martedì 18 agosto 2020

Trasferirsi in Giappone non migliorerà la qualità della vostra vita




La mia risposta qui sotto é fondata e ponderata dopo molti viaggi e soggiorni per lavoro e studio in Giappone, e dopo aver avuto a che fare con un numero incalcolabile di Giapponesi - visti, incontrati, frequentati, osservati da vicino o lontano - in Giappone o Italia o in qualsiasi parte del mondo. La mia risposta focalizza sulla mia esperienza con Giapponesi in Giappone con varie categorie sociali: studenti, disoccupati, architetti, diplomatici, prostitute, insegnanti, casalinghe annoiate, funzionari ministeriali o municipali, devote mogli e madri esemplari, avvocati, segretarie, commesse, ragazze-pianta ornamentale ferme davanti agli ascensori, impiegati , cantanti, artisti, commercianti, sacerdoti buddisti, militari, pompieri, preti e missionari (cattolici, evangelici protestanti) , membri di sette e gruppi pseudoreligiosi quali Sokkagakai e altre della galassia buddista e New Age, e mi scusino quelli che ho dimenticato. La mia opinione é confortata e corroborata da un incalcolabile numero di pareri sentiti da Europei che hanno vissuto in Giappone o hanno visitato il Giappone.
La qualità della vita peggiorerà se siete sensibili ai seguenti punti :
  1. l'opinione di un non-giapponese solitamente non e' tenuta in nessuna considerazione dai Giapponesi. Ogni giapponese e' preoccupato soltanto di cosa pensano gli altri giapponesi. Ancora una volta e' un segnale dell'impossibilità per uno straniero di integrarsi e di essere accettato su un piano di parità culturale;
  2. Vi tratteranno solo come una curiosita' esotica. Se siete italiani e avete studiato 10 anni il giapponese e parlate persino il Keigo, non vi mostreranno sincera ammirazione perché siete per loro solo un fenomeno e siete solo "okashii" (un italiano che parla giapponese e' per loro bizzarro e curioso ed e' uno spettacolo divertente da vedere gratis).
  3. Se siete una coppia internazionale, da paesi diversi, e avete figli, verranno da voi fingendo di farvi domande sui "figli cosi' belli". Con i miei occhi e orecchie ho assistito a indecenti spettacoli di comari giapponesi che, col loro sorriso stereotipato ad occhi spalancati, andavano a chiacchierare con coppie internazionali (di paesi o persino di continenti diversi) sedute al tavolo della colazione e fingere di ammirare i bambini esotici e poi tornare al loro gruppo di comari giapponesi per commentare su quella strana ("okashii", "hennano") famiglia che ha figli che sono "ainoko" (orrenda parola razzista che indica figli "misti").
  4. vivere in Giappone in una grande città significa diventare trasparente e muoversi in mezzo ad un formicaio. Significa entrare in metropolitane affollate da segretarie e impiegati tristi, dove nelle carrozze regna un silenzio surreale (come se foste in una sala studio o biblioteca pubblica).
  5. il linguaggio del corpo e la comunicazione non verbale dei giapponesi sono fenomeni unici al mondo e puo' mettere a disagio uno straniero :
    a) dicono affermativamente "hai" muovendo la testa come se fosse un attacco epilettico,
    b) non reggono il contatto degli occhi dell'interlocutore e strabuzzano le orbite in varie direzioni per evitare di incrociare il vostro sguardo durante la conversazione,
    c) muovono il corpo in modo unico al mondo (oscillando come un pendolo, con la testa che spesso da' "mosse ritmiche" a piccoli scatti, vederli dal vero vale piu' di una descrizione qui) per seguire il vostro discorso o la "vostra" conversazione. Tutta questa mimica straordinaria ha come effetto di mettere a disagio uno straniero e ha un effetto respingente;
    d) molti cercano di mascherare questa mimica dietro un sorriso talmente forzato, serrato e stereotipato che pare subito innaturale e fuori contesto e che trasmette un messaggio di insincerita';
  6. Hanno il complesso delle lingue straniere, le studiano male a scuola e spesso si vergognano di tentare di parlarle con gli stranieri . Eccezioni notevoli sono i giapponesi che hanno vissuto a lungo in paesi stranieri.
  7. la comunicazione non migliora nelle cittadine e nei villaggi , dove le persone non vedono spesso stranieri (quando passeggiavo nel centro di Kanazawa, Gumma, Toyama e altri posti del genere, si creava un vuoto attorno a me sul marciapiede , come se le persone volessero tenersi a distanza.
  8. Cartesio , Eraclito, Hegel e Kant e la cultura critica non fanno parte della loro mentalità. Se osate criticare il loro paese, vi rideranno con il loro sorriso nervoso e stereotipato (le donne si copriranno la bocca per non mostrare lo spettacolo dei loro denti, l'ortodonzia non essendo molto popolare li') senza rispondere nulla al vostro commento. Ma nella loro mente vi hanno gia' cancellato dalla lista delle persone frequentabili. Non vi daranno mai una seconda possibilità. Per loro, se voi criticate qualcuno o qualcosa, siete persone difficili e non vogliono avere a che fare con voi.
  9. Hanno difficoltà a lasciarsi andare sentendo una barzelletta, ed ancora é difficile trovare una sintonia con il loro senso dell'umorismo. Spesso ridono solo per cortesia verso di voi, se fate una battuta o capiscono alla fine del vostro racconto che finalmente volevate raccontare solo una storiella divertente. L'unica loro via d'uscita sarebbe bere molto alcool: nei bar ho visto dirigenti e segretarie (che prima in ufficio sembravano inamidati e compassati e controllati in ogni movimento) dopo che avevano bevuto diversi bicchieri "pesanti" cominciare a ridere a crepapelle. Bastava solo che muovessi un mignolo davanti alla loro faccia, dopo che avevano trangugiato i loro bicchieri pesanti, e quasi si rotolavano per terra ridendo in modo convulso. Una volta un dirigente di una compagnia di assicurazioni, dopo un numero importante di bicchieri di saké, mi chiese di adottarmi come fratello, ma - di fronte a tanta esternazione fraterna - pensando di richiamarlo tempo dopo per invitarlo fuori era occupatissimo e non l'ho mai piu' sentito. Un'altra volta una segretaria distante in ufficio, ma in trance dopo aver ingollato diversi liquori nel bar, mi bacio' chiedendomi di sposarla per poi tornare il giorno dopo alla grigia normalità e guardandomi di sottecchi in ufficio.
  10. Se viaggiate e andate in hotel, cercate di informarvi prima sulla superficie reale e calpestabile delle stanze. Mi son trovato a pagare delle cosiddette "suite de luxe" di 9 metri quadri compreso il bagno.
  11. i bagni pubblici sono pulitissimi, come gli ospedali. Le impiegate come fossero infermiere si inchinano quando prendete l'ascensore (come se fossero piante ornamentali, queste donne sono pagate solo per restare in piedi sull'attenti tutto il giorno davanti all'ascensore e piegano la testa quando voi clienti passate davanti). Il Giappone sembra pulito come un ospedale . Ma in realtà E' un ospedale, in base al numero dei suicidi, delle malattie neurologiche, e al numero dei decessi di persone che vivono sole e muoiono sole in appartamenti di pochi metri quadri.
  12. I silenzi giapponesi: sono comportamenti che mostrano la loro disapprovazione verso di voi, ma senza darvi la soddisfazione di spiegarvi le ragioni. Vi ignorano e non vi rivolgono la parola, ma non vi spiegano perché. Per esempio, il vostro partner giapponese non vi parla da tre giorni, e quando è con voi vi parla a monosillabi senza neppure guardare la vostra faccia? Il vostro capo giapponese non vi dà lavoro da giorni e la vostra scrivania è vuota? Dovete voi fare un esame di coscienza e capire perché. Loro non vi aiuteranno a capire. È un problema vostro arrivare a comprendere che cosa di sbagliato o sgradito avete detto o fatto. Ma se siete abituati alla fidanzata italiana che vi fa una sfuriata perché avete dimenticato il suo onomastico, e ve lo dice sul muso, se avete un capo inglese che vi chiama in ufficio con il suo "may I have a word with you" e vi spiega esattamente cosa non va nel vostro lavoro, bé, vi consiglio di tenerveli stretti. Quando un giapponese vi disprezza, non vi chiuderà il telefono in faccia: resterà in assoluto silenzio dall'altra parte del suo microfono, per tutto il tempo che volete, lasciandovi come un ebete e aspettando solo che voi lo salutiate esasperato e chiudiate voi la comunicazione.
Vi sono amanti incondizionati del Giappone, che magari lì hanno trovato pure una relazione di amore e un lavoro. Ascoltate pure i loro pareri di difesa incondizionata del genio nipponico e poi, magari, andate voi stessi a vedere laggiù cosa succede e chi aveva ragione. Se volete una lettura interessante di come una donna Europea ha vissuto in una ditta giapponese, vi consiglio il libro di Amélie Nothomb dal titolo Stupeurs et trembléments, nella versione linguistica che preferite.


sabato 4 luglio 2020

Cosa fa di sbagliato la maggior parte della gente in un combattimento

Usare il clinch della Muay Thai contro un pugile | Muay Farang ...



Si sottrae indietregginado all' aggressione. E' istintivo, non sono aggressivo e vedo uno magari più grosso, più determinato e presumibilmente più avvezzo alla rissa che mi viene incontro. Non voglio/posso fuggire (soluzione ottimale), alzo le mani se va bene e o sono fermo o faccio uno o due passi indietro offrendo la "misura" ideale al mio aggressore. Tra le altre cose questo, se è tosto, non è che ti avvisa delle sue intenzioni un paio di metri prima urlando frasi come "ora ti pesto", "ti uccido": se ricordi il filmato dell'aggressione di un Casamonica all'inviato di Striscia il tipo non ha detto niente, ha fatto un leggero arretramento col busto per portarsi a distanza ed ha colpito, fine della questione.
Soluzione al problema: non c'è. Puoi limitare i danni se fai in tempo ad abbassare la testa fra le braccia che la avvolgono, fare un passo verso l'aggressore e poi abbracciarlo ponendo la testa guancia a guancia alla sua. Sperando che arrivi la Polizia.
Non è facile, va contro l' istinto ma se guardi un match di pugilato è il famoso clinch che salva da parecchi k.o.


venerdì 3 luglio 2020

Quali considerazioni si possono fare confrontando le figure dei cavalieri europei a quelle dei samurai giapponesi

BloodSport



Culturalmente erano abbastanza simili. Caste guerriere fiere del loro ruolo nella propria rispettiva società. Entrambi ispirati da un codice di condotta idealmente simile.
"Tecnicamente" però sono abbastanza diversi, i cavalieri europei avevano dei magli corazzati studiati per essere lanciati a tutta forza lancia in resta contro il nemico.
I samurai erano degli arcieri a cavallo famosi per la loro abilità nel tiro. Anche se non si tiravano certo indietro nel corpo a corpo.

giovedì 2 luglio 2020

Quali sono quelle cose riguardo al Giappone che mettono in imbarazzo gli altri paesi al confronto


Sono stato a Tokyo, in Giappone, per circa 3 mesi e ho scoperto molte cose che i giapponesi stanno facendo molto meglio di altri paesi.
I giapponesi sono molto premurosi. Se chiedi le indicazioni ti porteranno a destinazione.
Durante le ore di punta del mattino, il volume del traffico su alcuni treni urbani e suburbani è così intenso che i passeggeri sono premuti l'uno contro l'altro in modo tale da non poter muoversi. Hanno lavoratori che spingono le persone sul treno in una stazione ferroviaria durante le ore di punta del mattino e della sera. Nelle ore di punta, inoltre, non interrompono mai la coda.




Se hai lasciato cadere il tuo portafoglio / telefono nella metropolitana o sulla strada, puoi trovarlo nella stazione di polizia più vicina / nel centro oggetti smarriti. La guida completa per Lost and Found in Giappone



I modelli alimentari giapponesi sembrano abbastanza buoni da mangiare.





mercoledì 1 luglio 2020

花は桜木 人は武士 "il migliore degli uomini è il samurai, il migliore dei fiori è il ciliegio". Cosa significa questo detto Giapponese?


Il fiore di ciliegio (sakura) ha cinque petali. Il cinque è il numero che simbolicamente raffigura l’uomo. Il sakura è un fiore che trasmette l’idea di unicità, di purezza, di candido, di onesto e anche di coraggioso, infatti è il primo fiore a sbocciare in primavera, quando il clima presenta ancora freddi improvvisi. Basta un temporale inatteso – come una battaglia improvvisa – perchè il fiore sbocciato così splendidamente cada. Nella purezza e nell’unicità è racchiusa la mente tranquilla e stoica del Samurai, pronto a qualsiasi azione, anche a quelle che richiedono più coraggio: come gli acquazzoni giungono all'improvviso, così un Samurai deve in qualsiasi momento essere pronto alla più estrema delle prove: la morte. Inoltre, come il ciliegio è il primo fiore a germogliare, il Samurai è il primo ad agire, l’avanguardia, ma questi può anche essere il primo a cadere per un colpo inferto dal nemico.





martedì 30 giugno 2020

Quali sono le caratteristiche di un "castello" giapponese


Quando si dice "castello", la prima cosa che immaginiamo è questo:



Un edificio imponente con una robusta cinta muraria e torrioni circolari o quadrati, tipico del medioevo europeo.
Eppure esiste, dall'altra parte del mondo, una tradizione altrettanto importante di costruzione dei castelli. Castelli per certi versi simili e per altri molto differenti da quelli europei.


Come si capisce dalla foto (e dalla domanda) parlo dei maestosi castelli giapponesi, o shiro () nella lingua locale.
I castelli giapponesi possono essere classificati per architettura e colore del torrione e forma delle mura, dunque organizzerò questa risposta per punti.

PUNTO PRIMO: CARATTERISTICHE GENERALI
La prima cosa che salta all'occhio in un castello giapponese è il torrione o tenshukaku (天守閣), alto in genere da tre a cinque piani (ma almeno un castello, quello di Bitchu-Matsuyama, ne ha solo due) di forma quadrangolare e dimensione via via inferiore, spesso costellato da timpani di valore sia decorativo che strategico.
Tutti i castelli possiedono (o possedevano) due o tre cinte murarie, chiamate kurawa (曲輪), collegate di tanto in tanto a torrette denominate yagura () alte non più di due piani.
Tutte le strutture (ad eccezione dello zoccolo di pietra su cui poggiano gli edifici) erano realizzate in bambù, legno, argilla e pietra. Quest ultima in quantità molto maggiori rispetto agli edifici civili, ma comunque decisamente inferiore rispetto alle controparti europee.
I castelli potevano trovarsi in montagna (yamajhiro, 山城), in collina (hirayamajiro, 平山城) o in pianura (hirajiro, 平城). I castelli costruiti su isole prendono il nome di umijiro (海城).

PUNTO SECONDO: LE CINTE MURARIE
In genere un castello possedeva tre cortili delimitati da cinte murarie, chiamati, dal più interno, honmaru (本丸), ni no maru (二の丸) e san no maru (三の丸).
In base alla disposizione delle mura, il castello poteva appartenere a tre categorie:
  • Rinkaku (輪郭): lo honmaru si trova al centro, completamente circondato dal ni no maru e san no maru. Era lo stile migliore in quanto a difesa, ma il più dispendioso in termini di spazio e denaro. Era tipico dei castelli di pianura.
    • Enkaku (円郭): rinkaku con mura circolari.

  • Renkaku (連郭): il san no maru e il ni no maru si trovano davanti allo honmaru, lasciandolo scoperto sui fianchi e posteriormente. Era lo stile più difficilmente difendibile, ma il più economico. Tipico dei castelli di montagna ben protetti da barriere naturali.

  • Teikaku (梯郭): lo honmaru si trova sulla parte posteriore del ni no maru e del san no maru, lasciando scoperto solo il retro. Era il miglior compromesso tra i precedenti. Tipico dei castelli protetti alle spalle da una palude, una montagna o altre barriere naturali.

  • Kakaku (渦郭): honmaru, ni no maru e san no maru sono collegati a spirale. Un tipo ancora più economico e utile per canalizzare i movimenti del nemico in uno spazio ristretto.

  • Heikaku (並郭): honmaru e ni no maru sono affiancati e circondati dal san no maru. Un buon compromesso tra rinkaku e renkaku.
  • Kaikaku (階郭): le mura sono costruite in modo serpeggiante, così da allungare il percorso dei nemici e decimarli durante il tragitto. Tipico dei castelli di montagna.
Oltre alle mura sopra indicate, una fortezza poteva possedere anche altri cortili:
  • Tenshumaru (天守丸): un piccolo cortile interno all'honmaru che circonda il tenshu o il suo ingresso.
  • Sōkurawa (総曲輪): un largo fossato che circondava completamente il castello, la struttura difensiva più esterna di tutte le fortezze.
  • Denmaru (出丸): una cinta muraria aggiuntiva costruita per proteggere i punti sensibili del castello.
  • Umadashi (馬出): una fortificazione posta a protezione di una porta, in genere piuttosto piccola, usata per limitare il numero di nemici che possano attaccare in uno stesso momento.
  • Mizunote kurawa (水の手曲輪): il luogo dove si trovano le riserve d'acqua di un castello.
  • Yamazatomaru (山里丸): una zona destinata alla costruzione di giardini, templi, santuari e sale del tè.

PUNTO TERZO: LA STRUTTURA DEL TENSHU
Arriviamo ora all'edificio più imponente e tipico delle fortezze nipponiche: il grande torrione centrale, il tenshu. Esistevano due modi per costruire i torrioni, vediamoli uno alla volta:
  • Bōrō (望楼): il primo tipo ad essere sviluppato. Era costruito su due livelli: il primo di uno o due piani, il secondo di due o tre. Aveva il vantaggio di poter essere costruito anche su basamenti non perfettamente livellati, visto che a metà dell'opera si poteva contrastare un eventuale inclinazione senza che l'estetica ne risentisse. Tipico dei periodi bellici, in cui era importante lavorare velocemente senza concentrarsi troppo sul basamento.

È il caso del castello di Himeji…


… del castello di Hikone…


… o, particolarmente evidente, del castello di Inuyama.
  • Sōtō (層塔): il tipo più comune nei castelli signorili e di rappresentanza. Ogni piano era un livello a sé stante di dimensione decrescente. Aveva il vantaggio di poter progettare la costruzione in modo più preciso, ma necessitava di un basamento perfetto. Tipico dei castelli in pianura costruiti dallo shogunato Tokugawa in tempo di pace.

Come esempio possiamo prendere il castello di Nagoya…


… il castello di Ōzu…


… e il castello di Matsumoto.

PUNTO QUARTO: IL RIVESTIMENTO DEL TENSHU
Nell'immaginario collettivo (almeno quello giapponese) il castello può essere di un bianco candido, che si staglia nel cielo azzurro tra i ciliegi fioriti, oppure può essere di un nero profondo, minaccioso e imponente sulle valli sottostanti. Ognuno ha la sua preferenza, ma i colori delle mura non erano certo scelti casualmente o per pura estetica:
  • Le mura bianchissime del castello di Himeji sono sempre state viste come un segno di potenza e ricchezza: l'intonaco bianco, infatti, si rovinava molto in fretta quando esposto alle intemperie e doveva essere rinnovato ogni 10 anni, rendendo questo rivestimento molto dispendioso, soprattutto in periodi bellici.
Castello di Nagoya.

  • I tenebrosi bastioni del castello di Matsumoto possono incutere soggezione in un nemico, ma indicano anche una minore stabilità economica: il rivestimento in legno laccato nero aveva un costo maggiore rispetto all'intonaco, ma era anche molto più durevole, necessitava di sostituzione ogni 50 anni, risultando nel complesso meno dispendioso.
Castello di Matsumoto.

  • Alcuni castelli avevano rivestimenti particolari, che denotavano grande ricchezza. Un esempio sono le piastrelle di porcellana, molto costose ma anche molto fragili, oppure delle più resistenti ma altrettanto costose piastre di rame.
Castello di Kanazawa.

PUNTO QUINTO: LA CONFIGURAZIONE DEL TENSHU
Un altro modo per classificare i castelli giapponesi è in base alla disposizione del tenshu e degli edifici annessi.
  • Tenshu indipendente: il torrione si trova isolato da altre strutture, collegandosi aventualmente ad altre torri solo con terrapieni e palizzate.

  • Tenshu composto: il torrione è direttamente collegato a una torretta (tsuke yagura, 付櫓) a guardia dell'ingresso. Se la torretta è più alta di due piani e l'ultimo non è connesso al tenshu si parla di torrione secondario (kotenshu, 小天守).


  • Tenshu connesso: il torrione è collegato a un tenshu secondario per mezzo di un corridoio (watari yagura, 渡櫓). Da notare che il corridoio viene indicato con lo stesso carattere delle torrette.


  • Tenshu ad anello: il torrione è collegato a tre tenshu secondari formando un cortile all'interno del quale si trova l'ingresso. Quando il nemico si trovava nell'anello era colpito da tutti i lati, rendendo questa struttura molto ben difendibile.


Il secondo tipo era nettamente più comune, ma l'ultimo era il preferito dai grandi signori feudali che potevano permetterselo.

PUNTO SESTO: FRONTONI
La caratteristica estetica più notevole delle fortezze giapponesi sono sicuramente i numerosi frontoni (hafu, 破風), che potevano appartenere a quattro categorie principali:
  • Irimoya (入母屋): un frontone triangolare "appoggiato" sul tetto del piano inferiore, la cui estremità coincide con l'angolo del tetto. Se si trova in coppia si chiama hiyoku irimoya (比翼入母屋).

Hiyoku irimoya hafu del castello di Nagoya.

  • Chidori (千鳥): simile al precedente, ma le estremità del timpano non coincidono con l'angolo del tetto. Se in coppia si chiama hiyoku chidori (比翼千鳥).

Hiyoku chidori hafu dello stesso castello.

  • Kara (): un tipo di decorazione che ha origine nei templi buddhisti. Se l'intero tetto viene curvato in una linea continua si parla di noki kara (軒唐), se invece il frontone è "appoggiato" sul tetto del piano inferiore si parla di mukai kara (向唐). Il primo tipo è più formale.
Differenza tra noki kara hafu (sopra) e mukai kara hafu (sotto).

  • Kiridzuma (切妻): un tipo poco comune nei castelli ma che tutti conosciamo, visto che è la forma triangolare ai lati dei tetti delle case. Si differenzia dai primi due tipi perché non è "appoggiato" sul tetto inferiore, ma è il tetto stesso che si piega a triangolo.

Due kiridzuma hafu del castello di Hikone.


lunedì 29 giugno 2020

Corna di fachiro

Risultato immagini per Corna di fachiro arma



Le corna di fachiro (o madu o maru) è un'arma difensiva/offensiva indiana a doppia punta.
Questo tipo d'arma è stato ideato per parare colpi di taglio o di botta, e contemporaneamente offrire un certo potenziale d'offesa, come un saintie, lancia indiana di acciaio con guardamano ad arco.
Il nome "corna di fachiro" scaturisce dalla regola indù che i fachiri, i santoni induisti, non possono portare armi normali, dunque le armi a loro permesse sono non ordinarie, come il madu, appunto.
Queste consistono in due corna di capra, antilope o altro animale leggermente curve o dritte unite insieme con le punte disposte con verso opposto l'una all'altra. Il punto di giunzione è protetto da un piccolo disco che, a modo di guardamano, funge da scudo; in cima ad ogni corna vi è una punta, generalmente in acciaio, che assomiglia ad una testa di freccia non molto larga, cosicché l'arma possa colpire solo di punta ed in due direzioni.
Esistono anche versioni senza scudo.


domenica 28 giugno 2020

Fotografie del giappone ottocentesco


Guardate che spettacolo

















E sapete cosa? Queste meravigliose foto sono ad opera di un nostro grande compatriota.
Felice Beato (1834–1909)


Tra i primi a scattare fotografie nell'Asia Orientale e uno dei primi fotografi di guerra.
Beato fu un pioniere delle tecniche di colorazione a mano delle fotografie e della realizzazione di panorami.
Grazie al suo grade lavoro oggi dopo oltre un secolo possiamo scoprire la magnificenza del Giappone del periodo Edo.
Questo mercante, invece, e del 1901