La ribellione di Kunohe
(九戸政実の乱
Kunoe Masazane no ran) fu una ribellione avvenuta
nell'estremo nord del Giappone verso la fine del periodo Sengoku. Fu
l'ultima battaglia di Toyotomi Hideyoshi per la riunificazione del
Giappone.
Il castello di Kunohe era presieduto da
Kunohe Masazane (1536–1591), il quale apparteneva a un ramo del
clan Nanbu che governava la regione dall'inizio del periodo
Muromachi. Dopo che il XXIV capo ereditario del clan, Nanbu Harumasa,
morì nel 1582, il clan si divise in diverse fazioni in competizione
tra loro per la successione. Nel 1590 la fazione di Sannohe guidata
da Nanbu Nobunao organizzò una coalizione con la maggior parte dei
rami del clan e giurò fedeltà a Toyotomi Hideyoshi. Come ricompensa
Nobunao fu nominato capo e daimyō del clan Nanbu. Kunohe
Masazane, che dichiarava di avere maggiori diritti per la successione
del clan, si ribellò a questa decisione.
Con la maggior parte dei samurai del
clan Nanbu impegnata nell'assedio di Odawara, Masazane poté agire
indisturbato fino al 1591. Hideyoshi prese la ribellione come
affronto personale alla sua autorità e a metà anno organizzò un
grande esercito per piegare i rivoltosi e riconsegnare le terre
settentrionali del clan a Nanbu Nobunao. L'armata era formata da
60.000 soldati e da numerosi importanti generali del periodo Sengoku
tra cui Toyotomi Hidetsugu, Tokugawa Ieyasu, Uesugi Kagekatsu, Maeda
Toshiie, Ishida Mitsunari, Satake Yoshishige, Date Masamune, Mogami
Yoshiaki, Tsugaru Tamenobu e altri. L'armata piegò la ribellione in
molte zone conquistate da Kunohe e arrivò al castello di Kunohe il 2
settembre 1591. Il comando dell'attacco fu affidato a Gamō Ujisato
assistito da Asano Nagamasa.
All'interno del castello Masazane aveva
solo 5.000 difensori ma grazie alla sua forte posizione difensiva con
tre lati del suo castello protetto da fiumi respinse le offerte
iniziali per arrendersi. Tuttavia le forze schiaccianti degli
attaccanti lo fecero desistere dopo pochi giorni e dopo aver mediato
con dei sacerdoti fidati accettò di arrendersi a patto che tutti
fossero risparmiati. Le porte del castello vennero aperte e tutti i
prigionieri interni compreso Masazane e il fratello Kunohe Sanechika
vennero giustiziati nonostante la promessa di esser risparmiati.
Donne e bambini rimasti vennero ammassati nel secondo bastione e dati
alle fiamme. Secondo alcune fonti il fuoco bruciò per tre giorni.
Con la soppressione della ribellione di
Kunohe, il Giappone fu ufficialmente riunito.
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