La storia di Kiyohime è ambientata nella provincia di Kii (oggi prefettura di Wakayama), dove viveva la bella e giovane figlia di un signore locale. La sua famiglia era abituata ad ospitare i monaci in pellegrinaggio verso il santuario di Kumano, e fu così che Kiyohime conobbe Anchin, un affascinante sacerdote che le fece battere il cuore. Kiyohime si innamorò perdutamente di lui e gli chiese di sposarla, ma Anchin rifiutò le sue avances e le mentì, dicendole che sarebbe tornato da lei dopo aver completato il suo viaggio. Kiyohime credette alle sue parole e lo aspettò con ansia, ma quando scoprì che Anchin l’aveva ingannata e stava fuggendo via, si infuriò e lo inseguì fino al fiume Hidaka. Lì, si gettò in acqua e si trasformò in un enorme serpente sputafuoco, determinata a uccidere il suo amato traditore. Anchin riuscì a scappare e si rifugiò nel tempio Dōjō-ji, dove i monaci lo nascosero sotto la campana del tempio. Ma Kiyohime sentì il suo odore e avvolse la campana con le sue spire, per poi scatenare le sue fiamme così potenti da fondere il metallo e bruciare Anchin.
La leggenda di Kiyohime è una delle più celebri del folklore giapponese e ha ispirato molte opere letterarie, artistiche e teatrali. Una delle più famose è il dramma Nō intitolato Dōjō-ji, che mette in scena la scena finale della caduta della campana del tempio. La storia di Kiyohime è anche un esempio di honnari-hannya, ovvero una donna che diventa un demone per la sua gelosia eccessiva e acquisisce poteri soprannaturali. La figura di Kiyohime rappresenta il tema della passione amorosa che si trasforma in follia omicida, ma anche il contrasto tra il mondo profano e quello sacro, tra la natura umana e quella animale.