martedì 23 luglio 2019

Grandi onde


All’inizio dell’era Meiji viveva un famoso lottatore che si chiamava O-nami, Grandi Onde. O-nami era fortissimo e conosceva l’arte della lotta.
Quando gareggiava in privato, vinceva persino il suo maestro, ma in pubblico era così timido che riuscivano a batterlo anche i suoi allievi.
O-nami capì che doveva farsi aiutare da un maestro di Zen. In un piccolo tempio poco lontano soggiornava temporaneamente Haku-ju, un insegnante girovago. O-nami andò a trovarlo e gli spiegò il suo guaio.
“Tu ti chiami Grandi Onde,” gli disse l’insegnante “perciò stanotte rimani in questo tempio. Immaginati di essere quei marosi. Non sei più un lottatore che ha paura. Tu sei quelle ondate enormi che spazzano via tutto davanti a loro, distruggendo qualunque cosa incontrino. Fa così, e sarai il più grande lottatore del paese”.
L’insegnante lo lasciò solo. O-nami rimase in meditazione, cercando di immaginare se stesso come onde. Pensava alle cose più disparate. Poi, gradualmente, si soffermava sempre più spesso sulla sensazione delle onde.
Man mano che la notte avanzava le onde si facevano più grosse. Spazzarono via i fiori coi loro vasi. Prima dell’alba il tempio non era più che il continuo fluire e rifluire di un mare immenso.
Al mattino l’insegnante trovò O-nami assorto in meditazione, con un lieve sorriso sul volto. Gli batté sulla spalla. “Ora niente potrà più turbarti gli disse.”  “Tu sei quelle onde. Travolgerai tutto ciò che ti trovi davanti”.
Quel giorno stesso O-nami partecipò alle gare di lotta e vinse. E da allora, nessuno in Giappone riuscì più a batterlo.

domenica 21 luglio 2019

PUGILATO DA UNO SPORT DI NICCHIA A UNA PROPOSTA DI FITNESS ESTREMAMENTE EFFICACE



La noble art, come è stata definita dagli Inglesi. Nel corso dei secoli è stata codificata, modificata e “ingentilita” fino ad arrivare ai giorni nostri come uno sport non praticabile da tutti.
La preparazione fisica del pugile è elevata e completa, infatti il pugilato comporta un lavoro organico per il 50% aerobico e per il 50% anaerobico; permette di sviluppare forza, resistenza, velocità e elasticità. Dal punto di vista psicologico scarica le tensioni e lo stress, accresce l’autostima e la sicurezza in se stessi e, non per ultimo, ci dà uno strumento di difesa personale efficace.
La pecca della boxe, il motivo per cui negli ultimi decenni è stata messa da parte in favore di altre discipline di combattimento, è il suo non volersi modificare in funzione delle richieste di mercato; voler rimanere uno sport duro per pochi duri.
Non ci sono dubbi che il pugilato e la preparazione che lo accompagnano siano fisicamente e mentalmente impegnativi ma, con la giusta programmazione e qualche modifica che comunque non snaturino l’essenza stessa della disciplina, le lezioni di boxe possono diventare accessibili ai più.
Come possiamo proporre una lezione di pugilato a indirizzo fitness?
Proponiamo uno schema di lezione di un ora e mezza da proporre a una classe mista per quel che riguarda la preparazione atletica.
25’ preatletismo
15’ tecnica pugilistica
35’-40’ preparazione specifica
10’-15’ addominali e stretching
I tempi riportati possono variare in base al periodo di lavoro e al livello della classe.
90’ sono la durata ideale per una lezione di questo tipo. Tuttavia se il tempo a nostra disposizione è inferiore possiamo adattare al lezione in base alle nostre esigenze.

Preatletismo
Definiamo in questo modo la fase iniziale che comprende il riscaldamento organico e una parte di potenziamento. Consiste in una serie di esercizi a corpo libero che vadano a far lavorare tutti i gruppi muscolari, con particolare attenzione alla parte superiore del corpo, corsa, saltelli, movimenti di slancio, balistici che preparano le articolazioni alle sollecitazioni successive. Inseriamo infine alcune serie di piegamenti sulle braccia.
Il preatletismo è molto importante, specialmente per chi è nuovo a questo genere di attività; ha il ruolo di mettere in condizioni la persona di sopportare il lavoro pugilistico vero e proprio.

Tecnica pugilistica
Nella boxe esistono tre colpi: diretti, ganci e montanti; sono possibili diverse varianti e moltissime combinazioni. Imparare la tecnica corretta è fondamentale per ricavare il massimo beneficio da questo tipo di allenamento e, soprattutto, evitare futuri infortuni. Per apprendere al meglio i colpi l’ideale è eseguirli davanti a uno specchio, sotto la supervisione di un istruttore che correggerà immediatamente gli eventuali difetti, in modo che non si strutturino vizzi di forma. Soprattutto in fase iniziale dedicheremo all’apprendimento della tecnica tempo e attenzione, come investimento sulla qualità del lavoro futuro. Questo è un momento importante della lezione, infatti consente all’insegnante di accostare novizi e esperti senza sovrastimolare i primi o annoiare i secondi; la tecnica, dopo essere stata appresa, sarà continuamente migliorata e velocizzata, senza richiedere l’inserimento di passi sempre nuovi che metterebbero in difficoltà i neofiti come a volte succede nelle classi di aerobica.

Preparazione specifica
Questa fase sarà la più divertente; le possibilità di allenamento sono molte e, combinate e alternate nel lungo periodo, ci permetteranno di rendere la lezione sempre nuova e stimolante.
I metodi di allenamento tradizionali sono il vuoto, il sacco, la corda e le passate; organizzate in riprese da 2-3 minuti con un minuto di recupero, a rappresentare le riprese di un incontro pugilistico. A questi si sono aggiunti metodologie utilizzate anche in altre discipline come il circuit training e l’interval training.
Il sacco e la corda non hanno bisogno di presentazioni.
Il vuoto, o combattimento figurato, può essere svolto da soli davanti allo specchio, utile per la persona che ha sviluppato una certa esperienza e vuole migliorare tecnica e velocità, o in coppia, uno di fronte all’altro a distanza di sicurezza; in questo caso meglio indossare i guantoni, per evitare traumi alle mani.
Le passate consistono nel portare le combinazioni di colpi sui colpitori appositi tenuti dall’istruttore o da un compagno esperto.

Circuit training
Per organizzare l’allenamento in circuito stabiliremo un certo numero di tappe, variabili a seconda del numero dei partecipanti, che possono spaziare dai classici esercizi di potenziamento, a serie di colpi eseguiti con manubri o bilanciere. Naturalmente nulla ci vieta di inserire il salto della corda e il sacco, libero o con combinazioni obbligate.
Ogni persona eseguirà l’esercizio assegnato per 30”-40”; al segnale dell’insegnante si scalerà di stazione per ripartire immediatamente con un nuovo esercizio.
Si possono fare 3-6 giri, in base al numero di stazioni e al livello della classe.
Un esempio di stazioni per circuito può essere:
- diretti con manubri - jump squat - alzate laterali con manubri
- salto della corda - tricipiti tra la panche - slanci avanti del bilanciere
- vuoto allo specchio - montanti con manubri - montanti al sacco
- affondi alternati - distensioni con manubri alternate
- diretti al sacco - ganci su guanti da passata - panca piana su step
Questa metodologia sviluppa in particolare la capacità di lavoro anaerobico lattacido

Interval training
Questo tipo di allenamento nel pugilato si traduce con le ripetute al sacco. È necessario un sacco ogni due persone che lavoreranno alternativamente. Chi è di turno porterà colpi veloci senza pausa per un tempo decrescente scelto dall’insegnante che scandirà i cambi. Quando un allievo lavora l’altro riprende fiato. Uno schema di lavoro può essere:
45”-45”-40”-40”-30”-30”-35”-35”-25”-25”-20”-20”-15”-15”-10”-10”
I tempi riportati indicano le riprese che dovrà sostenere ogni singolo.
Ogni persona dovrà lavorare al massimo per ogni ripresa.
Riserviamo questo metodo di lavoro a classi già avanzate, in quanto è necessario aver acquisito una buona tecnica, una certa esperienza al sacco e una discreta preparazione di base.
L’interval training sviluppa la capacità di lavoro anaerobico lattacido e allattacido. Possiamo in oltre aumentare o diminuire il tempo delle riprese (l’intensità varierà di conseguenza), se vogliamo stimolare più una capacità o l’altra.
Oltre alle metodologie classiche di allenamento nella fase di preparazione specifica possiamo inserire periodicamente minisedute di body building, pump o di altre discipline di fitness in chiave combat, per rendere la lezione varia e stimolante.

Addominali e stretching
Il lavoro degli addominali è fondamentale nella preparazione pugilistica, in quanto i colpi tecnicamente corretti sollecitano in modo sistematico l’addome; un corretto potenziamento di questo gruppo muscolare salvaguarderà la salute della colonna vertebrale.
Concludiamo ogni seduta di lavoro con un defaticamento progressivo e una sequenza di esercizi di allungamento per ogni gruppo muscolare che faciliterà il recupero e ridurrà i dolori post-allenamento.
Per quanto riguarda la programmazione a lungo tempo ci baseremo sul principio classico della preparazione atletica, che prevede un iniziale aumento del volume a intensità costante per poi decrescere in favore dell’aumento dell’intensità di lavoro.
Lo spazio ideale per questo tipo di corso è di 2-3 sedute settimanali.
Inserito nel calendario corsi del nostro centro fitness rappresenterà una valida alternativa alle discipline evergreen, oltre a costituire un’attrattiva per il pubblico maschile verso le lezioni di gruppo.





sabato 20 luglio 2019

Le schivate nel Tang Soo Do

L'ideogramma cinese "MOO" : significa "marziale" o "militare" e in realtà è l'unione di due caratteri cinesi:












che significa "prevenire" o "stop" e "non volere".

che significa "spada" o "lancia" e anche "conflitto" o "guerra"


Quindi, in realtà, la parola "militare" significa "non vogliamo la guerra" o "prevenire la guerra". Inoltre, "difesa" si traduce letteralmente in "fermare la lancia", che è lo stesso di "militare". Questo è l'obiettivo principale del Tang Soo Do.

L'obiettivo finale per uno studente esperto di arti marziali è di "non combattere ottenendo comunque la vittoria". Tuttavia, una volta che il combattimento ha avuto inizio, l'artista marziale dovrebbe vincere, anche quando è in una situazione di serio svantaggio" (KEE Hwang KJN nel libro "Tang Soo Do", vol. 1, capitolo 1. Pagina 4).
Se si parla di "ottenere la vittoria ...", ovviamente, vuol dire che esiste già uno scontro o un conflitto che si concluderà in una "vittoria o una sconfitta per me," e "ottenere una vittoria senza combattere," è l'unico modo RAGIONEVOLE DI RISOLVERE IL CONFLITTO CON IL MIO AVVERSARIO.
Quindi, a differenza di quanto molti pensano e che non capiscono delle arti marziali, è che la prima opzione, che un serio praticante di arti marziali di fronte ad un conflitto, avvierà è di "cercare di ragionare e risolvere il conflitto senza violenza." In altre parole, utilizzando la Diplomazia.
Quando questa prima opzione non funziona o non è possibile applicarla (per esempio, quando il mio avversario ha già lanciato il suo colpo contro di me), si passa alla seconda opzione: "Tuttavia, una volta che il combattimento è iniziato, l'artista marziale deve essere in grado di vincere anche quando è in grande svantaggio. "
E voglio sottolineare il punto "... deve vincere, anche quando si è in grande svantaggio."
Per diversi anni per spiegare alcune strategie del combattimento durante le lezioni ho utilizzato il seguente confronto con i miei studenti:
"Se il nemico attacca ed è molto più grande e più forte di me, restare fermo e cercare di fermare il colpo per cercare a mia volta di "colpire l'avversario" è un po' suicida ... soprattutto se l'attaccante è di peso e forza superiore alla mia.
Avete mai visto una corrida, anche una parte?
Tutti di solito dicono "Sì".
"Allora avrete visto un toro del peso approssimativo di 500 o 600 chili e più confrontarsi con un matador di 70 o 80 chili, che schiva le corna affilate del toro, che potrebbero ucciderlo.
Non fa questo per sfuggire al toro, ma muove il corpo quanto basta per uscire dalla linea di attacco. E il toro si stanca di fallire ancora e ancora.
Poi nella fase finale, il matador prende una spada, si trova di fronte al toro, e quando affonda, schiva di nuovo mentre gli immerge la sua spada, per uccidere il toro.
Si possono fare molte obiezioni sulle corride, ma in questo contesto concentriamoci solo sugli aspetti strategici del torero durante lo svolgimento della corrida, vediamo come il torero usa la sua abilità e intelligenza per evitare gli attacchi mortali di un avversario fisicamente molto più potente.
Le schivate agli attacchi del toro sono una dimostrazione della strategia migliore possibile da seguire di fronte ad un avversario più potente ("... anche se il tuo risulta essere uno svantaggio serio"): è necessario "torearlo" farlo fallire ancora e ancora fino a quando è stanco e, magari, decide di smettere di combattere.
In questo caso "viziare il nemico" comprende non "solo schivate" ma anche "blocchi".
La parte di un solo colpo che uccide il toro non è quello che voglio che imitiate, ma se il vostro avversario è colpevole di insistere a tentare di colpirvi, si dovrebbe cercare con un "colpo di neutralizzare le sue possibilità offensive" (o premendo dei gangli nervosi, niente leve o soffocamenti che possono essere mortali ... solo in una lotta per la VITA O LA MORTE sono consentite queste tecniche). Deve essere fatto con "un colpo", perchè potreste non avere più di un'occasione.
Circa l'ultima frase nelle arti marziali coreane c'è il "Il Sung Pil Kyoko", che si traduce come "un colpo, Vittoria sicura" che sottolinea la necessità di sviluppare efficaci colpi con cui neutralizzare subito più di un aggressore.
Questo non significa negarsi l'opportunità di sviluppare e applicare combinazioni di colpi, ma potresti non avere tre o quattro occasioni per colpire un VERO attaccante.
In realtà, qualsiasi attività che non segue i principi sopra esposti, spiega ancora KJN Hwang KEE MOO DO, non seguirà lo spirito del Tang Soo Do (Tang Su Do).
Tuttavia, rimanendo solo sulle proprietà FISICO-IMPEGNO STRATEGICO, gli spostamenti del torero quando affronta il toro che lo carica sono un buon esempio di come si deve spostare un praticante di Tang Soo Do (Tang Su Do) contro un avversario potente.

venerdì 19 luglio 2019

Hung kuen: lo shaolìn del Fukkien

Nel monastero Shaolin del Nord venivano praticati diversi sistemi di Kung fu basati sull studio dei cinque animali fondamentali: drago, tigre, leopardo, gru e serpente e di altri set per un totale di dodici animali, ovvero dodici metodi. Inoltre, grazie all'apporto di altre svariate esperienze, gli stili praticati all'interno divennero circa trenta.
Sotto il regno di Su Zhong (756 d.C.) della dinastia Tang, nascerà un altro monastero nella provincia del Fukkien a est della città di Quang Zhu. Nel monastero del Fukkien preponderava la filosofia buddhista, che influenzò le caratteristiche degli stili praticati, accompagnando il monaco sia nell'allenamento marziale che nelle pratiche meditative.
Un monaco chiamato Yi Fa Chin si recava spesso dal Nord in questo monastero, fino a stabilirvisi definitivamente divenendone il padre abate. Il monaco ingrandì il monastero e insegnò il kung fu shaolin appreso al Nord. I giovani monaci divennero presto fieri combattenti, difendendo spesso le coste della loro provincia dagli assalti dei pirati giapponesi (waku).
I monaci furono tenaci sostenitori della dinastia Ming, e in seguito temuti come potenziali dissidenti da parte dei Ching, che saliti al potere, dopo il 1644 ordinarono la distruzione di diversi monasteri, compreso quello dell'Hennan, e successivamente anche quello del Fukkien.
Nel monastero del Fukkien i monaci guerrieri si allenavano a un sistema basato sullo studio dei cinque animali collegato alla filosofia dei cinque elementi e alla filosofia dello yin e dallo yang. Uno studio così complesso tocca in estensione vari campi, attinge alla forza espressiva dell'animale, non copiandone i movimenti ma esprimendone l'essenza stessa, insegnando a padroneggiare il corpo e a plasmarlo in piena armonia. Ogni animale contribuisce a forgiare un aspetto particolare del praticante, sia a livello fisico che psicologico.
Per esempio attraverso lo studio del movimento della tigre si rinforza l'apparato muscolo-scheletrico e ad un livello più sottile e caratteriale - la stabilità ed il coraggio. Questo é reso possibile grazie alla pratica di posizioni basse e statiche che, avvicinando il bacino (sede del principale centro di raccolta dell'energia dell'uomo) al terreno, attingono energia dalla terra; all'impostazione dei piedi "ad artiglio", saldamente aggrappati al terreno, che sviluppano nel praticante il senso di aderenza alla realtà e di stabilità forgiandone il carattere: agli allenamenti singoli e di coppia alti a potenziare e rinforzare il corpo sia nella parte superiore che in quella inferiore: alla pratica delle forme, ossia delle sequenze prestabilite di tecniche che, simulando un combattimento contro avversari immaginari, esprimono i principi tecnici e le essenze filosofiche dell'animale in questione.
Seguendo lo stesso principio di lavoro, il leopardo enfatizza lo scatto muscolare, la velocità del movimento che lo rende efficace e compatto. Le sue posizioni sono più dinamiche e più adatte agli spostamenti rapidi, sia diretti che in uscita, supportati da tecniche di zampa che vengono utilizzate per parare e attaccare in modo sequenziale e fulmineo. Il leopardo esprime e stimola l'immediatezza, la potenza dell'azione e la velocità del pensiero.
Il drago rinforza l'apparato respiratorio attraverso l'impiego dei suoni e smuove una grande massa di energia attraverso movenze simmetriche. Per l'enfasi posta sulla respirazione e per il mito a esso legato, il drago è ritenuto un animale al confine tra la materia e lo spirito, che stimola l'attenzione a sé e al potere della propria forza interiore auto-generatrice.
Il serpente sviluppa movimenti fluidi, sciolti, precisi che spezzano le rigidità del corpo e allenano alla riflessione e alla determinazione caratteriale.
Infine la gru, simbolo dell'equilibrio interiore dell'uomo, a livello fisico utilizza movimenti avvolgenti e traiettorie semicircolari atte a controllare l'avversario e allo stesso tempo a colpirlo, mantenendosi così in un perfetto equilibrio tra offesa e difesa. L'Hung Kuen è un metodo realistico che si esprime attraverso un sistema molto particolare, in quanto si mantiene in equilibrio tra i metodi esterni e quelli interni. Attraverso il principio di contrazione e decontrazione delle tecniche, sfutta l'energia fisica gon e successivamente. attraverso la pratica di alcuni settori basata sul rilassamento muscolare e sul controllo della respirazione, stimola l'energia interna yao. Questo è il punto cardine, il centro del cuore dello stile, dove yin e yang si compenetrano in equilibrio e in armonia. Un'espressione di equilibrio delle due forme di energia è data dalla fu hok seon yin, la forma della tigre e della gru, che vede il continuo alternarsi di tecniche a lungo raggio e a corta distanza, di movenze della tigre che entra potente sul bersaglio attaccando o difendendosi e della gru che evita gli attacchi controllando a stretto contatto per poi colpire in velocità.
Questi sono solo modesti esempi del sistema di lavoro di uno stile così ricco e profondo sia a livello tecnico che filosofico. Erroneamente definito spesso come metodo duro da un punto di vista marziale, in realtà è al tempo stesso duro e morbido per quel che concerne l’espressione dell'energia, ma è certamente duro per la costanza e la forza di volontà che richiede nell'allenamento e nell'impegno che ogni praticante dovrebbe mettere nel lavoro sul proprio carattere, per una crescita psico-fisica armonica e in costante evoluzione. Per questo si rende ugualmente adatto alla pratica sia maschile che femminile.
Per concludere, lo stile di hung nei kung è un metodo coerente è disciplinato che insegna il rispetto di sé stessi e degli altri. Attraverso l'allenamento tenace educa all'umiltà e al riconoscimento dei propri limiti e al rispetto non giudicante dei limiti altrui: tutto questo si può ottenere solo praticando assiduamente con dedizione e passione sincera.

giovedì 18 luglio 2019

Le tecniche fondamentali del Tae Kwon Do


L’approccio al Taekwondo è semplice e diretto e la sua vera forza deriva dalla sua  apparente semplicità.
A differenza di altri stili marziali, coreani e non, che prevedono l’uso di colpi, il Taekwondo stimola nei suoi praticanti reazioni spontanee e istintive e le tecniche stesse sono adatte per applicazioni pratiche estremamente efficaci.
Il Taekwondo evita di insegnare tecniche elaborate e di difficile interpretazione prevedendo, invece, tecniche di generale validità e sempre efficaci, lasciando le applicazioni elaborate all’intuizione del praticante quando se ne presenti l’occasione.                                       
Il Taekwondo viene spesso paragonato con altre discipline di combattimento, in particolare con il Karate (dal quale, comunque, esso deriva); tuttavia il Taekwondo se ne differenzia per la maggiore utilizzazione delle tecniche di calcio e per le sue posizioni di guardia più alte e dinamiche (lo stile di Karate che richiama questa caratteristiche è solo il Kyokushin).
Chi possiede anche solo una infarinatura di arti marziali si renderà conto che il Taekwondo ha in comune molte tecniche con altri stili di combattimento; ma la differenza c’è e si evidenzia soprattutto nel modo con il quale queste tecniche, e, in special modo, quelle di calcio, vengono eseguite.
Nel Taekwondo, infatti, dopo ogni attacco, si enfatizza il veloce richiamo dell’arto che colpisce (gamba o braccio); il vantaggio del rapido richiamo dell’arto in posizione di caricamento è quello di colpire ripetutamente il bersaglio in rapida sequenza e con grande velocità, con lo stesso arto o con l’altro, se non addirittura insieme. Inoltre i colpi frustati sono talmente veloci, che risulta estremamente difficile, se non impossibile, pararli o schivarli. Evitando di calciare in maniera rigida si eviterà, inoltre, un grande pericolo: che il nostro avversario afferri e neutralizzi l’effetto del colpo.
Il Taekwondo è quindi caratteristico, in tutto il panorama delle Arti Marziali, per la sua vasta e originale gamma di tecniche di calcio; la forza che le gambe sprigionano e la distanza a cui possono arrivare ne fanno uno degli strumenti ideali per la difesa personale, così come viene insegnata nel Taekwondo.
Il grande utilizzo di queste tecniche, inoltre, rende i combattimenti nel Taekwondo, altamente spettacolari e dinamici.
Chiusa questa piccola introduzione, arriviamo adesso al cuore dell’argomento:
il Taekwondo ha ereditato dai suoi stili “genitori”, il karate okinawense, giapponese e coreano, una numerosissima serie di tecniche di combattimento.
Esse comprendono tecniche di attacco (kongkyok kisul), le quali includono: tecniche di pugno (jireughi sul), di calcio (chagi sul), tecniche di perforazione (tzireugi sul), come i colpi portati con la punta delle dita (sonkeut tzireugi), svariate tecniche per colpire con le diverse parti del corpo (chigi sul), come, ad esempio le tecniche di gomito (palkup chigi), e tecniche di difesa (makki sul).
Numerose sono anche le posizioni di attacco e di difesa studiate nel Taekwondo (seoghi sul).
Prima di passare allo studio delle singole tecniche ci occuperemo delle armi naturali del corpo umano così come esse vengono studiate nel Taekwondo.
Comunque, per facilitare lo studio di tutte queste tecniche abbiamo ritenuto opportuno suddividerle in diverse categorie, com’è possibile verificare dalla tabella sottostante:

Le armi naturali del corpo umano
Jumeok                  (il pugno)
Son                       (la mano)
Pal                        (braccia)
Bal                        (piedi)
Dari                      (gambe)
      
      
      
      Posizioni (Soghi)
      Neolpyo seogi
      Moa seogi
      Teuksu Poom Seogi
      
      Tecniche di difesaMakki sul
      
      
       Tecniche di attacco (kongkyok kisul)
      Jireugi sul (tecniche di pugno)
      Chigi sul (tecniche nel colpire con parti del corpo diverse dal pugno o dal piede)
      Tzireugi sul (tecniche di perforazione)
      Chagi sul (tecniche di calcio)
      

N.B. :
1) Il termine “sul”, seguente le varie parole (chagi, jireughi, etc.) vuol dire“tecnica”;
2) Segnaliamo che, accanto al termine utilizzato nel Taekwondo per descrivere la tecnica, abbiamo aggiunto in caratteri corsivi quello utilizzato nel karate coreano tradizionale.