sabato 24 ottobre 2020

 

La storia della Naginata dalle origini all’età moderna




Origini che si perdono nella notte dei tempi

Sebbene la naginata sia probabilmente la più antica arma del Giappone, non ne abbiamo tracce storiche sino al VIII secolo d.c. L’alabarda giapponese fa la sua prima apparizione ufficiale tra le pagine del Kojiki di O no Yasumaro, pubblicato del 712 d.c.. Prima di questa data, non vi sono dati certi, e possiamo solo fare delle supposizioni in merito alle origini e all’utilizzo di quest’arma bianca.

Alcuni storici ritengono che la naginata sia l’evoluzione di uno strumento agricolo, una specie di lunga zappa, che venne adoperata a partire dal III secolo a.C. dai contadini giapponesi non solo per la coltivazione dei campi, ma anche per la difesa dai predoni. Altri ritengono che quest’arma sarebbe una diretta evoluzione della spada giapponese, avvenuta dopo l’introduzione dell’acciaio in Giappone dall’Asia. Il nuovo materiale, che venne a sostituirsi nella costruzione delle lame al bronzo, permise l’invenzione di nuove armi, più lunghe e più robuste. Tra queste annoveriamo la naginata e lo yari (la picca giapponese). Infine c’è chi ritiene che l’alabarda giapponese sia discesa direttamente dalle alabarde cinesi, giunte in Giappone durante le prime grandi migrazioni, attorno al 200 a.C.

Nessuna delle tre teorie sembra predominare sulle altre, ma la storia della Naginata in Giappone si estende per più di duemila anni.

La Naginata come contromossa all’uso della cavalleria

L’adozione della naginata come arma da guerra va di pari passo con l’avvento della cavalleria nelle grandi battaglie.


Per un guerriero appiedato, che non possegga un cavallo, fronteggiare un avversario montato a cavallo è un’impresa pressoché impossibile.


Il samurai a cavallo si trova naturalmente in una posizione privilegiata: è più in alto – difficile da raggiungere -, è più veloce ed ha la possibilità di colpire in favore di gravità – dall’alto verso il basso. In uno scontro di questo tipo, con la sola katana in mano, il guerriero appiedato è pressoché spacciato. Il cavaliere, invece, probabilmente ne uscirà indenne.

L’uso massiccio della cavalleria nelle guerre dell’epoca Nara (VIII secolo) e Heian (VIII – XII secolo), portò allo sviluppo e alla diffusione di tutti quegli strumenti che permettevano di spostare su lunghezze più ampie la distanza di combattimento: gli archi e, ovviamente, la naginata e lo yari. Grazie alla sua lunghezza infatti e alla sua particolare conformazione, la naginata si prestava a un compito prima impossibile: l’azzeramento del fattore ‘cavallo’, che tanto vantaggio dava alla cavalleria giapponese. Un Bushi addestrato all’uso della naginata poteva facilmente recidere, con la sua arma, i tendini delle gambe dei cavalli, rendendoli inservibili. Il cavaliere, una volta azzoppato il cavallo, veniva inevitabilmente scaraventato a terra, diventando un facile obiettivo di un avversario armato di naginata o di yari, che grazie alla lunga distanza consentita da queste armi, riusciva a colpire il Bushi atterrato, mantenendosi fuori portata dai suoi eventuali fendenti. Inoltre le naginata, in mancanza di yari, potevano essere utilizzate come picche, opponendo ad una carica di cavalleria un muro di lame innestate, difficilmente superabile anche dal più agile dei cavalli.


Un’arma tutta al femminile?

Fino a qualche anno fa, si tendeva a considerare, anche in Giappone, la naginata un’arma principalmente femminile, ma non è sempre stato così…

Nel periodo di maggior utilizzo della naginata (e cioè tra VIII e il XVII secolo), quest’arma era ampiamente utilizzata dai Bushi e dai fanti – maschi. Vi sono state, sebbene non molte, donne samurai (le onna-bugeisha), in questo arco di secoli. Benché molte donne samurai di quest’epoca siano tradizionalmente raffigurate con la naginata in mano, non è storicamente provato che preferissero l’utilizzo dell’alabarda giapponese ad altre armi. La notissima Tomoe Gozen, che partecipò alla guerra Genpei (1180 – 1185), ci viene, per esempio, tramandata tramite le pagine del Heike Monogatari come una guerriera indomita (e bellissima) armata di arco e di katana…




Con l’avvento delle armi da fuoco (XVII secolo), gioco forza, lo stile di guerra cambiò e la Naginata perse parte della sua utilità nelle battaglie in campo aperto. Continuò però a essere tramandata e insegnata come parte della cultura del Bushi del suo addestramento, all’interno del bujutsu. Durante l’era Takugawa la naginata perse la sua importanza come arma da campo, e venne riconfigurata come arma da duello e da difesa delle fortezze e degli edifici privati. Ma chi restava ‘a casa’ a difendere le fortezze, le case e i monasteri quando i Bushi e i guerrieri erano impegnati nelle non rare battaglie? A chi spettava l’onore e l’onere e difendere gli averi e gli abitanti in assenza dei grandi guerrieri? Spettava alle donne della classe samurai, le onna-bugeisha, e ai monaci guerrieri, i temibili sohei. Fu così che la naginata, poco alla volta, passò di mano divenendo un’arma femminile. L’alabarda giapponese infatti è l’arma che – grazie alla maggiore distanza tra i contendenti e quindi alla minor probabilità del contatto diretto – permette di neutralizzare eventuali squilibri di forza, di altezza e di peso e quindi la più adatta ad essere maneggiata da una donna samurai che si trovi a dover combattere contro un uomo.


Le ultime battaglie e l’esercito delle donne di Takeko Nakano

Le ultime battaglie che videro sul campo dei reparti di Naginata avvennero nella seconda metà dell‘800, durante la guerra dei Boshin e la rivolta di Satsuma. Nel primo caso si fronteggiarono le forze fedeli allo shogun Tokugawa e le forze fautrici della restaurazione dell’imperatore Meiji, nel secondo, invece alcuni ex samurai fautori della restaurazione insorsero contro il governo Meiji, a causa della cancellazione della classe dei samurai e dell’eccessiva occidentalizzazione promossa da tale governo. In entrambi i casi le sorti delle guerre furono favorevoli alla fazione imperiale.



Nella guerra dei Boshin, e nello specifico nella battaglia di Aizu, ricordiamo l’impresa dello Joshitai – l’esercito femminile. Lo Joshitai, era un reparto non ufficiale composto da una ventina di donne samurai armate di naginata e guidate da Nakano Takeko. Queste onna-bugeisha scesero in campo di fianco alle truppe dello shogun per difendere dall’assedio il castello di Aizu-Wakamatsu, affrontando all’arma bianca le forze imperiali, soverchianti in numero e armate di fucili. La battaglia andò come si può facilmente immaginare, e Nakano Takeko, ferita a morte, pur di non cadere nelle mani nemiche, si suicidò con l’aiuto della sorella Yuko. Il castello cadde poco tempo dopo.


Takeko Nakano è normalmente considerata l’ultima donna samurai della storia giapponese.


La sua figura, come quella di tutto lo Joshitai, è oggetto ancora oggi di grande rispetto e di rievocazioni.


La storia moderna della Naginata

La storia moderna della Naginata, segue per lo più, il destino di tutte le altre arti marziali giapponesi. Con la restaurazione Meji, e con la cancellazione della classe samurai la Naginata passò dall’essere una disciplina marziale in senso stretto, ad essere una disciplina pedagogica riservata alle ragazze nipponiche. La Naginata venne introdotta nelle discipline scolastiche agli inizi del ‘900 come alternativa femminile al Judo e al Kendo praticato dai ragazzi. Tale prassi proseguì per tutto il periodo Showa (sino cioè al 1989), con la sola pausa dell’occupazione alleata e della proibizione delle arti marziali in Giappone.

Durante la seconda guerra mondiale e con la fondazione della All Japan Naginata Federation (1955) si procedette ad una standardizzazione della disciplina della Naginata, cercando di integrare in un’unica forma il contributo di tutte le antiche scuole (ryu) giunte sino all’epoca moderna. Il processo di uniformazione è terminato con gli anni cinquanta con la creazione dell’Atarashii Naginata, la Naginata moderna. Al giorno d’oggi, grazie all’AJNF in tutto il mondo si pratica la Naginata Atarashii, normalmente chiamata semplicemente “Naginata”.


Al pari del Kendo, la Naginata moderna è un’arte di combattimento a due, che può essere praticata anche a livello agonistico sia dagli uomini che dalle donne.





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