La meditazione (dal latino
meditatio, riflessione) è, in generale, una pratica che si
utilizza per raggiungere una maggiore padronanza delle attività
della mente, in modo che essa smetta il suo usuale chiacchierio di
sottofondo e divenga assolutamente acquietata, pacifica.
Tradizionalmente per meditazione si intende la concentrazione della
mente in un sol punto mentre, per contemplazione si intende la
capacità di lasciar riposare la mente nel suo stato naturale, o
talità. È una pratica volta quindi all'auto-realizzazione. Lo scopo
religioso, spirituale, filosofico o il miglioramento delle condizioni
psicofisiche nella meditazione sono una scelta prettamente personale.
Questa pratica, in forme differenti, è
riconosciuta da molti secoli come parte integrante di tutte le
principali tradizioni religiose. Nelle Upaniṣad, scritture
sacre induiste compilate approssimativamente a partire dal IX - VIII
secolo a.C., è presente il primo riferimento esplicito alla
meditazione che sia giunto fino a noi, indicata con il termine
sanscrito dhyāna (ध्यान).
Nell'ambito della psicosintesi è
definita uno stato della coscienza che può essere ottenuto mediante
l'indirizzamento volontario della nostra attenzione verso un
determinato oggetto (meditazione riflessiva) o mediante la
completa assenza di pensieri (meditazione recettiva).
Nella meditazione riflessiva
l'oggetto della meditazione può essere qualsiasi cosa. In genere
nella pratica vengono utilizzate visualizzazioni di elementi che
riguardano il mondo interiore o di semplici oggetti, per raggiungere
un maggiore stato di concentrazione e di ponderazione. Questo è un
tipo di meditazione usato spesso dalla cultura occidentale.
La meditazione recettiva ha come
scopo l'assenza di pensieri e permette alla mente di raggiungere un
livello di "consapevolezza senza pensieri", ovvero libero
dall'attività psichica dell'essere umano, talvolta caotica e
confusionaria. È un tipo di meditazione tipica di numerose filosofie
e religioni orientali. Entrambi richiedono fasi di concentrazione e
la visualizzazione.
Religioni
e filosofie orientali
Attraverso la dinamica del modo di operare della mente si può
riuscire a riconoscere la distinzione tra un
io egocentrico,
che si identifica con l'essere
io (nome) e l'
Io (sé)
in grado di osservare l'osservatore (oggettivizzare il soggetto).
Questo metodo comporta quattro stati di coscienza:
Anche nello yoga lo stato raggiunto
tramite la pratica della dhyana favorirebbe l'esperienza della
"visione" e, ad un livello superiore, dell'illuminazione,
ossia della rivelazione della divinità onnipresente. Nell'ambito
dello Yoga, la meditazione è il 7º degli otto stadi indicati da
Patanjali e si dice che la mente è nello stato di meditazione,
dhyana, non sta meditando è la meditazione stessa, e mentre ci sono
molte tecniche di concentrazione, dharana, non esiste una vera e
propria tecnica di meditazione.
Nella pratica di Sahaja Yoga la
meditazione è considerato uno stato d'essere che si manifesta come
assenza di pensieri, chiamato consapevolezza senza pensieri, dove la
mente smette il suo usuale chiacchierio di sottofondo e diventa
assolutamente tranquilla.
Questo stato di "pura
consapevolezza senza oggetto" può essere raggiunto anche con
altri generi di pratiche meditative: ad esempio la Meditazione
Trascendentale si basa sulla ripetizione mentale di un mantra. In
ogni caso il termine "meditazione", com'è inteso
normalmente nella lingua italiana, si rivela inadeguato a dare
un'idea efficace di questo tipo di pratiche: un termine meno
impreciso potrebbe essere contemplazione.
Cristianesimo
Nel Cattolicesimo la meditazione è una
forma di preghiera interiore. Viene fatta in una chiesa o cappella,
in presenza dell'Eucaristia, o in un ambiente privato, ed è
strettamente legata al pensiero e alla riflessione sulla parola di
Dio. Preferibilmente si fa di mattina presto, prima di ogni altra
azione della giornata.
Nella sua forma più generale si
sviluppa attraverso diversi passi successivi:
Inizia con la invocazione dello
Spirito Santo perché sia luce interiore di colui che medita.
Si apre alla contemplazione di una
scena evangelica o dalla lettura di un brano della Bibbia o di un
altro libro che possa aiutare.
Approfondisce il significato
dell'episodio o dell'insegnamento in questione. Lo fa attraverso il
ragionamento e la ricerca di situazioni o passi biblici simili o
correlati.
Si sofferma su qualche parola o
immagine o concetto, "ruminandolo" interiormente.
Chiede a Dio la grazia di vivere
il mistero che si è contemplato.
Fissa l'impegno di un qualche
gesto da vivere durante la giornata, per trasformare in carità
quello che si è contemplato.
Ringrazia il Signore per il dono
della luce dell'alto.
Una forma particolare di meditazione è
la lectio divina, che è una lettura orante di un passo
biblico.
Islam
Il concetto di meditazione è espresso
in arabo dal termine tafakkur, che va distinto da dhikr,
meglio tradotto come "invocazione" o "memoria".
Si può dire che il termine dhikr sia il ricordo di uno stato
precedente, un modo di far riemergere qualcosa che, fortunatamente,
non si è perso del tutto.
Comunque i due termini sono unificati
nella pratica mistica dell'islam, perché è proprio grazie al dhikr
Allah, l'invocazione del nome di Dio, che si raggiunge lo stato
adeguato alla meditazione. Il dhikr come metodo spirituale di
concentrazione è stato elaborato dai sufi.
Questa pratica, sorta ben presto
nell'Islam e già sviluppata nei secoli IX e X, prevede la
ripetizione di uno dei novantanove nomi di Dio o di formule sacre
sotto la direzione di un maestro spirituale. Questo maestro, chiamato
in arabo shaykh o anche murshid (guida) mentre in Iran
e in India è detto pir, rende il metodo praticabile per i
partecipanti al rito.
Dei vari tipi di shaykh, il più
simile al pandit degli hindù è lo shaykh at-ta'lim,
colui che conosce la dottrina.
L'invocazione del nome di Dio raggiunge
livelli decisamente ossessivi e può essere pericolosa per chi non
sia guidato in modo corretto e deve essere accompagnata
dall'osservanza di una serie di riti. Se praticata senza vera
adesione all'Islam, risulta tanto inefficace quanto pericolosa.
Sant Mat
Nel Surat Shabd Yoga vengono praticate
parallelamente due tecniche di meditazione, una mirata alla visione
della Luce Interiore e una mirata all'ascolto della Corrente Sonora
(o Shabd). La prima pratica è sempre accompagnata dal Simran o
ripetizione dei Nomi Divini, pratica del tutto analoga alla
ripetizione di mantra nell'induismo o buddhismo o al dhikhr sufi.
Viene raccomandato dal Guru di praticare perlomeno due ore al giorno
di meditazione, e progressivamente aumentare.
Percorsi
personali
Esistono molti percorsi personali che
non sono all'interno di una religione o una filosofia e di cui la
meditazione è strumento indispensabile per approfondire i lati
oscuri di noi stessi. Molti si avvalgono di un maestro che permette
loro di fare un cammino, un percorso che attraversa nuove realtà e
che si lascia alle spalle vecchi mondi, in un procedere verso la
maggiore consapevolezza di se stessi e della realtà.
Un aspetto fondamentale è la riduzione
della sofferenza che insieme alla maggiore consapevolezza abbisognano
di un maestro. A tal fine occorrerà conquistarsi un cammino e
capacità di meditazione nella relazione con la figura di
riferimento. È importante che il maestro non sia solo
"padre"/"madre" ma una figura che possa essere
lasciata per una nuova realtà affettiva.
In particolare la meditazione del
Buddha Śākyamuni e di altri saggi (come Osho Rajneesh) non era
ascritta a nessuna religione o filosofia ma seguiva un cammino
personale.
Ricerche
scientifiche
Parecchi studi condotti fin dal 1970 su
una tecnica specifica, la Meditazione Trascendentale, hanno
evidenziato la sua efficacia nella diminuzione di ansia e stress e
nel miglioramento della salute. In seguito furono condotte altre
ricerche e meta analisi coinvolgendo altri metodi di meditazione.
Nella loro analisi comparativa sugli studi scientifici sulla
meditazione, pubblicato nel 2000 nell'
International Journal of
Psychotherapy, Perez-De-Albeniz e Holmes hanno identificato le
seguenti componenti in comune con tutti i metodi meditativi:
rilassamento
concentrazione
alterato stato di coscienza
sospensione dei processi di
pensiero logico e razionale
- presenza di una attitudine alla autocoscienza ed alla
auto-osservazione.
Numerosissimi sono gli studi della
comunità medica sugli effetti fisiologici della meditazione.
Il Dr. James Austin, neuropsicologo
dell'Università del Colorado, ha indicato come la meditazione Zen
possa modificare le connessioni nervose del cervello nel suo libro
Zen and the Brain (Austin, 1999). Questo è stato confermato
mediante risonanza magnetica funzionale sull'attività del cervello.
Recentemente uno studio scientifico
americano pubblicato sulla rivista Proceedings of the National
Academy of Sciences, ha dimostrato effetti rilevanti della
meditazione secondo il metodo Integrative body-mind training
(tecnica nata in Cina negli anni '90) sul miglioramento delle
condizioni di vita: la depressione si attenua, e le difese
immunitarie si rinforzano. I ricercatori hanno verificato che il
gruppo di studenti che avevano applicato avevano una concentrazione
di cortisolo molto inferiore e una migliore risposta immunitaria
rispetto al gruppo di controllo. Dai questionari è anche emerso che
la meditazione aveva abbassato i livelli di rabbia, ansia,
depressione e fatica. Il dottor Yi-Yuan Tang, il coordinatore della
ricerca, ha così dedotto che i processi mentali, la consapevolezza e
l'attenzione sono aspetti della vita che possono essere esercitati,
esattamente come i muscoli.
In psicoterapia le tecniche di
meditazione di mindfulness sono utilizzate per accrescere la
consapevolezza dei pazienti e hanno svariate applicazioni, fra cui la
prevenzione delle recidive depressive e il trattamento dei disturbi
d'ansia.