La storia di Johann Trollmann,
pugile tedesco di etnia sinti, forse non sarà nota a tutti, ma
merita un posto d'onore nelle vicende della seconda guerra mondiale.
Nel 1933 Trollmann sconfisse Adolf Witt
e di fatto era appena diventato campione nazionale dei pesi
mediomassimi. Il giudice nazista però gli revocò il titolo,
riaffidatogli poi in seguito alle proteste che si ebbero in tutta la
Germania. Otto giorni dopo, invece, la federazione tedesca lo accusò
di condotta anti sportiva e non ritenne l'incontro valido: ne
organizzò un altro tra Trollmann e Gustav Eder, campione dei pesi
massimi. In segno di protesta, Johann si rivesciò addosso della
farina, si tinse i capelli di biondo (prendendo in giro l'ideale
ariano) e perse spontaneamente.
Nel 1941 fu inviato al campo di
concentramento di Neuengamme.
Tre anni dopo verrà riconosciuto da ex
pugile dilettante, Emil Cornelius, che lo sfiderà. Trollmann lo
atterra a metà seconda ripresa,
firmando la sua condanna a
morte:
Cornelius è infatti un kapò, ovvero
un prigioniero col compito di controllare gli altri. Tre giorni dopo,
il pugile verrà ucciso a colpi di badilate o con un colpo da arma da
fuoco da Cornelius.
Curioso notare che in salute era
circa 183 cm per 73 kg, mentre nel lager pesava 40 kg e sconfisse
comunque un uomo in salute. Spero che il suo ricordo venga mantenuto
sempre vivo.
Ah: nel 2003 Berlino lo nominò di
nuovo campione dei mediomassimi consegnando la corona a sua figlia
Rita Vowe-Trollmann.
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