martedì 27 ottobre 2020

Perché le arti marziali si sono sviluppate in tutta l'Asia ma non nel resto del mondo?

Una domanda alquanto fuorviante. L'Europa e l'Africa hanno dozzine di arti marziali autoctone, semplicemente la maggior parte, con forse le sole eccezioni del pugilato (arte romana poi modernizzata dagli inglesi), lotta greco-romana/wrestling (entrambe derivazioni del Pancrazio olimipico) e la capoeira in misura minore non hanno usufruito dello stesso marketing che la mania di fare film d'arti marziali seguita al successo di Bruce Lee ha fornito alle controparti asiatiche. Senza contare che da noi un poco alla volta la società si è demilitarizzata, mentre nella maggior parte delle società asiatiche fino a tempi recenti permaneva una mentalità tribale che includeva anche l'essere pronti allo scontro fisico.

Detto questo, le arti marziali anche occidentali si stanno riprendendo a vari livelli. Lo scherma europea sta diventando molto popolare in tutto il mondo, incluso Cina e India



Kali, kickboxing e Krav Maga prendono a piene mani dalle discipline europee.



Karatè e Judo sono diventate praticamente danza classica, da quando gli occidentali le hanno trasformate in sport olimpici.



La capoeira anche se pochi la praticano come arte marziale diventa sempre più popolare:



Il pancrazio classico ha solo cambiato nome, adesso si chiama MMA



E c'è un gran ritorno di stili classici come il coltello veneziano ed il bastone genovese.




E gente che cerca di modernizzare il Flos Duellatorum.



Che non derivino in maniera troppo diretta dalle scuole romane o italiane, abbiamo il Savate Francese



Il Glima scandinavo



Per non lasciarci indietro niente, abbiamo anche l'Africa con il Dambe



Il Laamb



Bastone Etiope



Scherma Zulu



Lo Nguni



Lotta Turkana



Se riesci a fare un film che possa battere lo strapotere mediatico di Hong Kong, sono sicuro che la gente si metterebbe in fila per vederlo, se fatto bene. L'unico film interessante da questo punto di vista, per quanto di per sè orribile, è La Prova con Van Damme, la solita ora e mezza della sua faccia incazzata e spaccate, ma per lo meno i combattenti che arrivano da ogni parte del mondo combattono veramente ognuno con uno stile differente.


lunedì 26 ottobre 2020

Perché le tecniche di forgiatura della katana giapponese non si sono mai diffuse in Europa?

 Non ce n'e' mai stato il bisogno.

Le katane hanno cominciato a comparire nella loro forma moderna nel periodo Muromachi, ovvero tra il 1392 ed il 1573; il periodo coincide con lo sviluppo delle armi da fuoco in Europa.

Verso meta' del 1400 infatti gli archibugeri sono un reparto comune da trovare negli eserciti dei vari stati italiani ed in realta' potrebbero essere stati inventati persino un secolo prima, dato che la prima menzione del termine "archibugio" risale al 1364 (quando il duca di Milano ne acquisto' 70. Si sospetta che in realta' nel documento si riferissero agli schioppi che si', sono un'arma completamente diversa per quanto oggigiorno i termini siano sinonimi). Nel 1500 compaiono invece le prime pistole, rendendo le spade sempre piu' obsolete non soltanto in guerra ma persino nella difesa personale e nel brigantaggio.

E' gia' chiaro che in questo scenario l'importare le tecniche di forgiatura delle katane, peraltro gelosamente custodite dai fabbri, da una nazione che non soltanto è sempre stata lontanissima ma persino ostile con gli stranieri si mostrava gia' come un'idea poco sensata.


(Giusto per curiosita', questo era lo schioppo)


Il secondo aspetto era invece legato alla tecnica di forgiatura. Forgiare l'acciaio (ovvero riscaldare e martellare il metallo) è un procedimento che è sempre stato utilizzato per creare ed utensili di qualita' superiore ma occorre tenere a mente che è anche un processo che brucia e disperde il carbone del metallo nell'atmosfera.

Forgiare rimane comunque conveniente per altri motivi (introdurre irregolarita' nei pattern su cui il metallo si è sedimentato dopo la fusione, indurendolo), ma piegare e ripiegare gli stessi blocchi di metallo 10 volte indebolisce l'acciaio rendendolo sempre piu' fragile e vicino al ferro.

Come mai quindi i fabbri giapponesi lo usavano per rendere le spade piu' robuste? Perche' le tecniche di fusione erano piu' arretrate in Giappone rispetto all'Europa. Il tatara, la grande fornace tradizionale giapponese, utilizzava un processo gia' noto nell'Impero Romano… e proprio in virtu' di questa arretratezza si trattava di fornaci incapaci di fondere uniformemente i metalli al loro interno.

Questo il risultato della fusione:



una lastra metallica piena di impurita' che andava rotta con scalpelli e martelli per cercare al suo interno i pezzi di tamahagane, il vero acciaio giapponese, che comunque restava un acciaio pieno di impurita' anche se ricco di carbonio (cosa importante, visto che il lungo processo di forgiatura ne avrebbe rimosso molto).

La ripiegatura del metallo era quindi una tecnica ingegnosa utilizzata per compensare un acciaio estremamente fragile: le impurita' nel tamahagane, dal punto di fusione inferiore all'acciaio, piega dopo piega venivano liquefatte e distribuite uniformemente lungo tutta la lunghezza del metallo per creare infine una lama priva di sacche di impurita' che l'avrebbero resa piu' fragile in certi punti.

Nello stesso periodo i fabbri occidentali fondevano invece i metalli nei crogioli, dove la maggiore temperatura produceva acciai superiori che non richiedevano una forgiatura cosi' lunga ed elaborata; anzi, utilizzarla su acciai gia' privi di impurita' ne avrebbe soltanto abbassate resistenza e qualita'.


domenica 25 ottobre 2020

Uno dei migliori aneddoti conosciuti su Sun Tzu

Prima di assumere Sun Tzu, il re di Wu volle testare le abilità di Sun Tzu ordinandogli di addestrare un harem di 360 concubine in modo che diventassero bravi soldati.

Sun Tzu divise le donne in due compagnie, nominando le due concubine favorite dal re come comandanti delle compagnie. Quando Sun Tzu ordinò alle concubine di guardare a destra, risero. In risposta, Sun Tzu disse che il generale, in questo caso egli stesso, era responsabile di assicurarsi che i soldati capissero i comandi impartiti.

Di conseguenza, Sun Tzu ribadì il comando e di nuovo le concubine scoppiarono a ridere.

Sun Tzu ordinò quindi l'esecuzione delle due concubine preferite del re, tra le proteste del re. Egli spiegò che se i soldati capivano i comandi del generale, ma non obbedivano, era colpa degli ufficiali.

Sun Tzu disse anche che, una volta nominato un generale, era suo dovere portare a termine la sua missione, anche se il re avesse protestato. Dopo che entrambe le concubine furono uccise, furono scelte due nuove donne come ufficiali per sostituirle.

Successivamente, entrambe le compagnie, ormai ben consapevoli del prezzo di un'ulteriore frivolezza, eseguirono gli ordini in modo impeccabile.



sabato 24 ottobre 2020

 

La storia della Naginata dalle origini all’età moderna




Origini che si perdono nella notte dei tempi

Sebbene la naginata sia probabilmente la più antica arma del Giappone, non ne abbiamo tracce storiche sino al VIII secolo d.c. L’alabarda giapponese fa la sua prima apparizione ufficiale tra le pagine del Kojiki di O no Yasumaro, pubblicato del 712 d.c.. Prima di questa data, non vi sono dati certi, e possiamo solo fare delle supposizioni in merito alle origini e all’utilizzo di quest’arma bianca.

Alcuni storici ritengono che la naginata sia l’evoluzione di uno strumento agricolo, una specie di lunga zappa, che venne adoperata a partire dal III secolo a.C. dai contadini giapponesi non solo per la coltivazione dei campi, ma anche per la difesa dai predoni. Altri ritengono che quest’arma sarebbe una diretta evoluzione della spada giapponese, avvenuta dopo l’introduzione dell’acciaio in Giappone dall’Asia. Il nuovo materiale, che venne a sostituirsi nella costruzione delle lame al bronzo, permise l’invenzione di nuove armi, più lunghe e più robuste. Tra queste annoveriamo la naginata e lo yari (la picca giapponese). Infine c’è chi ritiene che l’alabarda giapponese sia discesa direttamente dalle alabarde cinesi, giunte in Giappone durante le prime grandi migrazioni, attorno al 200 a.C.

Nessuna delle tre teorie sembra predominare sulle altre, ma la storia della Naginata in Giappone si estende per più di duemila anni.

La Naginata come contromossa all’uso della cavalleria

L’adozione della naginata come arma da guerra va di pari passo con l’avvento della cavalleria nelle grandi battaglie.


Per un guerriero appiedato, che non possegga un cavallo, fronteggiare un avversario montato a cavallo è un’impresa pressoché impossibile.


Il samurai a cavallo si trova naturalmente in una posizione privilegiata: è più in alto – difficile da raggiungere -, è più veloce ed ha la possibilità di colpire in favore di gravità – dall’alto verso il basso. In uno scontro di questo tipo, con la sola katana in mano, il guerriero appiedato è pressoché spacciato. Il cavaliere, invece, probabilmente ne uscirà indenne.

L’uso massiccio della cavalleria nelle guerre dell’epoca Nara (VIII secolo) e Heian (VIII – XII secolo), portò allo sviluppo e alla diffusione di tutti quegli strumenti che permettevano di spostare su lunghezze più ampie la distanza di combattimento: gli archi e, ovviamente, la naginata e lo yari. Grazie alla sua lunghezza infatti e alla sua particolare conformazione, la naginata si prestava a un compito prima impossibile: l’azzeramento del fattore ‘cavallo’, che tanto vantaggio dava alla cavalleria giapponese. Un Bushi addestrato all’uso della naginata poteva facilmente recidere, con la sua arma, i tendini delle gambe dei cavalli, rendendoli inservibili. Il cavaliere, una volta azzoppato il cavallo, veniva inevitabilmente scaraventato a terra, diventando un facile obiettivo di un avversario armato di naginata o di yari, che grazie alla lunga distanza consentita da queste armi, riusciva a colpire il Bushi atterrato, mantenendosi fuori portata dai suoi eventuali fendenti. Inoltre le naginata, in mancanza di yari, potevano essere utilizzate come picche, opponendo ad una carica di cavalleria un muro di lame innestate, difficilmente superabile anche dal più agile dei cavalli.


Un’arma tutta al femminile?

Fino a qualche anno fa, si tendeva a considerare, anche in Giappone, la naginata un’arma principalmente femminile, ma non è sempre stato così…

Nel periodo di maggior utilizzo della naginata (e cioè tra VIII e il XVII secolo), quest’arma era ampiamente utilizzata dai Bushi e dai fanti – maschi. Vi sono state, sebbene non molte, donne samurai (le onna-bugeisha), in questo arco di secoli. Benché molte donne samurai di quest’epoca siano tradizionalmente raffigurate con la naginata in mano, non è storicamente provato che preferissero l’utilizzo dell’alabarda giapponese ad altre armi. La notissima Tomoe Gozen, che partecipò alla guerra Genpei (1180 – 1185), ci viene, per esempio, tramandata tramite le pagine del Heike Monogatari come una guerriera indomita (e bellissima) armata di arco e di katana…




Con l’avvento delle armi da fuoco (XVII secolo), gioco forza, lo stile di guerra cambiò e la Naginata perse parte della sua utilità nelle battaglie in campo aperto. Continuò però a essere tramandata e insegnata come parte della cultura del Bushi del suo addestramento, all’interno del bujutsu. Durante l’era Takugawa la naginata perse la sua importanza come arma da campo, e venne riconfigurata come arma da duello e da difesa delle fortezze e degli edifici privati. Ma chi restava ‘a casa’ a difendere le fortezze, le case e i monasteri quando i Bushi e i guerrieri erano impegnati nelle non rare battaglie? A chi spettava l’onore e l’onere e difendere gli averi e gli abitanti in assenza dei grandi guerrieri? Spettava alle donne della classe samurai, le onna-bugeisha, e ai monaci guerrieri, i temibili sohei. Fu così che la naginata, poco alla volta, passò di mano divenendo un’arma femminile. L’alabarda giapponese infatti è l’arma che – grazie alla maggiore distanza tra i contendenti e quindi alla minor probabilità del contatto diretto – permette di neutralizzare eventuali squilibri di forza, di altezza e di peso e quindi la più adatta ad essere maneggiata da una donna samurai che si trovi a dover combattere contro un uomo.


Le ultime battaglie e l’esercito delle donne di Takeko Nakano

Le ultime battaglie che videro sul campo dei reparti di Naginata avvennero nella seconda metà dell‘800, durante la guerra dei Boshin e la rivolta di Satsuma. Nel primo caso si fronteggiarono le forze fedeli allo shogun Tokugawa e le forze fautrici della restaurazione dell’imperatore Meiji, nel secondo, invece alcuni ex samurai fautori della restaurazione insorsero contro il governo Meiji, a causa della cancellazione della classe dei samurai e dell’eccessiva occidentalizzazione promossa da tale governo. In entrambi i casi le sorti delle guerre furono favorevoli alla fazione imperiale.



Nella guerra dei Boshin, e nello specifico nella battaglia di Aizu, ricordiamo l’impresa dello Joshitai – l’esercito femminile. Lo Joshitai, era un reparto non ufficiale composto da una ventina di donne samurai armate di naginata e guidate da Nakano Takeko. Queste onna-bugeisha scesero in campo di fianco alle truppe dello shogun per difendere dall’assedio il castello di Aizu-Wakamatsu, affrontando all’arma bianca le forze imperiali, soverchianti in numero e armate di fucili. La battaglia andò come si può facilmente immaginare, e Nakano Takeko, ferita a morte, pur di non cadere nelle mani nemiche, si suicidò con l’aiuto della sorella Yuko. Il castello cadde poco tempo dopo.


Takeko Nakano è normalmente considerata l’ultima donna samurai della storia giapponese.


La sua figura, come quella di tutto lo Joshitai, è oggetto ancora oggi di grande rispetto e di rievocazioni.


La storia moderna della Naginata

La storia moderna della Naginata, segue per lo più, il destino di tutte le altre arti marziali giapponesi. Con la restaurazione Meji, e con la cancellazione della classe samurai la Naginata passò dall’essere una disciplina marziale in senso stretto, ad essere una disciplina pedagogica riservata alle ragazze nipponiche. La Naginata venne introdotta nelle discipline scolastiche agli inizi del ‘900 come alternativa femminile al Judo e al Kendo praticato dai ragazzi. Tale prassi proseguì per tutto il periodo Showa (sino cioè al 1989), con la sola pausa dell’occupazione alleata e della proibizione delle arti marziali in Giappone.

Durante la seconda guerra mondiale e con la fondazione della All Japan Naginata Federation (1955) si procedette ad una standardizzazione della disciplina della Naginata, cercando di integrare in un’unica forma il contributo di tutte le antiche scuole (ryu) giunte sino all’epoca moderna. Il processo di uniformazione è terminato con gli anni cinquanta con la creazione dell’Atarashii Naginata, la Naginata moderna. Al giorno d’oggi, grazie all’AJNF in tutto il mondo si pratica la Naginata Atarashii, normalmente chiamata semplicemente “Naginata”.


Al pari del Kendo, la Naginata moderna è un’arte di combattimento a due, che può essere praticata anche a livello agonistico sia dagli uomini che dalle donne.





venerdì 23 ottobre 2020

Da cosa nasce la credenza che l'anima di un samurai sia contenuta nella sua katana?

Anche nel mondo occidentale accadde questo processo, basti pensare alla Durlindana o a Excalibur.

Già in tempi remoti, in Asia centrale le spade rivestivano una posizione importante, come simboli religiosi prebuddhisti, soprattutto in Nepal, Tibet e Cina. Probabilmente, le spade cerimoniali cinesi hanno influenzato la forma arcaica delle katana.

Tuttavia, la katana ha rappresentato sempre qualcosa di intrinsecamente "vivo" per un samurai, nella cultura popolare, soprattutto per l'animismo che pervade il Sol Levante. Le spade venivano considerate delle vere e proprie entità spirituali, quasi se non alla pari con i kami.

Non solo la personalità dell'utilizzatore era contenuta nell'arma, nella katana risiedeva pure l'anima di chi l'aveva forgiata. Famosi sono Masamune ed un altro fabbro, Muramasa, ritenuto (probabilmente a torto) suo allievo.

Entrambi grandi forgiatori, ma il primo era un artigiano stimatissimo, come lo erano le sue lame, di conseguenza; mentre Muramasa era il classico genio squilibrato. Era credenza comune che le spade di Muramasa esercitassero un potere particolarmente forte sull'utilizzatore, e che spingessero quest'ultimo ad avere sete di sangue, inclusi omicidi e il suicidio.

Si dice che Ieyasu Tokugawa venne ferito accidentalmente due volte da delle creazioni di Muramasa. Inoltre, Ieyasu era preoccupato del fatto che, secondo dicerie, suo nonno era stato ucciso da una katana Muramasa, e suo padre pugnalato con un'altra delle fatiche del diabolico fabbro. Ci sono pure opere kabuki che citano la nefasta influenza di queste lame maledette. Ovviamente, però, per le fazioni anti-Tokugawa, queste lame erano consideratissime… La paranoia di Tokugawa per Muramasa divenne così grande che Sanada Yukimura, un samurai ostile a Ieyasu, utilizzò apposta una Muramasa, perché portava iella all'odiato nemico. Se da un lato lo shogun aveva paura delle lame perché lo avevano ferito, dall'altra i nemici credevano che le Muramasa lo avessero ferito proprio per una maledizione che gravava contro lo shogun stesso. Questo non fece altro che conferire forza ad una credenza, trasformandola in un vero e proprio maleficio.

Queste spade vennero cancellate dagli annali delle corporazioni degli esperti.

La Honjo Masamune è una delle più famose katane, simbolo dello Shogunato ed uno dei Tesori Nazionali giapponesi. Rimasta in Giappone fino al 1945, è passata di mano in mano, in possesso di celebri guerrieri come Totoyomi Hideyoshi, lo stesso Ieyasu Tokugawa, fino all'ultimo possessore in terra nipponica (ed ultimo possessore noto), Tokugawa Iemasa. Un' altra Masamune é stata in possesso di Ishida Mitsunari, ed è quella che vediamo qui sotto:



Come si evince dai dati qui sopra, i samurai erano ben contenti di impugnare un'opera di Masamune, poiché il forgiatore veniva considerato non solo abilissimo, ma anche retto ed equilibrato. Quindi le sue creazioni non potevano che essere eccellenti, in un certo senso "benigne".

Queste credenze sono correlate soprattutto alle energie psicofisiche necessarie e rivolte allo scopo, degli utilizzatori e dei creatori, che verrebbero "infuse" nella spada. In Giappone, l'animismo ha ancora oggi degli effetti più o meno visibili sulla società. Basti pensare al concetto di kegare. Il kegare è una contaminazione spirituale che avviene per contatto.

Probabilmente, esso è un ragionamento non dissimile a quello che i samurai adottavano con le lame del "fabbro maledetto"; e questo nonostante all' epoca questi artigiani fossero guardati con stima e rispetto, proprio per l'aiuto che davano, forgiando lame micidiali ma moralmente degne, in quanto i fabbri stessi dovevano essere esempi di moralità.

Allo stesso modo, i samurai impregnavano spiritualmente le loro armi, tanto è vero che le katane stesse venivano, e vengono ribattezzate con il nome del loro possessore originario, o più illustre, come nel caso delle succitate Ishida Masamune, o della Honjo Masamune (tutti e due nomi della famiglia di appartenenza, non nomi personali in senso stretto). A volte, queste armi venivano conquistate ad avversari stimati per la loro abilità, e per questo avevano già un valore altissimo, come ci insegna la Honjo Masamune, conquistata probabilmente da Honjō Shigenaga; la leggendaria spada fu presa dalle mani di Umanosuke, che aveva già un buon numero di teste nemiche, quali trofei.


giovedì 22 ottobre 2020

All'epoca del Giappone feudale, le donne potevano diventare Samurai o gli era proibito?

 

Posto che il termine migliore è bushi, guerriero, perché samurai è un termine vicino ad attendente che si è poi avvicinato a samurai, la risposta è sì.

Ecco la voce in inglese di Wikipedia.

Era comunque un fenomeno raro.

Onna-bugeisha (女 武 芸 者, "artista marziale femminile") era un tipo di guerriera femminile appartenente alla nobiltà giapponese. Queste donne erano impegnate in battaglia, di solito insieme agli uomini samurai. Erano membri della classe bushi (samurai) nel Giappone feudale e venivano addestrati all'uso delle armi per proteggere la famiglia, la famiglia e l'onore in tempo di guerra. Icone importanti come Tomoe Gozen, Nakano Takeko e Hōjō Masako sono famosi esempi di onna-bugeisha.

Aggiungo solo una piccola curiosità per gli amanti del budo. Nella foto qui sotto la guerriera impugna una naginata, arma che, pur essendo usata anche dagli uomini, per le sue caratteristiche tecniche venne adottata dalle donne che difendevano la propria casa quando i mariti erano in guerra.



mercoledì 21 ottobre 2020

Un fatto poco noto su Taiwan

A Taiwan hanno escogitato un modo decisamente originale per combattere l'evasione fiscale.

Conosciuta in cinese come 統一 發票 (Tǒngyī Fāpiào), la lotteria degli scontrini fiscali è stata creata per incoraggiare l'emissione di ricevute fiscali, dando ai consumatori un incentivo all'acquisto nei negozi che legalmente dichiarano le imposte sulle vendite.

Ogni due mesi, vengono estratti casualmente i numeri che corrispondono agli otto numeri stampati nella parte superiore di una ricevuta legale.

La lotteria delle ricevute è aperta a tutti a Taiwan, compresi gli stranieri, e può essere facilmente scambiata con premi in denaro in un negozio con prova di identificazione (per importi fino a 1.000). Le vincite maggiori possono essere riscattate presso le banche. Occorre però assicurarsi sempre che la ricevuta vincente sia stata timbrata dal negozio da cui è stato effettuato l'acquisto originale.

Chissà se anche da noi…



martedì 20 ottobre 2020

In una battaglia uno contro uno, uno spadaccino avrebbe potuto battere un samurai




Nel 1610 sulle acque vicino a Nagasaki avvenne una battaglia chiamata incidente di Nossa Senhora de Graca (ノ サ ・ セ ニ ョ ー ラ ・ ダ ・ グ ラ サ 号 事件,)
Si dice che Andrea Pessoa, il governatore portoghese di Macao, ha ucciso 12 samurai in uno scontro uno contro uno mentre questi stavano cercando di salire a bordo della sua nave (fonti diverse, numeri diversi). Prima di quell'incidente Pessoa uccise una grande quantità di banditi giapponesi che commisero crimini a Macao e affondò 3 delle loro navi. Il suo inseguimento finì in Giappone dove il clan locale lo fronteggiò con l'aiuto dei banditi, e dove tutti i 40 portoghesi morirono nella lotta senza nemmeno pensare a una possibile resa, ma facendo esplodere la loro nave nera. Le forze dei Samurai erano in migliaia e molte centinaia morirono in questo modo. I giapponesi non osarono attaccare durante il giorno. La battaglia durò 4 giorni.
Questa resistenza disperata e fatale colpì all'epoca i giapponesi e i ricordi dell'evento persistono nel Giappone di oggi. Il coraggio del portoghese viene celebrato ogni ottobre a Nagaski. Pessoa era un famoso schermidore e guerriero ed ebbe la morte di un guerriero. I leader dell'attacco furono successivamente puniti dallo shogun a causa di alcuni intrighi. La città di Nagasaki fu praticamente istituita dai portoghesi, e questi erano cruciali per i giapponesi nel loro commercio con la Cina. Questa bandì un divieto per il commercio diretto con il Giappone: niente portoghesi, niente kimono in Giappone.


lunedì 19 ottobre 2020

Alcuni fatti poco conosciuti sulla Cina


Le spose cinesi spesso indossano abiti di colore rosso, considerato di buon auspicio.

La metà dei maiali presenti sulla Terra si trova in Cina


Il gelato è nato in Cina

Nella Cina occidentale l'alba può tardare fino alle 10 di mattina


L'esercito cinese ha una divisione ufficiale formata da 10,000 piccioni.


L'ascensore di Bailon trasporta i visitatori per oltre 300 metri fino alla sommità di una scarpata.


Il fumo uccide 1 milione di cinesi ogni anno.


Molti cinesi amano giocare agli smart puzzle games, e testare le loro abilità. Molti dei più famosi puzzle del mondo provengono dalla Cina.


Le statistiche che riguardano le morti per esecuzione sono di quattro volte superiori a qualsiasi altro paese nel mondo.


La carta igienica è stata inventata in Cina intorno al 1300.


Una persona su cinque nel mondo è cinese.

In Cina ogni anno è rappresentato da uno dei 12 animali dello zodiaco.


100 milioni di persone in Cina vivono con meno di 1$ al giorno.


La lingua cinese consiste di 40,000 caratteri, e i bambini quando raggiungono la quarta elementare devono conoscerne almeno 2000.


Le oche sono usate dalla polizia al posto dei cani.


Se respiri l'aria di Pechino per un giorno, senza indossare una mascherina, equivale a fumare 21 sigarette.


Il calcio è stato inventato in Cina.

Il più grande ingorgo stradale della storia, di oltre 62 miglia e durato 12 giorni è avvenuto a Shanghai.


Nel 2011 la Cina ha consumato 42.5 miliardi di pacchetti di noodles istantanei.


Sono state create delle aree pedonali apposite per coloro che usano sempre il cellulare, così da impedire scontri con altri pedoni.