Noi tendiamo ad avere una visione
sportiva del
karate.
Nel
karate
sportivo, gli atleti usano il
pugno diretto, calcio circolare o laterale, laterale girato, calcio a
uncino.
Il calcio frontale è usato meno.
Usano poi la
spazzata, spesso abbinata ad un attacco di pugno, per coprire la
visuale all'avversario.
Insomma,
6 o 7 attacchi e sono sempre quelli.
Potrebbe bastare, perchè
saper fare benissimo 6 o 7 tecniche è meglio che saperne fare 1000
in modo approssimativo, ma ciò che rende poco pratico, realistico ed
utilizzabile il
karate
è che il combattimento è sempre
interrotto.
Lo interrompono per un contatto, un contatto
eccessivo, un colpo irregolare un' uscita…
Tu mandi i bambini a
lezione e tutti i maestri sono ossessionati dalle gare!
Acquisiscono
la cintura nera attraverso le gare.
Il
karate
è invece un universo molto più
complesso e completo.
Ci sono tecniche di calcio, gomito, persino
testate, proiezioni.
Si studia allora il bunkai, ossia l'
applicazione pratica dei kata.
Pochissimi insegnanti lo insegnano,
perchè moltissimi non lo conoscono.
La maggior parte delle
cinture nere non conosce il bunkai, per cui esegue i kata, come la
coreografia di un balletto.
C'è sempre stato il problema di
codificare il
karate.
Molto
prima che Gichin Funakoshi codificasse lo Shotokan, è stato scrtto
un antico testo, "Bubishi", definito la bibbia del
karate.
Esso
illustra tantissime tecniche di
"karate
da strada", pratiche per l'
autodifesa.
Non dimentichiamo che il
karate
prevede anche combattimento a
terra.
Si tratta di tecniche di rottura e colpi, non si lotta,
perchè i Giapponesi ritenevano inutile inserire nel
karate
quanto esisteva già nel jujitsu e
bastava andarselo a studiare; sarebbe stata una ripetizione delle
stesse cose.
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