter praticare il combattimento
libero questi elementi dovranno essere già stati interiorizzati
perché su di essi si imperniano le scelte strategiche: parata e
contrattacco (go no sen), attacco al momento della partenza
dell'avversario (tai no sen), attacco sul primo movimento
dell'avversario (sen no sen) e, infine, il "prima del
prima" (sen sen no sen), cioè la tecnica di anticipo con
intuizione.
Ad Okinawa, anticamente, il karate
veniva allenato attraverso esercizi individuali. Lo studio del
combattimento fondamentale si sviluppò dopo l'introduzione del
karate in Giappone negli anni venti. Il combattimento libero apparve
ufficialmente nel 1936, durante una manifestazione organizzata per la
fondazione della Federazione Studentesca Giapponese di Karate-do.
Il regolamento delle gare, e i punti
assegnati per la qualità delle tecniche - wazaari, tecnica
buona, e ippon, tecnica eccezionale - prevede l'irrogazione di
diverse penalità a seconda della gravità delle scorrettezze
commesse. Recentemente il sistema di punteggio è variato, il nuovo
regolamento assegna ora punti in base alla parte del corpo colpita e
la tecnica. Sanbon, 3 punti: tecniche di calci al viso o
spazzate; nihon, 2 punti: calci al tronco, pugni alla schiena
o combinati e tecniche eseguite dopo un'azione di squilibrio; ippon,
1 punto: pugni o percussioni. Nel kumite la perfetta conoscenza delle
proprie qualità tecniche è essenziale, ed altrettanto lo sono la
padronanza mentale e la convinzione di combattere usando tutte le
proprie risorse, come si trattasse di un combattimento per la vita o
per la morte. Non è importante il numero di colpi ma la loro
efficacia e la dimostrazione di dominio di sé e dell'avversario. Il
senso della distanza e la capacità di comprendere come e quando
entrare o uscire dallo spazio dell'avversario introducono nel
combattimento un aspetto non puramente razionale: il presentimento
dell'attacco, chiamato anche "Cadenza del niente".
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