martedì 24 luglio 2018

Engishiki

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L'Engishiki (延喜式, letteralmente, Procedure dell'Engi Era) è un libro giapponese su leggi e costumi. La maggior parte dello scritto fu completato nel 927.

Storia

L'imperatore Daigo ne ordinò la compilazione nel 905. L'opera fu iniziata da Fujiwara no Tokihira ma subì una battuta d'arresto quando l'autore morì quattro anni dopo nel 909. Suo fratello Fujiwara no Tadahira riprese il lavoro nel 912, completandolo probabilmente nel 927.
Dopo un certo numero di revisioni, il lavoro venne usato come base per le riforme dal 967.

Contenuti

Il testo è costituito da 50 volumi ed è organizzato in sezioni:
  • volumi 1-10: Dipartimento della Religione
  • volumi 11-40: Dipartimento di Stato e Otto Ministri
  • volumi 41-49: Altri dipartimenti
  • volumi 50: Leggi miste
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lunedì 23 luglio 2018

Tokugawa Tsunayoshi

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Tokugawa Tsunayoshi (徳川 綱吉; Edo, 23 febbraio 1646 – 19 febbraio 1709) è stato un militare giapponese. Figlio di Tokugawa Iemitsu e fratello minore di Tokugawa Ietsuna, fu il quinto shōgun dello shogunato Tokugawa.

Infanzia e ascesa

Tsunayoshi nacque da una delle concubine di Iemitsu, una figlia adottiva di Honjo Munemasa (originariamente sembra appartenesse a una famiglia di mercanti di Kyōto), e trascorse l'infanzia con lei nel castello di Edo. Si crede che fosse leggermente ritardato, a causa della stretta consanguineità della famiglia. Secondo Buya Shokudan, invece, «il figlio minore (Tsunayoshi) si distingueva per la sua precocità e per la sua vivacità sin da piccolo, e il padre, il terzo shōgun, Iemitsu, cominciò a temere che potesse usurpare la posizione dei fratelli maggiori. Perciò ordinò che il ragazzo (Tsunayoshi) non fosse educato come un guerriero, come consueto per la sua posizione, ma come uno studioso».
Nel 1651 Iemitsu morì, quando Tsunayoshi aveva solo cinque anni, e Ietsuna divenne shōgun. Non si sa come Tsunayoshi trascorse questo periodo, ma non fu mai coinvolto negli affari dello shogunato.
Nel 1680 Ietsuna morì senza lasciare eredi, e sorse il problema della successione. Sakai Tadakiyo, uno dei più influenti consiglieri di Ietsuna, suggerì che lo shogunato passasse a un membro della famiglia imperiale, come già era avvenuto nella stessa situazione nello shogunato Kamakura, ma la sua proposta venne bocciata dal clan Tokugawa. Hotta Masatoshi, un altro influente consigliere di Ietsuna, suggerì Tsunayoshi, e la proposta trovò ampi consensi; Tsunayoshi divenne così shōgun nello stesso anno e concesse a Masatoshi il titolo di Tairō (capo del Rōjū e l'ufficio di più alto grado nello shogunato dopo quello dello shōgun).

Shogunato

Poco dopo la sua ascesa diede prova di grande grande adesione al codice dei samurai ordinando ad un vassallo accusato di malgoverno di compiere seppuku e confiscando il suo feudo di 250.000 koku. Sin dagli inizi Tsunayoshi ebbe come unica consigliera sua madre, che prese il posto dei vari reggenti e consiglieri che avevano guidato l'azione del fratello.
Nel 1682 Tsunayoshi comandò alle forze dell'ordine di vigilare sulla moralità della popolazione, e promulgò leggi severe, che bandivano la prostituzione, impedivano alle case da tè di assumere cameriere donne, e vietò i tessuti rari e costosi (che continuarono a circolare nel contrabbando). Nello stesso anno cominciò a tenere letture pubbliche di opere neoconfuciane, in particolare il Da Xue e lo Xiao Jing; alle letture, che presero cadenza annuale, chiamava tutti i daimyō, e nel 1690 ne tenne una a Kyōto davanti a shintoisti, buddhisti e emissari della corte dell'Imperatore Higashiyama.
Nel 1684, dopo l'assassinio di Masatoshi da parte di un cugino, diminuì l'autorità del posto di Tairō.
Nel 1691, Engelbert Kaempfer prese parte all'ambasciata annuale inviata dagli olandesi in Giappone; viaggiò da Nagasaki a Ōsaka, poi Kyōto, e infine raggiunse Edo. Kaempfer racconta nei suoi scritti che nell'udienza con lo shōgun (posticipata a causa di un incendio scoppiato a Edo), Tsunayoshi e alcune dame di corte parlarono con i membri dell'ambasciata da dietro pannelli sottili, e lo shōgun chiese loro di parlare e cantare tra loro come se fossero da soli, in modo da poter osservare le abitudini degli occidentali. Al termine dell'udienza lo shōgun fece allestire una rappresentazione di teatro Nō, di cui era appassionato.
A partire dal 1694, Tsunayoshi divenne ossessionato dal proteggere tutti gli esseri viventi; in particolare, essendo nato nell'anno del cane del calendario cinese, promulgò lo Shorui Awaremi no Rei (生類憐みの令), il primo di diversi editti a protezione dei cani, soprattutto di quelli randagi o malati. Si giunse al punto che un apprendista fu condannato a morte per aver ferito un cane. Nel 1695, si racconta che il numero di cani a Edo divenne un serio problema, e lo shōgun fu soprannominato "Inu-Kubō" (犬公方 "il regnante cane"); alla fine dello stesso anno furono costruiti diversi canili nei sobborghi della città capaci di ospitarne circa 50.000, e nei quali venivano ben nutriti con riso e pesce.
Dopo la morte della madre, il ruolo di consigliere di Tsunayoshi fu assunto da Yanagisawa Yoshiyasu.
Nel 1701 avvenne uno scontro tra daimyō all'interno del castello di Edo; dei due contendenti, Asano Naganori venne condannato a morte, mentre Kira Yoshinaka non venne neanche formalmente accusato. Alcuni vassalli del clan Asano, noti come i Quarantasette Rōnin, lo vendicarono uccidendo Yoshinaka; la loro storia divenne leggendaria, e fu presa come spunto per diverse rappresentazioni teatrali, tra cui l'opera di bunraku dal titolo Kanadehon Chushingura, scritta da Takeda Izumo nel 1748 e poi adattata in un'opera di kabuki ancora molto rappresentata.
Nel 1706, Edo fu colpita da un tifone, e l'anno seguente il monte Fuji eruttò. Tsunayoshi, che era già malato, morì tre giorni dopo il suo sessantatreesimo compleanno, e gli succedette suo nipote Ienobu, figlio di suo fratello Tsunashige e daimyō di Kofu.

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domenica 22 luglio 2018

Emishi

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Gli Emishi (in giapponese 蝦夷, e anteriormente al VII secolo 毛人) furono un popolo del Giappone che viveva nella parte a nord-est dell'isola di Honshū (oggi regione di Tōhoku) e anticamente michi no oku (道の奥).
Alcune tribù di questa popolazione si opposero al dominio degli imperatori giapponesi durante i periodi tardo Nara e primo Heian (VII-X secolo). Gli studiosi moderni ritengono che fossero indigeni della parte più settentrionale dell'isola, i discendenti delle genti che avevano prodotto la cultura Jōmon e che fossero collegati agli Ainu.
Gli Emishi parlavano una lingua diversa, non ricostruita dagli studiosi, come è deducibile dalla frequente presenza di traduttori che permettevano a Giapponesi ed Emishi di comunicare tra loro. I toponimi della regione sono inoltre per la maggior parte di origine ainu. Anche i famosi generali emishi che combatterono i Giapponesi nella "guerra dei 38 anni" (774-811), Moro e Aterui, hanno ugualmente nomi non giapponesi.

Fonti storiche

Notizie sugli Emishi si trovano nei documenti storici delle dinastie cinesi Tang (618-907) e Song (960-1279), che descrivono relazioni con il Giappone, e nell'antica cronaca giapponese del Shoku Nihongi.
La prima menzione di questa popolazione è presente nel libro dei Song, che si riferisce a loro nel 478 come "popolo capelluto" (毛人) con 55 regni dell'Est. La lettura di questo kanji mutò da "kebito" o "mojin" (cinese máo rén), a "emishi", probabilmente entro il VII secolo.
In un documento della dinastia Tang viene descritto nel 659 l'incontro dell'imperatore cinese Gao Zong con l'ambasciatore giapponese Sakaibe no Muraji, accompagnato da due Emishi, un uomo e una donna. L'etnia viene indicata con un diverso kanji: 蝦夷, ovvero una combinazione dell'ideogramma che in quest'epoca indica "gamberetti" e di quello per "barbari". Il giapponese Shoku Nihongi riporta il colloquio, nel quale l'ambasceria giapponese descrisse le relazioni intrattenute con le diverse tribù degli Emishi: alcune erano alleate (和蝦夷 niki-emishi', ovvero "Emishi gentili") e altre ostili (荒蝦夷 ara-emishi, ovvero "Emishi selvaggi"), mentre altre ancora, come gli Emishi di Tsugaru (odierna parte settentrionale della prefettura di Aomori), erano stanziate più lontano. Gli Emishi sono descritti come portatori di lunghe barbe e ancora come kebito, con molti capelli.
La fonte giapponese usa il medesimo kanij della fonte cinese per indicare gli Emishi, e questo potrebbe essere stato importato dalla Cina. Tuttavia la lettura come "ebisu" e poi "emishi" era giapponese e molto probabilmente deriva dal termine "yumushi", per "arciere", essendo l'arco la loro arma principale, o da "emushi", la parola ainu per "spada". Sono state proposte anche altre ipotesi: la parola "enchiu", "uomo", in lingua ainu, si pronuncia in modo molto simile e il termine giapponese è probabile possa avere un'origine ainu.

Storia

Gli Emishi erano rappresentati da diverse tribù, alcune delle quali divennero alleate dei Giapponesi (Fushu, Ifu), mentre altre rimasero ostili (Iteki).
La loro economia era basata su attività di caccia e raccolta, integrata dalla coltivazione di miglio e orzo e forse di riso, in aree dove questo cresceva rapidamente.
Avevano una tattica di combattimento basata sugli arcieri a cavallo e su veloci attacchi e ritirate che si rivelava efficace contro le più lente armate giapponesi dell'epoca, composte prevalentemente di fanteria pesante. I primi tentativi di conquista nell'VIII secolo furono per questo motivo un insuccesso. Il successivo sviluppo di unità di arcieri a cavallo e l'adozione delle tattiche del nemico nell'esercito giapponese mutò le condizioni e il successo del graduale cambiamento nelle tecniche militari si manifestò alla fine dell'VIII secolo, nel suo ultimo decennio, ad opera del generale Sakanoue no Tamuramaro.
Con la sconfitta alcuni si sottomisero all'autorità imperiale, come le tribù dei Fushu e degli Ifu, mentre altri migrarono più a nord, ed alcuni arrivarono nell'isola di Hokkaidō. Entro la metà del IX secolo i loro territori nell'isola di Honshū erano stati tutti conquistati, perdendo la loro indipendenza. Tuttavia potenti famiglie emishi che si erano sottomesse al dominio giapponese crearono domini feudali nel nord che godettero in molti casi di ampie autonomie. Alcuni di questi domini divennero nel corso dei due secoli seguenti, degli stati regionali che entrarono in conflitto con il potere centrale.

Primi contatti

Il Shoku Nihongi riferisce della spedizione navale di Abe no Hirafu, il quale nel 658 raggiunse con 180 navi Aguta (oggi Akita) e Watarishima (Hokkaidō) e stabilì delle alleanze con gli Emishi di Aguta (di Akita), di Tsugaru e di Watarishima, insieme ai quali sconfisse il popolo dei Mishihase (Su-shen), di origine sconosciuta, distruggendone uno degli insediamenti. L'anno seguente un uomo e una donna degli Emishi accompagnarono un'ambasceria giapponese nella Cina della dinastia Tang. Questa è una delle più antiche testimonianze affidabili dell'esistenza degli Emishi. Dato che risultano stanziati in quest'epoca nei territori dove si pensa che siano vissuti gli Ainu, dovrebbero esserne gli antenati. I Mishihase dovrebbero invece essere stati un altro gruppo etnico che era probabilmente in competizione con gli antenati degli Ainu per il possesso dell'isola di Hokkaidō.
Nel 709 i giapponesi costruirono il forte di Ideah ad Echigo (oggi Akita), in un territorio che non era sotto il loro controllo. Gli Emishi di Akita si allearono con quelli di Michinoku e reagirono attaccando gli insediamenti giapponesi. Fu nominato Sei Echigo Emishi shogun Saeki no Iwayu, che utilizzò 100 navi provenienti dalle regioni costiere del Giappone e soldati reclutati nelle regioni orientali e riuscì a sconfiggere gli Emishi di Akita.
Nel 724 Oono no Omi Azumahito costruì il castello di Taga, presso l'odierna Sendai, che divenne il maggiore forte amministrativo della regione nord-orientale di Michinoku. Come Chin'ju shogun costruì diversi forti nella piana di Sendai e nelle montagne dell'interno (oggi prefettura di Yamagata). Gli Emishi adottarono una tattica di guerriglia che teneva i forti sotto pressione, ma i giapponesi reclutarono i gruppi emishi degli Ifu e dei Fushu.
Dopo un lungo periodo di stasi, l'esercito giapponese, guidato da Fujiwara no Asakari, penetrò nel 758 nella parte settentrionale dell'odierna prefettura di Miyagi e costruì il castello di Momonohu sul fiume Kitakami, nonostante i costanti attacchi degli Emishi di Isawa (oggi parte meridionale della prefettura di Iwate).

Guerra dei 38 anni

Nel 774 Korehari no kimi Azamaro, un alto ufficiale emishi dell'esercito giapponese stanziato nel castello di Taga, si mise alla testa di una rivolta, dando inizio a quella che è conosciuta come "guerra dei 38 anni" (三十八年戦争). Gli Emishi contrattaccarono su un ampio fronte, a partire dal castello di Momonohu, del quale annientarono la guarnigione. Passarono quindi a distruggere una serie di fortezze che erano state costruite negli anni precedenti lungo una linea difensiva est-ovest e non risparmiarono neppure il castello di Taga.
I giapponesi reclutarono un grande esercito, che contava forse 20.000 uomini e che si opponeva ad una forza emishi che raggiungeva circa 3000 uomini complessivamente. Nel 776 l'armata giapponese attaccò gli Emishi di Shiwa, ma non riuscì ad annientarli e questi contrattaccarono nei monti Ōu. Nel 780 gli Emishi attaccarono la piana di Sendai, distruggendo i villaggi giapponesi che vi si erano insediati. I giapponesi tentarono di imporre nuove tasse e reclutare altri soldati nella zona di Bandō.
Nel 789 gli Emishi di Isawa, guidati dal generale Aterui sconfissero l'esercito giapponese guidato da Ki no Kosami, Seito shogun, nella battaglia del fiume Koromo (o battaglia di Sufuse). Le forze giapponesi, comprendenti circa 4000 uomini, furono attaccate da un esercito emishi di circa 1000 uomini mentre tentavano di attraversare il fiume Kitakami.
Nel 794 molti personaggi importanti degli Emishi di Shiwa, compreso Isawa no kimi Anushiko, dell'odierna parte settentrionale della prefettura di Miyagi, si allearono con i giapponesi. Gli Emishi di Shiwa, entrati nell'esercito imperiale, attaccarono allora con successo altri piccoli gruppi. Gli Emishi di Isawa, che avevano costituito una confederazione, si trovarono dunque isolati e il generale giapponese Sakanoue no Tamuramaro li sottopose a continui attacchi, usando soldati addestrati come arcieri a cavallo. La nuova tattica portò alla resa di Aterui nell'802. Molti gruppi si sottomisero al potere imperiale, ma la resistenza non cessò che nell'811. Gli Emishi rimasero indipendenti a nord del fiume Kitakami, ma non rappresentarono più una minaccia.

Dopo la conquista

Dopo la conquista i capi emishi presero parte al governo locale. Alcuni domini regionali furono dominati da gozuku giapponesi (famiglie Abe, Kiyowara e Ōshū Fujiwara) e divennero progressivamente stati regionali feudali semi-indipendenti. Gli Emishi fecero parte della classe dirigente mista di questi domini, ma vennero progressivamente assimilati, perdendo la propria distinta identità culturale. Le popolazioni più settentrionali e quelle dell'isola di Hokkaidō, rimaste indipendenti ancora a lungo, conservarono una cultura separata: i loro discendenti dovettero dare origine alla cultura Satsumon nell'isola di Hokkaidō e ad una popolazione che rimase etnicamente distinta: furono conosciuti con i nomi di Emishi di Watarishima, poi di Ezo e infine di Ainu.

Origine genetica ed etnica

Recentemente la genetica, attraverso lo studio della porzione non ricombinabile del DNA-Y, ha dimostrato come molti Ainu, gli Emishi e buona parte dei Giapponesi, probabilmente coloro che fanno parte del gruppo Jomon, ovvero gli abitanti originari del Giappone, appartengono tutti all'aplogruppo D (34.7%).
Tale aplogruppo identifica i discendenti dei cacciatori-raccoglitori che arrivarono in Giappone dal continente asiatico in un momento in cui le due regioni erano fisicamente collegate, ovvero fra i 20.000 ed i 12.000 anni fa, prima che l'avanzare del livello del mare, alla fine dell'ultima glaciazione, separasse l'arcipelago giapponese, spingendo i Jomon e le altre genti, a diffondersi nelle isole nipponiche in un raggio a forma di "U" nella zona settentrionale del Giappone, abitata dagli Ainu e nelle isole Ryūkyū, nell'estremo sud, come le isole Okinawa.
Subito dopo la seconda guerra mondiale furono esaminate le mummie della famiglia Ōshū Fujiwara (奥州藤原氏 Ōshū Fujiwara-shi), che aveva dominato la regione di Tōhoku nel XII e XIII secolo da Hiraizumi e che era ritenuta essere di origine emishi. Le analisi conclusero che i membri della antica famiglia erano tuttavia del tutto identici fisicamente agli attuali giapponesi. Questi dati ebbero come effetto di diffondere l'idea che gli Emishi non fossero altro che giapponesi che vivevano a nord al di fuori del dominio del regno Yamato.
Lo studio dei resti scheletrici delle popolazioni della cultura Jōmon ha dimostrato tuttavia un legame con il moderno gruppo etnico degli Ainu e indicando che si trattava probabilmente di popolazioni autoctone del Giappone, che dovevano avere un aspetto fisico differente da quello degli attuali giapponesi e delle moderne popolazioni dell'Asia orientale. Gli studi di antropologia fisica hanno dimostrato inoltre che le caratteristiche scheletriche mutarono progressivamente nel tempo da sud-ovest a nord-est, parallelamente all'espansione delle genti che parlavano giapponese. I resti scheletrici dei tumuli funerari della regione di Tōhoku (kofun) mostrano caratteristiche intermedie e gli Emishi dovevano essere frutto della commistione delle popolazioni Jōmon con popolazioni della cultura Yayoi, che erano penetrate nella regione.
Gli Emishi parlavano un linguaggio di tipo ainu, diverso dal giapponese, che gli studiosi non sono ancora riusciti a ricostruire.


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sabato 21 luglio 2018

Sima Yi

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Sima Yi (179 - 251) (cinese semplificato: 司马懿; cinese tradizionale: 司馬懿; pinyin: Sīmǎ Yì; nome di cortesia: 仲達 Zhòngdá) fu uno stratega, generale e uomo politico del regno Wei durante il periodo dei Tre Regni in Cina. È noto soprattutto per la sua difesa del regno Wei contro le spedizioni di Zhuge Liang del regno di Shu. Il suo successo e la conseguenza presa di potere spianò la strada alla fondazione da parte del nipote Sima Yan della dinastia Jìn, che avrebbe messo fine al periodo dei Tre Regni.

Esordi

Sima Yi era un discendente del famoso storico Sima Qian, autore delle Memorie di uno storico. Ebbe sette fratelli, chiamati tutti con un nome che terminava con il carattere Da (). Per questo motivo, i fratelli Sima furono noti come gli Otto Da di Sima (司馬八達 Sīmǎ bā Dá).
Secondo il testo storico Breve storia di Wei(魏略 Wèi Lüè), Cao Hong, cugino di Cao Cao re di Wei aveva chiamato Sima Yi a corte, ma questi, non avendo un'alta opinione di Cao Hong, aveva finto una malattia per non incontrarlo. Cao Hong, offeso, si era rivolto a Cao Cao, che aveva intimato a Sima Yi di presentarsi. Solo allora Sima Yi aveva obbedito, ed era entrato al servizio di Cao Cao.

Successi militari

Il regno Wei era minacciato dall'avanzata del regno di Shu. Nel 219 il generale Guan Yu era avanzato fino a Fancheng e la corte di Wei meditava di spostarsi, nel timore della caduta della città. Sima Yi propose invece un'alleanza con il regno di Wu, che si rivelò vincente. Il generale Guan Yu fu sconfitto dal re Sun Han di Wu con una strategia proposta dallo stratega del regno di Wu Lu Meng che poi morì.
Alla morte di Cao Cao gli succedette al trono Cao Pi. Il potere di Sima Yi aumentò, e alla morte di Cao Pi Sima Yi fu nominato reggente del giovane Cao Rui, insieme a Cao Zhen e Chen Qun.
Mentre si trovava a Xiliang per rafforzare le difese del regno, Zhuge Liang attaccò il regno di Wei. Richiamato a corte, Sima Yi fu invitato dal giovane re Cao Rui a prendere il comando. Sima Yi riuscì a sconfiggere Zhuge Liang e riportò la pace nel regno di Wei.
Sima Yi riuscì anche a domare la ribellione di Gongsung Yuan, acquistando ulteriore prestigio. Alla morte di Cao Rui, un nuovo giovane re, Cao Fang, salì al trono. Questa volta, Sima Yi fu nominato reggente insieme a Cao Shuang, figlio di Cao Zhen.

Presa di potere

Nel 241 Zhu Ran del regno di Wu lanciò un nuovo attacco contro Fancheng, e Sima Yi riuscì a liberare la città dall'assedio. Egli sconfisse quindi il re Zhuge Ke di Wu nel 243.
Sentendosi minacciato dai tentativi di Cao Shuang di prendere il potere, nel 247 Sima Yi finse di avere problemi di salute e di volersi ritirare. Cao Shuang si convinse di non avere più rivali, ma Sima Yi era pronto a passare all'attacco. Mentre Cao Shuang accompagnava Cao Fang in una visita fuori della capitale, Sima Yi assalì il palazzo reale e convinse la regina madre a dare l'ordine di arrestare Cao Shuang. Cao Shuang e i suoi alleati si arresero pensando di essere in tal modo risparmiati, ma Sima Yi li fece uccidere tutti.
Sventato un altro colpo di Stato da parte di uno dei figli di Cao Cao, Cao Biao, per evitare altri disordini Sima Yi tenne tutta la famiglia del re in arresto a Ye. Il potere era ormai nelle sue mani. Quello stesso anno morì, lasciando l'eredità ai figli Sima Shi e Sima Zhao.


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venerdì 20 luglio 2018

Sima Yan

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Jin Wudi (晉武帝, 晋武帝, Jìn Wǔdì, Chin Wu-ti) alla nascita Sīmǎ Yán (司馬炎), nome di cortesia: Ānshì (安世) (236 – 17 maggio 290) fu il primo imperatore della dinastia Jìn (265—420).
Nipote di Sima Yi e figlio di Sima Zhao, regnò dal 265 al 290 e, dopo avere assoggettato il Regno Wu nel 280, fu il primo a regnare sulla Cina riunificata dai tempi dell'imperatore Xian di Han.
L'imperatore Wǔ venne considerato di solito come un sovrano gentile e generoso, ma anche eccessivamente prodigo e troppo tollerante nei confronti della corruzione e degli sprechi dell'aristocrazia. Costantemente preoccupato della solidità della dinastia Jìn, concesse grande potere politico e militare ai suoi familiari, pensando così di legarli maggiormente a sé. Questo condusse invece ad una progressiva destabilizzazione della dinastia. Alla sua morte gli eredi si scontrarono in una sanguinosa lotta per il potere che prese il nome di Guerra degli otto principi, seguita dalle rivolte di Wu Hu che minacciarono di distruggere la dinastia Jìn, spingendola a trasferirsi nella regione a sud del fiume Huai.

Biografia

L'avvento della dinastia Jìn

Sīmǎ Yán nacque nel 236, figlio secondogenito di Sima Zhao e di Wang Yuanji, figlia dell'intellettuale confuciano Wáng Su (王肅). Quando Sima Yi, nonno di Sima Yan, prese il potere effettivo sul Cao Wei divenendone reggente al posto del re Cao Mao, i Sima acquisirono sempre più potere. In particolare Sima Zhao divenne consigliere prima del padre Sima Yi, quindi nel 251 del fratello Sima Shi; alla morte di questo, nel 255, Sima Zhao ne ereditò l'influente carica di reggente, che allora di fatto era superiore all'autorità dell'imperatore.
La prima menzione di Sīmǎ Yán nella storia avvenne nel 260, quando le forze fedeli a suo padre, comandate da Jia Chong, impedirono a Cao Mao di riprendere il potere. A quel tempo Sīmǎ Yán era un generale di medio livello, incaricato di scortare il nuovo imperatore Cao Huan dai suoi domini alla capitale Luoyang, per permettergli di assumere il trono.
Quando nel 263 Sima Zhao fu nominato duca di Jìn, a seguito della campagna vittoriosa che aveva portato alla conquista del regno di Shu, Sīmǎ Yán divenne il suo erede. Per qualche tempo Sima Zhao esitò sulla scelta dell'erede, in quanto un altro suo figlio, Sima You, gli sembrava altrettanto dotato. Inoltre, Sima You era stato adottato da Sima Shi, il precedente reggente, che non aveva avuto figli. In ogni caso, quando nel 264 Sima Zhao divenne principe di Jìn, Sīmǎ Yán fu nominato suo erede alla corona. Nel 265, Sima Zhao morì senza aver assunto il potere imperiale. Sīmǎ Yán divenne principe di Jìn e quello stesso anno costrinse Cao Huan ad abdicare. Finiva così il regno di Wei ed iniziava la dinastia Jìn.

Inizio del regno

Subito dopo la sua salita al trono imperiale, l'imperatore Wu decise di rafforzare il potere dei suoi familiari, preoccupato che la loro debolezza potesse condurre all'indebolimento della dinastia, come era successo al regno di Wei. Molti dei suoi zii, cugini, fratelli e figli furono nominati principi ed ottennero piena autorità politica e militare nei loro domini. I privilegi dell'aristocrazia e degli alti funzionari si moltiplicarono, la corruzione dilagò.
Dopo essere asceso al trono, l'imperatore Wu aveva nominato sua madre Wang Yuanji con il titolo di imperatrice dowager; nel 266 questo titolo fu concesso anche a sua zia Yang Huiyu, vedova di Sima Shi, e nel medesimo anno onorò la moglie Yang Yan del titolo di imperatrice.
Nel 267 l'imperatore aveva nominato suo erede il figlio più anziano ancora in vita, il principe Sima Zhong, attenendosi alla tradizione confuciana e rifiutandosi di comprendere la malattia mentale del figlio. Fatale si rivelò anche la scelta della moglie di Sima Zhong, che l'imperatore fece per conto del figlio: nel 272 scelse Jia Nanfeng, figlia del nobile Chia Chong, una donna ambiziosa e di forte carattere, che dominò completamente il debole marito.
Nel 273 l'imperatore iniziò una selezione delle donne più belle in tutto l'impero. Nel 274, prima di morire, l'imperatrice Yang Yan, preoccupata che un'altra imperatrice potesse minacciare il diritto al trono di suo figlio, fece promettere al marito di sposare sua cugina, Yang Zhi. Il matrimonio avvenne nel 276. Il padre della nuova imperatrice, Yang Jun, divenne molto potente nell'amministrazione imperiale e si rivelò un uomo estremamente arrogante.

Guerre interne ed esterne

Le preoccupazioni dell'imperatore si incentrarono sul costante conflitto con il Wu Orientale e il suo re Sun Hao. Dovette inoltre fronteggiare le ribellioni dei popoli Xianbei e Qiang nelle province di Qin e Liang (l'odierno Gansu).
L'imperatore avrebbe voluto risolvere rapidamente il problema invadendo il Regno di Wu Orientale, ma un gran numero di ufficiali di etnia han fecero pressioni affinché fossero prima represse le rivolte dei due gruppi etnici (Xianbei e Qiang). Invece, su suggerimento dello stratega militare Zhang Hua e di altri generali, l'imperatore Wu decise di inviare un certo numero di battaglioni a combattere contro i ribelli. Nel frattempo si occupò di preparare alla guerra le regioni confinanti con il Regno Wu. Tra l'altro, il Regno Wu era governato da Sun Hao, considerato incapace e insensatamente crudele. I sostenitori dell'invasione pensavano che questo avrebbe favorito il Cao Wei, e che se Sun Hao fosse stato rimpiazzato, l'invasione sarebbe stata più complicata.
Tuttavia nel 270 il capo degli Xianbei, Tufa Shujineng, inflisse una sconfitta dopo l'altra ai generali imperiali. Queste sue vittorie stimolarono l'inizio della ribellione di Liu Meng della regione dello Xiongnu (una confederazione di popoli nomadi); per questo, Sima preferì concentrarsi su Tufa, tralasciando momentaneamente l'invasione del Wu Orientale. A causa di questo, la provincia di Jiao (moderno Vietnam settentrionale), che aveva giurato fedeltà alla dinastia Jin, venne conquistata nel 272 dal Wu, dopo che il generale Wu Bu Chan si fu ribellato, ed ebbe offerto la propria resa al Cao Wei. Il generale Lu Kang, fedele a Sun Hao, riuscì ad espugnare la città di Xiling e ad ucciderlo. Nello stesso tempo, il generale Yang Hu del Cao Wei combatté Lu Kang sul confine, causando gravi danni ai civili residenti, che iniziarono a vedere positivamente un'annessione alla dinastia Jin.

Riunificare l'impero

Nel 276, l'imperatore Wu si ammalò gravemente ed ebbe subito inizio un'intestina lotta per potere. Numerosi ufficiali di governo e militari, ma anche cittadini di basso rango, speravano che il fratello dell'imperatore, Sima You, avrebbe rimpiazzato Sima Zhong come erede al trono. Contrariamente alle aspettative, l'imperatore Wu si rimise e, per prima cosa, depose quasi tutti gli ufficiali che avevano favorito Sima You, considerandoli una minaccia per la propria autorità, senza tuttavia prendere provvedimenti più severi.
Visto che il sovrano si era ormai rimesso, il generale Yang Hu gli sottopose nuovamente il proprio piano d'invasione del Regno Wu, sostenuto da molti alti ufficiali; tuttavia, una consistente parte di ufficiali militari si oppose, sostenendo che bisognava prima stanare la preoccupante rivolta di Tufa Shujineng. Comunque, nel 279, il generale Ma Long soppresse definitivamente la ribellione e l'imperatore Wu poté concentrarsi sul fastidioso vicino.
L'imperatore Wu pianificò sei attacchi prolungati, tutti guidati da generali capaci. Gli attacchi sfondarono le linee difensive del Regno Wu e alla conquista di numerose città di confine, mentre la flotta imboccò il fiume Chang Jiang e si occupò di distruggere le navi nemiche. Il primo ministro Zhang Ti tentò un ultimo disperato attacco contro Wang Hun, il generale al comando dell'esercito più numeroso, ma venne sconfitto e ucciso. Nella primavera del 280, Sun Hao fu costretto ad arrendersi.
Dopo la caduta del Regno Wei, l'imperatore Wu nominò Sun Hao marchese di Guiming e depose tutti i governatori regionali da lui nominati, sciogliendo le milizie regionali precedentemente sotto il loro comando. Dopo questa vittoria, l'imperatore Wu di Jin ebbe sotto il proprio controllo tutto l'Impero cinese.

Gli ultimi anni

Nel tempo, l'imperatore Wu parve disinteressarsi sempre più della politica e del governo dell'impero. Nel 281 trasferì cinquemila concubine dal palazzo di Sun Hao al suo, passando parecchio tempo a divertirsi con loro, a banchettare e a far feste, anziché occuparsi degli affari di Stato. Con l'imperatore costantemente chiuso nel suo palazzo il padre di sua moglie, Yang Jun esercitò effettivamente il potere assistito da Yang Yao e Yang Ji, zii dell'imperatore.
Preoccupato che suo fratello, il principe You, desiderasse aspirare al trono, dopo la sua morte, l'imperatore Wu lo cacciò da Luoyang e lo fece tornare al suo principato nel 282. Questi, ammalatosi, morì l'anno successivo.
Quando nel 289 l'imperatore si ammalò nuovamente si impose la scelta di un reggente. L'imperatore esitava fra Yang Jun, di fatto al potere da qualche anno, e suo zio Sima Liang, il più rispettato dei principi imperiali. Yang Jun riuscì a far allontanare Sima Liang nella città di Xuchang e fece lo stesso con altri importanti principi imperiali, ma nel 290 l'imperatore decise di nominare reggenti sia Yang Jun che Sima Liang. Le volontà dell'imperatore furono però impugnate da Yang Jun che impose la propria reggenza, e alla morte dell'imperatore Wǔ l'impero finì nelle mani del debole Sima Zhong, circondato da nobili che lottavano per la conquista del potere.

Denominazioni dei periodi

  • Taishi (泰始 taì shǐ) 265-274
  • Xianning (咸寧 xían níng) 275-280
  • Taikang (太康 taì kāng) 280-289
  • Taixi (太熙 taì xī) 28 gennaio 290-17 maggio 290

Informazioni dinastiche

  • Padre
    • Sima Zhao, principe Wen di Jin, postumo imperatore Wen di Jin
  • Madre
    • Principessa Yuan Yuanji
  • Mogli
    • Imperatrice Yang Yan (sposata nel 266, morta nel 274)
    • Imperatrice Yang Zhi (sposata nel 274, morta nel 290)
  • Principali concubine
    • Consorte Zuo Fen (左芬)
    • Consorte Hu (胡芳)
    • Consorte Zhuge Wan (諸葛婉)
    • Consorte Shen
    • Consorte Xu
    • Consorte Gui
    • Consorte Zhao (madre del principe Yu)
    • Consorte Zhao (madre del principe Yan)
    • Consorte Li
    • Consorte Yan
    • Consorte Chen
    • Consorte Zhu
    • Consorte Cheng
    • Consorte Wang
    • Consorte Xie Jiu
    • Consorte Zhao Chan
  • Figli
    • Sima Gui (司馬軌), morto giovane, postumo principe Dao di Piling (289)
    • Sima Zhong (司馬衷), erede al trono dal 267, poi imperatore Hui di Jin
    • Sima Yan (司馬柬) (262-291), principe di Ru'nan (270), principe di Nanyang (276), principe Xian di Qin (289)
    • Sima Jing (司馬景), principe Huai di Chengyang (269)
    • Sima Wei (司馬瑋) (271-291), principe di Shiping, principe Yin di Chu (289)
    • Sima Xian (司馬憲), principe Shang di Chengyang
    • Sima Zhi (司馬祉) (271-273), principe Chong di Donghai (273)
    • Sima Yu (司馬裕) (271-277), principe Ai di Shiping (277)
    • Sima Yǎn (司馬演), principe Ai di Dai (289)
    • Sima Yun (司馬) (272-300), principe di Puyang (277), principe Zhongzhuang di Huainan (289)
    • Sima Gai (司馬該) (272-283), principe Huai di Xindu (277)
    • Sima Xia (司馬遐) (273-300), principe Kang di Qinghe (289)
    • Sima Mo (司馬謨) (276-286), principe Ai di Ruyin
    • Sima Ai (司馬乂) (277-304), principe Li di Changsha (289), principe di Changsha (291), principe Li di Changsha (301)
    • Sima Ying (司馬穎) (279-306), principe di Chengdu (289), erede al trono (304), deposto a principe di Chengdu (304)
    • Sima Yàn (司馬晏) (283-313), principe Xiao di Wu (289), principe di Bingtu (300), principe di Dai (300), principe Xiao di Wu (301)
    • Sima Chi (司馬熾), principe di Yuzhang (290), erede al trono (304, poi imperatore Huai di Jin)
    • Sima Hui (司馬恢) (283-284), postumo principe Shang di Bohai
    • Otto altri figli morti subito dopo la nascita
    • Principessa Changshan
    • Principessa Changguang
    • Principessa Pingyang
    • Principessa Xinfeng
    • Principessa Yangping
    • Principessa Wannian
    • Principessa Xiangcheng
    • Principessa Wu'an
    • Principessa Yingyang
    • Principessa Rongyang
    • Principessa Fanchang
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giovedì 19 luglio 2018

Tre Regni

Risultati immagini per Dinastia Jìn


Il periodo dei Tre Regni (三國, 三国, Sān Guó) è l'intervallo temporale della storia della Cina, tra la fondazione del Regno Wei nel 220 e la conquista del Regno Wu da parte della Dinastia Jin nel 280. Il periodo è descritto nel testo storico Cronache dei Tre Regni. L'inizio di questo periodo può considerarsi nella insurrezione dei Turbanti Gialli nel 184.

Insurrezione dei Turbanti Gialli

Dopo anni di corruzione nella corte degli Han, un pretore dell'impero, Zhang Jiao, decise di porvi fine supportando un nuovo imperatore che avrebbe dato alla Cina e al suo popolo maggior sicurezza e una crescita stabile. Insieme ai suoi due fratelli pellegrinò in tutto il territorio imperiale per assoldare un esercito che avrebbe potuto ribellarsi e rovesciare gli Han. L'imperatore emanò un decreto che sanciva che qualunque nobile o cittadino che avesse contribuito a fermare i Turbanti Gialli (il nome che presero i rivoltosi per il turbante giallo che portava sulla testa il loro capo Zhang Jiao) sarebbe stato in larga misura ricompensato. Molti signori risposero alla chiamata dell'imperatore, Sun Jian da est; dal nord Gongsun Zan, Liu Yan e Ding Yuan; Dong Zhuo da ovest; al comando delle armate imperiali era il cognato del sovrano, He Jin. Il potere imperiale passò di fatto a lui. He Jin nell suo tentativo di assassinare gli eunuchi che tramavano per il potere, fu da loro assassinato.

Dong Zhuo

Mentre Sun Jian ed i generali imperiali Yuan Shao e Cáo Cāo domavano la ribellione, Dong Zhuo occupò la capitale col suo esercito, uccise gli eunuchi e fece uccidere Ding Yuan dal suo stesso figlio adottivo Lu Bu, il quale fu poi adottato dal tiranno, infine fece in modo che a salire al trono fosse il debole imperatore Xian, per potersi impadronire definitivamente del potere.
Nel 191 Dong Zhuo fu tradito e ucciso fuori della capitale Luo Yang dal suo figlio adottivo Lu Bu, come era successo a Ding Yuan. Un uomo, Liu Bei, con l'aiuto di Cáo Cāo aveva sconfitto Lu Bu per il controllo dei territori ad est.
Cáo Cāo ebbe modo di occupare i territori centrali sottratti a Dong Zhuo, anche perché era riuscito a impadronirsi della persona dell'imperatore.

Sun Jian

Sun Jian entrò in conflitto con Liu Biao per il dominio dei territori centrali meridionali, il Jing, finendo per morire in battaglia. Il figlio di Sun Jian, Sun Ce, conquistò parte dei territori costieri del sud est, ottenendo un esercito da Yuan Shu, fratellastro di Yuan Shao in cambio del sigillo imperiale trovato dal padre, per poi morire e lasciare questo dominio al fratello Sun Quan. Yuan Shao conquistò i territori del He Bei a nord.

La battaglia di Guan Du

Nel 200: i maggiori signori della guerra, Cáo Cāo e Yuan Shao, si sfidarono a Guan Du. Nonostante l'esercito di Yuan Shao fosse numericamente maggiore (700.000 contro 200.000) Cáo Cāo prevalse congiungendo sotto il suo dominio una porzione immensa della Cina: le piane centrali ed i territori ad est sottratti a Liu Bei, alleato di Yuan Shao, ed i territori del nord, sottratti a quest'ultimo. Questo successo venne ottenuto anche grazie alla colpevole neutralità di Liu Biao, l'unico altro signore della guerra che in quel periodo era loro pari.
Sistemati i confini a nord Cáo Cāo si rivolse a Sud. Cáo Cāo sconfisse definitivamente Liu Bei (A Guan Du si era alleato con Yuan Shao) il quale si ritirava verso sud portandosi dietro circa 100.000 sostenitori civili, e pianificò un'invasione ai territori di Sun Quan, che gli aveva dato rifugio.

La battaglia di Chibi

Nel 208 si svolse la battaglia cardine che avrebbe consacrato il periodo spaccando la Cina in tre frazioni: Chibi. Questa battaglia navale si svolse sul fiume Yangtze, fra le truppe di Cáo Cāo (non abituate alla battaglia in acqua) e quelle di Sun Quan alleate con quelle di Liu Bei. Grazie ai numerosi stratagemmi di Zhuge Liang, stratega di Liu Bei ed all'abilità del comandante di Sun Quan, Zhou Yu gli eserciti del sud riuscirono a sconfiggere Cáo Cāo, che dovette almeno per il momento rinunciare ai territori del sud.
In seguito, alla morte di Liu Biao, Liu Bei riuscì ad impossessarsi della provincia di Jing apporfittando delle divisioni dei vassalli di questi, e nel 214 invase il territorio di Shu nel sud ovest conquistandolo al suo parente Liu Zhang.
Cáo Cāo a nord ovest conquistò lo Xi Liang facendo assassinare Ma Teng e domando la ribellione del figlio, Ma Chao, che si unì a Liu Bei. La Cina era dunque divisa in tre: a nord del fiume Yangtze, Cáo Cāo; a sud ovest (Jing e Shu), Liu Bei; a sud est (Wu), Sun Quan. Alla morte di Cáo Cāo, il figlio Cao Pi depose l'ultimo imperatore Han autonominandosi imperatore della nuova dinastia Cao-Wei, in risposta Liu Bei, parente dell'imperatore, fece lo stesso, diventando il primo imperatore della dinastia Shu-Han.

Sun Quan

  • Tre Regni 220 d.C.-266 d.C.
  • Jin occidentali 265 d.C.-316 d.C.
Sun Quan, tradì l'alleanza che lo legava a Liu Bei e approfittando di un conflitto per l'unificazione del Jing fra le forze di Shu e quelle di Wei, colpì alle spalle i suoi alleati conquistando parte di quei territori e uccidendo Guan Yu, fratello giurato di Liu Bei.
Di lì a poco perse anche l'altro fratello giurato, Zhang fei, perché venne assassinato. Subito questi si lanciò in una spedizione punitiva contro il traditore: dopo numerose vittorie, penetrando profondamente nel territorio nemico, fu sconfitto dal giovane stratega Lu Xun ad Yi Ling perché Liu Bei si era ritirato nella foresta con i suoi e lo stratega ne approfittò per bruciargli il riparo. Liu Bei morì per l'umiliazione pochi mesi dopo, nel 223. Sun Quan si nominò imperatore di Wu nel 229.

Altri eventi

Zhuge Liang, stratega e reggente di Shu dovette domare la ribellione dei popoli barbari a sud guidati da Meng Huo e ripristinare l'alleanza con Wu prima di poter riprendere la guerra contro Wei. Lui e Jiang Wei, il suo successore al comando delle forza armate, organizzarono con alterne fortune molte spedizioni contro il nemico a nord, 5 il primo, 9 il secondo. L'ultima spedizione di Zhuge Liang giunse alle piane di Wu Zhang nel cuore del regno di Wei, dove morì di malattia, causando la ritirata dell'esercito.
Jiang Wei combatté con alterne fortune contro generali formidabili quali Sima Zhao, Chen Tai, Guo Huai, Deng Ai e Zhong Hui, ma le sue spedizioni fallirono non solo a causa dell'accanita resistenza dell'esercito di Wei ma soprattutto per colpa degli eunuchi della corte di Shu che per screditarlo lo fecero più volte tornare alla capitale durante le campagne militari con falsi messaggi dell'imperatore Liu Chan, figlio di Liu Bei. Approfittando dei gravi dissidi di corte di Shu, Deng Ai e Zhong Hui riuscirono infine a conquistare la capitale di Shu senza aver bisogno di combattere, poiché Liu Chan si arrese senza combattere nel 264.

La caduta

Un colpo di Stato da parte del clan Sima nel 265, il cui maggiore esponente era lo stratega di Wei, Sima Yi, grande rivale di Zhuge Liang, pose fine alla dinastia Wei fondando la Dinastia Jìn.
Jiang Wei ne approfittò organizzando una rivolta contro Jin convincendo Zhong Hui a seguirlo ed a rifondare il regno di Shu-Han: i rivoltosi fecero assassinare Deng Ai, ma una volta scoperti vennero sconfitti dalle forze di Jing. Zhong Hui fu assassinato e Jiang Wei si suicidò.
Approfittando della tirannia e dell'incapacità dell'ultimo imperatore Wu, Sun Lin, gli eserciti di Jin dell'imperatore Sima Yan conquistarono l'ultimo dei tre regni unificando la Cina nel 280.

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mercoledì 18 luglio 2018

Cosa rende il Krav Maga così brutale?

Niente.

La gente crede che la krav maga che trova nella palestra sotto casa sia "brutale" perchè non ci sono regole.

Peccato che spesso nei corsi di krav maga che trovi in Italia queste famigerate tecniche brutali non le provi al 100% contro qualcuno che vuole menarti davvero ma con compagni collaborativi e a contatto limitato. Non è detto che una cosa ti riesca per strada se l'hai provata bene mille volte in palestra, pensa se non la provi affatto.




Se vuoi qualcosa di brutale, eccoti la boxe di Burma, la Lethwei

Consentite testate, gomitate, calci, pugni, tutto il repertorio. Si può vincere solo con il KO, non esiste vittoria ai punti e non si indossano protezioni. Questo è un sistema di combattimento brutale


Battaglia del fiume Fei

Risultati immagini per Battaglia del fiume Fei



«Per questo il generale esperto non va, ma fa in modo che sia il nemico a venire... Cerca di anticipare i piani del nemico, ed individua i suoi punti forti e deboli»
(Sun-Tzu, L'arte della guerra, IV secolo a.C.))



La battaglia del Fiume Fei fu uno scontro che si svolse nel 383 fra l'immenso esercito il sovrano del regno di Quinquin, Fu Jian, e quello nettamente inferiori degli imperatori cinesi Jìn.
Sullo sfondo della battaglia del Fiume Fei c'è la caduta della Cina per effetto delle continue invasioni e le guerre civili del III e IV secolo. Incapaci di resistere a queste pressioni gli imperatori Jìn si stabilirono a sud del fiume Yangtze, dove continuarono però ad essere sotto la continua minaccia di Fu Jian re del Quinquin.
Dopo aver già espugnato la città di Xiangyang, Fu Jian decise di chiudere la partita radunando un enorme esercito per distruggere definitivamente i Jìn, che a loro volta radunarono tutti i guerrieri disponibili.
I due eserciti si scontrarono presso il fiume Fei; gli Jìn, inferiori numericamente in rapporto di 1:10, non avevano alcuna possibilità di vincere.
Sembra che gli Jin, pur sapendo di non poter vincere, inviarono un ambasciatore al comandante nemico Fu Rong proponendogli di ingaggiare battaglia solo dopo aver fatto indietreggiare il proprio esercito per concedere loro di attraversare il fiume indisturbati.
Fu Rong riteneva di non poter perdere a causa della propria soverchiante superiorità numerica, e pensò che una volta attraversato il fiume gli Jìn non avrebbero avuto alcuna via di scampo, così accettò.
Tuttavia indietreggiando le truppe di Rong ritennero di essere state sconfitte e si dettero alla fuga, travolgendo il loro stesso comandante.
Questo resoconto insolito che ci danno le fonti può essere ritenuto più o meno attendibile, tuttavia si sa per certo che il regno di Fu Jian crollò poco dopo, mentre gli Jìn continuarono il proprio dominio.

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martedì 17 luglio 2018

Dohyō

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Per dohyō (土俵) si intende la zona di combattimento utilizzata nel sumo.

Struttura

Il dohyō si compone di due parti, quella a terra e quella aerea.

La zona a terra

La zona a terra è composta di argilla ed è rialzata di circa 50cm, ma la dimensione può variare tra i 35cm e i 60cm. La zona di combattimento è formata da un cerchio di paglia del diametro di circa 4m e 55cm. Al centro vi sono due linee davanti alle quali si posizionano i rikishi prima di scontrarsi.

La zona aerea

La zona aerea sovrasta la zona a terra e prende le sembianze di un tempio shintoista. Dal 1952, le colonne sono state eliminate e sostituite con 4 pendagli colorati rappresentanti i Si Ling dei punti cardinali:
Verde - Drago azzurro dell'est (青龍)
Rosso - Uccello vermiglio del sud (朱雀)
Bianco - Tigre bianca dell'ovest (白虎)
Nero - Tartaruga nera del nord (玄武)


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