Nel panorama della boxe mondiale, pochi nomi suscitano ammirazione, timore e dibattito come quello di Sonny Liston. Campione dei pesi massimi negli anni Cinquanta e Sessanta, Liston non era solo un pugile formidabile, ma un fenomeno atletico e strategico che, al suo apice, sembrava invincibile. La domanda che da decenni gli storici della boxe si pongono è semplice: Sonny Liston aveva punti deboli come combattente? Analizzando la sua carriera, la risposta emerge con chiarezza: sì, ma erano legati esclusivamente all’inevitabile trascorrere del tempo e agli infortuni, non a carenze tecniche o tattiche.
Durante il periodo che va dal 1958 al 1962, definito dagli esperti la “Marcia verso il titolo”, Sonny Liston non mostrò alcuna debolezza significativa sul ring. Nato probabilmente intorno al 1928—Liston stesso non conosceva con esattezza la sua età—il pugile dominava i suoi avversari grazie a una combinazione rara di potenza, tecnica e intelligenza pugilistica.
Le qualità di Sonny al massimo della forma erano impressionanti:
Potenza senza pari: Liston era considerato il combattente più forte della sua epoca, capace di mettere al tappeto con facilità anche avversari di grande calibro.
Durezza e resistenza: Il mento di Liston era solido, capace di assorbire colpi devastanti senza cedere.
Velocità e agilità: Nonostante la sua mole imponente, Liston possedeva una sorprendente velocità di mani e piedi. Floyd Patterson stesso, suo storico avversario, confermò la rapidità e il gioco di gambe di Liston, spesso sottovalutati dai critici.
Intelligenza tattica: Il QI pugilistico di Liston era straordinario. La sua capacità di leggere l’avversario e adattarsi al volo rendeva ogni incontro un’esibizione di strategia oltre che di forza.
Portata e tecnica: Il suo jab sinistro, combinato con movimenti della testa impeccabili e ganci calibrati, gli permetteva di controllare ogni fase del combattimento.
Ray Arcel, leggendario allenatore di pugilato, commentò: “Sonny Liston era un grande pugile. Molti non se ne sono mai accorti, data la sua potenza, ma Sonny sapeva davvero boxare.”
Monte Cox, analista tecnico della boxe, aggiunse: “Liston ha usato splendidi movimenti della testa e quello che potrebbe essere il jab più potente di sempre nella divisione per evitare i colpi di Williams e tenerlo sbilanciato. Nei cinque round dei due incontri con Williams, Liston viene scosso solo brevemente una volta, e non corre mai il rischio di essere messo a terra. Era ugualmente a suo agio nell’avanzare o nel ritirarsi, dimostrando un controllo totale sul ring.”
Queste osservazioni sottolineano come la leggenda di Liston non fosse basata solo sulla forza bruta. La sua marcia verso il titolo non fu frutto del caso, ma di un talento pugilistico e di una disciplina difficilmente eguagliabili.
Dal 1958 al 1960, Liston costruì la sua reputazione affrontando e demolendo i migliori contendenti della divisione pesi massimi. Sconfisse sette dei primi dieci pugili in meno di due anni, e l’ottavo, pur sopravvivendo ai punti, fu comunque travolto dalla sua superiorità. Gli avversari di Liston durante questa marcia accumularono un record complessivo di 419 vittorie e 99 sconfitte, di cui 13 inflitte direttamente dal pugile di St. Louis. Nessun altro peso massimo, prima o dopo, ha replicato una simile impresa.
Nino Valdes, uno degli avversari sopravvissuti, commentò amaramente: “[Il cancro] non fa tanto male quanto essere colpiti da Sonny Liston!” La brutalità e l’efficacia della marcia verso il titolo consolidarono la reputazione di Liston come macchina da guerra, imbattibile nella sua epoca migliore.
Esperti come Springs Toledo e Emanuel Steward sottolinearono che, se Liston avesse combattuto ai massimi livelli tra il 1958 e il 1959 contro qualsiasi peso massimo storico, avrebbe avuto realistiche possibilità di vittoria contro chiunque, inclusi Joe Louis e persino Muhammad Ali nelle sue iterazioni meno veloci.
Come accade a ogni atleta, il passare del tempo iniziò a mostrare i suoi effetti su Liston. A partire dal 1963, intorno ai 35 anni, il pugile cominciò a essere incline agli infortuni, e le sue prestazioni subirono un inevitabile rallentamento.
Il primo grande problema fu un infortunio al ginocchio sinistro durante la preparazione per la rivincita contro Floyd Patterson. L’incontro originariamente previsto per il 4 aprile 1963 fu rinviato due volte a causa della lesione. In un’epoca in cui la chirurgia ortopedica era rudimentale, un danno al ginocchio poteva minacciare la carriera di un pugile, limitando gravemente l’allenamento quotidiano e la capacità di correre distanze significative.
Successivamente, nel 1964, Liston soffrì di un grave infortunio alla spalla sinistra, essenziale per il suo jab mancino che fungeva da fulcro sia in attacco sia in difesa. Nonostante il dolore e la limitazione funzionale, Liston affrontò il suo primo incontro con Ali, combattendo fino al sesto round prima di essere costretto a cedere. Il tendine strappato della spalla e la concomitante lesione al ginocchio dimostravano che, sebbene Liston fosse ancora tecnicamente superiore, il suo corpo stava cedendo.
Tex Maule di Sports Illustrated riportò: “Non c’è dubbio che il braccio di Liston fosse danneggiato. Nel sesto round, lo teneva all’altezza della cintura, quindi non gli fu di alcun aiuto nel parare i colpi di destra di Clay.” Il dottor Alexander Robbins, medico capo della Miami Beach Boxing Commission, confermò che la gravità delle ferite impediva a Liston di continuare a combattere.
Il secondo incontro con Ali, programmato inizialmente per il 16 novembre 1964 e poi posticipato al 25 maggio 1965, aggravò ulteriormente le sue condizioni fisiche. A 37 anni, Liston non riuscì più a tornare al pieno della forma. Il rinvio lo costrinse a riprendere gli allenamenti in ritardo, provocando stiramenti e dolori cronici a spalla e ginocchia.
Nonostante il declino fisico, Liston continuò a vincere. Dopo la sconfitta contro Ali, conquistò 15 vittorie su 16 incontri, dimostrando che, anche ferito, la sua esperienza e il suo talento erano straordinari. Il pugile si impegnò in una battaglia personale per ricostruire la sua eredità, cercando incontri titolati e cercando di dimostrare che la leggenda non era svanita.
Il suo ultimo incontro, nel giugno 1970 contro Chuck Wepner, futuro sfidante al titolo mondiale, lo vide trionfare ancora, a un’età stimata di almeno 42 anni. Wepner dichiarò: “Nessuno mi ha mai colpito più forte di Liston. Ha fatto sembrare George [Foreman] il signor Amichevole!”
L’establishment pugilistico e i media mainstream cercarono di sminuire l’eredità di Liston. La narrativa popolare, ancora oggi, enfatizza presunti comportamenti disordinati come il consumo di birra e hot dog prima dei match con Ali, ignorando del tutto i gravi infortuni che condizionarono le sue prestazioni. Editoriali come quello di Boxing Illustrated invitavano esplicitamente a dimenticare il pugile: “Nessuno vuole che gli venga ricordato Sonny Liston. L’idea è di dimenticarlo.”
Eppure, per chi analizza la carriera di Liston con obiettività, il profilo pubblicato nel Boxing Yearbook del 1964 resta illuminante: “Per Sonny Liston, essere un superuomo era facile. Essere un uomo, invece, era spesso difficile.”
Riflettendo sulla carriera di Sonny Liston, emerge chiaramente che le sue uniche vere debolezze erano legate al tempo e agli infortuni. Durante il suo periodo di massimo splendore, non esistevano lacune tecniche, mancanze di strategia o errori tattici significativi. Tutti i critici e gli storici concordano: Liston era una macchina da guerra, capace di affrontare qualsiasi contendente della sua epoca con tecnica, potenza e intelligenza.
Gli infortuni che ne limitarono l’abilità in età avanzata, e le pressioni dell’establishment pugilistico, sono gli unici fattori che impedirono a Liston di consolidare ulteriormente la sua leggenda. La sua eredità, tuttavia, rimane intatta: come combattente, Sonny Liston ha ridefinito il concetto di potenza, strategia e resilienza nella boxe dei pesi massimi, dimostrando che la vera forza di un campione risiede non solo nel pugno, ma nella mente e nel cuore di chi sale sul ring.
Sonny Liston non aveva punti deboli significativi fino all’età avanzata. La sua carriera dimostra come il talento, la disciplina e la capacità di adattarsi possano rendere un atleta quasi invincibile, e perché la leggenda di Liston continua a echeggiare nel mondo della boxe e oltre.
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