Secondo la mitologia
giapponese,
Kiyohime
(清姫
o Kiyo)
era la figlia (o la vedova) di un capovillaggio o di un signore
chiamato Shōji. La famiglia era abbastanza ricca per fornire
alloggio ai sacerdoti in viaggio, i quali spesso passavano da quelle
parti in quanto nelle vicinanze si trovava un santuario famoso per le
pratiche ascetiche.
Un giorno un sacerdote, che si chiamava
Anchin e si era fermato lì, s'innamorò della bella Kiyohime. Questa
passione non durò, quindi egli decise di continuare il suo cammino.
Davanti a questo cambio di comportamento Kiyohime, provando rabbia ed
amarezza verso Anchin, si lanciò al suo inseguimento e finì per
trovarlo sulla riva del fiume Hidaka. Anchin disse al traghettatore
di trasportarlo sull'altra riva, ma di non far salire
sull'imbarcazione anche Kiyohime. Quando Kiyohime vide che Anchin
voleva scapparle, lei tentò di attraversare il fiume a nuoto. La sua
furia era tale che, durante il guado, ella si trasformò in un enorme
serpente. Quando Anchin la vide, si rifugiò nel tempio Dōjō-ji,
cercando aiuto dai sacerdoti lì presenti, che lo nascosero sotto la
campana del tempio. Tuttavia, il mostro Kiyohime lo sentì ed avvolse
colle sue spire la campana. Con la sua coda ne colpì più volte i
fianchi, poi sputò fuoco, facendola fondere ed uccidendo Anchin.
Altre versioni narrano che non riuscì
mai a catturare il sacerdote, ma tutte sono concorde che Kiyohime non
poté più riprendere forma umana e fu costretta a rimanere per
sempre un demone serpentino.
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