Con incidente del Tōzen-ji
(東禅寺事件
Tōzen-ji
jiken) ci si riferisce a una serie di assalti armati
condotti ai danni della legazione britannica in Giappone, occorsi tra
il 1861 e il 1862.
Contesto storico
A seguito della firma del trattato di
amicizia e commercio anglo-giapponese del 1858, il Tōzen-ji, un
tempio buddhista sito nel quartiere di Takanawa di Edo, fu scelto dal
console Rutherford Alcock quale sede della legazione britannica in
Giappone. L'apertura all'Occidente decisa dal bakufu aveva scatenato
una serie di proteste tra i feudatari ed erano in molti quelli che
invocavano la restaurazione del potere imperiale e, al tempo stesso,
la proscrizione degli stranieri dal suolo giapponese.
Le autorità giapponesi erano contrarie
alla scelta di Edo come sede della missione britannica e
consigliarono ad Alcock di stabilirsi a Yokohama. Il tempio era
situato lungo la Tōkaidō, strada che per la sua posizione e
importanza amministrativa risultava spesso trafficata e per questo
esposta ad eventuali attacchi. Il 29 gennaio 1860 l'interprete di
Alcock, il giapponese Denkichi, fu assassinato di fronte al cancello
della legazione, facendo presagire ciò che sarebbe accaduto da lì a
un anno.
Eventi
Primo incidente del Tōzen-ji
Il primo attacco si verificò la notte
del 5 luglio 1861. Alcuni degli uomini erano rimasti svegli per
seguire il passaggio di una cometa, mentre Alcock dormiva nei suoi
appartamenti. A guardia della legazione vi era un drappello di
sentinelle ma non era stata presa nessuna precauzione particolare. La
situazione era tornata alla normalità dopo i fatti del 1860 e
nessuno sospettava di un imminente attacco. All'improvviso un gruppo
di uomini armati, successivamente identificati come facenti parte del
dominio di Mito, assaltarono la missione uccidendo due agenti
britannici e ferendone altri dieci, tra cui Laurence Oliphant e
George Morrison. Alcock, svegliato di soprassalto da uno dei suoi
collaboratori, ebbe tempo di caricare la sua rivoltella e di fare
qualche passo prima di udire il trambusto delle colluttazioni e le
grida dei feriti. Dopo alcuni istanti di combutta gli assalitori si
allontanarono, respinti dai colpi di arma da fuoco.
Nonostante la gravità del fatto i
colpevoli rimasero impuniti. Alcock si disse insoddisfatto del
livello di protezione fornitogli dalla Royal Navy in Giappone e, in
un dispaccio inviato a Lord John Russell il 9 luglio 1861, espresse
tutta la sua frustrazione riguardo alla faccenda, ponendo l'accento
sull'«impossibilità di ottenere giustizia dagli ufficiali, di
qualsiasi rango, per quanto riguarda le questioni importanti e le
dispute minori». Motivo di insoddisfazione fu anche la visita del
governatore degli affari esteri, deputato dal ministero, che offrì
ad Alcock un cesto di anatre e un barattolo di zucchero come
risarcimento.
Secondo incidente del Tōzen-ji
Il 23 marzo 1862 Rutherford Alcock
lasciò temporaneamente il Giappone per fare ritorno in Inghilterra.
Al suo posto fu quindi convocato Edward St. John Neale, che in
assenza di Alcock avrebbe rappresentato il Regno Unito sul suolo
giapponese. In seguito all'incidente occorso l'anno prima la
legazione britannica era stata spostata a Yokohama, ma l'arrivo di
Neale determinò il suo ritorno alla vecchia sede del Tōzen-ji, in
attesa che venisse eretta una nuova postazione in quel di Gotenyama,
vicino Shinagawa.
Neal si accasò al tempio il 12 giugno
1862 insieme a una trentina di uomini, i quali andarono a sommarsi
alla scorta di cinquecento guardie giapponesi già presente sul
posto. Tali precauzioni, tuttavia, non furono sufficienti per evitare
il verificarsi di un secondo assalto, il 26 giugno di quell'anno, in
cui persero la vita due britannici. Ad agire era stato uno degli
uomini messi a guardia dell'edifico, probabilmente compare dei
responsabili dell'attacco dell'anno prima, che successivamente
commise seppuku. La legazione britannica fu trasferita
nuovamente e Yokohama e, benché il Tōzen-ji funse da temporaneo
quartier generale dei britannici durante la restaurazione Meiji,
l'episodio sancì il definitivo abbandono del tempio come residenza
ufficiale degli ambasciatori britannici in Giappone.
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