martedì 19 gennaio 2016

Zui Baxianquan



Lo Zui baxian quan (醉八仙拳, Pugilato degli Otto Immortali ubriachi) è uno stile di arti marziali cinesi che viene classificato come stile imitativo (Xiangxingquan 象形拳), in quanto imita le movenze di una persona ubriaca.
È anche chiamato "Zuijiuquan" 醉酒拳 o più semplicemente abbreviato in "Zuiquan" 醉拳.
La sua creazione è attribuita a Li Bai 李白, uno dei massimi poeti dell’epoca della dinastia Tang. Costituisce per chi lo pratica un impegno fisico notevole, infatti si compone di perdite di equilibrio volontarie, cadute e salti acrobatici, interruzioni e modificazioni continue del ritmo e cambiamenti repentini di direzione. Lo stile potrebbe essersi ispirato ad una danza dell'ubriachezza (Zui Wu 醉舞) che secondo il Jinbi shilei (今壁事类), nel dodicesimo rotolo, era conosciuta fin dall'antichità. Lo Zui baxian quan è segnalato per la prima volta nel Quanjing quanfa beiyao 拳经拳法备要, opera redatta tra l'epoca della dinastia Ming e l'epoca della dinastia Qing. Gli Otto Immortali (Baxian 八仙) a cui si riferisce questo stile sono: Lu Dongbin; Tieguai Li; Han Zhongli; Zhang Guolao; Han Xiangzi; Lan Caihe; Cao Guojiu; He Xiangu. A ognuno di essi è dedicato un insieme di movimenti fondamentali dello stile. Il Taolu più conosciuto di questo stile è stato tramandato dal famosissimo maestro Cai Longyun.

Zuiliutang

Nello stile Yingzhaoquan viene praticata una forma imitativa dell'ubriaco detta Sei Cadute dell’Ubriaco (old, 醉六躺, zuìliùtǎng, tsui liu t’ang, letteralmente " 醉六躺?") (in cantonese Jui lau tong).

Zui Baxianquan nella cultura di massa

Il nome Zui Baxianquan proverrebbe dal racconto Baxian chuwai dong youji chuan (八仙出外东游记传, Storia degli Otto Immortali che viaggiano ad oriente) in cui gli Otto Immortali durante un banchetto vengono ubriacati per poterli sopraffare facilmente. Questo racconto è anche conosciuto come Dong You Ji (东游记, viaggio ad oriente).
  • Zui Baxian 醉八仙, è il titolo di un libretto illustrato della serie Zhongguo Wushu Lianhuanhua 中国武术连环画, pubblicato nel 1984 dalla Lingnan Mei Shu Chubanshe.

lunedì 18 gennaio 2016

Liujiaquan



Il Liujiaquan (刘家拳, pugilato della famiglia Liu), più conosciuta nella pronuncia cantonese Laugarkuen, è uno stile di arti marziali cinesi del sud della Cina. Esso è uno dei Guangdong wu daming quan.



Origini

La paternità di questo stile è attribuita a Liu Yiyan (刘一眼), a Liu Sheng (刘生) oppure a Liu Qingshan (刘青山), tutti marzialisti cantonesi.



Forme

Questo stile ha come Taolu a mano nuda: Dayuntian (大运天); Xiaoyuntian (小运天); Shiquan (十拳); Tianbianyan (天边雁); Batugong (八图功); Liujia Wuxingquan (刘家五形拳); ecc. Con le armi: Liujia dao (刘家刀); Liujia gun (刘家棍); ecc.


Hongjiaquan Liujiaquan

In alcune scuole dello stile Hongjiaquan viene praticata una forma chiamata Liujiaquan (Lau Gar Kuen), che sarebbe stata introdotta da Lam Sai Wing dopo la sua assunzione presso l'associazione Jingwu Tiyu Hui del Guangdong.

domenica 17 gennaio 2016

Hung Gar



Lo Hung Gar (洪家拳 o abbreviato hung kuen, o Hung Ga, o Hongjiaquan in Pinyin, pugilato della famiglia Hong) è uno stile di Kung Fu, classificato come Nanquan. È uno dei Guangdong wu daming quan (cinque nomi importanti di pugilato del Guangdong).

Storia dello stile

La nascita dello stile Hung Gar, che letteralmente significa "Stile della famiglia Hung", va fatta risalire al 1700 d.C., all'epoca della distruzione di un monastero shaolin del sud, Fu Jian Potin. Da questo riuscirono a salvarsi sette monaci i quali, secondo la leggenda, cominciarono a diffondere l'arte marziale del Kung Fu. In particolare uno di loro, Zhi Shan, conosciuto anche con il nome di Ji Sin Sim See, rifugiatosi nella "Fossa delle tigri", un monastero Shaolinsi del sud, trasmette le sue tecniche al mercante Hung Hei Gung. È con lui che si ha la nascita dello stile Hung Gar, decide infatti di codificare gli insegnamenti di Zhi Shan in quella che ricordiamo come la prima vera forma dello stile, la Gung Ji Fook Fu Kuen. Questa, sebbene sia la prima, viene usata tuttora dai maestri per testare il livello raggiunto dagli allievi, anche di quelli più esperti. La storia dell'Hung Gar continua con Luk Ah Choi e Wong Kay Ying, che si dice facessero parte del gruppo delle 10 tigri (GuangDong Sup Fu). A questi segue Wong Fei Hung, un maestro di grande importanza non solo per aver combattuto nella Prima Guerra dell'Oppio, ma soprattutto per aver posto le basi della scuola. Suo contemporaneo è Tid Kiu San ("avambraccio di ferro"), che viene ricordato per aver ideato la Tid Sin Kuen, la forma del filo di ferro, l'ultima dello stile. Con Lam Sai Wing però ci si discosta da questa corrente più antica e viene introdotta una nuova forma, la Mui Fa Kuen ("Forma del fiore di prugno"). Questa viene insegnata agli allievi che si avvicinano per la prima volta all'Hung Gar, in modo da indirizzarli verso l'acquisizione delle posture principali. La successione dei maestri prosegue con Lam Jo, Chiu Kao, Wong Lee e Chan Hon Chun, ultimi granmaestri universalmente riconosciuti da tutti i praticanti di Hung Gar.



Genealogia dei maestri

Tamo
Conosciuto soprattutto come Bodhidharma, era considerato da molti come un Bodhisathva, ovvero un essere illuminato che aveva rinunciato al nirvana per salvare l'umanità. Giunse in Cina fra il 526 e il 527 d.C. e si trasferì al tempio di Shaolin nella provincia di Henan, dove trascorse il resto della sua vita. Quando Ta Mo giunse al tempio, si accorse delle cattive condizioni fisiche dei monaci, dovute alla loro mancanza di esercizio fisico. Fu così turbato dalla gravità del problema che si ritirò a meditare in una grotta per nove anni (secondo altre fonti vi rimase per sette). In questo periodo scrisse due libri, ma solo il primo, lo "I Chin Ching" (Libro sui movimenti dei tendini e dei muscoli), è giunto fino a noi. È ritenuto il patriarca dello Kung Fu di Shaolin e del Buddhismo Chan.


Ji Sim
Il bonzo Ji Sim (至善禅师 in Pinyin Zhishan Chanshi) fu abate del monastero di Shaolin del Sud verso la fine del Settecento. Esperto nelle tecniche dure della tigre (fu jow), trasmise le sue conoscenze a Hung Hei Gung e Luk Ah Choy. Fu lui il creatore della forma Gung Ji Fook Fu Kuen.


Hung Hei Gung (1745-1825)
Il vero nome era Jyu. Egli era un lontano discendente del principe Leung della famiglia Ming. È il fondatore dello stile, acerrimo nemico dei Manchu, e grande combattente. Istruì un vasto numero di valorosi ribelli allo scopo di sovvertire il governo Ching.


Wong Tai
Discepolo diretto di Luk Ah Choy ed esperto erborista istruì il figlio nell'arte del Kung Fu.


Wong Kay Ying
Nacque all'inizio del XIX secolo. Sin da piccolo imparò il Kung Fu dal padre e dal suo maestro Luk Ah Choy con i quali praticò per oltre dieci anni. Con queste conoscenze divenne istruttore della fanteria militare di Canton, inoltre, grazie ai soldi guadagnati nel corso di quegli anni, poté aprire un negozio di erboristeria dove insegnava anche il suo kung fu. Questo locale si chiamava Bao Chi Lam.


Wong Fei Hung (1847-1924)
Combattente d'eccezione viene annoverato tra le dieci tigri di Canton ovvero tra i migliori maestri di tutta la Cina. Sviluppò notevolmente lo stile tanto da essere soprannominato il “padre dell'odierno Hung Gar”. Egli apprese dal maestro Tid Kiu Sam una forma per sviluppare l'energia interna (Qi/Hei) detta Tid Sin Kuen che introdusse nel sistema. Wong sviluppò inoltre la forma Fu Hok Seung Ying Kuen introducendo i principi respiratori del filo di ferro e ampliando il repertorio originale tramandato dai tempi di Hung Hei Gung. Molto più tardi creò la forma dei cinque animali (Ng Ying Kuen), simile alla Fu Hok ma con l'aggiunta delle tecniche del serpente e del leopardo. Si dedicò per tutta la vita al kung fu e alla medicina cinese ed ebbe molti allievi tra cui Lam Sai Wing e Tang Fong.


Lam Sai Wing (1860-1943)
Maestro di porta di questo secolo, durante la sua anzianità egli ebbe una profonda ispirazione che lo portò a riesaminare tutto il repertorio dello stile apportandovi numerose modifiche ed eliminando tutto ciò che era “inadatto” ai tempi moderni, questa è stata probabilmente la causa che ha originato numerose differenze tecniche tra le varie scuole di Hung Gar. Sai Wing ha reso il kung fu accessibile a tutti, aprendo le porte dell'insegnamento mentre, come sappiamo, per generazioni si era trasmesso solo all'interno dello stesso nucleo familiare. Per facilitarne la diffusione pubblicò anche tre volumi sull'Hung Gar (1917), ciò testimoniava la grande apertura mentale del maestro in accordo con i tempi e la società in fase di cambiamento.


Chan Hon Chung (1909-1991)
A 19 anni, si recò a Hong Kong, dove entrò a far parte della Società d'arti marziali di Lam Sai Wing diventando uno dei suoi allievi migliori. Nel 1936 si recò a Canton per affari, ai tempi delle aggressioni giapponesi la Cina si preparava per la guerra e a ChanHon Chun fu chiesto di allenare le nuove compagnie di spadaccini. Nel 1938 tornò a Hong Kong dove istituì l'Hong Chung Gimnasium e praticò tutta la vita il Dit Ta (la medicina cinese). Nel 1970 fondò l'Hong Kong Chinese Martial Art Association tutt'oggi esistente e alla quale aderiscono molti maestri di grande fama. Nel 1973 fu premiato dalla regina Elisabetta II con una medaglia al merito per i suoi contributi sociali. Morì nel 1991.

Armi

  • Bastone due teste (Seung Tou Guan)
  • Bastone della famiglia Lau (Lau gar Guan)
  • Doppi coltelli a farfalla (Seung Wu dip Dou)
  • Grande palo (Tai Guan /Pa Qua Guan)
  • Spada curva (Daan Dou)
  • Lancia (Ying Cheong)
  • Forcone (Tai Pa)
  • Spada dritta (Kim)
  • Alabarda (Kwan Dou)
  • Panca (Kiu Dung)
Queste sono le armi principali adottate dallo stile Hung Gar. Secondo la tradizione cinese possono essere divise in armi Yin e Yang. Le prime sono considerate armi femminili, veloci, leggere e precise, come la spada dritta; le altre invece sono maschili, più lente, forti e potenti, come l'alabarda. Può essere fatta inoltre un'altra distinzione: armi proprie ed armi improprie. Le prime nascono con lo specifico intento di essere utilizzate quali armi; le seconde invece, in origine non lo erano, ma invece strumenti di lavoro, spesso di origine rurale (come il bastone a due teste o il forcone) o a volte provenienti da altri mestieri (come i coltelli a farfalla, strumenti da lavoro di macelleria). Questa tipologia di armi perciò entrò solo successivamente a far parte della tradizione marziale, quando lo stile cominciò a diffondersi e ad essere praticato dalla popolazione.



Forme principali

  • Moi Fa Kuen ( Pugno del fiore di prugno)
  • Lau Gar Kuen (Pugno della famiglia Lau)
  • Gong Ji Fook Fu Kuen ( ideogramma della forza, sottomettere la tigre)
  • Wu Dip Jeung (Forma dei palmi a farfalla)
  • Fu Hok Seung Ying Kuen (Doppia forma della tigre e della gru)
  • Ng Ying Kuen (forma dei cinque animali)
  • Sup Ying Kuen (Pugno delle dieci vie o dei dieci modelli (5 animali - 5 elementi))
  • Tid Sin Kuen (Pugno del filo di ferro)
  • Sap Juet Sao ("10 palmi che uccidono")
  • Loon Kow Tit Kiu Kune ("Ponte dei 9 draghi")






sabato 16 gennaio 2016

Wakizashi

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La wakizashi (脇差) è un'arma bianca manesca del tipo spada del Giappone.

Descrizione ed uso

La wakizashi veniva portata dai samurai sempre a contatto con il corpo, là dove la katana era portata esclusivamente in battaglia. Veniva utilizzata durante la cerimonia di suicidio del Seppuku.
La sua lama è lunga dai 30 ai 60 centimetri. La wakizashi era solitamente portata dai samurai insieme alla katana. Quando indossate insieme la coppia di spade era detta daisho ("grande e piccola", grande per la katana e piccola per la wakizashi).
Mentre il samurai poteva (a volte) abbandonare la sua katana, per esempio in caso di visite ufficiali, egli non si separava mai dalla wakizashi, che veniva chiamata "la guardiana dell'onore".
La coppia di spade veniva portata dal samurai infilandole nella cintura: la katana al fianco sinistro, ed il wakizashi davanti al ventre (hara, sede dello spirito dell'uomo per i giapponesi). Da qui il concetto di guardiana dell'onore, che spiega anche perché i samurai si tagliassero il ventre per suicidarsi (seppuku). Durante tale rito, il ventre, tradizionalmente sede dell'anima del samurai, veniva trafitto e squartato mediante la wakizashi; lo scopo era per l'appunto quello di mostrare la propria anima pura e, pertanto, non macchiata dal disonore.

venerdì 15 gennaio 2016

Kunai

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I kunai sono armi da taglio giapponesi risalenti all'epoca Tensho (1573-1592).

Storia

In origine semplicemente usati come attrezzi da giardinaggio, furono in seguito modificati in coltelli e dati in dotazione nell'armamentario dei ninja, che potevano così tenerli nella propria dimora senza suscitare il sospetto che si trattasse di armi.

Uso

Essendo un'arma molto corta il kunai viene usato più frequentemente con la lama rivolta all'indietro e con l'indice nel cerchietto in fondo al manico in modo da poterne controllare la posizione rispetto al palmo della mano. Tale posizione viene usata quando si è in fase di scontro usando il braccio come sostegno della lama. Oltretutto tale posizione consente di effettuare rapidamente colpi di taglio muovendo il braccio verso l'interno e viceversa, oltre ad un leggero piegamento interno del polso, un colpo di punta.
La lama viene posta in avanti soltanto nel caso di un colpo certo, magari effettuato alle spalle.

giovedì 14 gennaio 2016

Bhairavi

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Bhairavi è uno degli aspetti più feroci e terrificanti della Devi; praticamente indistinguibile da Kālī, tranne che per la sua particolare identificazione come la consorte del Bhairava (ipostasi "demonica" di Shiva).

Simbologia

Lei è anche chiamato "Shubhamkari", buona madre dalle e per le persone buone, mentre risulta essere assai "terribile" per quelle cattive. La si rappresenta in possesso di un libro ed un rosario con i quali, anche attraverso specifiche gestualità, riesce a dissipare la paura. Lei è anche conosciuta come Baala o Tripurabhairavi. Si ritiene che quando Bhairavi entra nel campo di battaglia, solo attraverso il suo aspetto orrido i demoni diventano molto deboli sino a giungere all'impotenza, e si ritiene anche che la maggior parte dei demoni inizia a venir presa dal panico appena la intravedono. Il consorte della dea Bhairavi è Bhairava, uno degli aspetti terrifici del Signore Shiva.
Bhairavi è vista soprattutto come la Chandi presente nel "Durga Saptashati" (come 'Devi Mahatmya') in versione di uccisore di Shumbha e Nishumbha. Tuttavia, lei uccide e beve il sangue di Chanda e Munda e degli asura, così la dea Parvati le dà un vantaggio e la loro unione sarebbe stata identificata come Chamunda.
In altre forme, è anche identificata con Parvati o la stessa Durga. Quando si ritrova uno stato irrefrenabile di furia, la si trova in groppa seduto su un asino fedele, con la bocca piena del sangue dei demoni appena divorati, il suo corpo coperto da una pelle di tigre ed una forma alquanto scheletrica. Presenta anche la abhaya mudra e vara mudra, è mostrata in possesso di armi come una Trishula (tridente), parashu (ascia), e vajra (fulmine).

Altro

Bhairavi è anche un titolo per un adepto femminile all'interno delle pratiche di Kundalini-Tantra. Una Yogini è una studentessa di tantrismo, o un'aspirante a farne parte; una Bhairavi è colei che è riuscita nell'intento. Il nome "Bhairavi" significa "terrore" o "maestoso", così quello che ha raggiunto lo stato di Bhairavi, è al di là della paura della morte, e quindi è giunto ad una forza d'animo impressionante.

mercoledì 13 gennaio 2016

Creed, il lato fragile della boxe


Il piccolo Adonis Johnson è un orfano senza nulla da perdere, violento con i suoi compagni di riformatorio e rinchiuso in se stesso. 

Sua madre, infatti, è morta da poco e suo padre si è spento poco prima che nascesse. A strapparlo da una vita di miseria è Mary Anne Creed, moglie del compianto campione di pugilato Apollo Creed, la quale, accantonato il proprio orgoglio, decide di prendersi cura del figlio illegittimo di suo marito. Una volta cresciuto, Adonis continua a nascondere il suo vero cognome e coltiva un’unica passione: la boxe.
Sono queste le premesse di Creed, brillante spin-off della saga di Rocky, che segna il ritorno di Sylvester Stallone (anche tra i produttori) al fianco dello scolpito protagonista Michael B. Jordan. In America il film è già un successo con un incasso di 105 milioni di dollari, a fronte di un budget di 35 milioni. E su Rotten Tomatoes (sito internet indicatore dei gusti degli spettatori) ha registrato una percentuale di gradimento del 93% da parte di pubblico e critica.
Creed segna così un ritorno alle origini e, allo stesso tempo, detta un nuovo passo, più moderno e autoriale. A imprimere un valore aggiunto è la regia asciutta e profonda di Ryan Coogler, vincitore del Gran premio della giuria e del Premio del pubblico per un film drammatico al Sundance Film Festival 2013 con il suo film d’esordio Prossima fermata Fruitvale Station (interpretato sempre da Michael B. Jordan). Una regia matura, capace di lasciare il segno in emozionanti sequenze. Come la corsa di Creed verso la casa di Rocky, tra intese sequenze a rallentatore e una musica rap impreziosita da echi dell’iconica colonna sonora della saga. Sul ring, la macchina da presa danza attorno ai pugili, seguendo i loro movimenti anche con brevi piani sequenza che lasciano senza fiato lo spettatore.
Come nel primo Rocky, l’anello forte del film è soprattutto riconducibile a una solida sceneggiatura, con una cura particolare nella caratterizzazione dei personaggi. A partire dal giovane protagonista, consumato dalla rabbia (che esprime solo sul ring), bisognoso di una guida e incapace di perdonare il padre. Ma anche la figura di Rocky è tratteggiata con profonda delicatezza. L’ex campione di pugilato mantiene, infatti, la freschezza e la semplicità delle origini, amalgamandosi perfettamente con la storia di Adonis “Creed” Johnson. Sylvester Stallone regala una performance ricca di sfumature, che gli è valsa anche un Golden Globe come miglior attore non protagonista.
Il film rivela così una sorprendente ventata di aria fresca, distaccandosi dagli ultimi capitoli della saga di Rocky (più deboli rispetto ai primi capitoli) e allargando gli orizzonti di una storia che sembrava ormai giunta al capolinea. Creed è una storia commovente, anche di formazione, che non lascerà delusi sia gli appassionati della saga originale, sia chi cerca qualcosa di nuovo nel panorama cinematografico attuale.


martedì 12 gennaio 2016

Tsukasa Fujimoto

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Tsukasa Fujimoto (藤本 つかさ Fujimoto Tsukasa) (Sendai, 30 luglio 1983) è una wrestler e attrice giapponese. Fujimoto sta attualmente lavorando per Ice Ribbon, dove lavora anche dietro le quinte come co-capo allenatore. Attualmente è nel suo quarto regno come il campione di ICE×60/ICE×∞ e quinto regno come una metà del campione nel International Ribbon Tag Team Championship. Lei condivide anche il record per la maggior parte regna come la campione nel IW19 Championship e unificato il titolo con l'ICE×60 Championship nel luglio 2013, mentre anche essere un ex due volte campione nel Triangle Ribbon Championship. Era terzo campione Triple Crown di Ice Ribbon, in una sola volta tenendo la Campionati ICE×60, International Ribbon Tag Team e Triangle Ribbon contemporaneamente, e il primo e unico wrestler ad aver tenuto tutti e quattro campionati Ice Ribbon. Fujimoto fa anche apparizioni regolari per i Pro Wrestling Wave, dove lei è un ex una volta campione di Wave Tag Team Championship e il vincitore del torneo Dual Shock Wave nel 2012.

lunedì 11 gennaio 2016

Hori Hideharu

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Hori Hideharu (堀秀治; 1575 – 1606) fu un samurai giapponese del periodo Sengoku, figlio di Hori Hidemasa e servitore di Toyotomi Hideyoshi.

Biografia

Hideharu fu il figlio maggiore ed erede di Hori Hidemasa. Gli furono affidate delle terre a Echigo dopo la morte del padre e nel 1598 i suoi possedimenti furono ampiati a 350.000 koku. Poco prima della campagna di Sekigahara Hideharu ebbe una disputa con Uesugi Kagekatsu del vicino feudo di Aizu, e successivamente svolse un ruolo marginale nell'armata "Orientale" per sconfiggere il clan Uesugi. Morì in giovane età, spingendo alcuni a interrogarsi se Tokugawa Ieyasu fosse implicato nella sua prematura scomparsa. Suo figlio, Hori Tadatoshi, fu accusato di incompetenza nel 1610, perse il suo feudo a Takato nella provincia di Echigo e fu esiliato nella provincia di Mutsu.

domenica 10 gennaio 2016

Ip Ching

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Ip Ching (Foshan, 1936) è un artista marziale cinese. È il secondogenito del celeberrimo shifu Yip Man, nonché uno dei cinque grandi maestri ancora viventi della scuola di Yip Man del Wing Chun.


Biografia

Ching è nato a Foshan, in Cina nel 1936, ed è il secondogenito di Yip Man. Già in giovane età Ip Ching ha iniziato il suo addestramento insieme a suo fratello Ip Chun, sotto la supervisione del loro padre Yip Man.
Nel 1962, dopo la formazione scolastica a Foshan, Ip Ching e suo fratello maggiore Ip Chun si riuniscono con il padre a Hong Kong. Ip Ching riprense la sua formazione sotto la guida diretta di Yip Man. Yip Man insegnava nella stessa casa dove oggi risiede Ip Ching. Oltre ad imparare il Wing Chun a casa di suo padre, Ip Ching è stato anche un acuto osservatore dell'insegnamento di suo padre agli altri studenti. Così facendo, ha a sua volta appreso informazioni preziose sui metodi di insegnamento del Wing Chun.
Dopo la morte di Yip Man nel 1972, Ip Ching ha continuato l'insegnamento del Wing Chun ed ha intrapreso la gestione di un'attività manifatturiera. Nel 1994 si ritirò dal lavoro in azienda per dedicarsi a tempo pieno all'insegnamento del Wing Chun. Annovera tra i suoi studenti, Shifu del calibro di Ron Heimberger, Tony Brooks, Garner treno, Eric Lee e molti altri ancora in tutto il mondo.

sabato 9 gennaio 2016

Masakari

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Il masakari () è una grossa ascia giapponese da guerra ad un solo taglio, per certi aspetti analoga a modelli cinesi e occidentali. Un'altra denominazione classica è fuetsu (斧鉞).

Informazioni generali

A differenza delle scuri occidentali o cinesi non presenta un manico rotondo o ottagonale ma un manico rettangolare. Anche la lama è particolare dato che è molto curva verso il basso questa forma a gancio probabilmente serviva a disarmare il nemico.

Nelle arti marziali

L'arte che ne trasmette l'uso in battaglia faceva parte di alcune tradizioni di bujutsu, tuttavia a partire dall'epoca Heian quest'arma fu gradualmente abbandonata in favore di altre più maneggevoli e utili nelle grandi battaglie campali. Rimase così per lo più relegata nelle dimore o nei templi, come arma da difesa o simbolica.

venerdì 8 gennaio 2016

Ikeda Toshitaka

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Ikeda Toshitaka (池田 利隆; 10 ottobre 1584 – 26 luglio 1616) fu un daimyō giapponese del periodo Edo appartenente al clan Ikeda.

Biografia

Figlio maggiore ed erede di Ikeda Terumasa, sposò una figlia di Sakakibara Yasumasa. Alla morte del padre ereditò il castello di Himeji e gran parte della provincia di Harima. Partecipò all'assedio di Osaka e morì poco dopo.
Fu succeduto dal figlio Ikeda Mitsumasa.

giovedì 7 gennaio 2016

Rohullah Nikpai

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Rohullah Nikpai (Kabul, 15 giugno 1987) è un taekwondoka afghano.
È stato il primo vincitore di una medaglia olimpica nella storia del suo paese.


Biografia

Ha partecipato alle Olimpiadi di Pechino 2008 gareggiando nei pesi mosca. Conquistando la medaglia di bronzo, si è aggiudicato la prima medaglia dell'Afghanistan ai Giochi olimpici. Si è ripresentato ai Giochi di Londra 2012, questa volta nei pesi piuma, riuscendo a riconfermarsi sul podio olimpico con un altro terzo posto.

mercoledì 6 gennaio 2016

Danu

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Danu è una dea primordiale della mitologia indiana. Era madre dei Danava.

Rigveda

Nel Rigveda Danu è la personificazione delle acque primordiali. Viene chiamata la madre di Vrtra, il serpente demoniaco ucciso da Indra (Rigveda, I, 32).
Nella tradizione successiva divenne la figlia di Daksha e la moglie di Kaśyapa.

Etimologia

La parola sanscrita danu, intesa come "pioggia" o "liquido", viene paragonata all'avestico danu, "fiume" e inoltre ai nomi dei fiumi Don, Danubio, ecc. La parola danu è neutra, ma appare anche al femminile (Rigveda, I, 54).

Luoghi di culto

La dea Danu ha due templi a Bali, Indonesia: il tempio Pura Ulun Danu sul lago Bratan e il tempio Ulun Danu Batur presso Penelokan.

martedì 5 gennaio 2016

Ikeda Tsuneoki

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Ikeda Tsuneoki (池田 恒興; 1536 – 18 maggio 1584) fu un daimyō giapponese del periodo Sengoku appartenente al clan Ikeda, noto più comunemente come Ikeda Nobuteru.

Biografia

Suo padre fu Ikeda Tsunetoshi, servitore di Oda Nobuhide. Fu uno dei quattro karō del castello di Kiyosu.
Iniziò come soldato di Oda Nobunaga e partecipò alla battaglia di Okehazama. Nel 1570 combatté nella battaglia di Anegawa e gli fu successivamente assegnato il castello di Inuyama. Guidò delle truppe durante la battaglia di Nagashino nel 1575. Sconfisse Araki Murashige nel 1580 e, dopo la morte di Oda Nobunaga divenne servitore di Toyotomi Hideyoshi combattendo a Yamazaki; divenne successivamente uno dei quattro uomini responsabili del governo di Kyoto (assieme a Hideyoshi, Shibata Katsuie e Niwa Nagahide).
Nobuteru supportò Hideyoshi nella disputa per la successione a Oda Nobunaga che culminò nel 1583 nella battaglia di Shizugatake e gli fu assegnato il castello di Ōgaki a Mino; ai suoi figli maggiori (Yukisuke e Terumasa) furono assegnati rispettivamente i castelli di Gifu e Ikejiri.
Nel 1584 gli Ikeda si unirono alla campagna di Hideyoshi contro Tokugawa Ieyasu (battaglia di Komaki e Nagakute) e Nobuteru fu mandato, assieme al genero Mori Nagayoshi, a invadere la provincia di Mikawa per cercar di dividere le forze Tokugawa; nella battaglia che ne scaturì, nei pressi di Nagakute, Nobutora fu ucciso assieme a suo figlio Yukisuke (noto anche come Motosuke 1559-1584).
Hideyoshi fu molto addolorato per la morte di Nobuteru; scrisse una lettera di condoglianze alla moglie di Nobuteru dicendo "Non c'è semplicemente niente che io possa dire sulla morte di Nobuteru e suo figlio; condivido il tuo dolore e la tua disperazione ... ".
Gli succedette il suo secondo figlio Ikeda Terumasa.

lunedì 4 gennaio 2016

INTRODUZIONE ALLE FASCE E BENDAGGI PER LA BOXE

​Introduzione alle Fasce e Bendaggi per la Boxe


Molti pugili alle prime armi, mettono in discussione lo scopo di indossare i bendaggi durante gli allenamenti. Avvolgere le mani e i polsi sembra essere noioso e inutile per i nuovi pugili, credendo che i loro guantoni da boxe forniscono già la protezione necessaria.
Sì, anche se i guantoni hanno una buona imbottitura, essi non forniscono una protezione sufficiente alle piccole ossa e articolazioni delle mani e dei polsi. Anche se i guantoni forniscono una protezione supplementare per un pugile, sono indossati principalmente per proteggere il combattente avversario dall'impatto diretto delle nocche. Le fasce da boxe o I bendaggi invece, sono utilizzati principalmente per proteggere le mani e polsi del boxer che li indossa. Essi allineano e comprimono le articolazioni della mano e del polso. I bendaggi hanno anche la funzione di stringere e proteggere i tessuti molli della mano che diventano vulnerabili con l'impatto di un pugno.
Le strutture ossee metacarpali e del carpo all'interno della mano e del polso ricevono questa imbottitura e sostegno al fine di evitare che si possano verificare piccole fratture o quantomeno limitarle il più possibile.
Materiali e metodi utilizzati per avvolgere le mani variano a seconda della circostanza data dalla pratica di un allenamento o di una gara. Preferenze personali e dimensione della mano sono anche dei fattori che possono condizionare la scelta.


BENDAGGI DA ALLENAMENTO

I bendaggi utilizzati nell'allenamento differiscono da quelli utilizzati per una competizione. I bendaggi da allenamento sono riutilizzabili ed hanno solitamente un cinturino in velcro. I bendaggi da gara di solito non sono riutilizzabili e vengono fermati con del nastro adesivo, solitamente questi vengono usati nella boxe professionistica, oppure quando si effettuano i guanti, vera e propria simulazione di combattimento. Ci sono anche diversi tipi di bendaggi da allenamento. Le opzioni di base per i bendaggi da allenamento sono il cotone, le fasce messicane, e in gel.



Bendaggi di Cotone

Questo tipo di protezione, è una duratura ed economica opzione. Le bende di cotone hanno un comodo anello di cotone che si aggancia al pollice per aiutare a fissare l'inizio del bendaggio. Il velcro all'estremità dell'anello in cotone, viene utilizzato per fissare le fasce. Queste fasce sono di solito larghe 5 cm e rientrano generalmente nella lunghezza da 3,80 a 4,20. La lunghezza della fascia non è molto importante, ma una maggiore fasciatura o bendaggio, può fornire un sostegno sufficiente al pugile che ha le mani più grandi. Esistono anche fasce per i Junior, che vanno da 240 cm a 3 metri, che sono disponibili per i pugili più giovani.
In generale, i bendaggi di cotone costano mediamente 10 euro, con alcune versioni che possono partire anche da 4 / 5 euro. Queste fasce funzionano bene per i pugili che si allenano spesso, in quanto possono essere stese per farle asciugare dopo gli allenamenti.

Fasce da Boxe “Messicane”

A guardarli, queste fasce sembrano essere le stesse come le fasce di cotone. Ma avvolgendole alle mani, tuttavia, il pugile si renderà conto che questo tipo di fasce consentono più elasticità.
La maggior parte dei pugili che combattono, preferiscono le fasce messicane grazie alla loro migliore capacità di aderire alla mano rispetto alle fasce di cotone. Questi bendaggi sono anche poco costose, costano meno di 10 euro al paio nella maggior parte dei casi. Le fasce messicane di solito vanno da 4.50 mt a 5 metri di lunghezza. Come nel caso delle fasce di cotone, la lunghezza non importa molto, tranne che per i pugili con le mani più grandi. Comodità e comfort sono i principali vantaggi delle fasce messicane. La durata di queste fasce è leggermente inferiore a quella delle bende di cotone tradizionale. Tuttavia, entrambi i tipi di fasce offrono una buona durata. Queste fasce possono anche essere appese comodamente dopo gli allenamenti in modo da farle asciugare. La maggior parte delle fasce di cotone e messicane sono lavabili in lavatrice, ma devono essere collocate in un piccolo sacchetto a rete per evitare un eccessivo groviglio.


domenica 3 gennaio 2016

Sonia Asselah

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Sonia Asselah (Tizi Ouzou, 20 agosto 1991) è una judoka algerina.
Ha partecipato ai Giochi olimpici di Londra 2012 e Rio de Janeiro 2016. In questa seconda occasione è stata la portabandiera dell'Algeria nel corso della cerimonia di apertura dei Giochi.

sabato 2 gennaio 2016

Dattatreya

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Dattatreya (devanāgarī दत्तात्रेय}, Dattātreya) o Datta è considerato dagli induisti essere un'incarnazione della Divina Trinità: Brahma, Vishnu e Shiva. La parola Datta significa "dato", Datta si chiama così perché le tre divinità hanno "dato" se stessi sotto forma di un figlio per la coppia di saggi Atri e Anasuya. Quindi il nome "Atreya" deriva dal fatto che egli è il figlio di Atri. Nella tradizione Nath, Dattatreya è riconosciuto come un'Avatar o incarnazione del Signore Krisna e come Adi-Guru (Maestro Primordiale) dell'Adinath Sampradaya dei Nathas. Egli incarna quindi tutte le qualità del principio del maestro.


Vita

Nascita

Il saggio Narada aveva molto elogiato la pativratyam (Devozione verso suo marito) di Anusuya proprio davanti alle consorti di Brahma-Vishnu-Shiva rendendole gelose di lei. Per cui esse richiesero ai loro mariti di ridurre la sua pativratyam. Brahma, Vishnu e Shiva andarono in visita da Anusuya come ospiti quando il marito Atri non era a casa e le chiesero di servir loro del cibo. Quando lei acconsentì alla loro richiesta, essi aggiunsero che non avrebbero accettato la sua elemosina a condizione che li avesse serviti senza abiti addosso. Anusya cadde preda di un dilemma: se si fosse presentata senza vestiti davanti ad altri uomini, la sua pativratyam sarebbe stata degradata! Ma se avesse rifiutato, questo sarebbe stato un grave disonore per gli ospiti ed essi avrebbero potuto portar via tutto il potere di Atri. Ella comprese che i tre ospiti che le avevano fatto una così strana richiesta non potevano essere persone comuni, perché stavano cercando di metterla in una situazione delicata. Così Anusya pregò suo marito nel cuore e disse che lei non aveva alcuna paura a servire i suoi ospiti senza vestiti, perché non era affetta da lussuria. Inoltre, siccome i suoi ospiti le avevano elemosinato del cibo dicendo "Bhavati Bhiksham Dehi" (O Madre! Dacci del cibo!), indirettamente l'avevano chiamata "madre". Così ella decise che li avrebbe considerati come suoi figli e li avrebbe serviti come richiesto. Grazie alla sua estrema purezza, mentre Anusya andò a servire il cibo, le tre deità divennero dei bambini piccoli e i suoi seni cominciarono a produrre latte. Ella li nutrì e li mise a letto in una culla. Quando Atri tornò a casa, venne a conoscenza della storia e lodò i tre dei che dormivano nella culla. Essi si svegliarono nella loro forma originale ed elogiarono la pativratyam di Anasuya e le concessero una benedizione. Anusya richiese che loro tre nascessero come suoi figli — l'incarnazione di Shiva, Vishnu e Brahma come il saggio Durvasa, Dattareya e il dio della luna Chandra.
Nel Mahabharata, Dattatreya è riferito essere appartenente alla famiglia di Atri, piuttosto che essere il figlio di Atri. L'Shishupal Vadha (esecuzione di Shishupala) del poeta Magha anche riferisce (14.79) che Dattatreya apparteneva all'albero della famiglia di Atri e non era suo figlio.

venerdì 1 gennaio 2016

Fu Zhong Wen

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Fu Zhongwen (1903 – 1994) è stato un artista marziale cinese, maestro di taijiquan.
Alla giovane età di 9 anni divenne discepolo di Yang Chengfu (nipote di Yang Luchan, fondatore del taijiquan stile Yang) e successivamente un membro della famiglia Yang, avendo sposato Zou Kuei Cheng, pronipote di Yang Chien Hou.
Accompagnò il maestro Yang nei suoi viaggi per la Cina, da Wuhan a Canton: il maestro Yang Chengfu insegnava il taijiquan, e Fu Zhongwen eseguiva le dimostrazioni e spesso accettava le sfide di altri maestri di arti marziali, a quanto sembra, non fallendo mai. Alla morte del suo Maestro Yang Chengfu diviene la guida e il riferimento carismatico della Scuola Yang fino alla sua morte.
Nel 1944, Fu Zhongwen fondò l'associazione Yongnian Taiji, con l'intento di continuare l'opera del suo maestro nell'inseganmento e nella diffusione del taijiquan. Il motto dell'associazione è: Qin, Chen, Li, Heng (diligenza, sincerità, rispetto, perseveranza). L'associazione si è in seguito diffusa anche in Europa con l'allieva di Fu Zhongwen, Li Rong Mei (Italia e Svizzera) e con Fu Sheng Yuan (Spagna).

giovedì 31 dicembre 2015

Naginata

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Il naginata (なぎなた-薙刀) è un'arma inastata giapponese costituita da una lunga lama ricurva monofilare, più larga verso l'estremità, inastata grazie ad un lungo codolo su un'impugnatura di lunghezza variabile ma in genere più breve rispetto a quella della lancia in uso ai guerrieri (bushi) giapponesi, la yari. L'arma, per forma ed utilizzo, ricorda i "falcioni" del medioevo europeo.
Apparso nei campi di battaglia del Periodo Kamakura (1185-1333), durante l'Era Tokugawa il naginata divenne un'arma desueta in battaglia ma continuò ad essere utilizzata per il combattimento individuale e per la difesa degli edifici o delle dimore private. Probabilmente per questo il suo uso si diffuse specialmente tra le donne della classe militare, le buke, vere amministratrici della casa. L'arte marziale (detta naginata-do o naginatajutsu) che ne trasmette l'uso faceva comunque parte del bagaglio tecnico classico del guerriero (bujutsu) e nel budō moderno esistono alcuni stili indipendenti che ne tramandano una forma stilizzata analoga alla scherma kendō trattasi dell'Atarashii Naginata.
Un modello di arma simile al naginata ma con una lama pressoché dritta e spesso più lunga è detto nagamaki (letteralmente: "[lama con] inastamento lungo").

Storia

Origini

Il naginata è stato molto probabilmente sviluppato in Giappone a partire da un'arma cinese, il Guan dao, sorta di equivalente sinico del falcione in uso alle forze di fanteria dell'Europa medievale. Archetipo di partenza per la forma finale del naginata sarebbe stata la lancia hoko.
Identificare il momento esatto in cui l'arma fece la sua comparsa sui campi di battaglia giapponesi risulta ad oggi arduo. Il naginata viene tradizionalmente affiancato alla figura del Sōhei, il "monaco-guerriero"; conseguentemente, si ritiene che l'arma sia stata inventata durante gli anni di maggior potere di tale casta, il Periodo Nara (VIII secolo). In realtà, i primi dati certi sull'esistenza del naginata datano al 1146 (Periodo Heian) e la diffusione dell'arma può essere ritenuta compiuta solo nel medio Periodo Kamakura (1185-1333).
La menzione di armi a lama lunga, utilizzate per contrastare le cariche di cavalleria, nelle fonti del X e XII secolo, è con buona probabilità da riferirsi all'uso delle nodachi, le grandi spade (tachi) da campo. In queste fonti, infatti, il verbo utilizzato per descrivere l'atto dello sguainare l'arma è nuku, associato alla spada, invece che il verbo hazusu poi utilizzato per il naginata. Nulla però vieta di supporre che già nell'XI secolo fossero in uso le lance hoko da cui sarebbe poi derivato il naginata. L'accostamento naginata-sōhei è a sua volta poco chiaro. Se infatti il naginata appare quale parte della panoplia del monaco-guerriero nel materiale iconografico del XIV secolo, del pari l'arma figura anche nelle mani dei samurai che si oppongono ai monaci. Ciò nonostante, l'iconografia dei secoli successivi ricorse spesso alla raffigurazione del naginata per distinguere i monaci-guerrieri dai normali bushi nelle mischie.

Diffusione

Fu durante la Guerra Genpei (1180–1185) tra il Clan Taira ed il Clan Minamoto, guidato da Minamoto no Yoritomo, che il naginata dimostrò la sua efficacia sui campi di battaglia. L'aumentato utilizzo di forze di cavalleria valorizzò infatti l'uso, nella fanteria, di un'arma inastata capace di colpire il guerriero in sella e/o fermare la carica del cavallo. Proprio in questo periodo, l'armatura del bushi si arricchì degli schinieri (sune-ate) per prevenire i colpi portati dal basso verso il ventre del cavallo.
Causa la massiccia diffusione dell'archibugio (Tanegashima-teppō), il naginata cadde in disuso quale arma di battaglia nel corso del XVII secolo. Durante l'Era Tokugawa l'arma venne riconfigurata come arma da duello e come parte della panoplia dei bushi destinati alla difesa delle fortezze o degli edifici privati. Ciò nonostante, l'arte marziale che trasmetteva l'uso del naginata (detta naginata-do o naginatajutsu) restò parte integrante del bagaglio tecnico classico del guerriero, il bujutsu.
Importantissimo esito del riutilizzo in ambiente domestico del naginata fu il cambio dell'utenza cui l'arma era destinata. L'uso attivo del naginata passò dai bushi alle loro donne, le buke, cioè le vere amministratrici della casa. Sebbene non use al mestiere delle armi come i loro uomini, le donne dei samurai erano tenute a provvedere alla sicurezza propria e della dimora durante l'assenza del marito, del padre o dei figli. Arma inastata che permetteva di tenere l'avversario ad una distanza tale da vanificare, almeno in parte, squilibri dovuti a significative differenze di peso, altezza e forza, il naginata era ritenuta una delle armi migliori per le buke. Non a caso, il naginata figurava spesso nella dote della figlia di un samurai. I dati in nostro possesso ci hanno tramandato la memoria di donne-samurai particolarmente mortifere nell'uso del naginata, su tutte l'esempio di Hangaku Gozen che difese il Castello di Toeizakayama dall'assalto delle truppe del Clan Hōjō nel 1201.
Furono proprio delle donne guerriere le ultime a scendere in battaglia con dei naginata durante la Battaglia di Toba-Fushimi (1868) e durante le rivolte anti-Tokugawa nella provincia di Satsuma.
La rivalutazione propedeutico-educativa delle arti marziali giapponesi a seguito della Restaurazione Meiji fece sì che lo studio dell'uso del naginata divenisse attività scolastica per le giovani donne giapponesi sin dal 1912. Lo studio in ambito scolastico del naginata proseguì durante tutto il Periodo Shōwa (1926-1989), nonostante i rovesci della seconda guerra mondiale e l'occupazione del Giappone da parte degli Alleati. A partire dal 1950, lo studio tradizionale venne commutato nel Atarashii naginata (letteralmente il "nuovo naginata"), disciplina particolarmente dedita all'etichetta ed alla forma più che alla praticità marziale degli esercizi. Ciò nonostante, sopravvissero scuole più tradizionali di naginatajutsu, alcune delle quali hanno ad oggi rappresentanze ufficiali al di fuori del territorio giapponese: Araki Ryu, Tendo Ryu, Jikishinkage Ryu, Higo Koryu, Tenshin Shoden Katori Shinto Ryu, Toda-ha Buko Ryu e Yoshin Ryu. Si stima la presenza di circa 200 praticanti di naginatajutsu nel territorio degli Stati Uniti d'America.

Famosi utilizzatori di naginata

  • Tomoe Gozen, concubina di Minamoto no Yoshinaka (XII secolo);
  • Hangaku Gozen, morta nel 1201 mentre difendeva il Castello di Toeizakayama durante la Rivolta Kennin;
  • Saitō Musashibō Benkei (1155-1189), leggendario sōhei poi al servizio di Minamoto no Yoshitsune nella Guerra Genpei;
  • Nakano Takeko, (1847-1868), ultima famosa donna-samurai che combatté e perì nella Guerra Boshin.

Costruzione

Il naginata, come molte armi, era spesso costruito su misura per colui che lo doveva brandire. L'impugnatura era solitamente alta quanto l'utilizzatore (in media 150 cm ma alcuni naginata superavano i due metri) ed a sezione romboidale, onde facilitare l'orientamento della lama. La lama misurava 2 o 3 shaku (60–90 cm) era ricurva, in modo particolare al vertice. Come la lama del katana, la lama del naginata era composta da acciaio forgiato con differenti gradi di durezza tra il dorso ed il filo onde coniugare capacità di taglio e di resistenza all'urto. Molte lame di naginata erano lame di katana riciclate. Per controbilanciare la lama, il naginata montava, all'estremità opposta dell'asta, un calzuolo metallico spesso a forma di spillo, lo ishizuki.
Si distinguono tre varianti del naginata:
  • Kozori a lama molto ricurva;
  • Hirumaki con guardia a protezione della mano avanzata (tsuba) e lama di katana;
  • Bisen tō a lama corta e spessa; arma utilizzata dai ninja e dagli agricoltori.