martedì 10 ottobre 2017

Schweizerdolch

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Lo Schweizerdolch ("Pugnale svizzero" in lingua italiana) è un'arma bianca manesca del tipo pugnale in uso ai mercenari svizzeri nel Tardo Medioevo e Rinascimento. Evoluzione del baselardo, era caratterizzata dall'elsa con pomolo e guardia costituiti da due placche metalliche a crescente, fronteggiantesi rispetto al manico. Funse da modello per lo sviluppo dei pugnali d'ordinanza in uso alle forze della Germania nazista: SA, SS e NSKK.

lunedì 9 ottobre 2017

Tsurugi

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Lo Tsurugi, anche Ken, (in Lingua giapponese) è il vocabolo giapponese che identifica la spada a lama diritta, affilata su ambo i lati, derivata dal modello del jian cinese. Nella cultura giapponese, il nome Tsurugi viene spesso associato a figure leggendarie di eroi cinesi noti per l'uso di armi dalla lama eccezionalmente lunga o pesante. In Occidente, il vocabolo ken è passato ad indicare le forme di spada in uso ai monaci-guerrieri buddisti (Sōhei), contrapposte alla katana ricurva dei samurai.

Storia

I primi rudimenti della siderurgia, costituenti il segreto della lavorazione di spade in ferro, passò dalla Cina al Giappone tra il I ed il III secolo (fine della Dinastia Han), ed almeno sino al VI secolo spade e fabbri sinici continuarono ad essere importati nel Sol Levante.

Costruzione

Kusanagi-no-Tsurugi

Il nome corrente (diversi appellativi sono stati utilizzati in passato) per una delle tre spade che compongono i tre sacri tesori di Shinto è "Kusanagi-no-Tsurugi."

domenica 8 ottobre 2017

Uchigatana

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L'Uchigatana (打刀) è un tipo di spada giapponese forgiata tradizionalmente (nihonto) ed utilizzata dalla classe dei samurai nel Giappone feudale. L'uchigatana viene considerata un'evoluzione del tachi e precorritrice della katana.

Storia

Dal Periodo Heian al Periodo Muromachi, la spada principalmente usata sul campo di battaglia era il tachi: la sua lama lunga ed affilata la rendeva l'arma ideale nel combattimento a cavallo. Durante il quindicesimo secolo, l'uchigatana cominciò ad essere sempre più usata e dal periodo Muromachi (dal 1336 al 1573) rivaleggiò alla pari con il tachi come spada scelta dai samurai.
La parola uchigatana può essere trovata in diverse opere letterarie sin dal Periodo Kamakura, e deriva dall'unione della parola uchi che significa "colpire" con gatana (katana) che significa "spada", il significato può essere quindi inteso come "spada con cui colpire". L'uchigatana era originariamente usata da combattenti di basso rango, come gli ashigaru.
La maggior parte delle uchigatana costruite durante il primo periodo Kamakura non erano di altissima fattura, e poiché erano considerate un bene di largo consumo, nessun esemplare di questo periodo è stato conservato ai giorni nostri. Fu non prima del periodo Muromachi, quando i samurai cominciarono ad usare le uchigatana al posto delle più lunghe tachi, che ne furono costruite di miglior qualità. Durante il Periodo Momoyama, il tachi fu praticamente del tutto abbandonato e l'usanza di portare un paio di uchigatana insieme (una lunga ed una corta), chiamata daisho, divenne uno dei simboli di riconoscimento più caratteristici per la classe dei samurai.

Descrizione

Stampa giapponese su pezzo di legno del periodo Edo raffigurante un samurai con il tachi. La lama affilata del tachi è rivolta verso il basso all'opposto dell'uchigatana o della katana che avrebbero la lama rivolta verso l'alto.
La lunghezza dell'uchigatana durante il Cinquecento è compresa tra i 60 cm ed i 70 cm, con una robusta sugata (sagoma della lama), una accentuata saki-zori (curvatura), e poteva essere impugnata con una mano grazie al suo sottile kasane (spessore della lama misurato nel bordo posteriore) ed un corto nakago (parte grezza della lama nascosta dall'impugnatura) che la rendevano relativamente leggera.
Al contrario del tachi, l'uchigatana era agganciata alla cintura con il lato affilato della lama rivolto verso l'alto; questo ed il fatto che solitamente l'uchigatana fosse di dimensioni ridotte rappresentano le principali differenze tra le due armi.
Diversi furono i motivi che resero popolare l'uchigatana: era più comoda da indossare alla cintura e non dava l'impressione di usare un'arma ad asta come invece faceva il tachi; anche la maggior frequenza di battaglie combattute a piedi e la necessità di armi più veloci sul campo di battaglia, furono importanti fattori che decretarono il successo dell'uchigatana ed indicarono che i combattimenti del periodo erano cresciuti in intensità. Infine, dato che l'uchigatana era più corta del tachi, era possibile utilizzarla in un maggior numero di situazioni come ad esempio all'interno di edifici.

Utilizzi

Al contrario del tachi, con il quale l'atto di preparare il colpo ed attaccare con la spada erano due azioni separate, sfoderare l'uchigatana ed abbattere un nemico divenne una facile, rapida e soprattutto unica azione. Questa tecnica venne sviluppata nelle discipline del Battojutsu, dello Iaijutsu e dello Iaidō.

sabato 7 ottobre 2017

Combat Hapkido

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La Combat Hapkido è un'arte marziale coreana, che deriva esplicitamente dalla più conosciuta e diffusa Hapkido; essa, infatti, più che una nuova arte marziale è un nuovo modo di interpretare L'Hapkido.

Diffusione

Questo nuovo stile viene da molti annoverato come uno stile di nazionalità americana, perché il paese dove l'hapkido si è diffuso maggiormente sono gli Stati Uniti d'America, grazie anche alla presenza di una forte e ben organizzata minoranza coreana.
Proprio in tale paese la pratica dell'hapkido ha trovato nuovi impulsi tecnici e metodologici, data la realtà americana con la sua sensibilità verso le problematiche della difesa personale, a causa dei diffusi episodi di violenza da strada. Tali impulsi trovano piena applicazione nell'opera del maestro John Pellegrini, con la creazione del Combat Hapkido, e con la nascita dell'International Combat Hapkido Federation, fondata nel 1992, organizzazione della quale G. M. Pellegrini è il Presidente. Il maestro Pellegrini, IX dan Kido, uno dei pochissimi occidentali a poter vantare una simile qualifica, ha sottoposto l'intero bagaglio dell'hapkido ad un esame approfondito, alla luce della necessità di una moderna ed efficace difesa personale senza ignorare l'apporto delle tecniche tradizionali, riuscendo anzi ad ottenere il riconoscimento del Combat Hapkido da parte della Korea Kido Association e della World Kido Federation.

Tecniche

Lo scopo principale del Combat Hapkido è dunque "pura difesa personale", e ciò esclude ogni tentazione sportiva ed agonistica. Il fine di ogni tecnica è di avere il massimo controllo ed infliggere il massimo danno all'aggressore con il minimo dispendio di energia in ogni situazione possibile.
In sostanza il lavoro della Combat Hapkido ha alle spalle una ricerca scientifica che studia le più probabili tecniche, posizioni e atteggiamenti utili per la propria difesa personale puntando su leve articolari, difesa DA armi (quali coltello, bastone e contro la sempre più frequente "bottigliata in testa da bar"), difesa CON armi (quali coltello, bastone, nunchaku ecc..), proiezioni, calci, punti di pressione, pugni, gomitate e ginocchiate e studiando le più naturali reazioni di chi subisce e di chi effettua una tecnica cercando di insegnare all'allievo come muoversi di conseguenza. Naturalmente quando si parla di difesa personale si sottintende una situazione di pericolo "in strada", ciò vuol dire che molte delle reazioni fisiche e mentali dell'aggressore e della vittima sono imprevedibili, perciò oltre che di una preparazione fisica e tecnica un allievo di Combat Hapkido necessita, per poter mettere in pratica le tecniche apprese (in una situazione di pericolo "da strada" ovviamente), una grande preparazione mentale e psicologica.
Nonostante l'ingente numero di tecniche che formano la Combat Hapkido, questa arte marziale ha trovato la sua effettiva forma grazie alla eliminazione di molte tecniche e di altrettanti movimenti classici dell'Hapkido tradizionale, considerati dal maestro Pellegrini "inutili" in una situazione di pericolo reale.

venerdì 6 ottobre 2017

Samguk Yusa

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Il Samguk Yusa o Memorie storiche dei tre regni è una delle più importanti opere storiografiche dell'antica Corea, scritta dal monaco buddhista Iryon (1206-1289) e completata nel 1280 (periodo Koryo 918-1392).
Il Samguk Yusa è meno analitico rispetto al Samguk Sagi di Kim Pusik (1145), in quanto privilegia l'aspetto esotico e favoloso delle tradizioni storiche.
Comprende 5 libri: il primo libro tratta miti e saghe di fondazione dei Tre regni in cui era divisa l'antica Corea (Goguryeo, Baekje e Silla) e aneddoti vari; il secondo libro riporta fatti fantastici e non, che coinvolsero i sovrani di Silla; il terzo si occupa dell'arrivo e della diffusione del Buddhismo in Corea, e dei principali monumenti buddhisti del tempo; il quarto riporta aneddoti vari sui monaci buddhisti famosi e infine il quinto libro comprende aneddoti e racconti popolari di vario tipo.
L'affidabilità storica non è garantita anche perché si propone più come testo epico che storico riportando appunto anche aneddoti e leggende.
Il testo era originariamente scritto in cinese arcaico, impiegato come lingua colta dai letterati coreani del tempo e primo metodo di scrittura conosciuto.



giovedì 5 ottobre 2017

Yakṣa

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Yakṣa, spesso anglicizzato in Yaksha — sanscrito यक्श, pāli Yakkha; cinese Yecha (夜叉, Yèchā); [lingua vietnamita|vietnamita]]: Dạ-xoa, coreano: Yacha, 야차 giapponese, Yasha (夜叉); birmano Ba-lu — è uno spirito o demone che abita la natura selvaggia, originario della mitologia buddhista, poi confluito in quella induista. Le femmine sono dette "yakṣī" o "yakṣiṇī" (pāli: "yakkhī" o "yakkhinī").
Il termine si riferisce anche ai servi semidei di Kubera e ai dodici generali celesti che proteggono il Buddha della Medicina Bhaiṣajya.
Gli yakṣa erano originariamente le divinità protettrici di foreste e villaggi, poi considerate protettrici della terra e dei tesori sepolti. Nella mitologia buddhista, gli yakṣa sono servi di Vaiśravaṇa, equivalente del dio indù Kubera, Guardiano del Nord, un dio benefico che protegge i fedeli devoti al sutra del Loto. Yakṣa maligni sono ritratti come terrificanti guerrieri o nani robusti e corpulenti. Le femmine yakṣa, o yakṣiṇī, sono rappresentate come bellissime giovani con facce tonde e gioviali, seno grosso e fianchi larghi.
A differenza dei rakṣasa, simili a ghoul, che provano gioia nell'arrecare sfortuna o morte al genere umano, gli yakṣa sono generalmente benevoli; in alcune storie di yakṣa, però, non manca un'aria di malvagità o minaccia.
Lo Yakṣapraśnāḥ ("domande degli yakṣa") è una storia induista che descrive un dialogo didattico tra gli yakṣa, spiriti tutelari di un lago, e l'eroe epico Yudhiṣṭhira.



mercoledì 4 ottobre 2017

Song Jiang

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Song Jiang (宋江; ... – ...) è stato un brigante cinese a capo di un gruppo di banditi nel XII secolo, durante la Dinastia Song.
Il suo gruppo era attivo nelle provincie attuali Shandong e Henan, prima di arrendersi alle truppe governative. È uno degli eroi del romanzo cinese classico I Briganti, a capo di un esercito di banditi sul Monte Liang. Nella sua comunità era conosciuto come Pioggia Favorevole.

martedì 3 ottobre 2017

Shuǐhǔ Zhuàn

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I Briganti è un romanzo storico (del XV secolo) cinese ambientato nella fase finale della dinastia Song settentrionale (circa 1100 d.c.), composto da 114 capitoli raccolti in 25 volumi ed è un costituente dei Quattro grandi romanzi classici cinesi.
Il titolo originale del romanzo è Shui-Hu-Chuan (cinese tradizionale: 水滸傳, cinese semplificato: 水浒传, pinyin: Shuǐhǔ Zhuàn), letteralmente è traducibile come "Storia in riva all'acqua", ma pubblicato in Italia come I briganti. È noto anche coi nomi: Tutti gli uomini sono fratelli e Le paludi del monte Liang.
Vi si narra l'avventurosa epopea di una banda di 108 briganti, invincibili in campo aperto, diabolicamente astuti nella guerriglia, temerari nel pericolo, spietati nella vendetta.
Questi masnadieri non sono soltanto uomini d'arme e di rapina, ma cavalieri fedeli a un semplice e generoso ideale, che accorrono là dove l'ingiustizia opprime i deboli e gli inermi e ovunque ci sia la corruzione; sempre disposti, tra una battaglia e l'altra a concedersi solennissime sbronze.
Ai funzionari del Celeste Impero sorpresi a leggere questo libro le autorità del tempo sospendevano lo stipendio per molti mesi; e questo accanimento della censura indica abbastanza bene la straordinaria vitalità polemica dell'opera.
I briganti sono l'esempio più famoso di un genere di romanzo cinese che, tra l'eroico e il picaresco, si può avvicinare alla Chanson de geste del medioevo occidentale, ed ha schemi narrativi comuni a quelli delle avventure dei Cavalieri della Tavola Rotonda e di Robin Hood.

lunedì 2 ottobre 2017

Guan dao

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La Lama di Guān (關刀, 关刀, Guāndāo, Kuan tao) è un'arma inastata cinese equivalente al falcione in uso alle forze di fanteria dell'Europa medievale. È composto da una massiccia lama monofilare, con dorso dalla linea frastagliata, inastata su di un'impugnatura lignea o ferrea di circa 1,5 m.
Il guan dao è oggi utilizzato in diverse arti marziali cinesi: per esempio lo si trova sia nello stile shaolinquan sia nel taijiquan. La caratteristica principale dell'arma sono gli attacchi circolari, che sfruttano la lunghezza dell'arma e la rotondità della lama.

Nome

Il nome dell'arma si compone di due ideogrammi:
  • lama , , dāo, tao;
  • , , Guān, Kuan che deriva da Guan Yu, cioè il generale cinese, a cui il Romanzo dei Tre Regni, attribuisce l'utilizzo di questo tipo di arma, tanto da legarla al suo nome: guan dao significa quindi "lama di Guan".
Quest'arma è conosciuta anche con il nome più generico di Grande Lama 大刀, 大刀, dàdāo, ta tao oppure grande lama delle primavere e degli autunni (春秋大刀, 春秋大刀, chūnqiū dàdāo, chun chiu ta tao), o anche Lama (a forma) di luna crescente del Drago Verde (青龍偃月刀, 青龙偃月刀, qīnglóng yǎnyuèdāo, ching lung yan yue tao).



Storia

Il Guandao è in realtà era conosciuta come "Lama (a forma) di luna crescente del Drago Verde" (Qing Long Yan Yue Dao -青龍偃月刀, 青龙偃月刀, qīnglóngyǎnyuèdāo, ching lung yan yue tao). Sebbene il Romanzo dei Tre Regni ne descriva l'uso nel periodo che va dal 169 al 280 da parte di Guan Yu (162-219), i documenti storici ne riscontrano l'esistenza solo a partire dall'epoca della Dinastia Song. Ciò non è strano se si pensa che il Romanzo dei Tre Regni è stato scritto durante la Dinastia Ming.
Il nome Qīnglóng Yǎnyuèdāo è citato:
  • nel Wujing Zongyao o Riassunto delle Questioni dei Classici Militari (武經總要, 武经总要, Wǔjīng Zǒngyào, Wu Ching Tsung Yao),
  • nel Wubei Zhi (武備志, 武备志, wǔbèizhì, wu pei chi)
  • e nel Huangchao Liqi Tushi (皇朝禮器圖式, 皇朝礼器图式, huángcháolǐqìtúshì , huang ch'ao li chi tu shi).
Questi sono tutti importanti trattati militari rispettivamente scritti in epoca dei Song, dei Ming e dei Qing.
L'utilità marziale di questa arma è difficile da valutare, perché il suo maneggio era richiesto per poter superare gli esami imperiali militari. Durante la Dinastia Qing si facevano tre prove: tiro con l'arco, sollevamento pesi e danza con la Grande Lama (Dadao). Ognuna di queste prove serviva a determinare il livello nei gradi imperiali. Per quanto riguarda il Dadao sono riportati tre pesi: 一百二十斤 yībǎi'èrshíjīn (60 kg)、一百斤 yībǎijīn (50 kg)、八十斤 bāshíjīn (40 kg). Nel museo di Shanhaiguan è conservata una Dadao,del peso di 83 chili.

Il Qinglong Yanyuedao nel Romanzo dei Tre Regni

Secondo il Romanzo dei Tre Regni Guan Yu forgiò personalmente la sua "Lama (a forma) di luna crescente del Drago Verde" ed in seguito si distinse per l'uso in battaglia della stessa. Nel romanzo è descritta come una "mostruosità" del peso di oltre 40 kg e proprio questo peso fa supporre che anche l'asta fosse di metallo, proprio come è riscontrabile nei Guandao che servivano negli esami imperiali.
Guan Yu è un personaggio realmente esistito, che assieme ad altri personaggi storici della sua epoca è divenuto protagonista di una saga di racconti epico-cavallereschi che sono stati riuniti nel famoso Romanzo dei Tre Regni. In seguito alla fama aggiunta dal successo del romanzo è assurto al ruolo di divinità in qualità di dio della guerra e di dio dei funzionari pubblici. La storiografia cinese ha approfonditamente studiato la biografia di questo personaggio. Tao Hongjing (陶弘景; 456-536 AD) documenta nel Gujin Daojianlu (古今刀劍錄, 古今刀剑录, gǔjīndāojiànlù, ku chin tao chien lu) che Guan Yu forgiò una coppia di sciabole utilizzando il ferro che egli stesso ha raccolto dal monte Wudu (武都山, 武都山, wǔdūshān, wu tu shan). Si pensa che questo racconto abbia ispirato la storia di Guan Yu che avrebbe creato la propria arma, ma allo stesso tempo ciò indica che molto probabilmente egli non utilizzò un'arma con un lungo manico.

Il Dadao nel Shuihu zhuan

Un altro romanzo epico/cavalleresco dell'epoca Ming descrive un personaggio, tra l'altro anch'egli con il cognome Guan, che utilizza il Dadao. Lo Shuihu zhuan infatti presenta Guan Sheng (關勝, 关胜, Guān Shèng, Kuan Sheng) che ha come arma preferita la Grande Lama, che ne è anche il soprannome.

Aspetto

Secondo la Enciclopedia delle Arti Marziali Cinesi il Dadao si compone delle seguenti parti principali:
  • la lama (刀身, 刀身, dāoshēn, tao shen) di circa 55 cm;
  • una guardia (護手, 护手, hùshǒu, hu shou) di metallo;
  • l'impugnatura (刀把, 刀把, dāobà, tao pa), che è un'asta di legno o di ferro.
Il Dadao utilizzato nelle moderne attività sportive ha una lunghezza complessiva variabile di circa 165/200 cm. Nei modelli antichi, la testa di mazza era spesso sostituita da un calzuolo vero e proprio, atto a colpire di punta l'avversario rovesciando la presa sull'arma. Come in quasi tutte le armi cinesi, sia la lama che il puntale possono essere dotati di anelli che hanno lo scopo di confondere l'avversario con il loro movimento e il rumore.



Parti della Lama

la lama (刀身, 刀身, dāoshēn, tao shen) possiede a sua volta queste parti distinte:
  • punta (刀頭, 刀头, dāotóu, tao t'ou);
  • filo (刀刃, 刀刃, dāorèn, tao ren);
  • dorso (刀背, 刀背, dāobèi, tao pei);
  • piatto (刀盤, 刀盘, dāopán, tao p'an)..
Sul dorso è fissata una nappa (刀穗, 刀穗, dāosuì, tao sui)

Parti dell'impugnatura

L’impugnatura a sua volta possiede:
  • impugnatura alta (上把, 上把, shàngbǎ, shang pa);
  • impugnatura media (中把, 中把, zhōngbǎ, chung pa);
  • impugnatura bassa (下把, 下把, xiàbǎ, hsia pa);
  • puntale (把尖, 把尖, bǎjiān, pa chien) di ferro.

Guandao e Naginata

Il Guan dao è per certi versi simile al naginata giapponese, poiché anche l'arma nipponica rassomiglia fortemente il falcione inastato occidentale e pare sia stata sviluppata proprio partendo dall'archetipo della famosa arma inastata cinese. Caratteristica tipica del naginata era ed è però l'utenza principalmente femminile: arma di notevoli dimensioni ma peso contenuto, il lungo falcione giapponese poteva infatti permettere alla "donna del guerriero" (buke) di affrontare un avversario più grosso e più forte tenendolo ad una buona distanza onde vanificarne la superiorità fisica e risolvere lo scontro basandolo unicamente sull'abilità nel maneggio dell'arma. Il guan dao invece, come il falcione occidentale, era arma pesante e potente, destinata a soldati impegnati ad affrontare cavalieri massicciamente corazzati, per cui è più probabile che dal Guan dao sia invece derivato prima il Bisentō, il quale sarebbe a propria volta il precursore della naginata.