venerdì 5 novembre 2021

I membri delle agenzie di intelligence (per esempio, MI6) usano le arti marziali?

Un agente operativo di un'agenzia di intelligence occidentale una volta mi ha raccontato la storia di come aveva "sbattuto" il gomito in faccia a un aggressore in un piccolo vicolo turco di notte.

Gli chiesi se non avesse imparato qualcosa di più sofisticato durante l'addestramento e lui annuì con la testa. Credo fosse Krav Maga o qualcosa di simile.


Solo nei film. Due agenti dell'intelligence con eccellenti abilità nelle arti marziali.


Il problema con qualsiasi allenamento di arti marziali, tuttavia, è che è necessario praticarlo abbastanza frequentemente per mantenere il proprio livello di abilità. Un ufficiale dei servizi segreti che lavora in un paese straniero non può farlo. Diventeranno "arrugginiti" molto presto.

Dato che non vogliono portare la loro arma da fuoco ogni volta che lasciano l'ufficio, molti agenti dell'intelligence portano con sé armi di autodifesa, per esempio taser, spray al peperoncino o manganelli estensibili.

Questi dispositivi fanno il loro lavoro meglio delle vostre abilità di arti marziali dimenticate, sono facili da nascondere e anche legali nella maggior parte dei paesi. Di sicuro, ti fanno sembrare molto meno sospettoso di quando spari ai tuoi aggressori o li metti al tappeto con un sofisticato calcio di karate.


giovedì 4 novembre 2021

Alcuni fatti sconvolgenti su Hong Kong

Per i turisti, Hong Kong si presenta così:



In realtà, l'80% della città è più simile a questa:



Le persone ricche in Hong Kong vivono in questi posti:


l’alta borghesia di Hong Kong vivono in questi posti :



La classe medio-bassa di Hong Kong vive in questi luoghi:


I poveri con alloggi sovvenzionati dal governo vivono in questo modo:



Le famiglie povere e i singoli individui che lavorano in lavori di fascia medio-bassa senza alloggi sovvenzionati dal governo vivono come loro.



Negozi e ristoranti che si trovano in ogni singolo centro commerciale (ho fatto questo JPG io stesso tra l'altro) :


L'ora di punta nelle stazioni della metropolitana è così :



Cartelloni pubblicitari per le agenzie tutor delle scuole elementari (per lo più liceo) essere così:


Il maschio Beta a Hong Kong è così:



Quando anche le pattuglie di polizia hanno paura della comunità dei minibus,gli autisti dei minibus sono posizionati così :


Quando si prevede di spendere 700USD per l'affitto, il posto in cui si finisce è più meno così :




mercoledì 3 novembre 2021

Essere un pugile


Chi pratica lo sport del pugilato a livello dilettantistico o professionale viene definito pugile, cioè un atleta che svolge regolarmente incontri di pugilato di tipo agonistico.

Essere pugile significa dedicarsi giornalmente alla propria preparazione atletica in vista di incontri prefissati, volti al conseguimento di tornei regionali, nazionali, europei, mondiali e contraddistinti dalle differenti cinture in palio.

Essere pugile significa avere la mentalità da professionista già da subito, senza lasciare nulla al caso.

Nutrizione, costanza negli allenamenti e corretta preparazione atletica, monitoraggio sanitario e visite specifiche sono alla base di un atleta che decide di diventare pugile o fighter, perché questo discorso vale per qualsiasi sport da combattimento o sport in genere con l’obbiettivo di diventare un professionista.

Chi si diletta nel pugilato tralasciando anche solo uno di questi aspetti, non è interessato a diventare un professionista e rimarrà solo un amatore con l’obbiettivo di divertirsi per passione oppure semplicemente migliorare il proprio aspetto fisico rimettendosi in forma.

Quanto guadagna un pugile? In America si stima che il guadagno di un pugile professionista sia poco più di cinquanta mila dollari l’anno, cioè circa 3500 € al mese.

Esistono però pugili molto noti come Floyd Mayweather che nel Maggio 2013 ha guadagnato circa 32 milioni di dollari per aver disputato il suo incontro con l’avversario Robert Guerrero.

Robert Guerrero ad esempio per lo stesso incontro ha ricevuto solo 3 milioni di dollari per lo stesso combattimento.

La paga per i pugili professionisti chiamata in gergo “borsa” varia molto in base a diversi fattori e variabili (notorietà del pugile, interesse dell’evento in ottica di visibilità commerciale, ecc..) di conseguenza sarà diversa per ogni pugile e non sarà la stessa per ogni match.

Un pugile in Italia non può di certo vivere di pugilato, il suo guadagno sarà dato dal suo lavoro primario e con il pugilato riuscirà forse ad arrotondare lo stipendio.

I pugili professionisti, non hanno uno stipendio minimo e regolare.

Se guadagno 1000€ per un incontro è andata veramente bene ed è raro”. cit.

Mi è capitato di disputare anche incontri per 400€ pur di combattere anche sapendo di perdere, tutto questo solo per passione. Difficilmente noi fighter ci tiriamo indietro quando siamo chiamati inbattaglia“.

Per un giovane pugile che debutta nel professionismo, la borsa mediamente si aggira tra i 100 e i 150€”.

Un ragazzo pugile che debutta nel dilettantismo guadagnerà circa 50€ a incontro come rimborso”.

Questo quanto espresso da più atleti con molta esperienza nel settore in termini di notorietà, vittorie e match disputati, durante varie chiacchierate.

Questi sono quindi dati mediati che ovviamente variano in base a diversi fattori e sono da considerare per questi motivi molto soggettivi.

Prima di debuttare nel professionismo inoltre l’atleta durante la sua “gavetta” da dilettante avrà davanti a sé molte spese.

Oltre a tutte le spese già in essere legate all’iscrizione alla propria A.S.D. ci saranno le visite mediche specifiche e obbligatorie, spese per la corretta nutrizione, attrezzatura sportiva professionale (guantoni, scarpe, paradenti personali), eccetera.

Non tutti hanno la fortuna di avere Sponsor forti e che aiutano. Soprattutto nel dilettantismo il primo sponsor è la palestra o la famiglia e a volte questo è un freno alla carriera anche per gli atleti più meritevoli.

Alcuni ragazzi hanno la fortuna di avere il supporto economico della famiglia, altri pugili invece (la maggioranza) si fanno 8/10 ore di lavoro e a fine turno lavorativo si recano in palestra cercando in se stessi lungo il tragitto la motivazione per continuare e dare il massimo di se stessi ancora una volta, giorno dopo giorno.

Oggi bisogna ricordarsi di essere imprenditori di se stessi e cercare di emergere facendosi notare il più possibile.

Qui entrano in gioco i Social network (a volte abusati) ma nei migliori dei casi sfruttati correttamente per aumentare la propria visibilità in questo mare di pesci. Tu ad esempio conosci la Community Instagram pugile da tastiera?

Il manager è quella figura che si preoccupa di organizzare, valutare e proporre al pugile eventuali possibilità di match e prima del combattimento, ad ogni evento, negozia la “borsa” da sottoscrivere nel contratto. Ogni manager ha una sua percentuale di guadagno che varia mediamente tra il 10 e il 30% della borsa pattuita.

Questo significa che sulla borsa pattuita, il pugile incasserà per l’incontro la borsa pattuita al netto (tolta) la percentuale del manager.

Inoltre il guadagno di un pugile dipenderà da quanti incontri (match) riuscirà ad affrontare nell’arco dell’anno.

In Italia la carriera di un pugile è alimentata dalla passione, non certo dal guadagno. Questo vale anche per la maggioranza dei fighter italiani delle varie discipline degli sport da combattimento.

Ci sono eccezioni, pugili professionisti che hanno aperto palestre e che si sono riusciti a creare uno stipendio fisso mensile grazie alla propria notorietà.

Tuttavia non tutti possono avere questa fortuna. La chiamo fortuna perché oggi e forse più che mai in Italia, aprire una attività di qualsiasi tipo è un “lancio nel vuoto” e può andare bene come male o malissimo soprattutto se pensiamo a tutte le palestre che in periodo Covid hanno cessato di esistere.

martedì 2 novembre 2021

Perché molti stranieri che vanno in Cina pensano che quello che hanno visto è molto diverso da quello che hanno sentito a casa?

Perché almeno in America, non viene mostrata la Cina di oggi, ma è più probabile che vedremmo gli agricoltori cinesi più poveri nella loro vita quotidiana su Nat Geo Magazine ... quindi vediamo questo:





MA NON VEDREMO QUESTO:





lunedì 1 novembre 2021

Uno degli inganni militari più ingegnosi della storia

Un inganno forse poco conosciuto, ma che a me piace molto, é quello che ha avuto luogo nel 208 d.C. durante la battaglia di Chibi o battaglia delle Scogliere Rosse.



Essa fu una battaglia decisiva combattuta alla fine della dinastia Han, circa dodici anni prima l'inizio del periodo dei Tre Regni nella storia della Cina. Fu combattuta nell'inverno del 208 fra l'Impero Cinese della dinastia Han e l'esercito dei "signori della guerra" Liu Bei e Sun Quan.

Gli eserciti contendenti erano separati dal fiume Yangtze e ad un generale, Zhuge Liang, venne assegnato il compito apparentemente impossibile di produrre 100.000 frecce in pochi giorni.

Ci rimuginò sopra, poi decise di radunare una flotta di barche fluviali, le rivestì di balle di paglia e poi in una notte nebbiosa le fece avvicinare silenziosamente alla sponda nemica del fiume.

Riuscì ad arrivare inosservato, posizionò le barche in linea parallela alla postazione nemica, poi con un segnale ordinò ai suoi uomini di emettere un enorme fracasso, tamburi che suonavano, uomini che gridavano.

Il nemico spaventato, pensò che fosse in corso un attacco notturno a sorpresa, così scatenò una tempesta di frecce contro le sagome delle barche svolazzanti nell'oscurità, frecce che si conficcarono nelle balle di paglia.



Quindi, con le barche che gemevano per il peso delle frecce catturate, Zhuge Liange ordinò alla sua flotta di tornare a riva. Non solo con più delle 100.000 frecce richieste, ma con la dolce soddisfazione di sapere che quelle frecce provenivano dai ceppi nemici.


domenica 31 ottobre 2021

Cosa ti sorprenderebbe la prima volta che vai in Cina?

  • Le cose più sorprendenti della Cina sono WeChat e Alipay. Hai mai pensato che whatsapp potesse essere utilizzato per pagare? Puoi andare a fare shopping senza avere un portafogli, basta un telefono. Le persone usano il portafoglio di Wechat per pagare cibo, taxi, shopping, film, tasse, biglietti aerei, tutto. Puoi sbloccare la bicicletta con WeChat e utilizzarla. Puoi andare dal fruttivendolo e pagare con il telefono.

  • Ristoranti, centri commerciali, autobus e taxi sono gestiti da donne quasi sempre.



  • Disponibilità di acqua calda quasi ovunque.



  • In biblioteca è tutto automatizzato.



  • Molti mezzi di trasporto sono elettrici, inclusi gli autobus.




  • Vengono lavate le strade e persino gli alberi ogni giorno.



  • Cultura del bere tè verde con le tazzine. Passano ore a berlo.


  • Aggiungono delle foglie, della frutta secca, e altre cose naturali nell'acqua calda per mantenersi in salute.




sabato 30 ottobre 2021

Quanto guadagna un fighter?

 



Quanto si può guadagnare con gli sport da combattimento e le arti marziali in Italia e nel mondo?

Un fighter in Italia può guadagnare cifre che vanno da rimborsi spese di 50-100 euro nel caso dei novizi fino a migliaia di euro a match per gli atleti più blasonati. Nel mondo un fighter può guadagnare molto di più, fino a compensi dell’ordine dei centinaia di milioni di euro. La sproporzione è notevole.

La situazione in Italia è simile sia che si parli di pugilato che di altri sport da combattimento a contatto pieno (Kickboxing, Muay Thai, MMA): il rimborso spese di un fighter si muove sempre attorno alle poche centinaia di euro per partecipare a gala, rassegne, tornei, finché non riesce ad arrivare a qualche promotion internazionale o disputare un match per un titolo europeo o mondiale dove può ambire a borse dell’ordine delle migliaia di euro. Va specificato che in pochi riescono ad ottenere questi compensi e comunque si tratta di eventi sporadici.

Non è inoltre plausibile pensare di effettuare un numero alto di match per compensare le basse entrate derivanti dalle borse: serve recupero tra un incontro e l’altro e non si può chiedere troppo al proprio corpo. Infine il numero di eventi organizzati non è adeguato a compensare le scarse retribuzioni.

È emblematico che un titolo italiano di pugilato venga pagato poche migliaia di euro: Carmine Tommassone, pugile professionista, riporta di aver preso come borsa per un titolo italiano solo 2500 euro.


Conor McGregor e Floyd Mayweather Jr.


Il sito MMA Arena riporta borse medie per atleti top level di MMA attorno ai 1200 euro, con una frequenza media di combattimento pari a circa 2 match di rilievo all’anno.

Spesso e volentieri chi vuole vivere di sport da combattimento in Italia è costretto ad accompagnare l’allenamento in palestra ad un secondo lavoro, che diventa la fonte di guadagno primaria per l’atleta almeno fino al raggiungimento di borse considerevoli.

Chiaramente le sponsorizzazioni fanno muovere l’ago della bilancia e, soprattutto se il fighter italiano si fa notare anche all’estero e dona prestigio al brand, i guadagni possibili sono dell’ordine delle decine di migliaia di euro. È ovviamente possibile anche guadagnare con post sponsorizzati, facendo pubblicità a prodotti e con l’affiliate marketing, ma si tratta comunque di un side job, un altro lavoro che si affianca all’allenamento ed ai match.

Infatti le sponsorizzazioni sono legate alla capacità del fighter di promuoversi: un fighter senza un adeguato supporto mediatico non verrà mai contattato da nessun brand rilevante, a prescindere dalla sua bravura in combattimento.

Di contro, fighter molto noti grazie alla loro professionalità nel far crescere la propria figura sui media e sui social possono contare su cifre considerevoli per le sponsorizzazioni, legate alla loro presenza sui social, il numero di follower, gli articoli e le interviste a loro dedicati e via dicendo.

In Italia non si può propriamente applicare il concetto di professione ai fighter, poiché la legge n. 91 del 23/03/1981, denominata “norme in materia di rapporti tra società e sportivi professionisti” definisce come possibile una “professione sportiva” solo per chi intraprenda una collaborazione continuativa con le società sportive affiliate al CONI che abbiano riconosciuto il professionismo: allo stato attuale delle cose solo pugilato, calcio, ciclismo, golf e pallacanestro consentono tale riconoscimento.

Il paradosso è che esiste un codice ATECO per la definizione di sportivi professionisti (93.19.99, “ALTRE ATTIVITÀ SPORTIVE NCA”, destinato ad “attività professionali sportive indipendenti prestate da atleti professionisti”): tuttavia le normative vigenti limitano considerevolmente le possibilità degli atleti.
Il fatto di non poter aprire una P.IVA come sportivo “freelance” limita in maniera considerevole le possibilità degli sportivi italiani ed il livello di movimentazione delle risorse possibile da essi.

Per questo molti atleti integrano l’attività agonistica con l’insegnamento: è molto comune trovare fighter che aprono le proprie palestre, per il duplice scopo di far crescere il proprio brand o il proprio nome ed aumentare le entrate rimanendo all’interno dello stesso ambito lavorativo.
Un’altra soluzione praticata è poi quella di entrare nei corpi di polizia per mirare al sogno olimpico e comunque avere sconti, agevolazioni, accesso a palestre e rimborsi spesa che consentano di mantenere l’attività sportiva full-time.

Fuori dall’Italia un fighter professionista può vivere tranquillamente ed anche molto bene, con differenze nella retribuzione che variano di molto a seconda della nazione, del livello dell’atleta, della promotion e della disciplina praticata.

Nel tempo il pugilato ha saputo organizzarsi ed affermarsi, con le quattro sigle a livello mondiale a fare da padrone: WBC (World Boxing Council), WBA (World Boxing Association), WBO (World Boxing Organization), IBF (International Boxing Federation).
A differenza del mondo delle MMA, della kickboxing, della Muay Thai o delle arti marziali, frammentati sotto l’egida di mille sigle poco note, da quando il pugilato è uscito dalle bettole ed ha sposato lo show business è riuscito a muovere cifre incredibili.
Queste sono le cifre che ha guadagnato Muhammad Ali secondo il sito Gamble Online, paragonate a quanto varrebbero ai giorni nostri considerando l’inflazione:


Match                                                      Borsa ottenuta                   Equivalente al 2021

Ali vs Hunsaker (29 ottobre 1960)         $2,000                                  $18,044

Ali vs Frazier (8 marzo 1971)                 $2,500,000                          $16,484,815

Ali vs Foreman (30 ottobre 1974)           $5,450,000                          $29,251,350.91

Ali vs Holmes (2 ottobre 1980)               $8,000,000                          $25,927,572.82


Secondo le statistiche ufficiali del Bureau of Labor statunitense un pugile professionista mediamente guadagna $51,370 all’anno (dati del 2017), partendo da cifre realmente basse (il minimo è $19,220 all’anno, che non basta nemmeno per vivere) fino ad arrivare ai compensi stellari di Floyd “Money” Mayweather o Manny Pacquiao, che per combattere uno contro l’altro hanno guadagnato 410 millioni di dollari in pay-per-view, 58 milioni in biglietti venduti, 180 milioni di borsa per Floyd e 120 per Manny, record imbattuto al 2021.




Floyd “Money” Mayweather



Alessio Sakara in Bellator


Alcune promotion, come Bellator, sono note per la disparità di trattamento tra i loro atleti: a fronte dei “250 dollari a match” lamentati in un tweet da Marcus Sims altri atleti “top” come Rampage Jackson e Chael Sonnen hanno potuto contare su borse da 300.000 dollari l’uno.

UFC ha fatto un lavoro unico nella storia degli sport da combattimento, dominando i media e soprattutto i social network, ottenendo quindi un ritorno economico senza precedenti e la possibilità di pagare cifre astronomiche ai suoi atleti sotto contratto.

Conor McGregor ha recentemente scalato la classifica degli sportivi più pagati del mondo, fino a conquistare il titolo di sportivo più pagato del pianeta, con 180 milioni di dollari guadagnati nel 2021. Si tratta di cifre incredibili se si pensa che i numero 2 e 3 della classifica, ossia Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, si fermano rispettivamente a 130 e 120 milioni. Più in basso nella classifica figurano nomi come Lebron James, Roger Federer, Lewis Hamilton.
Chiaramente certi guadagni sono proporzionali alle dimensioni delle promotion dei quali questi atleti fanno parte: la UFC ha dato una svolta al mondo delle MMA proponendo cachet di altissimo livello e diventando una meta ambita per i fighter che sanno di poter effettuare la famosa “svolta” tramite un ingaggio al suo interno.

Nonostante questo sono esistite, esistono e probabilmente esisteranno numerosi disaccordi tra Dana White (presidente della UFC) ed i suoi fighter: da Masvidal a McGregor passando per Nurmagomedov, quasi tutti hanno tentato di rinegoziare la borsa in palio per i loro match, sostenendo di essere sottopagati per le loro prestazioni.
Rimane il fatto che in UFC le borse sono basse ma l’esposizione mediatica offre una notevole possibilità per “arrotondare” le cifre prese: tra sponsorizzazioni, diritti d’immagine, merchandise e pay-per-view le cifre messe in gioco sono davvero notevoli. Inoltre ci sono dei “bonus” per le migliori prestazioni chiamate “UFC Bonus Awards”, che vanno dai 30.000 dollari ai 160.000 dollari a testa anche se tipicamente si attestano sui 50.000 dollari, così denominati:

  • Fight of the night

  • Knockout of the night

  • Submission of the night

  • Performance of the night

Ovviamente questi compensi sono da considerarsi lordi: da questi i fighter devono detrarre le tasse, che vanno pagate spesso sia nella nazione nella quale avviene il match sia nella nazione dove si vive, oltre a tutto ciò che serve per preparare un incontro (nutrizionisti, preparatori atletici, spostamenti, sparring partner) ed ovviamente tutte le spese per le cure mediche post incontro (riabilitazioni, fisioterapia e via dicendo).
Il sito “The Athletic” ha pubblicato una ricerca su 170 atleti provenienti da differenti promotion a livello globale dalla quale emerge che il netto guadagnato da un atleta una volta detratte le spese si contrae del 32% rispetto alla cifra iniziale. Significa che su 100,000 dollari incassati in tasca ne arrivano realmente 68,000. Non male, ma comunque una contrazione notevole.

Inoltre una buona fetta dell’incasso va divisa con il coach (o con il team che segue l’atleta) e con il management (in italiano chiamato spesso “procuratore”): si parla di cifre che vanno dal 5% al 40% dell’incasso.

Alla fine dei conti moltissimi fighter guadagnano cifre pari a meno della metà della borsa ottenuta e se si considera che molti di loro faranno pochi match all’anno e che non arriveranno mai a guadagnare le cifre planetarie di personaggi come McGregor e di altre superstar del mondo del combattimento, si parla essenzialmente di cifre che sono considerate poco più di una buona entrata mensile.

Nel 2020 secondo IBTIMES, un fighter UFC ha guadagnato mediamente $147.965, con un aumento dello 0,88% rispetto alla media del 2019 di 146.673 dollari. Solo 219 combattenti tra tutti i fighter sotto contratto, ossia circa il 38% del totale degli atleti all’epoca, hanno guadagnato stipendi a sei cifre. Nurmagomedov è stato il combattente UFC più pagato quell’anno con guadagni stimati di 6.090.000 dollari, esclusi i bonus pay-per-view.

Nel caso della UFC la borsa è in larga parte determinata dalle dimensioni della fanbase dei singoli atleti: questo spiega anche l’utilizzo (eccessivo) di dissing, trash talking e sceneggiate varie al face-off: tutto, purché se ne parli.
Le cose sono simili per ONE Championship: ufficialmente le borse dei fighter MMA asiatici non sono mai state rese pubbliche ma pare che ONE si adegui al modello UFC offrendo bonus per prestazioni notevoli in gabbia e borse che vanno dai 50.000 dollari ai 600.000 dollari a match.
ONE è la promotion che ha portato il nostro Giorgio Petrosyan a guadagnare l’extra bonus più alto della storia della Kickboxing, ossia un milione di dollari oltre alla borsa prevista, per il match contro Samy Sana il 13 ottobre 2019, valevole per il titolo mondiale.

Sono state messe in palio borse davvero faraoniche per il confronto tra Canelo Alvarez e Billy Joe Saunders, tenutosi sabato 8 maggio 2021 ad Arlington (USA).
Canelo Alvarez ha incassato un assegno di 20 milioni di dollari, mentre Billy Joe Saunders si è dovuto “accontentare” di 2,5 milioni di dollari.

Le “sceneggiate” in voga oggi che vedono ex pugili anziani tornare sul ring, oppure youtuber affrontare vecchie glorie della MMA muovono quantità incredibili di denaro tra pay-per-view, sponsorizzazioni e diritti d’immagine.

Prima che diventasse un picchiatore da osteria Conor McGregor è stato un’icona delle MMA che ha sfruttato la sua immagine fino all’ultimo ed oltre, unendo le forze con Floyd “Money” Mayweather Jr. in un match tanto ridicolo per le rispettive discipline quanto incredibile per le cifre in palio: 100 milioni di dollari per la borsa di Mayweather, “solo” 75 per la borsa di McGregor, più i soliti extra sopracitati.

L’esibizione tra Mike Tyson e Roy Jones Jr. ha fruttato al primo 10 milioni di dollari, al secondo 3 milioni, ma hanno ottenuto insieme ben 80 milioni di dollari dalla pay-per-view, che sono stati equamente divisi tra i due pugili.

Il “match” tra lo Youtuber convertito al pugilato Jake Paul ed il fighter di MMA Tyron Woodley ha fruttato 2 milioni ognuno mentre il precedente match vinto per KO contro Ben Askren, altro fighter di MMA, gli avrebbe fruttato a suo dire 75 milioni di dollari complessivi.

È chiaro che si tratta di cifre legate al “brand” costruito sulla persona, quindi non di compensi per l’attività sportiva: ad oggi mentre un professionista viene pagato per la sua prestazione uno sportivo viene pagato poco o nulla per la sua professione: le cifre altisonanti guadagnate da alcuni sportivi sono per la loro notorietà e non sono legate alla loro abilità tecniche: viene pagato l’influencer, non il fighter.

Purtroppo questo sistema va talvolta a detrimento del livello sportivo e si assiste a scene pietose come quella di Holyfield, icona e leggenda vivente del pugilato, che ha deciso di risalire un’altra volta sul ring a 58 anni per farsi picchiare impietosamente da un fighter di MMA a fine carriera, Vitor Belfor, per 500.000 dollari e quasi il doppio di PPV.

Le cose sono poi molto diverse per i titoli legati alle arti marziali: nel caso dello Judo, i vincitori del IJF World Circuit che raggiungono i livelli più alti del IJF Prestige World Ranking List come Teddy Riner, Ilias Iliadis, Munkhbat Urantsetseg, Automne Pavia, Dex Elmont hanno ottenuto premi che vanno dai 10 ai 50.000 dollari.

I vincitori del World Taekwondo Grand Prix Championship possono raggiungere premi che vanno fino a 70.000 dollari. Sono indubbiamente cifre importanti ma il problema è che a malapena possono compensare anni di fatiche, spostamenti da palestra a palestra, spese vive, fisioterapia, dieta e visite specialistiche e soprattutto si tratta di compensi che spettano solo ai vincitori. Gli altri devono farcela con le loro forze.

In conclusione, alla domanda “è possibile vivere facendo il fighter di professione?” la risposta è “sì, certamente”, ma bisogna associare sempre all’attività sportiva un brand legato al proprio nome. E questo è vero per chiunque, da quando il sistema capitalistico basato sul consumismo ha preso il sopravvento a livello mondiale. I prodotti ed i servizi non si vendono da soli ed è fondamentale arrivare al consumatore finale: le sole attività marziali non sono contemplate come “elementi di marketing” e sopravvivono grazie a contributi statali o di enti e federazioni no-profit. Il grosso dei guadagni per un atleta verrà sempre dal mercato che ruota attorno alla sua disciplina e qualunque fighter che voglia arrivare in alto deve curare la propria immagine pubblica.
Crescere come brand consente di reperire le risorse necessarie per accedere a livelli qualitativi di allenamento superiori ed aumentare così il proprio valore di mercato, in un circolo virtuoso che se tenuto in equilibrio consente all’atleta di arrivare in vetta alla sua disciplina accompagnato da una considerevole soddisfazione economica.


venerdì 29 ottobre 2021

Una delle immagini più iconiche della storia delle MMA

Una delle immagini più iconiche della storia delle MMA è quella di Benson Henderson che colpisce Nate Diaz con un calcio ad ascia, allo UFC on Fox, Seattle, 2012.



Durante quel match Nate Diaz non ha brillato particolarmente e la sua prestazione, che inaugurava l'inizio di un contratto da 8 match con la UFC, è stata ampiamente criticata.

Di quel match rimane questa emblematica fotografia, scattata magistralmente durante il terzo round.


giovedì 28 ottobre 2021

Lo Xianglong Shiba Zhang

 


Lo Xianglong Shiba Zhang o Eighteen Subduing Dragon Palms (cinese :降龙十八掌), tradotto anche in inglese come Eighteen Palms to Defeat the Dragon, è un'arte marziale immaginaria che appare in più romanzi di Jin Yong.

Le "Diciotto palme del drago sottomesse" sono una delle due arti marziali più potenti della setta dei mendicanti, l'altra è il bastone che picchia i cani (打狗棒法). Si ritiene che la tecnica sia basata sui principi dell'I Ching, un antico testo del periodo Zhou occidentale. L'abilità viene tramandata da leader a leader della setta dei mendicanti e ci si aspetta che il leader della setta dei mendicanti abbia una padronanza sia delle diciotto palme del drago sottomesse che del bastone che batte i cani.

Cronologicamente, le "Diciotto palme del drago sottomesse" sono apparse per la prima volta nel romanzo di Jin Yong, Demi-Gods and Semi-Devils. È l'abilità principale di Xiao Feng, il leader della Setta dei Mendicanti e uno dei personaggi principali del romanzo. In origine, la tecnica prevedeva ventotto palmi, ma con l'aiuto di suo fratello giurato Xu Zhu, Xiao Feng combinò determinate posizioni e movimenti e li semplificò a diciotto palmi. Dopo la morte di Xiao Feng alla fine del romanzo, Xu Zhu trasmise la conoscenza delle "Diciotto Palme del Drago Sottomesso" al nuovo successore della Setta dei Mendicanti.

In Legend of the Condor Heroes, le "Diciotto palme del drago sottomesse" sono state insegnate a Guo Jing, il personaggio principale del romanzo, da Hong Qigong, il capo della setta dei mendicanti. La tecnica sarebbe poi diventata lo stile di combattimento principale di Guo Jing, e l'avrebbe usata contro potenti avversari come Ouyang Feng, Mei Chaofeng, Huang Yaoshi e Qiu Qianren.

Le "Diciotto palme del drago sottomesse" sono state usate più volte da Guo Jing e da Hong Qigong contro la sua battaglia finale contro Ouyang Feng in Return of the Condor Heroes.

In Heavenly Sword and Dragon Saber, le "Diciotto palme del drago sottomesse " sono praticate da Shi Huolong, il capo della setta dei mendicanti. Tuttavia, ha imparato solo 12 delle 18 tecniche di palmo. Shi Houlong usa la tecnica dopo essere stato teso un'imboscata da Cheng Kun, il principale antagonista.

Le "Eighteen Subduing Dragon Palms" sono una delle arti marziali più conosciute nel genere wuxia, ed è stata descritta in molti film, televisione e videogiochi a tema wuxia, come il film di Stephen Chow King of Beggars e il popolare online gioco L'età del Wushu. Viene anche citato brevemente alla fine di Kung Fu Hustle, un altro film di Stephen Chow.

Molti dei nomi delle palme individuali sono presi dalle profezie nel Libro dei Mutamenti.

  1. Il drago orgoglioso si pente (亢龙有悔)

  2. Il drago vola nel cielo (飛龍在天)

  3. Il drago è visto nei campi (見龍在田)

  4. Il cigno scende con grazia (鴻漸於陸)

  5. Non usare il drago sommerso (潛龍勿用)

  6. Attraversare Grandi Fiumi (利涉大川)

  7. Tremori che hanno scosso la terra (震驚百里)

  8. Un tuffo nell'abisso (或躍在淵)

  9. I draghi gemelli vanno a prendere l'acqua (雙龍取水)

  10. Il Drago Divino agita la coda (神龍擺尾)

  11. Un avvento improvviso (突如其來)

  12. Tempestivo Cavalcando i sei draghi (時乘六龍)

  13. Nuvole scure ma senza pioggia (密雲不雨)

  14. Con una perdita arriva la fiducia (損則有孚)

  15. Il drago combatte nel deserto (龍戰於野)

  16. Calpestando sul ghiaccio (履霜冰至)

  17. L'ariete carica nel recinto (羝羊觸藩)

  18. Parole che ridono (笑言啞啞)





mercoledì 27 ottobre 2021

Il calcio della gru

 




Il calcio della gru è una versione romanzata del Mae tobi geri (giapponese:前飛蹴). La mossa è stata creata da Conor Duffy per il film classico The Karate Kid (1984). La mossa viene insegnata dal personaggio Mr. Miyagi a Daniel LaRusso e alla fine usata nella scena finale con il suo acerrimo rivale Johnny Lawrence. La mossa prevede una posizione di karate con una gamba sola e si lancia in un calcio volante. Il film è diventato sinonimo di karate negli Stati Uniti e ha contribuito a diffondere l'arte marziale in quel paese.

L'efficacia e la praticità della mossa sono state messe in discussione dai critici. La premessa della tecnica è di attirare l'avversario per avanzare in un contrattacco apparendo vulnerabile. In pratica, questo metodo non è tatticamente valido per due ragioni principali. In primo luogo, stare in piedi con un piede piatto a terra crea un bersaglio fisso da colpire per un avversario. In secondo luogo, allargare le braccia lascia la testa e il centro di massa indifesi. Vale anche la pena notare che questo calcio è un'impresa estrema di atletismo; ci vuole forza e coordinazione delle gambe insolite per qualsiasi combattente per saltare da un piede (che sta già sopportando tutto il peso del corpo) per fornire un colpo efficace con quello stesso piede. Versioni modificate sono state utilizzate efficacemente nelle arti marziali miste, in particolare da Lyoto Machida. Partendo da una posizione da mancino, Machida ha finto con la gamba sinistra prima di saltare con il piede destro per sferrare un calcio destro verso l'alto alla bocca del leggendario ex campione UFC Randy Couture, guadagnandosi una vittoria a eliminazione diretta. I commentatori Mike Goldberg e Joe Rogan hanno immediatamente notato la somiglianza con il calcio della gru.



martedì 26 ottobre 2021

La presenza dei ninja in Myanmar

 


Ninja - La relazione Myanmar si riferisce alle relazioni internazionali tra ninja, agenti segreti giapponesie Myanmar, precedentemente chiamato Birmania. Nonostante il fatto che non ci siano prove dell'esistenza dei ninja tradizionali in Birmania, sono stati raffigurati nella cultura popolare a causa della stretta relazione tra l'agenzia segreta giapponese e i rivoluzionari birmani durante la seconda guerra mondiale.

Si pensa che i primi giapponesi a venire in Birmania siano stati i guerrieri Rōnin che servivano i regni locali. Ad esempio, alcuni samurai kirishitan appartenenti alla Compagnia di Gesù fuggiti dal bando del cattolicesimo di Tokugawa Ieyasu. Si stabilirono nel regno di Ayutthaya, poi si trasferirono e servirono il regno di Mrauk U nel 1612. Secondo la tradizione del popolo Shan, molti samurai fuggiti dal regno di Ayutthaya servirono i re locali di Kengtung. Tuttavia, non c'è traccia di ninja giapponesi nei regni birmani durante questo periodo.

Nel 1941, trenta attivisti indipendenti birmani sostenuti dall'impero giapponese ricevettero un addestramento militare da un'unità di intelligence speciale chiamata Minami Kikan (南機関). Minami Kikan era composto principalmente dai diplomati della Nakano School dove Fujita Seiko, "L'ultimo ninja" insegnò Kōga-ryū ninjutsu nei primi giorni della scuola. Tra i birmani, quattro uomini (Ne Win, Yan Naing, Zeya e Kyaw Zaw) furono scelti per specializzarsi nel comando sul campo, nel sabotaggio e nella guerriglia, possibilmente includendo il metodo del ninja. È stato uno dei rari casi in cui soldati stranieri sono stati addestrati da diplomati Nakano insieme a russi addestrati dall'agenzia militare segreta giapponese ad Harbin.

Il 26 ottobre 2019, Jinichi Kawakami, il capo di Banke Shinobinoden che si afferma come unico erede dell'autentico ninjutsu, è arrivato a Yangon e ha dimostrato la sua arte.







lunedì 25 ottobre 2021

Umemura Sawano


 

Umemura Sawano (梅村 澤野) era una Kunoichi (ninja femmina) che si pensa servisse il clan Takeda .竊奸秘伝書, la pergamena ninjutsu lunga 13 metri tramandata nel dominio di Matsushiro la presentò come la fondatrice di questa scuola di ninja. Clan Sanada, il daimyō del dominio Matsusiro era l'ex servitore del clan Takeda e Umemura Sawano lavorava per lui.

domenica 24 ottobre 2021

Kunoichi



Un kunoichi (giapponese:くノ一, anche くのいち o クノイチ) è una donna ninja o praticante di ninjutsu (ninpo). Durante il periodo feudale del Giappone, i ninja venivano usati come assassini, spie e messaggeri. L'addestramento del kunoichi differiva dall'addestramento dato ai ninja maschi, sebbene avessero un nucleo comune di abilità, essendo addestrati nelle arti marziali, come il taijutsu e il ninjutsu. La formazione Kunoichi tendeva a dare la priorità alle abilità femminili tradizionali.

Si pensa che il termine derivi dai nomi di caratteri che assomigliano ai tre tratti del carattere kanji giapponese per "donna" (, onna) nel seguente ordine di tratti:

  • "" è un carattere hiragana pronunciato "ku"

  • "" è un carattere katakana pronunciato "no"

  • "" è un carattere kanji pronunciato "ichi" (e significa "uno").

La parola "kunoichi" non era usata frequentemente nel periodo Edo. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che in quest'epoca la lettera kanji "" non era scritta in caratteri regolari ma solitamente in corsivo, e lo script corsivo di "" non può essere scomposto in "", "" e "".

L'ottavo volume del manuale ninja Bansenshukai, scritto alla fine del XVII secolo, descrive Kunoichi-no-jutsu (くノ一の術, Ninjutsu delle donne ninja). Questo può essere tradotto come "una tecnica per usare una femmina" ed è stato impiegato per scopi di infiltrazione. Il Bansenshukai raccoglie le conoscenze dei clan nelle regioni di Iga e Kōga dedicate alla formazione dei ninja. Secondo questo documento, la funzione principale del Kunoichi era lo spionaggio, trovare funzioni nei servizi della casa nemica, raccogliere conoscenze, acquisire fiducia o ascoltare conversazioni. Un esempio storico controverso è Mochizuki Chiyome, un nobile discendente del XVI secolo incaricato dal signore della guerra Takeda Shingen di reclutare donne per creare una rete segreta di centinaia di spie.

Il significato di "ninja femmina" potrebbe essere un uso puramente moderno, che forse è apparso per la prima volta nel romanzo Ninpō Hakkenden (忍法八犬伝) scritto da Futaro Yamada nel 1964 e divenne popolare negli anni successivi.

L'Iga FC Kunoichi, società di calcio femminile con sede nella città di Iga, prende il nome dal termine.

sabato 23 ottobre 2021

Cosa causò le guerre dell'oppio?

Agli inizi dell'800 la Compagnia Britannica delle Indie Orientali, non essendo riuscita a stringere accordi commerciali soddisfacenti con la Cina, aveva iniziato a vendere di contrabbando oppio nei porti cinesi, una droga con effetti simili a quelli dell'eroina, che già a quel tempo era proibita in Cina che in Europa.



L'oppio, estratto dai papaveri, era usato dalla medicina tradizionale cinese come anestetico o antidolorifico fin dall'antichità sotto forma di gocce o tinture. Fumarlo però, per una serie di processi chimici, ha effetti stupefacenti, per questo le autorità cinesi ne avevano vietato il consumo.

In pochi decenni questo commercio (che ufficialmente non esisteva) generò un giro d'affari enorme che arricchì le casse dell'Impero Britannico, ma parallelamente causò problemi sociali tremendi alla popolazione cinese: diffuse la tossicodipendenza nel paese e la corruzione delle autorità doganali che avrebbero dovuto controllare.

Il governo imperiale cinese reagì facendo quello che qualunque paese serio avrebbe fatto e reagì con il pugno di ferro: le navi inglesi che trasportavano droga vennero sequestrate, il carico distrutto, l'equipaggio arrestato e infine fu posto blocco navale nel porto di Canton, uno dei principali luoghi in cui avveniva questo traffico.

In un'occasione, a Humen nel 1839, in un solo giorno furono distrutte delle autorità cinesi quasi 20.000 casse di oppio (un peso stimato di 1.300 tonnellate), giusto per dare il senso delle dimensioni che aveva raggiunto il fenomeno.

E questo evento divenne un po' il casus belli, vista l'enorme perdita di denaro causata alla Compagnie delle indie.


Un funzionario cinese ordina la distruzione di un carico d'oppio: uno dei metodi più usati era mescolare le balle d'oppio con una mistura di calce e sale per renderla irrecuperabile.

Dopo i fatti di Humen, la Compagnia delle Indie chiese aiuto al governo britannico per sollecitare un'intervento militare e benché nel parlamento di Londra ci fossero molti membri che trovassero veramente ignobile fare la guerra a un altro paese per proteggere un traffico illegale di stupefacenti, l'amara verità è che il commercio d'oppio era un business che da solo costituiva il 10% del commercio dell'Impero Britannico. Quindi si votò per la guerra.

Da un punto di vista ufficiale la Gran Bretagna non potendo pubblicamente dichiarare le ragioni del conflitto, lo giustificò accusando la Cina di abusi nei confronti dei cittadini britannici.

Le guerre dell'oppio (1839–1842 e 1856–1860) dimostrarono la schiacciante superiorità militare degli Europei sulla Cina, che si trovò costretta a firmare dei trattati commerciali umilianti che la lasciò alla mercé degli stranieri.

Una battaglia tra soldati cinesi e britannici.