La mia risposta qui sotto é fondata e
ponderata dopo molti viaggi e soggiorni per lavoro e studio in
Giappone, e dopo aver avuto a che fare con un numero incalcolabile di
Giapponesi - visti, incontrati, frequentati, osservati da vicino o
lontano - in Giappone o Italia o in qualsiasi parte del mondo. La mia
risposta focalizza sulla mia esperienza con Giapponesi in Giappone
con varie categorie sociali: studenti, disoccupati, architetti,
diplomatici, prostitute, insegnanti, casalinghe annoiate, funzionari
ministeriali o municipali, devote mogli e madri esemplari, avvocati,
segretarie, commesse, ragazze-pianta ornamentale ferme davanti agli
ascensori, impiegati , cantanti, artisti, commercianti, sacerdoti
buddisti, militari, pompieri, preti e missionari (cattolici,
evangelici protestanti) , membri di sette e gruppi pseudoreligiosi
quali Sokkagakai e altre della galassia buddista e New Age, e mi
scusino quelli che ho dimenticato. La mia opinione é confortata e
corroborata da un incalcolabile numero di pareri sentiti da Europei
che hanno vissuto in Giappone o hanno visitato il Giappone.
La qualità della vita peggiorerà se
siete sensibili ai seguenti punti :
- l'opinione di un non-giapponese solitamente non e' tenuta in nessuna considerazione dai Giapponesi. Ogni giapponese e' preoccupato soltanto di cosa pensano gli altri giapponesi. Ancora una volta e' un segnale dell'impossibilità per uno straniero di integrarsi e di essere accettato su un piano di parità culturale;
- Vi tratteranno solo come una curiosita' esotica. Se siete italiani e avete studiato 10 anni il giapponese e parlate persino il Keigo, non vi mostreranno sincera ammirazione perché siete per loro solo un fenomeno e siete solo "okashii" (un italiano che parla giapponese e' per loro bizzarro e curioso ed e' uno spettacolo divertente da vedere gratis).
- Se siete una coppia internazionale, da paesi diversi, e avete figli, verranno da voi fingendo di farvi domande sui "figli cosi' belli". Con i miei occhi e orecchie ho assistito a indecenti spettacoli di comari giapponesi che, col loro sorriso stereotipato ad occhi spalancati, andavano a chiacchierare con coppie internazionali (di paesi o persino di continenti diversi) sedute al tavolo della colazione e fingere di ammirare i bambini esotici e poi tornare al loro gruppo di comari giapponesi per commentare su quella strana ("okashii", "hennano") famiglia che ha figli che sono "ainoko" (orrenda parola razzista che indica figli "misti").
- vivere in Giappone in una grande città significa diventare trasparente e muoversi in mezzo ad un formicaio. Significa entrare in metropolitane affollate da segretarie e impiegati tristi, dove nelle carrozze regna un silenzio surreale (come se foste in una sala studio o biblioteca pubblica).
- il linguaggio del corpo e la comunicazione non verbale dei giapponesi sono fenomeni unici al mondo e puo' mettere a disagio uno straniero :a) dicono affermativamente "hai" muovendo la testa come se fosse un attacco epilettico,b) non reggono il contatto degli occhi dell'interlocutore e strabuzzano le orbite in varie direzioni per evitare di incrociare il vostro sguardo durante la conversazione,c) muovono il corpo in modo unico al mondo (oscillando come un pendolo, con la testa che spesso da' "mosse ritmiche" a piccoli scatti, vederli dal vero vale piu' di una descrizione qui) per seguire il vostro discorso o la "vostra" conversazione. Tutta questa mimica straordinaria ha come effetto di mettere a disagio uno straniero e ha un effetto respingente;d) molti cercano di mascherare questa mimica dietro un sorriso talmente forzato, serrato e stereotipato che pare subito innaturale e fuori contesto e che trasmette un messaggio di insincerita';
- Hanno il complesso delle lingue straniere, le studiano male a scuola e spesso si vergognano di tentare di parlarle con gli stranieri . Eccezioni notevoli sono i giapponesi che hanno vissuto a lungo in paesi stranieri.
- la comunicazione non migliora nelle cittadine e nei villaggi , dove le persone non vedono spesso stranieri (quando passeggiavo nel centro di Kanazawa, Gumma, Toyama e altri posti del genere, si creava un vuoto attorno a me sul marciapiede , come se le persone volessero tenersi a distanza.
- Cartesio , Eraclito, Hegel e Kant e la cultura critica non fanno parte della loro mentalità. Se osate criticare il loro paese, vi rideranno con il loro sorriso nervoso e stereotipato (le donne si copriranno la bocca per non mostrare lo spettacolo dei loro denti, l'ortodonzia non essendo molto popolare li') senza rispondere nulla al vostro commento. Ma nella loro mente vi hanno gia' cancellato dalla lista delle persone frequentabili. Non vi daranno mai una seconda possibilità. Per loro, se voi criticate qualcuno o qualcosa, siete persone difficili e non vogliono avere a che fare con voi.
- Hanno difficoltà a lasciarsi andare sentendo una barzelletta, ed ancora é difficile trovare una sintonia con il loro senso dell'umorismo. Spesso ridono solo per cortesia verso di voi, se fate una battuta o capiscono alla fine del vostro racconto che finalmente volevate raccontare solo una storiella divertente. L'unica loro via d'uscita sarebbe bere molto alcool: nei bar ho visto dirigenti e segretarie (che prima in ufficio sembravano inamidati e compassati e controllati in ogni movimento) dopo che avevano bevuto diversi bicchieri "pesanti" cominciare a ridere a crepapelle. Bastava solo che muovessi un mignolo davanti alla loro faccia, dopo che avevano trangugiato i loro bicchieri pesanti, e quasi si rotolavano per terra ridendo in modo convulso. Una volta un dirigente di una compagnia di assicurazioni, dopo un numero importante di bicchieri di saké, mi chiese di adottarmi come fratello, ma - di fronte a tanta esternazione fraterna - pensando di richiamarlo tempo dopo per invitarlo fuori era occupatissimo e non l'ho mai piu' sentito. Un'altra volta una segretaria distante in ufficio, ma in trance dopo aver ingollato diversi liquori nel bar, mi bacio' chiedendomi di sposarla per poi tornare il giorno dopo alla grigia normalità e guardandomi di sottecchi in ufficio.
- Se viaggiate e andate in hotel, cercate di informarvi prima sulla superficie reale e calpestabile delle stanze. Mi son trovato a pagare delle cosiddette "suite de luxe" di 9 metri quadri compreso il bagno.
- i bagni pubblici sono pulitissimi, come gli ospedali. Le impiegate come fossero infermiere si inchinano quando prendete l'ascensore (come se fossero piante ornamentali, queste donne sono pagate solo per restare in piedi sull'attenti tutto il giorno davanti all'ascensore e piegano la testa quando voi clienti passate davanti). Il Giappone sembra pulito come un ospedale . Ma in realtà E' un ospedale, in base al numero dei suicidi, delle malattie neurologiche, e al numero dei decessi di persone che vivono sole e muoiono sole in appartamenti di pochi metri quadri.
- I silenzi giapponesi: sono comportamenti che mostrano la loro disapprovazione verso di voi, ma senza darvi la soddisfazione di spiegarvi le ragioni. Vi ignorano e non vi rivolgono la parola, ma non vi spiegano perché. Per esempio, il vostro partner giapponese non vi parla da tre giorni, e quando è con voi vi parla a monosillabi senza neppure guardare la vostra faccia? Il vostro capo giapponese non vi dà lavoro da giorni e la vostra scrivania è vuota? Dovete voi fare un esame di coscienza e capire perché. Loro non vi aiuteranno a capire. È un problema vostro arrivare a comprendere che cosa di sbagliato o sgradito avete detto o fatto. Ma se siete abituati alla fidanzata italiana che vi fa una sfuriata perché avete dimenticato il suo onomastico, e ve lo dice sul muso, se avete un capo inglese che vi chiama in ufficio con il suo "may I have a word with you" e vi spiega esattamente cosa non va nel vostro lavoro, bé, vi consiglio di tenerveli stretti. Quando un giapponese vi disprezza, non vi chiuderà il telefono in faccia: resterà in assoluto silenzio dall'altra parte del suo microfono, per tutto il tempo che volete, lasciandovi come un ebete e aspettando solo che voi lo salutiate esasperato e chiudiate voi la comunicazione.
Vi sono amanti incondizionati del
Giappone, che magari lì
hanno trovato pure una relazione
di amore e un lavoro. Ascoltate pure i loro pareri di difesa
incondizionata del genio nipponico e poi, magari, andate voi stessi a
vedere laggiù cosa succede e chi aveva ragione. Se volete una
lettura interessante di come una donna Europea ha vissuto in una
ditta giapponese, vi consiglio il libro di Amélie Nothomb dal titolo
Stupeurs et trembléments, nella versione linguistica che preferite.