venerdì 23 ottobre 2020

Da cosa nasce la credenza che l'anima di un samurai sia contenuta nella sua katana?

Anche nel mondo occidentale accadde questo processo, basti pensare alla Durlindana o a Excalibur.

Già in tempi remoti, in Asia centrale le spade rivestivano una posizione importante, come simboli religiosi prebuddhisti, soprattutto in Nepal, Tibet e Cina. Probabilmente, le spade cerimoniali cinesi hanno influenzato la forma arcaica delle katana.

Tuttavia, la katana ha rappresentato sempre qualcosa di intrinsecamente "vivo" per un samurai, nella cultura popolare, soprattutto per l'animismo che pervade il Sol Levante. Le spade venivano considerate delle vere e proprie entità spirituali, quasi se non alla pari con i kami.

Non solo la personalità dell'utilizzatore era contenuta nell'arma, nella katana risiedeva pure l'anima di chi l'aveva forgiata. Famosi sono Masamune ed un altro fabbro, Muramasa, ritenuto (probabilmente a torto) suo allievo.

Entrambi grandi forgiatori, ma il primo era un artigiano stimatissimo, come lo erano le sue lame, di conseguenza; mentre Muramasa era il classico genio squilibrato. Era credenza comune che le spade di Muramasa esercitassero un potere particolarmente forte sull'utilizzatore, e che spingessero quest'ultimo ad avere sete di sangue, inclusi omicidi e il suicidio.

Si dice che Ieyasu Tokugawa venne ferito accidentalmente due volte da delle creazioni di Muramasa. Inoltre, Ieyasu era preoccupato del fatto che, secondo dicerie, suo nonno era stato ucciso da una katana Muramasa, e suo padre pugnalato con un'altra delle fatiche del diabolico fabbro. Ci sono pure opere kabuki che citano la nefasta influenza di queste lame maledette. Ovviamente, però, per le fazioni anti-Tokugawa, queste lame erano consideratissime… La paranoia di Tokugawa per Muramasa divenne così grande che Sanada Yukimura, un samurai ostile a Ieyasu, utilizzò apposta una Muramasa, perché portava iella all'odiato nemico. Se da un lato lo shogun aveva paura delle lame perché lo avevano ferito, dall'altra i nemici credevano che le Muramasa lo avessero ferito proprio per una maledizione che gravava contro lo shogun stesso. Questo non fece altro che conferire forza ad una credenza, trasformandola in un vero e proprio maleficio.

Queste spade vennero cancellate dagli annali delle corporazioni degli esperti.

La Honjo Masamune è una delle più famose katane, simbolo dello Shogunato ed uno dei Tesori Nazionali giapponesi. Rimasta in Giappone fino al 1945, è passata di mano in mano, in possesso di celebri guerrieri come Totoyomi Hideyoshi, lo stesso Ieyasu Tokugawa, fino all'ultimo possessore in terra nipponica (ed ultimo possessore noto), Tokugawa Iemasa. Un' altra Masamune é stata in possesso di Ishida Mitsunari, ed è quella che vediamo qui sotto:



Come si evince dai dati qui sopra, i samurai erano ben contenti di impugnare un'opera di Masamune, poiché il forgiatore veniva considerato non solo abilissimo, ma anche retto ed equilibrato. Quindi le sue creazioni non potevano che essere eccellenti, in un certo senso "benigne".

Queste credenze sono correlate soprattutto alle energie psicofisiche necessarie e rivolte allo scopo, degli utilizzatori e dei creatori, che verrebbero "infuse" nella spada. In Giappone, l'animismo ha ancora oggi degli effetti più o meno visibili sulla società. Basti pensare al concetto di kegare. Il kegare è una contaminazione spirituale che avviene per contatto.

Probabilmente, esso è un ragionamento non dissimile a quello che i samurai adottavano con le lame del "fabbro maledetto"; e questo nonostante all' epoca questi artigiani fossero guardati con stima e rispetto, proprio per l'aiuto che davano, forgiando lame micidiali ma moralmente degne, in quanto i fabbri stessi dovevano essere esempi di moralità.

Allo stesso modo, i samurai impregnavano spiritualmente le loro armi, tanto è vero che le katane stesse venivano, e vengono ribattezzate con il nome del loro possessore originario, o più illustre, come nel caso delle succitate Ishida Masamune, o della Honjo Masamune (tutti e due nomi della famiglia di appartenenza, non nomi personali in senso stretto). A volte, queste armi venivano conquistate ad avversari stimati per la loro abilità, e per questo avevano già un valore altissimo, come ci insegna la Honjo Masamune, conquistata probabilmente da Honjō Shigenaga; la leggendaria spada fu presa dalle mani di Umanosuke, che aveva già un buon numero di teste nemiche, quali trofei.


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