Il naginata (なぎなた-薙刀)
è un'arma inastata giapponese costituita da una lunga lama ricurva
monofilare, più larga verso l'estremità, inastata grazie ad un
lungo codolo su un'impugnatura di lunghezza variabile ma in genere
più breve rispetto a quella della lancia in uso ai guerrieri (bushi)
giapponesi, la yari. L'arma, per forma ed utilizzo, ricorda i
"falcioni" del medioevo europeo.
Apparso nei campi di battaglia del
Periodo Kamakura (1185-1333), durante l'Era Tokugawa il naginata
divenne un'arma desueta in battaglia ma continuò ad essere
utilizzata per il combattimento individuale e per la difesa degli
edifici o delle dimore private. Probabilmente per questo il suo uso
si diffuse specialmente tra le donne della classe militare, le buke,
vere amministratrici della casa. L'arte marziale (detta naginata-do
o naginatajutsu) che ne trasmette l'uso faceva comunque parte
del bagaglio tecnico classico del guerriero (bujutsu) e nel
budō moderno esistono alcuni stili indipendenti che ne
tramandano una forma stilizzata analoga alla scherma kendō
trattasi dell'Atarashii Naginata.
Un modello di arma simile al naginata
ma con una lama pressoché dritta e spesso più lunga è detto
nagamaki (letteralmente: "[lama con] inastamento
lungo").
Storia
Origini
Il naginata è stato molto
probabilmente sviluppato in Giappone a partire da un'arma cinese, il
Guan dao, sorta di equivalente sinico del falcione in uso alle
forze di fanteria dell'Europa medievale. Archetipo di partenza per la
forma finale del naginata sarebbe stata la lancia hoko.
Identificare il momento esatto in cui
l'arma fece la sua comparsa sui campi di battaglia giapponesi risulta
ad oggi arduo. Il naginata viene tradizionalmente affiancato
alla figura del Sōhei, il "monaco-guerriero";
conseguentemente, si ritiene che l'arma sia stata inventata durante
gli anni di maggior potere di tale casta, il Periodo Nara (VIII
secolo). In realtà, i primi dati certi sull'esistenza del naginata
datano al 1146 (Periodo Heian) e la diffusione dell'arma può essere
ritenuta compiuta solo nel medio Periodo Kamakura (1185-1333).
La menzione di armi a lama lunga,
utilizzate per contrastare le cariche di cavalleria, nelle fonti del
X e XII secolo, è con buona probabilità da riferirsi all'uso delle
nodachi, le grandi spade (tachi) da campo. In queste
fonti, infatti, il verbo utilizzato per descrivere l'atto dello
sguainare l'arma è nuku, associato alla spada, invece che il
verbo hazusu poi utilizzato per il naginata. Nulla però
vieta di supporre che già nell'XI secolo fossero in uso le lance
hoko da cui sarebbe poi derivato il naginata.
L'accostamento naginata-sōhei è a sua volta poco
chiaro. Se infatti il naginata appare quale parte della
panoplia del monaco-guerriero nel materiale iconografico del XIV
secolo, del pari l'arma figura anche nelle mani dei samurai che si
oppongono ai monaci. Ciò nonostante, l'iconografia dei secoli
successivi ricorse spesso alla raffigurazione del naginata per
distinguere i monaci-guerrieri dai normali bushi nelle
mischie.
Diffusione
Fu durante la Guerra Genpei (1180–1185)
tra il Clan Taira ed il Clan Minamoto, guidato da Minamoto no
Yoritomo, che il naginata dimostrò la sua efficacia sui campi
di battaglia. L'aumentato utilizzo di forze di cavalleria valorizzò
infatti l'uso, nella fanteria, di un'arma inastata capace di colpire
il guerriero in sella e/o fermare la carica del cavallo. Proprio in
questo periodo, l'armatura del bushi si arricchì degli
schinieri (sune-ate) per prevenire i colpi portati dal basso
verso il ventre del cavallo.
Causa la massiccia diffusione
dell'archibugio (Tanegashima-teppō), il naginata cadde
in disuso quale arma di battaglia nel corso del XVII secolo. Durante
l'Era Tokugawa l'arma venne riconfigurata come arma da duello e come
parte della panoplia dei bushi destinati alla difesa delle
fortezze o degli edifici privati. Ciò nonostante, l'arte marziale
che trasmetteva l'uso del naginata (detta naginata-do o
naginatajutsu) restò parte integrante del bagaglio tecnico
classico del guerriero, il bujutsu.
Importantissimo esito del riutilizzo in
ambiente domestico del naginata fu il cambio dell'utenza cui
l'arma era destinata. L'uso attivo del naginata passò dai
bushi alle loro donne, le buke, cioè le vere
amministratrici della casa. Sebbene non use al mestiere delle armi
come i loro uomini, le donne dei samurai erano tenute a provvedere
alla sicurezza propria e della dimora durante l'assenza del marito,
del padre o dei figli. Arma inastata che permetteva di tenere
l'avversario ad una distanza tale da vanificare, almeno in parte,
squilibri dovuti a significative differenze di peso, altezza e forza,
il naginata era ritenuta una delle armi migliori per le buke.
Non a caso, il naginata figurava spesso nella dote della
figlia di un samurai. I dati in nostro possesso ci hanno tramandato
la memoria di donne-samurai particolarmente mortifere nell'uso del
naginata, su tutte l'esempio di Hangaku Gozen che difese il
Castello di Toeizakayama dall'assalto delle truppe del Clan Hōjō
nel 1201.
Furono proprio delle donne guerriere le
ultime a scendere in battaglia con dei naginata durante la
Battaglia di Toba-Fushimi (1868) e durante le rivolte anti-Tokugawa
nella provincia di Satsuma.
La rivalutazione propedeutico-educativa
delle arti marziali giapponesi a seguito della Restaurazione Meiji
fece sì che lo studio dell'uso del naginata divenisse
attività scolastica per le giovani donne giapponesi sin dal 1912. Lo
studio in ambito scolastico del naginata proseguì durante
tutto il Periodo Shōwa (1926-1989), nonostante i rovesci della
seconda guerra mondiale e l'occupazione del Giappone da parte degli
Alleati. A partire dal 1950, lo studio tradizionale venne commutato
nel Atarashii naginata (letteralmente il "nuovo
naginata"), disciplina particolarmente dedita
all'etichetta ed alla forma più che alla praticità marziale degli
esercizi. Ciò nonostante, sopravvissero scuole più tradizionali di
naginatajutsu, alcune delle quali hanno ad oggi rappresentanze
ufficiali al di fuori del territorio giapponese: Araki Ryu, Tendo
Ryu, Jikishinkage Ryu, Higo Koryu, Tenshin Shoden Katori Shinto Ryu,
Toda-ha Buko Ryu e Yoshin Ryu. Si stima la presenza di circa 200
praticanti di naginatajutsu nel territorio degli Stati Uniti
d'America.
Famosi
utilizzatori di naginata
Tomoe Gozen, concubina di Minamoto
no Yoshinaka (XII secolo);
Hangaku Gozen, morta nel 1201
mentre difendeva il Castello di Toeizakayama durante la Rivolta
Kennin;
Saitō Musashibō Benkei
(1155-1189), leggendario sōhei poi al servizio di Minamoto
no Yoshitsune nella Guerra Genpei;
Nakano Takeko, (1847-1868), ultima
famosa donna-samurai che combatté e perì nella Guerra Boshin.
Costruzione
Il naginata, come molte armi,
era spesso costruito su misura per colui che lo doveva brandire.
L'impugnatura era solitamente alta quanto l'utilizzatore (in media
150 cm ma alcuni naginata superavano i due metri) ed a sezione
romboidale, onde facilitare l'orientamento della lama. La lama
misurava 2 o 3 shaku (60–90 cm) era ricurva, in modo
particolare al vertice. Come la lama del katana, la lama del
naginata era composta da acciaio forgiato con differenti gradi
di durezza tra il dorso ed il filo onde coniugare capacità di taglio
e di resistenza all'urto. Molte lame di naginata erano lame di
katana riciclate. Per controbilanciare la lama, il naginata
montava, all'estremità opposta dell'asta, un calzuolo metallico
spesso a forma di spillo, lo ishizuki.
Si distinguono tre varianti del
naginata:
Kozori a lama molto
ricurva;
Hirumaki con guardia a
protezione della mano avanzata (tsuba) e lama di katana;
Bisen tō a lama corta e
spessa; arma utilizzata dai ninja e dagli agricoltori.