lunedì 26 ottobre 2020

Perché le tecniche di forgiatura della katana giapponese non si sono mai diffuse in Europa?

 Non ce n'e' mai stato il bisogno.

Le katane hanno cominciato a comparire nella loro forma moderna nel periodo Muromachi, ovvero tra il 1392 ed il 1573; il periodo coincide con lo sviluppo delle armi da fuoco in Europa.

Verso meta' del 1400 infatti gli archibugeri sono un reparto comune da trovare negli eserciti dei vari stati italiani ed in realta' potrebbero essere stati inventati persino un secolo prima, dato che la prima menzione del termine "archibugio" risale al 1364 (quando il duca di Milano ne acquisto' 70. Si sospetta che in realta' nel documento si riferissero agli schioppi che si', sono un'arma completamente diversa per quanto oggigiorno i termini siano sinonimi). Nel 1500 compaiono invece le prime pistole, rendendo le spade sempre piu' obsolete non soltanto in guerra ma persino nella difesa personale e nel brigantaggio.

E' gia' chiaro che in questo scenario l'importare le tecniche di forgiatura delle katane, peraltro gelosamente custodite dai fabbri, da una nazione che non soltanto è sempre stata lontanissima ma persino ostile con gli stranieri si mostrava gia' come un'idea poco sensata.


(Giusto per curiosita', questo era lo schioppo)


Il secondo aspetto era invece legato alla tecnica di forgiatura. Forgiare l'acciaio (ovvero riscaldare e martellare il metallo) è un procedimento che è sempre stato utilizzato per creare ed utensili di qualita' superiore ma occorre tenere a mente che è anche un processo che brucia e disperde il carbone del metallo nell'atmosfera.

Forgiare rimane comunque conveniente per altri motivi (introdurre irregolarita' nei pattern su cui il metallo si è sedimentato dopo la fusione, indurendolo), ma piegare e ripiegare gli stessi blocchi di metallo 10 volte indebolisce l'acciaio rendendolo sempre piu' fragile e vicino al ferro.

Come mai quindi i fabbri giapponesi lo usavano per rendere le spade piu' robuste? Perche' le tecniche di fusione erano piu' arretrate in Giappone rispetto all'Europa. Il tatara, la grande fornace tradizionale giapponese, utilizzava un processo gia' noto nell'Impero Romano… e proprio in virtu' di questa arretratezza si trattava di fornaci incapaci di fondere uniformemente i metalli al loro interno.

Questo il risultato della fusione:



una lastra metallica piena di impurita' che andava rotta con scalpelli e martelli per cercare al suo interno i pezzi di tamahagane, il vero acciaio giapponese, che comunque restava un acciaio pieno di impurita' anche se ricco di carbonio (cosa importante, visto che il lungo processo di forgiatura ne avrebbe rimosso molto).

La ripiegatura del metallo era quindi una tecnica ingegnosa utilizzata per compensare un acciaio estremamente fragile: le impurita' nel tamahagane, dal punto di fusione inferiore all'acciaio, piega dopo piega venivano liquefatte e distribuite uniformemente lungo tutta la lunghezza del metallo per creare infine una lama priva di sacche di impurita' che l'avrebbero resa piu' fragile in certi punti.

Nello stesso periodo i fabbri occidentali fondevano invece i metalli nei crogioli, dove la maggiore temperatura produceva acciai superiori che non richiedevano una forgiatura cosi' lunga ed elaborata; anzi, utilizzarla su acciai gia' privi di impurita' ne avrebbe soltanto abbassate resistenza e qualita'.


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