venerdì 27 dicembre 2019

Onō ha Ittō ryū

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La Scuola di Spada tradizionale Onō ha Ittō ryū fu fondata da Kagehisa Ittosai Ito (n. 1550), il più celebre ed imbattuto spadaccino dell'epoca Muromachi (1336-1568).
Egli, al culmine della propria carriera di combattente, intuì che, così come tutte le cose del mondo hanno un'origine ed un fine comuni, anche le infinite tecniche di spada esistenti sono riconducibili ad un'unica tecnica-radice, chiamata kiriotoshi.
Per questo si dette il nome Ittōsai (“Uomo di un'unica spada”) e fondò la Scuola Ittō per diffondere la sua esperienza e il suo insegnamento.

Lo sviluppo della Scuola
Questa scuola fiorì nel periodo Tokugawa, tenendo tra i propri praticanti, varie figure rilevanti sul piano storico come Oda Nobunaga e Tokugawa Iemitsu, e divenne la Scuola di Spada ufficiale degli Shōgun e di molti "signori" feudali nell'epoca Tokugawa (1603-1868). Nel 1571 Enryaku-ji, il tempio eretto sul monte Hiei, fu distrutto e i suoi monaci massacrati da Oda Nobunaga (織田信長, 1534-1582) in un progetto politico-militare testo alla riunificazione del Giappone. Il tempio Enryaku-ji fu ricostruito più tardi e continua a rappresentare oggi il maggiore tempio della scuola Tendai.
Il 16° Caposcuola della Scuola Onō ha Ittō ryū, il Maestro hanshi Junzō Sasamori, nei primi decenni del Novecento riunificò gli stili della Scuola e collaborò strettamente con il Maestro Morihei Ueshiba, Fondatore e primo Doshu dell'Aikidō.

L'attualità
Sopravvissuta nel tempo grazie alla propria successione familiare, viene oggi praticata soprattutto in ambito militare.
Appartengono oggi alla Scuola Onō ha Ittō ryū Reigakudo gli Istruttori dell'attuale Ufficio Metropolitano di Polizia di Tokyo.
Attuale Sōke (caposcuola) è il maestro Sasamori Takemi, figlio di Junzō, che ha il proprio Dojo, il Reigakudo, a Tokyo.



giovedì 26 dicembre 2019

Zhang Zeduan

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Zhang Zeduan, nome di cortesia Zhèngdào (正道), accreditato a volte come Zhang Zerui (張擇端, 张择端, Zhāng Zéduān, Zhang Tse-tuan; Zhucheng, 1085 – 1145), è stato un artista e pittore cinese della dinastia Song. Vissuto durante il periodo di transizione tra i Song Settentrionali ed i Song Meridionali, Zhang fu un pioniere dell'arte paesaggistica cinese, poi divenuta famosa nel mondo con il nome di Shan shui (山水, "montagne ed acqua").

Biografia
Nativo di Dongwu (l'attuale Zhucheng, nello Shandong), Zhang era pittore di corte della dinastia Song Settentrionale. Dopo la caduta della dinastia, i suoi dipinti erano spesso intrisi di critiche verso la realtà sociale dell'epoca.
Il dipinto più famoso di Zhang Zeduan è La festa di Qingming lungo il fiume, un ampio rotolo di pergamena nel quale è dipinta una scena di vita cittadina durante le celebrazioni della festa di Qingming. Famosa in tutta la Cina, quest'opera ispirò anche lavori di altri generi artistici. Tipico il caso di un imperatore della dinastia Yuan (1279-1368) che, ispirato, ne scrisse una poesia di lode. Durante la dinastia Qing, nel XVIII secolo, venne dipinto un rifacimento dell'opera.

Significato storico
In termini di significato storico, l'opera originale di Zhang La festa di Qingming lungo il fiume rivela molto a proposito degli usi e costumi della civiltà cinese nell'XI e nel XII secolo. La miriade di personaggi diversi, rappresentati sulla pergamena mentre interagiscono tra loro, rivelano alcune sfumature della struttura sociale dell'epoca. Zhang, però, dipinge anche dettagli accurati di alcune pratiche tecnologiche della Cina dei Song. Per esempio, è individuabile una vascello fluviale che abbassa l'albero bipiede prima di passare sotto un ponte. Vengono mostrati due tipi principali di vascelli, entrambi dei quali hanno un timone sospeso per la direzione; il dipinto mostra navi cargo con poppe strette o battelli da passeggeri e imbarcazioni più piccole con poppe più ampie, che navigano a monte o che sono attraccate lungo le banchine per il carico-scarico delle merci. Grandi scandagli di poppa o di prua sono visibili in almeno tre imbarcazioni, mossi da otto uomini ognuno. Tra i dettagli individuabili nell'opera, si può notare come i giardini personali abbiano iniziato a mettere radici in Cina proprio in epoca Song: oltre all'immenso giardino a muro all'estrema sinistra della pergamena, infatti, si notano diversi giardini privati con colline artificiali e ammassi rocciosi.


mercoledì 25 dicembre 2019

Yim Wing Chun

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Yim Wing Chun, 嚴詠春, 严咏春, Yán Yǒngchūn (ca. 1700 – ...), è stata un'artista marziale cinese, unica allieva di Ng Mui che, secondo la leggenda, sarebbe il primo maestro dello stile che porta il suo nome.
Nascose e ospitò la monaca Ng Mui fuggita dal tempio di Shaolin che, in cambio del favore, insegnò alla giovane Yim l'arte del Kung-Fu nello stile Wing chun.
Dopo alcuni anni dal massacro del tempio di Shaolin la ragazza venne promessa in sposa ad un giovane figlio di nobili locali, ella non voleva concedere la propria mano al ragazzo e decise, in accordo con il padre, di concedersi a lui soltanto a patto che il giovane la sconfiggesse nelle arti marziali.
Dal combattimento uscì vincitrice Yim, che però, eccedendo troppo nel combattimento, finì per uccidere il giovane promesso e fu costretta a fuggire nel nord della Cina dove dopo anni di vagabondaggio trasmise la sua arte a Leung Bok Chau.



martedì 24 dicembre 2019

Ricasso

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Il ricasso (Fehlschärfe in lingua tedesca) è la parte non tagliente della lama di un'arma bianca manesca del tipo spada o coltello dalla quale si protende il codolo. Non obbligatoriamente presente in tutte le spade o i coltelli, resta in vista, fuoriuscendo dalla guardia, a differenza del codolo che viene invece ammanicato.
Nella scherma, il ricasso è la parte dell'impugnatura del fioretto o della spada, posizionata tra la coccia ed il gavigliano (crociera), sulla quale lo schermidore appoggia tre dita.

Storia
I primi esempi di spade con ricasso datano alla media Età del Bronzo (2000–1550 a.C.). La presenza di questa parte non affilata sul "forte" della lama era volta a garantire una miglior presa allo schermidore, nel più generale contesto di un'arte della scherma che si andava raffinando per sopperire ai problemi costituiti dal diffondersi delle armature e di una casta guerriera sempre più specializzata.
Durante l'Età del Ferro il ricasso andò scomparendo dalle spade: è infatti del tutto assente nel gladio romano tanto quanto nella successiva spatha tardo-antica. Del pari, le lame dell'Alto Medioevo (spatha romano-barbarica e spada vichinga) non presentano ricasso.
Il ricasso tornò in auge nei secoli finali del Medioevo, quando il diffondersi dell'armatura a piastre tra i milites europei costrinse i maestri d'arma italiani, tedeschi e francesi (v. scherma tradizionale) a sviluppare elaborate manovre che permettessero allo spadaccino di liquidare il suo avversario anche se pesantemente corazzato. Il ricasso ricomparve quindi nella spada lunga, nella spada a due mani (es. Claymore) e passò poi alla spada da lato. Il persistere della forma "ricasso" nel vocabolario inglese e francese porta a supporre che l'"invenzione" tardomedievale del ricasso possa aver avuto origine nella Penisola italiana e da lì si sia diffusa un po' ovunque in Europa. La presenza del vocabolo recazo in castigliano sin dal 1380 corroborerebbe poi, quanto meno, l'idea di una origine mediterranea per questa nuova tendenza dell'oplologia occidentale.
Nella spada a due mani, specialmente nello Zweihänder rinascimentale, il ricasso è protetto superiormente da due "denti di arresto" (parierhaken), simili a quelli di uno spiedo da guerra o di una corsesca, lunghi all'incirca 5 cm, atti a proteggere la mano dello schermidore durante l'esecuzione di particolari manovre della scherma tradizionale come la "Mezza Spada". Le altre tipologie di spade iniziarono ad essere prodotte con lama affilata solo dalla metà superiore (il "debole"), come suggerito dal maestro Filippo Vadi nel suo trattato De arte gladiatoria dimicandi.
Nella spada da lato dell'Europa mediterranea cinquecentesca, il ricasso divenne il punto d'appoggio per le misure difensive della guardia volte a garantire maggior protezione ad un'utenza di schermidori ormai privi del guanto d'arme: fond. archetti "para-mano", sorta di evoluzione civile, almeno da un mero punto di vista concettuale, dei parierhaken. Il felice esito di questi accorgimenti conquistò però rapidamente anche il favore dei militari, che sfruttarono il ricasso della spadona "da cavallo" quale punto d'appoggio per migliorie difensive della guardia in supporto al guanto in metallo del corazziere.
Passato dalla spada da lato alla striscia, arma caratterizzata da una guardia pesante ed elaborata, atta a meglio proteggere la mano dello schermidore ed invalidante qualsiasi forma di manipolazione della lama, il ricasso perse la sua funzione pratica. Il termine iniziò ad indicare la parte non affilata della lama che sviluppava, in soluzione di continuità, nel codolo tramite il quale la lama è assicurata nell'impugnatura.
«Il Ricasso, così detto dagli Schermitori, fin da' secoli passati, è quella parte di ferro intercetta tra la lama e la spica [i.e. codolo]. La sua tempra dee essere la stessa, che quella della lama.»
(Rosaroll-Scorza, Giuseppe (1814) [e] Grisetti, Pietro, La scienza della scherma esposta dai due amici il barone Rosaroll Scorza commendatore dell'ordine reale delle Due Sicilie, maresciallo di campo ecc. e Pietro Grisetti capo di battaglione del I.mo reggimento dell'artiglieria, Napoli, nella Stamperia Reale, p. 10.)
Conseguentemente il termine passò ad indicare, quando meno in lingua spagnola, l'insieme degli apparati difensivi che copriva la porzione di lama inizialmente chiamata in quel modo.

Uso odierno
Nell'uso moderno, il ricasso è presente in molti coltelli da lavoro, onde garantire all'utente una presa più salda sulla lama durante l'esecuzione del lavoro.
Nella scherma, il ricasso è la parte dell'impugnatura del fioretto o della spada, posizionata tra la coccia ed il gavigliano (crociera), sulla quale lo schermidore appoggia tre dita.



lunedì 23 dicembre 2019

Gōgen Yamaguchi

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Jitsumi Gōgen Yamaguchi (山口剛玄, Yamaguchi Gōgen; Miyakonojō, 20 gennaio 1909 – 20 maggio 1989) è stato un karateka e maestro di karate giapponese, famoso "maestro" di Karate-dō e fondatore dell'International Karate-do Goju-kai Association (o più semplicemente Goju-kai). Prima della sua morte fu decorato dall'Imperatore del Giappone nel 1968 con la Medaglia del Nastro Blu らんじゅほうしょう Ranju-Houshou, 藍綬褒章 e quinto in ordine di merito, per il suo enorme contributo alla diffusione nel Mondo delle arti marziali giapponesi. Per molti anni Gōgen Yamaguchi fu elencato nel libro dei Guinness of Records per i suoi conseguimenti.

Biografia
Gōgen Yamaguchi nacque il 20 gennaio 1909 a Miyakonojō Shonai, nella Prefettura di Miyazaki, in Giappone, vicino alla città di Kagoshima nell'isola di Kyūshū. A cinque anni Yamaguchi fece le scuole elementari ed iniziò ad allenarsi nel karate-dō sotto la guida di Maruta San.
Gōgen Yamaguchi fu chiamato "Jitsumi" Yamaguchi da suo padre: Tokutarō che faceva il mercante e successivamente l'insegnante di scuola, sua madre si chiamava Yoshimatsu. Jitsumi era il 3º di una grande famiglia giapponese di dieci figli. Gōgen Yamaguchi era famoso nel karate-dō per essere conosciuto come ‘Il gatto'.

L'incontro con Chōjun Miyagi
Chōjun Miyagi visitò i dojo delle università di Kansai, Osaka, Ritsumeikan, Kyoto, e Doshisha, mentre Gōgen stava presenziando all'Università Ritsumeikan di Kyoto. Lui qui studiò legge e nel 1930 Jitsuei Yogi (allievo di Chōjun Miyagi) insieme con Gōgen Yamaguchi co-fondò il Ritsumeikan daigaku karate kenkyū-kai (立命館大学空手研究会? lit. Ritsumeikan University Karate Research Association), il primo club di karate all'Università di Ritsumeikan. The Ritsumeikan Karate-dō Kenkyū-kai era il primo club universitario di karate nel Giappone occidentale nonché famigerato per gli allenamenti pesanti e i fieri combattimenti di karate. Sia Yogi sia Yamaguchi presenziarono all'università di Ritsumeikan durante le visite di Chōjun Miyagi e lo stesso Chōjun Miyagi alloggiò nell'appartamento di Yogi.
Chōjun Miyagi, successivamente, diede a Gōgen Yamaguchi la responsabilità di diffondere il Gōjū-ryū nel resto del Giappone. Nei primi anni trenta Gōgen disegnò quella che sarebbe diventata la leggenda del pugno simbolo del Gōjū-ryū.

Primo allenamento a Kyoto
Gōgen iniziò a studiare seriamente il karate-dō. con Sensei Takeo Maruta, dopo che la sua famiglia si trasferì a Kyoto. Maruta era anche un falegname ed era uno studente del leggendario Chōjun Miyagi di Okinawa. Gōgen Yamaguchi più tardi studiò direttamente con Chōjun Miyagi nel 1929, dopo che lui ed il suo insegnante poi-corrente ed amico lo Yoghi di Jitsuei scrisse a Chōjun Miyagi e l'invitò a venire a Giappone.

La seconda guerra mondiale
Durante il suo giro militare in Manciuria durante la II Guerra Mondiale, nel 1942, Gōgen fu catturato dai soldati dell'Unione sovietica ed incarcerato come prigioniero di guerra in un campo di concentramento sovietico per prigionieri giapponesi; e fu qui che combatté e sconfisse una tigre viva secondo quanto riportato nella sua autobiografia (citato sopra). Yamaguchi originalmente fu designato dalla guardie per svolgere i lavori più duri nel campo di prigionia. Nonostante questo lui aveva entusiasmato anche questi e quando i russi scoprirono chi era, gli chiesero di insegnare loro il karate-dō., Fu così che'il prigioniero divenne il maestro delle guardie; e loro divennero i suoi allievi.
Nel 1945, Gōgen ritornò a Giappone dove aprì il suo primo dojo di karate-dō a Nippori che più tardi fu distrutta da un incendio, e reclamizzò con un segnale fuori di leggendo Gōjū-ryū-kai. Molte persone pensarono che la sua scuola fu chiusa per sempre e che lui era stato ucciso nella guerra; di conseguenza Gōgen tenne le grandi esposizioni a Tokio che mise in mostra il vario cinese ed arti marziali giapponesi che lui aveva sperimentato. La sua scuola riaprì e si mosse ad un più tardi data all'area di Suginami-ku di Tokio. Qui lui espanse rapidamente in tutta una rete di Gōjū-ryū indipendente. il dojo. La crescita rapida ed espansione furono rinforzate dalla persona energica e forte di Gōgen che diede luogo ad una rete mondiale di scuole di karate, costruendo da solo un impero basato sulle arti marziali.
In questo frangente è bene ricordare la leggendaria discussione di Gōgen Yamaguchi annotata nella sua autobiografia riguardante il suo servizio militare in Manchuria durante la II Guerra Mondiale, con il quale Gōgen fu un prigioniero di guerra dell'Esercito Sovietico nel 1942 e incarcerato in un campo di concentramento Russo; è qui che egli ammise di aver combattuto e sconfitto una tigre, dopo che fu chiuso in una cella con la bestia mentre i suoi aguzzini aspettavano che l'animale lo divorasse.[2] Certamente questa ammissione ha creato molte controversie, tuttavia si sarebbero dovute trovare fonti russe del periodo al fine di verificare il grado di veridicità di questo evento.

Registrazione del nome Gōjū-ryū e apertura dell'Honbu Dojo
Gōgen Yamaguchi stabilì la sede centrale del Gōjū-kai a Suginami-ku, Tokyo, nearby to the busy shopping precinct of Roppongi. Fu in questo periodo che egli inoltre registrò ufficialmente il nome Gōjū-ryū presso il Butoku-kai, (La direzione generale e Sede Centrale delle Arti Marziali Giapponesi). Dal 1950 la sede centrale del Gōjū-kai fu ufficialmente trasferita dalla scuola di Suginami di Tokyo. which contributed to an almost tripling of membership to 450.000,(almeno da quanto riportato nella sua autobiografia). Five years later he officially chartered the I.K.G.A. Successivamente, nel 1964, Gōgen Yamaguchi insieme agli altri membri fondatori: Ōtsuka Hironori dal Wadō-ryū, Masatoshi Nakayama dallo Shotokan, Mabuni Kenei e Iwata Manzao dallo Shitō-ryū, unificando tutti i dojo del Giappone per formare la "All Japan Karate-dō Federation", ancora oggi esistente come Japan Karate Federation (JKF).

Gōjū-ryū-kai sparsi per l'Occidente
Dal 1966 la sua organizzazione comprese più di 1.200 dojo, club e 600.000 membri all'interno del sistema del Gōjū-ryū-kai. I Peter Urban aprì un suo dogo a New York ed iniziò l'espansione dello stile in tutto gli Stati Uniti. In Australia, Paul Starling (l'allievo caucasico più anziano classificato da Gōgen Yamaguchi nella sua vita) si addestrava da quattro anni col primo allievo australiano Mervyn Oakley di Gōgen.

Contributo al Budō
I contributi di Gōgen Yamaguchi al Gōjū-ryū karate-dō e al karate-dō in generale sono enormi. Sotto la sua direzione e guida la International Karate-dō Gōjū-kai Association (I.K.G.A) si è sviluppata e ha prosperato. La popolarità dell'organizzazione è cresciuta sia in Giappone che negli altri paesi dell'Asia e ad ovest nel resto del mondo. Nel 2008 si contavano circa 60-70 paesi in cui si insegnano i principali metodi e tecniche del Gōjū-kai karate-dō. Gōgen Yamaguchi è riuscito a riunificare tutte le scuole di karate del Giappone in un'unica organizzazione Federation of All Japan Karate-dō Organization (F.A.J.K.O.) nel 1964. Yamaguchi aggiunse al sistema Gōjūle forme Taikyoku kata - metodi di allenamento per gli studenti alle prime armi per prepararli per i kata più avanzati. È stato sostenuto che "mai prima un solo uomo aveva avuto un così profondo effetto sullo sviluppo e la divulgazione del karate-dō".

Famiglia
Gōgen Yamaguchi Kaiso morì il 20 maggio 1989. Si sposò due volte, la prima moglie fu Midori (con la quale visse sull'isola di Kyushu), dalla quale ebbe quattro figli: Gōsei Norimi Yamaguchi, Gōsen Kishio Yamaguchi, Makiko Yamaguchi, e Gōshi Hirofumi Yamaguchi. Dalla seconda moglie, Mitsue, ha avuto un solo figlio, Gōkyōko Wakako Yamaguchi. Tutti i suoi figli praticarono il karate-dō e divennero maestri. I nomi iniziarono con gō () come riferimento ai nomi di karate.
Gōsei Norimi Yamaguchi ha una propria organizzazione negli Stati Uniti e Gōshi Hirofumi Yamaguchi è presidente della International Karate-dō Gōjū-kai, con filiali in 60 paesi. Gōsen Kishio Yamaguchi era il vice presidente della Japan Airlines. Kishio, che morì nei primi anni 1990, fu coinvolto nella gestione della I.K.G.A whilst e la sua più giovane sorella Wakako Yamaguchi è stata campionessa per moltissimi anni nella All Japan Kata Champion. Makiko Yamaguchi morì per un tumore in età relativamente giovane, nei primi anni 1980.



domenica 22 dicembre 2019

Diecimila anni

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La locuzione Diecimila anni è una esclamazione comune in numerose lingue e culture dell'Estremo Oriente, nata in Cina e poi diffusasi nei paesi limitrofi. Originariamente utilizzata come un augurio di "lunga vita" rivolto all'Imperatore, oggi è volta ad esprimere genericamente gioia, incoraggiamento o entusiasmo.
In occidente è principalmente noto nella forma giapponese banzai (万歳), ma trae la sua origine dall'antica espressione cinese wànsuì (Cinese tradizionale: 萬歲; Cinese semplificato: 万岁; Pinyin: wànsuì). La stessa espressione è utilizzata in Corea, dove viene pronunciato manse (Hangŭl: 만세; Hanja: 萬歲) ed in Vietnam, nella forma sino-vietnamita vạn tuế o in quella nativa muôn năm.
Il suo significato può essere reso in italiano come "Lunga vita!" o "Che [soggetto] possa vivere a lungo!", essendo il numero diecimila utilizzato in Cina per esprimere una generica quantità enorme, infinita.

In Cina
Storia
L'espressione cinese wànsuì ha radici molto antiche, ed era in origine un generico augurio di lunga vita e buona salute. Fu solo durante la Dinastia Tang (618 – 907) che iniziò ad essere utilizzata esclusivamente per rivolgersi all'Imperatore, come un augurio alla lunga durata della sua vita e del suo regno. Ben presto, venire salutati in questo modo divenne prerogativa esclusiva del regnante: durante la Dinastia Ming, rivolgere questo augurio ad altri che non l'Imperatore in persona era considerato un atto sedizioso.
Nel tardo impero, non mancarono comunque funzionari e cortigiani, come il potente eunuco Wei Zhongxian, che aggirarono questa proibizione facendosi salutare con la frase "jiǔ qiān suì" (Cinese tradizionale: 九千歲; letteralmente novemila anni) ribadendo così la loro posizione privilegiata, pur se inferiore a quella dell'Imperatore. Alle imperatrici, invece, veniva tradizionalmente rivolto il saluto "mille anni" (Cinese tradizionale: 千歲; Cinese semplificato: 千岁) invece che "diecimila", con l'importante eccezione dell'imperatrice vedova Cixi, che fu l'effettiva reggente della Cina dal 1861 al 1908, e alla quale veniva tributato il formale "Diecimila anni".

Utilizzo moderno
Dopo la Rivoluzione culturale, il saluto imperiale venne spesso tributato a Mao Zedong, e l'espressione "Máo Zhǔxí wànsuì!" (Cinese tradizionale: 毛主席萬歲; Cinese semplificato: 毛主席万岁; letteralmente "Il presidente Mao [possa vivere per] diecimila anni!") divenne comune.
Sulla Porta Tiananmen, a Pechino, campeggiano invece le scritte "Zhōnghuá Rénmín Gònghéguó wànsuì" (Cinese tradizionale: 中華人民共和國萬歲; Cinese semplificato: 中华人民共和国万岁; letteralmente "La Repubblica Popolare Cinese [durerà per] diecimila anni") e "Shìjiè rénmín dàtuánjié wànsuì"(Cinese tradizionale: 世界人民大團結萬歲; Cinese semplificato: 世界人民大团结万岁; letteralmente "La Grande Unità della popolazione mondiale [durerà per] diecimila anni").
A partire dagli anni ottanta, la locuzione wànsuì cessò di essere utilizzata formalmente, sia dagli organi del Partito Comunista Cinese che dai mezzi di comunicazione. Oggi viene utilizzata solo sporadicamente, in occasioni informali, come generica espressione di gioia o entusiasmo. Ad esempio, durante il campionato mondiale di calcio 2006, Huang Jianxiang di CCTV, nella sua nota telecronaca dove manifestò il suo entusiasmo per la vittoria dell'Italia contro l'Australia, esclamò "Yìdàlì wànsuì" (Cinese tradizionale: 義大利萬歲; Cinese semplificato: 意大利万岁), letteralmente "Diecimila anni Italia!", attirando le critiche della tv di stato.
Il termine "manse" era utilizzato in Corea del Nord per augurare "Lunga vita" al Caro Leader Kim Jong-il, capo indiscusso di Pyongyang.

In Giappone
In Giappone il termine cinese venne introdotto durante l'ottavo secolo come banzei (Kana: ばんぜい), e iniziò ad essere usato per salutare l'Imperatore nipponico alla stregua di quanto avveniva nel Continente.
L'espressione tornò in auge durante la Restaurazione Meiji (XIX secolo) nella forma banzai (Kana: ばんざい) -ancora oggi usata - allorché venne urlata dagli studenti universitari per salutare la promulgazione della Costituzione nel 1889.
Durante la seconda guerra mondiale, il grido Banzai! venne utilizzato come un urlo di guerra dai soldati giapponesi, tanto dalla fanteria (quando caricava i nemici con fucili o addirittura spade) quanto dai piloti (durante gli attacchi Kamikaze prima di precipitare con i loro aeroplani contro le navi alleate). Questi ultimi attacchi divennero noti presso le truppe statunitensi come "banzai charge" o "banzai attack", ed è in questo contesto che la parola "Banzai" è prevalentemente conosciuta in Occidente ancora oggi.

Riferimenti in opere occidentali
L'opportunità forse più frequente di ascoltare oggi la locuzione "Diecimila anni" nel mondo occidentale si ha assistendo ad una rappresentazione dell'opera lirica Turandot, musicata da Giacomo Puccini e rimasta incompiuta a causa della sua morte avvenuta nel 1924. Nel secondo atto, quadro secondo, la folla acclama infatti più volte "Diecimila anni al nostro Imperatore!".


sabato 21 dicembre 2019

Uechi-ryū

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Il Karate Uechi-ryū (上地流 Uechi-ryū) ("stile di Uechi") è uno stile tradizionale di karate okinawense di matrice prettamente cinese. Fu per la prima volta introdotto ad Okinawa da Kanbun Uechi, il quale vi fece ritorno dopo un soggiorno in Cina durato più di dieci anni. Kanbun aveva lasciato Okinawa nel 1897, recandosi a Fuzhou nella provincia del Fujian (regione nota per gli stili di lotta della Gru Bianca, in cui si formò anche Kanryo Higaonna) per sottrarsi alla circoscrizione militare obbligatoria che all'epoca imponeva ai giovani di prestare servizio nell'esercito giapponese. In Cina, Kanbun ebbe modo di studiare la box cinese sotto la guida di Shu Shi Wa, esperto conoscitore di una disciplina nota col nome di Pangai-noon (traducibile come "duro/morbido").
I Kata praticati nello Uechi-ryū sono otto. Tre sono quelli originariamente appresi da Kanbun durante il suo soggiorno presso Shu Shi Wa: Sanchin, Seisan e Sanseiryu; i cinque restanti invece, furono elaborati da suo figlio Kanei Uechi e dai suoi studenti dopo la seconda guerra mondiale. Kata principale, considerato la chiave di volta dell'intero stile è il Sanchin (traducibile come "tre conflitti"). Attraverso la pratica di questo esercizio isometrico che può a tutti gli effetti dirsi propedeutico alla pratica del Karate Uechi-ryū, si apprende la respirazione basilare dello stile e con la dovuta durezza/morbidezza il corpo del praticante si plasma, i muscoli si tonificano e la struttura ossea si consolida.

Armi
Sebbene il Karate Uechi-ryū non preveda l'uso di armi, molti maestri di Okinawa affiancano alla pratica del Karate quella del Kobudo, disciplina che prevede, contrariamente alla prima, l'impiego di un vasto arsenale di armi tradizionali, tra le quali figurano ad esempio: Bō, Nunchaku, Sai, Kama e Tonfa.

Kata
I Kata dello stile Uechi Ryu sono:
1. Sanchin
2. Kanshiwa
3. Kanshu
4. Seichin
5. Seisan
6. Seirui
7. Kanchin (anche conosciuto come Konchin)
8. Sanseiryu (anche conosciuto come Sanseirui o Sandairui)