La locuzione
Diecimila anni
è una esclamazione comune in
numerose lingue e culture dell'Estremo Oriente, nata in Cina e poi
diffusasi nei paesi limitrofi. Originariamente utilizzata come un
augurio di "lunga vita" rivolto all'Imperatore, oggi è
volta ad esprimere genericamente gioia, incoraggiamento o entusiasmo.
In occidente è principalmente noto
nella forma giapponese
banzai
(万歳),
ma trae la sua origine dall'antica espressione cinese
wànsuì
(Cinese tradizionale: 萬歲;
Cinese semplificato: 万岁;
Pinyin: wànsuì). La stessa espressione è utilizzata in Corea, dove
viene pronunciato
manse
(Hangŭl: 만세;
Hanja: 萬歲) ed in Vietnam,
nella forma sino-vietnamita vạn tuế o in quella nativa muôn năm.
Il suo significato può essere reso in
italiano come "Lunga vita!" o "Che [soggetto] possa
vivere a lungo!", essendo il numero diecimila utilizzato in Cina
per esprimere una generica quantità enorme, infinita.
L'espressione cinese wànsuì ha radici
molto antiche, ed era in origine un generico augurio di lunga vita e
buona salute. Fu solo durante la Dinastia Tang (618 – 907) che
iniziò ad essere utilizzata esclusivamente per rivolgersi
all'Imperatore, come un augurio alla lunga durata della sua vita e
del suo regno. Ben presto, venire salutati in questo modo divenne
prerogativa esclusiva del regnante: durante la Dinastia Ming,
rivolgere questo augurio ad altri che non l'Imperatore in persona era
considerato un atto sedizioso.
Nel tardo impero, non mancarono
comunque funzionari e cortigiani, come il potente eunuco Wei
Zhongxian, che aggirarono questa proibizione facendosi salutare con
la frase "jiǔ qiān suì" (Cinese tradizionale: 九千歲;
letteralmente novemila anni) ribadendo così la loro posizione
privilegiata, pur se inferiore a quella dell'Imperatore. Alle
imperatrici, invece, veniva tradizionalmente rivolto il saluto "mille
anni" (Cinese tradizionale: 千歲;
Cinese semplificato: 千岁)
invece che "diecimila", con l'importante eccezione
dell'imperatrice vedova Cixi, che fu l'effettiva reggente della Cina
dal 1861 al 1908, e alla quale veniva tributato il formale "Diecimila
anni".
Dopo la Rivoluzione culturale, il
saluto imperiale venne spesso tributato a Mao Zedong, e l'espressione
"Máo Zhǔxí wànsuì!" (Cinese tradizionale: 毛主席萬歲;
Cinese semplificato: 毛主席万岁;
letteralmente "Il presidente Mao [possa vivere per] diecimila
anni!") divenne comune.
Sulla Porta Tiananmen, a Pechino, campeggiano invece le scritte "Zhōnghuá Rénmín Gònghéguó wànsuì" (Cinese tradizionale: 中華人民共和國萬歲; Cinese semplificato: 中华人民共和国万岁; letteralmente "La Repubblica Popolare Cinese [durerà per] diecimila anni") e "Shìjiè rénmín dàtuánjié wànsuì"(Cinese tradizionale: 世界人民大團結萬歲; Cinese semplificato: 世界人民大团结万岁; letteralmente "La Grande Unità della popolazione mondiale [durerà per] diecimila anni").
Sulla Porta Tiananmen, a Pechino, campeggiano invece le scritte "Zhōnghuá Rénmín Gònghéguó wànsuì" (Cinese tradizionale: 中華人民共和國萬歲; Cinese semplificato: 中华人民共和国万岁; letteralmente "La Repubblica Popolare Cinese [durerà per] diecimila anni") e "Shìjiè rénmín dàtuánjié wànsuì"(Cinese tradizionale: 世界人民大團結萬歲; Cinese semplificato: 世界人民大团结万岁; letteralmente "La Grande Unità della popolazione mondiale [durerà per] diecimila anni").
A partire dagli anni ottanta, la
locuzione wànsuì cessò di essere utilizzata formalmente, sia dagli
organi del Partito Comunista Cinese che dai mezzi di comunicazione.
Oggi viene utilizzata solo sporadicamente, in occasioni informali,
come generica espressione di gioia o entusiasmo. Ad esempio, durante
il campionato mondiale di calcio 2006, Huang Jianxiang di CCTV, nella
sua nota telecronaca dove manifestò il suo entusiasmo per la
vittoria dell'Italia contro l'Australia, esclamò "Yìdàlì
wànsuì" (Cinese tradizionale: 義大利萬歲;
Cinese semplificato: 意大利万岁),
letteralmente "Diecimila anni Italia!", attirando le
critiche della tv di stato.
Il termine "manse" era
utilizzato in Corea del Nord per augurare "Lunga vita" al
Caro Leader Kim Jong-il, capo indiscusso di Pyongyang.
In Giappone il termine cinese venne
introdotto durante l'ottavo secolo come banzei (Kana: ばんぜい),
e iniziò ad essere usato per salutare l'Imperatore nipponico alla
stregua di quanto avveniva nel Continente.
L'espressione tornò in auge durante la
Restaurazione Meiji (XIX secolo) nella forma banzai (Kana: ばんざい)
-ancora oggi usata - allorché venne urlata dagli studenti
universitari per salutare la promulgazione della Costituzione nel
1889.
Durante la seconda guerra mondiale, il
grido Banzai! venne utilizzato come un urlo di guerra dai soldati
giapponesi, tanto dalla fanteria (quando caricava i nemici con fucili
o addirittura spade) quanto dai piloti (durante gli attacchi Kamikaze
prima di precipitare con i loro aeroplani contro le navi alleate).
Questi ultimi attacchi divennero noti presso le truppe statunitensi
come "banzai charge" o "banzai attack", ed è in
questo contesto che la parola "Banzai" è prevalentemente
conosciuta in Occidente ancora oggi.
L'opportunità forse più frequente di
ascoltare oggi la locuzione "Diecimila anni" nel mondo
occidentale si ha assistendo ad una rappresentazione dell'opera
lirica Turandot, musicata da Giacomo Puccini e rimasta incompiuta a
causa della sua morte avvenuta nel 1924. Nel secondo atto, quadro
secondo, la folla acclama infatti più volte "Diecimila anni al
nostro Imperatore!".
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